Topolino #3418: La ventiquattrore di Paperopoli
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Topolino #3418: La ventiquattrore di Paperopoli

Abbinata con un gioco da tavolo realizzato in collaborazione con Andrea Ligabue, La ventiquattrore di Paperopoli si sviluppa su tre puntate con una trama piuttosto semplice: il sindaco di Paperopoli, per ripagare l’investimento della nuova gigatangenziale, decide di istituire la prima ventiquattrore della città, il cui premio finale sarà l’esenzione dal pagamento del pedaggio.
La sfida vede affrontarsi per la vittoria Rockeduck, con una vettura guidata da tale Korvacci, Paperone, con una vettura guidata da Paperino, e Red Duckan, con una vettura guidata da egli stesso. In quest’ultimo caso il personaggio creato da Gervasio viene visto da Alessandro Sisti sotto una luce molto più positiva e interessante di quanto non ha fatto il suo creatore. Sarà interessante capire se il personaggio verrà utilizzato da altri autori e quale di queste due interpretazioni verrà scelta.
Torniamo alla storia: Sisti, oltre alla sfida sulla pista urbana della corsa, inserisce anche due antagonisti che operano nella città lasciata vuota. Da un lato abbiamo i Bassotti, che vogliono sfruttare la situazione per attaccare il deposito di Paperone, dall’altro, invece, un non meglio identificato nemico, la cui identità è però piuttosto scontata grazie ad alcuni indizi disseminati tra la prima e la seconda puntata: Amelia.

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La strega, infatti, nel terzo episodio ha fatto sparire tutti i concorrenti della ventiquattrore, in modo da aumentare la concentrazione degli spettatori sulla corsa e mettere le mani sulla Numero Uno. Se il risultato finale della storia è, come ovvio, abbastanza atteso, il ritmo invece è quello tipico di commedie e serial statunitensi di genere, come ad esempio la serie animata di Hanna&Barbera La corsa più pazza del mondo. In questo divertente susseguirsi di inseguimenti e gag spicca la quadrupla con cui Mario Ferracina mostra dove i concorrenti sono stati inviati: su una striscia di Moebius!
Questa è una superficie con una sola faccia che può essere ottenuta prendendo ad esempio una striscia di carta, ruotando di 180° una delle due estremità e collegandola con l’altra. Sebbene la scoperta di questa particolare entità matematica viene attribuita a Johann Benedict Listing e August Ferdinand Möbius o Moebius (da cui il nome) nel 1858, sembra che strutture simili fossero presenti nei mosaici dell’Antica Roma.
La striscia è diventata simbolo dell’infinito grazie all’incisore olandese Escher: d’altra parte compiere un giro completo sulla sua superficie equivale a coprire una distanza doppia del giro completo sulla striscia originaria: un perfetto circuito magico!

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