Non so che nome dare a questo sgorbio che ho pubblicato su Facebook e che tra l’altro non so nemmeno se mai lo userò ancora. Specifico che sto facendo questo post solo su istigazione di quel mattacchione del Gabrielli (il boss di quella cosca malavitosa che facesi appellare Lo Spazio Bianco).
#ArtChallenge
Dunque. Il 24 febbraio dell’anno scorso, a furia di vedere decine di disegnatori nella mia home di Facebook che pubblicavano le loro opere per una cosiddetta #ArtChallenge (non chiedetemi che cavolo sia), ho avuto la geniale idea di pubblicare anch’io un’opera immortale.
Questa:
L’idiozia è stata apprezzata più del dovuto (un Like sarebbe stato già troppo), pertanto mi sono sentito in dovere di postare altri immarcescibili capolavori.



Come nel caso di altri grandi illustratori come me, mi sono dilettato in omaggi a fumetti un poco più famosi (ancora per poco visto che il mio è in lizza per gli Eisner Awards, Gran Guinigi e Premio Strega):

E via ancora con altre perle di filosofia spiccia:



Qualche altra rimostranza…


Naturalmente quando si lavora con tanta attenzione alla produzione di un fumetto d’autore bisogna sempre essere in grado di catturare le nuove tendenze. Stare sul pezzo per sfruttare i meme del momento.
E visto il successo planetario ho cominciato a sperimentare per ripubblicazioni in altri formati. Ad esempio all’estero.

Oppure a colori.
Ovviamente non sono mancati gli omaggi di altri autori che mi hanno preso come punto di riferimento.

E infine, la consacrazione: i fan della mia arte.
E quindi?
Ora, dopo tanto successo ho deciso che quantomeno devo dare un nome a questa creatura, questo omino masochista, questo inutile sgorbio (Inutile Sgorbio non sarebbe neanche tanto male come nome). Per cui ecco il motivo di questo post.
Come lo chiamereste? Mi serve deciderlo giusto per l’imminente pubblicazione di un omnibus in tutto il mondo con Penguin Random House che mi ha offerto qualche milione di dollari come anticipo più opzione su una trilogia di film diretti da Peter Jackson. Ma solo se gli dico come si chiama il personaggio.








Nego con veemenza ogni coinvolgimento nella genesi di questa cosa.
Il sasso l’hai lanciato, non nascondere la mano!
Frodo.
Hai detto Peter Jackson, giusto?
Perché no. In fondo è una frode.
Sergio. Sergio va sempre bene.
Giusto perché Mario l’hanno già usato Maccio Capatonda e Guzzanti.
Oppure, se vogliamo essere più estremi, un bel Piersergio non sarebbe male.
Non male!
Tipo Antongiulio e Antonluca.
Nel frattempo rifletto a voce alta. Sgorbio potrebbe non essere male.
Ma potrebbe essere talmente sgorbio anche nel nome che si potrebbe invertire e chiamarlo Sborghio. Tanto per renderlo ancora più inutile e insensato e spingerlo al suicidio.
Sgorbìo. Per richiamare il “bio” che attira sempre. Non c’entra niente col biologico (o forse sì, vuole morire, decomporsi, diventare concime) ma d’altronde sembra anche un esercizio intellettuale mentre è un semplice sgorbio. L’ingannevole Sgorbìo.
O, più leggermente, avevo pensato a Salatino. Una versione in piccolo, veloce e strampalata dei pipponi del Salati!
No, Salatino no! Sgorbìo fa ridere!
Si chiama Killo Koso. No kiddin. Come direbbero i miei amici ed ex allievi Jack Kirby e Stan Lee, tutto comincio così: Altan era rientrato dopo il crepuscolo ed era stanco per tutte quelle ore di bici e si era tuffato nella peperonata presa dal frigor. Altan è uno di quelli che chiama la macchina del freddo frigor, come Crepascola. Io, prima di conoscerli, ho sempre detto e pensato frigo. Chiedo scusa x la digressione. Dicevo del papà della Pimpa che ha trangugiato la pappa x poi aderire al divano e ripensare ai gg in cui chiamava i suoi personaggi Zorro Bolero e Kamillo Kromo ed altro ancora. Anni in cui scriveva romanzi grafici – o come accidenti si chiamano i fumetti che raccontano una storia non per forza nel numero ics di un mensile di un personaggio che salva il mondo tutti i mesi e ti guarda dalla cover dove impugna una pistola – ripieni di personaggi contraddetti dalle didas che vivevano in vignette ripiene di dettagli. Tempi analogici in cui ti poteva capitare di essere isolato perchè in duplex con una teenager che aderiva al suo telefono notte e dì. Altan quindi dorme e sogna di regalare al suo pubblico grinzoso e brizzolato un personaggio semplice come lo era la Pimpa per lettori + verdi. E nasce Koso Killo che lo guarda, gli sorride scaleno e poi salta nella zucca del signor Salati. Capita.
Killo Koso è meraviglioso! Grazie Crepascolo per esserti palesato sul mio blog!
Di nulla. Solo una cosa: se KK diventa un corto e vince nel festival dei Korti Kartoon della Kosa-la-Kalifornia ed in prima fila è Bill Plympton che ha venduto un altro degli organi che ha in numero pari per produrre un kartone ripieno di idee brillanti e realizzato senza ausilio di computer e sperava che il primo premio sarebbe stata una boccata di ossigeno e Mario Addis dietro di lui medita di tornare a disegnare storie mute x Linus, ti chiedo la cortesia di dedicare a loro il tuo – meritatissimo – prize. Siamo tutti nella stessa tribù. Sciamani in preda a continue visioni e sogniamo sempre ad occhi aperti. Bill con quello che gli resta, ovvio. Grazie.
Poesia pura. C’è di che infarcire una vicenda ambientata nella Kontea di Kokonino.