Le uscite Disney di ottobre 2021
Bentornati su Lo Spazio Disney!
Dopo essermi espresso sulle storie inedite pubblicate da Topolino nel corso di ottobre, mi concentro ora – come d’abitudine – sulla galassia di pubblicazioni che affiancano il settimanale tra quanto uscito nel medesimo mese.
L’edicola Disney di ottobre 2021
Parto come sempre con I Grandi Classici Disney: il #70 in realtà si presenta come un numero leggermente più debole dei precedenti che, come ricorderete, ormai da molti mesi mantenevano la testata a vette qualitative elevate. Il motivo si rintraccia nella Sezione Superstar, tutta dedicata alle storie medio-brevi del Teatro di Walt Disney, ciclo di parodie americane (realizzate da Vick Lockman ai testi e da Paul Murry e Tony Strobl ai disegni) che facevano il verso a opere letterarie o a leggende storiche. Il valore di queste proposte si rintraccia più nella curiosità che rappresentano che per quello che raccontano in sé e per sé, dal momento che non sono mai sceneggiature memorabili e costituite perlopiù da una sequela di gag a volte ripetitive e altre poco efficaci. I disegni di Strobl peraltro “ingessano” ancora di più queste storie, mentre Murry riesce a far apprezzare almeno il lato grafico.
Unica “intrusa” rispetto alla miniserie è Topolino e i due ladri, remake italiano ad opera di Gian Giacomo Dalmasso e Giuseppe Perego dell’omonimo classico di Floyd Gottfredson degli anni Trenta. La versione nostrana esce con le ossa rotte dal confronto con la strip-story, ma anche in assoluto non si può certo parlare di una prova brillante. Tempi morti, ritmi sballati, parentesi che rompono il racconto… un paio di sequenze particolarmente avventurose sono in realtà apprezzabili, ma immerse in un calderone di difficile gestione. La storia trova spazio qui, oltre che per il tema teatrale che fa da spunto iniziale e che la accomuna alla lontana con le storielle del Walt Disney Theatre, per i caratteri arcaici che la connotano: nelle gag, nelle battute, nella caratterizzazione dei personaggi – Topolino, Pippo e i due nemici in particolare – e in quelle lire che ricorrono con naturalezza come moneta corrente in quel di Topolinia 😛 Potrei anche parlare dei disegni di Perego, ma direi che siamo a posto così XD
Una volta che il piatto forte dell’albo è… debole, è facile immaginare che questo incida sulla valutazione complessiva del numero, e da qui le considerazioni fatte a monte. La prima parte del volume, comunque, offre qualcosa di interessante: Topolino e il campione terrestre, per esempio, che oltre a mostrarci una delle primissime prove di Tito Faraci fa sorridere in più punti ed è graziata dai disegni spettacolari di Massimo De Vita, energizzato dai colori digitali di Leopoldo Barberini.
Ma la storia che mi ha davvero colpito è stata Zio Paperone e l’antimonetario, un lungo scontro tra lo Zione e un ex-miliardario che ha giurato di liberarlo dal fardello del denaro, visto da lui come fonte di corruzione e infelicità. Jerry Siegel confeziona una schermaglia pseudo-filosofica che ha il solo difetto di perdersi un po’ nella parte centrale, andando inutilmente per le lunghe e risultando ridondante, ma che presenta uno spunto molto forte e un’idea accattivante. Il tratto arabescato di Guido Scala accompagna benissimo la vicenda, il momento più felice di questo GCD.
Ho preso anche Almanacco Topolino #4: nonostante qualche titubanza attorno alla seconda uscita, per quanto riguardava il continuare a seguire la testata, alla fine sono rientrato nell’idea di collezionarla. La proposta di base è interessante ed equilibrata, per come è stata pensata da Luca Boschi, e quindi la sostengo.
Questo nuovo numero, nello specifico, ha riconfermato i pregi e i limiti del periodico. I primi li rintraccio in particolare nelle storie lunghe in apertura e chiusura, le ristampe di alcune avventure tratte dal “vecchio” Almanacco: Zio Paperone e la fuga del bilione di Jerry Siegel e Giorgio Cavazzano sfoggia una trama sconclusionata, a tratti ripetitiva nella struttura e che in un paio di passaggi gira un po’ a vuoto, eppure la capacità affabulatoria dello sceneggiatore e qualche gag ben piazzata, oltre allo spiazzante finale, hanno contribuito a rendere la lettura coinvolgente. I disegni del Cavazzano di fine anni Settanta hanno fatto il resto, conferendo dinamismo all’azione, e l’articolo di Luca Boschi che approfondisce le modalità della collaborazione di Siegel con la redazione Disney italiana si rivela interessante e con alcune curiosità che mi erano ignote.
Zio Paperone e l’incentivo dell’eredità di Carlo Chendi e Luciano Bottaro (su soggetto dello Studio Disney americano) ha un andamento già più standard ma non per questo appare banale o noiosa, anzi le situazioni divertenti abbondano e la lettura scorre molto bene, anche grazie alle immaginifiche vignette bottariane sempre piacevoli, in bilico tra classico e personalismi.
A sorpresa, visti i precedenti, un altro pregio è dato da Paperopoli anno uno, primo capitolo de Gli anni di Paperopoli dei Diari di Paperone realizzati da Kari Korhonen. Come ricorderete, I diari del Klondike non mi hanno minimamente convinto e quindi mi sono avvicinato con molti pregiudizi alla seconda stagione della “contro-$aga”, ma ho invece trovato una storia solida, intrigante, con una direzione narrativa precisa e dove i riferimenti nerd a situazioni e personaggi noti non mi sono apparsi forzati ma funzionali al racconto. Il tratto mantiene lo stile underground e grezzo dell’artista, che ancora non riesce a piacermi, ma in questo caso si rivela mitigato e più accettabile. Spero che si continui così!
I lati negativi, quindi, dove li rintraccio? Essenzialmente, nelle altre inedite! Ed è brutto da dire, considerando che la produzione estera al suo debutto in Italia dovrebbe rappresentare il fiore all’occhiello dell’Almanacco, ma la qualità delle storie scelte continua ad oscillare di numero in numero in maniera paurosamente ondivaga, e in questo caso l’avventura di Paperino e Jones con i rispettivi nipoti e quella di Eli Squick che cerca di fregare Clarabella non corrispondono esattamente ai miei gusti di lettura. Sono decisamente piacevoli e creativi i disegni di Arild Midthun, così come sono armonicamente classici quelli di Fabrizio Petrossi, ma vengono messi al servizio di trame piuttosto povere, se non scialbe.
Anche la riproposta di Topolino e il ranch del tempo andato di Carl Fallberg e Paul Murry non brilla particolarmente, a dire il vero, per quanto si faccia leggere senza drammi. Già la conoscevo dal suo passaggio su I Maestri Disney, ma mentre in quel caso aveva pienamente il suo perché qui fatico a capire bene il suo “ruolo” all’interno dell’Almanacco.
Plaudo invece al recupero di un inedito “vecchio”, cioè la storia di 01 Paperbond del 1966 mai tradotta prima d’ora, così come agli articoli di Boschi, che numero dopo numero si stanno ritagliando sempre più spazio all’interno della testata riuscendo a esprimere concetti validi, curiosità in pillole e buone contestualizzazioni.
Ci si deve ancora attestare, inevitabilmente, ma ad ogni modo facendo la media tra pro e contro direi che posso sicuramente consigliare l’acquisto dell’albo.
La nuova Topolino Metal Edition è dedicata a Sio: scelta quantomai azzeccata, dal momento che l’ennesima incarnazione delle Special Edition si concentra sugli autori più umoristici. La comicità spiazzante del giovane autore a base di non-sense e situazioni demenziali ha caratterizzato una breve stagione su Topolino, che parrebbe già essersi conclusa (del resto Sio ha le mani in pasta su diverse pubblicazioni pienamente sue, anche periodiche) e che rende questo albo una sorta di omnia… mancata, in realtà, dal momento che viene tralasciata una storia… ^^”
Un volumetto only-Sio è comunque un’idea che funziona, anche nell’ottica di attirare i numerosissimi fan del fumettista che si erano persi le sue incursioni sul settimanale e che possono avere un comodo volumetto da affiancare alle sue opere extra-Disney.
Personalmente non avevo condannato il “progetto Sio” su Topolino, e avevo anzi trovato alcune storie piuttosto gradevoli; il problema principale era che una buona fetta dell’efficacia del suo lavoro sia nel disegno stilizzato, cosa che rende difficile esportare l’umorismo anche grafico della sua indole. Solo Silvia Ziche e in parte Enrico Faccini sono riusciti ad avvicinarsi a quel risultato, per loro attitudine.
Anyway, pur guardando bonariamente alla snella carriera disneyana del fumettista, mi accontento di avere le storie sul settimanale senza sentire l’esigenza di acquisto verso questa proposta.
È difficile quindi capire se consigliarlo a meno: direi però che, bene o male, l’approccio di Sio è ben noto a tutti e quindi si sa cosa aspettarsi da lui, e se quanto può offrire sia in linea con le proprie aspettative. Certamente non siamo di fronte a un autore-rivelazione di questi anni né a qualcuno che ha fatto la differenza nella narrativa disneyana, ma ciò non toglie che possa comunque essere un volumetto capace di intrattenere chi sia particolarmente in sintonia con un certo tipo di comicità.
Topo-noir di Tito Faraci #2 continua la miniserie aperiodica di brossuratini che ripropongono tutte le storie hard-boiled che Faraci ha realizzato con Topolino, Manetta e Rock Sassi nel corso degli anni. Come già dissi mesi fa, io ho già tutto in più edizioni, anche ben organizzate, quindi questo nuovo progetto non è pensato per me e passo senza pensieri, anche perché 6 euro continuano a sembrarmi troppi per la foliazione della proposta, ma sicuramente chi non avesse mai letto queste storie è caldamente invitato ad approfittare dell’ennesima ristampa perché ne vale la pena, come già sottolineato in occasione della prima uscita. In questo caso la selezione è forse meno brillante rispetto alla precedente, spiccano però Topolino, Manetta e gli ultimi dell’anno, Agente Gambadilegno, il caso è tuo e Topolino e il mistero della Blue Star, tre ottime prove d’autore (con dei fenomenali Giorgio Cavazzano e Fabio Celoni ai disegni, per di più!)
Pietro B. Zemelo è invece protagonista de I Classici Disney #15 – Risate da brivido, selezionando storie dal mood teneobroso e firmando la frame-story. Non l’ho comprato e quindi non posso esprimermi sulla qualità delle tavole di raccordo, ma il sommario è azzeccato e valido, a parte forse la storia d’apertura: due storie di Enrico Faccini come autore unico con protagonista Topolino, con il quale l’autore ha sempre scatenato la sua vena più inquietante (La vecchia Topington e La notte a Val Dormigliona), Il ritratto di Zio Paperone di Caterina Mognato e Valerio Held che conosco bene perché esordì su un Topolino della mia infanzia e che ho sempre trovato raffinata e magistrale, e Pippo e l’inquietante Nyappo dello stesso Zemelo, che ricordo mi piacque molto proprio per il modo in cui lo sceneggiatore riuscì a mettere in scena un sottile brivido. Per chi non le conoscesse e stesse magari cercando di prolungare le atmosfere halloweeniane di qualche giorno, potrebbe essere un acquisto simpatico, economico e indolore.
Segnalo infine che è uscito un altro Topolibro, stavolta sul giornalismo, con un indice discreto e poco più e che quindi non consiglio particolarmente, e PK Giant #58 con Super e Duckmall, i due speciali annuali finora saltati dalla ristampa gigante, utile per chi ha collezionato PKNA e PK2 in questo formato e vuole completare la collana.
La fumetteria Disney di ottobre 2021
Lasciata l’edicola e raggiunta la fumetteria, mi imbatto subitaneamente in Topolino Extra #6 – Topolino giramondo.
È un acquisto che in realtà non ho ancora fatto ma su cui sto ponderando: come ho già avuto modo di dire su questo blog, la testata ha confermato numero dopo numero di essere realmente curata e approfondita, ma di fatto a parte la prima uscita non ho preso altro perché nessuna delle saghe o dei cicli scelti mi spingeva a volerli avere in un formato più importante ed elegante del tascabile. La forma che sta pian piano assumendo la struttura di Topolino, del resto, mi permette già da acquirente fisso di seguire e rileggere abbastanza agevolmente questi progetti a lunga gittata.
Ma Topolino giramondo, come ho sempre ripetuto nei post sul “Topo” ogni volta che usciva un nuovo episodio, è una delle proposte più felici dell’era Bertani e inoltre di questa prima tranche di avventure ho solo la prima un po’ per caso, visto che appartengono al periodo immediatamente antecedente a quando ho ricominciato a seguire settimanalmente il pocket, il che potrebbe spingermi a “cedere” al cartonato.
Mentre mi ci arrovello ancora un po’, però, non fatevi confondere troppo dalle mie titubanze: il ciclo è ottimo, queste prime storie promettono di essere solide e particolari come quelle successive, i disegni di Giuseppe Zironi e Paolo Mottura guadagnano in ariosità nelle grandi dimensioni della nuova edizione e c’è la possibilità di veder recitare un Mickey diverso dal solito, più “viaggiatore-filosofo”. Inoltre ci sono i contenuti speciali: stavolta non ho visto né foto online né ho avuto l’occasione di sfogliare il volume, ma in base ai precedenti dovrebbero esserci dei begli approfondimenti, il che fa sempre piacere agli appassionati come me! 😉
Io Zio Paperone è il terzo cartonato di questa collana da libreria che “copia” nel nome gli economici vattelapesca da edicola, ma con un profilo più ricercato a partire dalla confezione e dal luogo di vendita. Eredita la stessa schizofrenia delle due uscite precedenti, dedicate a Paperino e a Topolino, nella composizione del sommario: ad una seconda metà con avventure fondanti per il protagonista di turno, in questo caso Paperon de’ Paperoni (La disfida dei dollari di Carl Barks, Il ratto di Brigitta di Romano Scarpa e L’altra Statua della Libertà di Massimo De Vita) fa da contrappeso una prima parte con storie invece meno note e di minor rilievo: alcune carine, come La meravigliosa vecchia ciabatta di Carlo Gentina e Silvia Ziche, non dico di no, ma a mio avviso stonano in un contesto così prestigioso, rendendo questa proposta priva di equilibrio e di direzione, nel suo tentativo di puntare a un pubblico più esigente (nell’eleganza dell’edizione) ma anche più generalista, pensando forse al cliente da libreria che incappa per caso in questo tomo. Una natura “né carne né pesce” che continua a farmi guardare con sospetto a questa nuova testata e non mi spinge a consigliarvela.
PK – Obsidian costituisce il penultimo capitolo – a quanto ho inteso – della run di Roberto Gagnor sul pikappero in Topolino Fuoriserie. Ai disegni ritorna Lorenzo Pastrovicchio e ai colori Andrea Stracchi, entrambi già in forza al volume precedente e alla storia uscita sempre a ottobre su Topolino.
Purtroppo non posso dire nulla al riguardo, perché nel momento in cui scrivo queste righe non sono ancora riuscito a impossessarmi del volume. Tornerò quindi in futuro a parlarne, vedrò se qui sul blog o direttamente su Lo Spazio Bianco (come feci in occasione dello scorso episodio, I giorni di Evron), ma trovo che la funzione di questo spazio possa anche essere semplicemente quella di segnalare ai più distratti le uscite di maggior rilievo, pure nei casi in cui magari non posso ancora esprimermi. Non posso quindi dare un giudizio alla storia, ma vien da sé che l’acquisto è consigliato ai pkers incalliti e in particolare a coloro che hanno collezionato tutti gli altri Fuoriserie pikappici e vogliono vedere come prosegue la macrotrama imbastita dallo sceneggiatore, mentre chi non ha seguito la run o l’ha mollata difficilmente potrà essere interessato o coinvolto nell’opera per ovvi motivi. Anche se il solo comparto grafico potrebbe essere un buon pretesto… 😛
Restando in ambito pikappico, è uscito anche Paperinik e la macchina del Fangus, volume nel formato De Luxe che ospita la ristampa dell’omonima miniserie scritta da Alessandro Sisti che esordì nel 2014 su Paperinik Appgrade come proseguimento/spin-off di Universo PK. Onestamente ai tempi non la seguii (interruppi l’acquisto del mensile proprio poco prima dell’inizio) e tuttora non sono particolarmente interessato al progetto, che vedo come un extra scollegato dalla lore complessiva di PK. Per quanto Angus Fangus sia un personaggio che adoro, non sono comunque spinto a investire soldi per leggere questi episodi, men che meno in De Luxe.
Per i completisti pikappici duri&puri immagino sia però un tassello non facilmente trascurabile, e ho intravisto che stavolta c’è un po’ di spazio in più del solito riservato ai dietro le quinte scritti di pugno dallo sceneggiatore, quindi regolatevi di conseguenza. In tutta chiarezza, anche in questo caso non posso dire granché sulla qualità specifica delle storie non avendole lette.
Con Wizards of Mickey – Fuga dall’Isola degli Esiliati, infine, prosegue la nuova saga di WoM ad opera di Luca Barbieri e Lorenzo Pastrovicchio; come già scritto alcune volte, non sono mai stato un fan di questa epopea fantasy, tant’è vero che dopo i primi due maxicicli che esordirono su Topolino non ho più letto altro di quanto avvenuto successivamente, ivi compresa questa nuova incarnazione del progetto. Devo dire che ne ho sentito parlare bene, e che il Pastro alle matite è sempre una garanzia, ma di nuovo non posso che limitarmi a segnalare l’uscita e a lasciare a chi mi segue le valutazioni d’acquisto 😉
Credo di aver finito.
La parola come sempre a voi, ora: i commenti sono a vostra disposizione nel caso voleste condividere con me le vostre impressioni su queste uscite, per dirmi se concordate con quanto ho scritto o se la pensate diversamente. O magari, viste le diverse lacune che ho mostrato questo mese, potete anche essere voi a fare una mini-recensione di quei volumi su cui non ho potuto scrivere alcunché.
Vi ricordo infine che trovate Lo Spazio Disney anche su Instagram: sto timidamente sperimentando anche le stories per commentare in maniera più concisa le novità editoriali disneyane che acquisto, passate a vedere e a dirmi cosa ne pensate 😉
A presto!
Dopo tanto ritardo, commento le uscite di ottobre (purtroppo non ho avuto molto tempo per leggere e ho finito i volumi di ottobre solo in questi giorni).
I GCD di questo mese non sono memorabili, le Superstar non sono eccelse e in particolare “Topolino e i due ladri” non mi è piaciuta granché. Ricordo invece con piacere “L’antimonetario”, storia chiaramente siegeliana con una parabola contro la ricchezza vista come fonte di felicità.
I Classici d’Autore di Zemelo mi hanno stupita positivamente. Una selezione azzeccata e coinvolgente. Faccini si conferma nell’Olimpo delle storie con una vena horror; “Il ritratto di Zio Paperone” funziona meglio come storia horror che come adattamento del romanzo, ma proprio per questo risulta azzeccata in questo volumetto tematico, grazie alla sceneggiatura della Mognato e ai disegni fatti bene (e secondo me anche le tinte violacee contribuiscono a dare un effetto di questo tipo). La frame story è carina, si distacca dal cliché dei sogni/film/racconti che sono trappole mortali per questo genere di narrazione. In questo volume avrei visto bene anche “Topolino e l’incubo a occhi aperti” di Zemelo di qualche anno fa, dove Topolino affrontava il Barook, oppure avrei incluso anche “Il mistero di Borgospettro” di Faccini o “Il teatrino di Bambolier” di Casty e Faccini. Comunque, la selezione è in ogni caso azzeccata e il volumetto è promosso.
Poi viene Pk giant Super/Duckmall. Sono rimasta piacevolmente sorpresa dalla pubblicazione degli speciali mancanti e dall’annuncio della ristampa delle miniserie ancora non ristampate su Giant, come “5Y”, “Io sono Xadhoom” e “Lo zen e la fisica dei quanti”. Venendo agli speciali 00 e 01, le storie chiaramente non sono paragonabili quelle lunghe di PKNA e PK2, ma appunto in quanto brevi (per di più estive) il loro scopo è divertire. In questo senso “Super” si concentra sui “ferri del mestiere” del supereroe, come l’identità segreta, e sui cliché supereroistici (in tal senso la più divertente per me è stata “Smascherato”, con tutte le gag sul robot di Pikappa). Invece Duckmall narra diverse vicende avvenute nel centro commerciale, come Everett alle prese con l’impianto di filodiffusione, la Starcorp costretta ad operare in borghese (con tutte le conseguenze) o Angus a caccia di scoop seguito da Morrighan l’Incapace (giusto per citare Angus XD). La più seria e più riflessiva breve rimane “Qualcosa che manca”, con una Lyla alle prese con la sensazione di non appartenere al XX secolo.
Sono contenta che il Giant non si fermi ma tenti di concludere l’opera di ristampa iniziata anni fa.
Ho letto anche l’Almanacco Topolino #4. Che dire, a me la testata piace e intendo continuare a seguirla, ma secondo me con qualche sforzo in più si potrebbero avere risultati migliori. Ci sono tante storie estere medio-lunghe che incuriosiscono e che potrebbero essere pubblicate al posto di queste innumerevoli brevi: anziché includere 4 brevi si potrebbero mettere 2 lunghe un po’ più coinvolgenti, magari con grandi ritorni di personaggi, ma che siano ritorni che si facciano ricordare….
A proposito, provo a fare una domanda su un quesito che ho in mente da tempo. Mi è rimasta impressa da sempre questa storia: https://inducks.org/story.php?c=S+85192 , che lessi nella sua unica ristampa in Italia, il Mega Almanacco #377. La trama è molto curiosa e, se vogliamo, “onirica”, con un labile confine tra sogno e realtà. Mi ha molto colpita quando ero piccola e mi è venuta la curiosità di capire chi sono gli autori, ma Inducks non è d’aiuto, dato che non fornisce né lo sceneggiatore né il disegnatore.
Se dovessi conoscere la storia, o capire chi è il disegnatore dalle tavole su Inducks, mi farebbe molto piacere capire chi sono gli autori!
Grazie 🙂
Alla prossima!
Ciao Korinna! Ti capisco, anch’io ho sempre meno tempo per stare al passo con le letture! ^^”
Ti ringrazio per aver voluto passare comunque a scrivere le tue impressioni, è sempre bello confrontarsi 🙂
Nella fattispecie, anch’io sono soddisfatto dell’Almanacco ma condivido il tuo pensiero: si potrebbe fare più e meglio nella selezione delle inedite contemporanee. La testata comunque è appena nata e spero che possa trovare sempre più una miglior quadratura del cerchio.
Venendo alla tua domanda, purtroppo non so aiutarti 🙁 Lo stile è quello “anonimo” degli artisti stranieri che spesso collaboravano alle storie per il mercato internazionale su stimolo del Disney Studio, ma non saprei indicare un nome. Considerando che neppure l’Inducks ha la risposta, non ho alcuna idea su come poter trovare la risposta, mi spiace!
Grazie mille comunque, in effetti quello stile è abbastanza anonimo ed è tipico di alcuni studi disneyani stranieri.
È sempre un piacere comunque confrontarsi 🙂