
#69 – “Kids with guns” di Capitan Artiglio
Capitan Artiglio fa parte di quella schiera di giovani fumettisti che stanno emergendo negli ultimi anni anche grazie alle potenzialità dei social: autori che hanno saputo farsi conoscere, arrivare ai lettori attraverso un uso coscienzioso e sincero del mezzo per mettere in evidenza le proprie doti fino ad arrivare alle orecchie degli editori. Ecco quindi che Bao Publishing ha dato alle stampe Kids with guns, prima prova per Julien Cittadino aka Capitan Artiglio.
L’ambientazione peculiare e giocosa spicca subito all’occhio: un western nel quale la tecnologia sembra esser andata avanti a balzi, nel quale si trovano pistole a tamburo e televisori, elettrodomestici e case fatte di legno, che ha vissuto il contatto e la contaminazione con una razza aliena e, soprattutto, nel quale sono sopravvissuti i dinosauri, animali enormi e intelligenti che fanno non solo da cavalcature o animali da soma, ma spesso da veri compagni dei pistoleri. A questo insieme di spunti disparati e vari non poteva infine mancare la magia, in un quadro complessivo nel quale è fin troppo palese trovare riferimenti a capisaldi degli shonen manga come Dragonball o One Piece per il potpourri di fantascienza e fantasy, applicato a un’ambientazioni di frontiera, deserti infiniti e grandi e caotiche città.
Qui si muovono i protagonisti della storia, in un susseguirsi di inseguimenti e scontri che caratterizzano buona parte delle pagine di questo primo volume. I personaggi vengono tratteggiati quanto basta, con qualche mistero nel loro passato ancora da risolvere e qualche stereotipo usato per snellire il racconto. L’azione è tanta, come anche le idee e le possibilità date dalla presenza dei dinosauri, piatto forte del racconto e anche dei disegni di Capitan Artiglio. Ritmo e disegni non nascondono però qualche incertezza di troppo, qualche legnosità nei volti e nelle pose, nelle prospettive, così come per qualche passaggio un po’ fine a sé stesso e personaggi di contorno poco tratteggiati e dalle finalità banalizzate. Alla fine, spalmato su tante pagine, il racconto si riduce a poche cose e non mi ha saputo catturare quasi mai, rimanendo come distante da me. Scarsa l’immedesimazione, scarsa la tensione, tante cose già lette e non sufficientemente rielaborate. Ma belli belli i dinosauri!
Su Lo Spazio Bianco ne ha scritto Angela Pansini Valentini, condividendo le mie perplessità.