#58 - L'uomo che non sapeva ridere

#58 – L’uomo che non sapeva ridere

Almeno un fumetto al giorno: questo l’impegno che mi sono preso per il 2020… Non recensioni, ma impressioni di lettura, sensazioni, ispirazioni suscitate da letture che avevo lasciato indietro.

Lo ammetto oggi non avevo voglia di leggere niente. Lunedì, un altro lunedì di isolamento in questa assurda primavera di Covid-19, il lavoro, i compiti dei figli, Wathsapp intasato di problemi, stanchezza accumulata, voglia di arrivare all’aperitivo quanto prima… Ma mi sono fatto forza e ho pensato di puntare su un fumetto leggero, divertente e senza pretese. Non chiedevo altro. Non chiedevo un capolavoro, non chiedevo qualcosa da ricordare negli anni, solo una lettura un po’ fresca e senza pensieri.

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Purtroppo ho scelto L’uomo che non sapeva ridere, la versione “comica” ufficiale di Diabolik. Una lettura in gran parte deludente, quasi faticosa, con umorismo forzato e smorto e pochissime idee azzeccate in mezzo a tanta mediocrità. Spiace per Silvia Ziche, che non sembra nemmeno al suo meglio se non nelle scene più spiccatamente slapstick. Spiace per Tito Faraci, un professionista, senza dubbio, ma che l’ennesima volta sento distante dal mio gusto, su una diversa lunghezza d’onda, evidentemente non lo capisco e non riesco ad apprezzarlo dai tempi di Topolino Noir (eh già). Fattò sta che questo albetto non mi ha regalato risate e al massimo un paio di sorridi a labbra strette in mezzo a una storia che ho trovato fiacca e a gag che mi sono sembrate senza mordente.

Forse è tutta colpa del lunedì. O del virus.

Mi sembra giusto lasciare spazio all’intervista a Silvia Ziche: