#50 – I racconti di Darkwood
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#50 – I racconti di Darkwood

Almeno un fumetto al giorno: questo l’impegno che mi sono preso per il 2020… Non recensioni, ma impressioni di lettura, sensazioni, ispirazioni suscitate da letture che avevo lasciato indietro.

Settembre 2017. David Padovani mi ha [regalato/prestato] questo fumetto tipo più di due anni fa, e solo ora mi sono messo a leggerlo. Zagor d’altra parte è un personaggio che fatico a capire inquadrato nell’oggi, mi grida di anacronismo da tutti i pori. Se Tex mi dà l’idea di qualcosa di granitico e troppo grande per conoscere veramente un tramonto, anche se mi diverto a punzecchiare i lettori come David all’interno del sito, Zagor mi pare un qualcosa di curiosamente fuori posto nell’edicola di oggi, e questo mi allontanta dall’approcciarmi.

Questo Maxi Zagor è un volume corposo e un po’ particolare, ispirato alla struttura dei “racconti intorno al fuoco” che, a partire da questo, diveranno la formula di questi speciali balenotteri offrendo in gran parte spazio ad autori (scrittori e disegnatori) nuovi alle avventure dello Spirito con la Scure.

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Ma insomma, com’è questo I racconti di Darkwood? Non voglio usare l’espressione “si fa leggere” perché è orrenda e non significa niente. E’ un racconto (o meglio un insieme di racconti) solido e abbastanza vario che delinea bene un personaggio a cavallo tra l’avventuriero da romanzo d’appendice e il supereroe ante litteram. E’ uno stile di racconto molto classico nella struttura, nella rigidità accomodante nella tavola, nella ridondanza continua, insistente e monocorde di parole, di dialoghi e pensieri lunghissimi e didascalici che da un lato coccolano, tranquillizano il lettore ed evitano in tutti i modi che qualcosa possa per sbaglio passare come non chiaro o esplicito, dall’altra si muovono sul sottile confine del “ma pensi che sia scemo?” con il sottolineare l’ovvio o il dover esplicitare anche dettagli superflui al racconto principale.

Il risultato è che non ho l’impressione certo di un brutto fumetto o di un lavoro affrettato o impreciso – anche se non tutte le tavole sono costanti di qualità, con Dante Bastianoni che, memore delle sue storie su Nathan Never, ho trovato poco preciso e sicuro al contratio di Marcello Mangiantini o Lola Airaghi (con Gabriella Contu le prime due donne ad affrontare Zagor!) che mi hanno favorevolmente impressionato.
Ma al contempo lungo tutte le pagine un po’ di noia è serpeggiata, un po’ di stanchezza nel seguire tutto quanto, un po’ di distanza emotiva da ogni storia e personaggio che, anche nei racconti dove il lato sentimentale ed emozionale era più marcato, non sono riusciti a entrarmi nel cuore mai.

David ovviamente è meno drastico di me, pur evidenziando qualche limite ma sottolineando maggiormente l’innovazione e i punti validi.

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