Francesca Cavallo è l’autrice del successo editoriale Storie della buonanotte per bambine ribelli (Ed. Mondadori) e della favola di Natale Elfi al quinto piano (Ed. Feltrinelli). Dal 26 Maggio sulla piattaforma crowdfunding Kickstarter è possibile preordinare il suo nuovo lavoro: Il Dottor Li e il virus con la Corona in testa, libro dedicato ai più piccoli e disegnato da Claudia Flandoli, illustratrice scientifica. L’opera racconta la storia, vera, del Dottor Li Wenliang, l’oculista cinese di 34 anni che per primo denunciò la diffusione di un nuovo tipo di coronavirus a Wuhan, in Cina. Fu accusato dalla polizia di diffondere false informazioni e morì a causa del COVID-19 il 7 Febbraio 2020. La prima edizione del libro sarà pubblicato da Undercats Inc, l’azienda che Cavallo ha fondato nel 2019 dopo l’uscita di Bambine Ribelli. Abbiamo raggiunto via Skype Francesca Cavallo e ci siamo fatti raccontare la genesi di questo volume. Francesca, cosa c’è di vero nella storia che hai scelto di raccontare?
Tutto. Io ho scritto questa storia dopo aver avuto, come tanti di noi immagino, una serie di litigi e discussioni con persone a me care che sostenevano e diffondevano tramite WhatsApp una serie di teorie del complotto sull’origine del Covid-19. Tutto ciò mi ha molto spaventato, perché le teorie del complotto servono sempre l’agenda di qualcuno. Servono a trasformare in armi la paura e l’incertezza della gente e far crollare la fiducia nella scienza. Servono a dare una visione del mondo in cui ci siamo “noi” che non contiamo nulla e non abbiamo potere su nulla da una parte, dall’altra parte ci sono questi poteri oscuri, sempre gestiti da qualcun altro e che giocano con le nostre vite. Quando ho letto che in Italia una persona su quattro crede in una teoria del complotto sulle origini del Coronavirus mi sono molto allarmata. Mi è stato poi segnalato, da un’amica che gestisce una community on-line di insegnanti che tantissimi docenti stanno dicendo ai bambini che il Coronavirus è nato in laboratorio da alcuni esperimenti sui topi. Tutto ciò concretizza una minaccia al senso di fiducia nella scienza che è fondamentale che i bambini abbiano durante la crescita, ma è anche un attacco alla verità che mina le basi della democrazia. Per cui ho voluto costruire un racconto sulle origini del Covid-19 basato sui fatti e anche che dicesse ai bambini che ci sono cose che sappiamo e cose che ancora non sappiamo. L’incertezza l’ho presentata però non come un baratro da riempire con qualsiasi teoria che ci venga in mente, ma come uno sprone alla scoperta.
Chi era il Dottor Li Wenliang?
Il Dottor Li Wenliang era un oculista cinese che lavorava nell’ospedale centrale di Wuhan. Venne a conoscenza dei rapporti sull’esistenza e sulla circolazione del Covid-19. Si trattava di rapporti confidenziali, ma lui, preoccupandosi dei suoi colleghi medici, iniziò a condividerli con loro, suggerendo di indossare le protezioni perché il nuovo virus in circolazione era altamente infettivo. Il giorno dopo aver diffuso queste informazioni in una chat di gruppo, con gli ex compagni di università e oggi colleghi, ha ricevuto una visita della polizia cinese che gli ha fatto firmare una lettera in cui si autoaccusa di aver diffuso false informazioni. Sempre nel corso della visita il dottor Li veniva minacciato di arresto se avesse perseguito in questa opera di diffusione di notizie sul Covid-19. Ciò è avvenuto a fine dicembre. Il 10 gennaio il dottor Li ha iniziato a mostrare i sintomi del Covid-19, il 30 gennaio gli è stato diagnosticata la malattia e il 7 febbraio è morto. Il Partito si poi è scusato, ma era ormai tardi. In Cina c’è stata una reazione di rabbia generale alla morte del dottor Li, che è diventato un simbolo universale dell’importanza della scienza e della libertà di parola. La conseguenza è stata una censura sugli hashtag relativi a questa storia, in quanto rappresentava una di protesta contro il governo cinese. Questa vicenda è paradigmatica non solo per la Cina ma per tutto il mondo, mettendo in evidenza il rapporto tra scienziati che hanno dato l’allarme e il potere politico che per una questione di prospettive ha tergiversato. C’è un’immagine meravigliosa di una scritta nella neve, in una banchina di un fiume a Wuhan, che diceva “Addio Dott. Li”, una foto che ha bypassato la censura sull’hashtag. Un’immagine forte, dato il bianco, oltre ad essere il colore della neve, in Cina è anche il colore del lutto.
Torni a parlare di tempi importanti per i bambini. Quali sono i perché di questa scelta che è ormai anche una sua cifra stilistica?
Il tema mi appassiona molto. Fin da Storie della Buonanotte per Bambine Ribelli, ho cercato di coinvolgere i bambini nei discorsi che attraversano il dibattito pubblico perché credo che includerli nei discorsi propri del nostro periodo storico sia fondamentale. Con questo libro ho voluto rendere partecipi i bambini dei tanti temi su cui gli adulti si stanno confrontando nel corso di questa pandemia. I bambini sono i grandi assenti da questo dibattito. Noi li abbiamo visti completamente assenti in tutte le conferenze stampa del governo, abbiamo visto la scuola assente in questo contesto. Le scuole sono state chiuse da un giorno all’altro senza dare ai bambini alcuna spiegazione. Forse qualche genitore ha avuto inizialmente la sensazione che questa per i bambini fosse una buona notizia, perché avrebbero fatto una vacanza inaspettata. In realtà un’interruzione così repentina delle abitudini per un bambino è una cosa abbastanza pensate da gestire sotto un punto di vista emotivo. Tieni conto inoltre che per i bambini dai 3 ai 6 anni, lo stare insieme ai compagni è fondamentale: ci sono delle fasi dello sviluppo della socialità che necessitano dello stare insieme. Insomma, i bambini sono tra i grandi protagonisti di questa quarantena, ma sono stati quasi completamente esclusi dal discorso pubblico, sia perché non gli sono state date sufficienti informazioni per partecipare e sia perché non stati ascoltati. Con questo libro il mio obiettivo è dare loro uno spazio in cui ricevere informazioni e poter elaborare i propri sentimenti rispetto a quello che è successo.
Come hanno potuto fare gli adulti.
Esatto. Pensate alla relazione che noi adulti abbiamo avuto con le notizie. A tutte le storie che abbiamo guardato in televisione, a tutto ciò che abbiamo letto. Avere avuto accesso a tutto questo materiale ci ha aiutato non solo a fare i conti con quella sensazione spiacevole di incertezza che ognuno di noi ha e ha avuto, ma anche ad elaborare i nostri sentimenti rispetto a un’esperienza così traumatica. I bambini questa possibilità finora non ce l’hanno avuta. Perciò quando io racconto nel libro che i cuochi non potevano più cucinare, gli attori non potevano più recitare, i bambini non potevano più andare a scuola, i genitori non potevano più portare i bambini al supermercato, e che tutti avevano la mascherina in faccia, impedendo quindi ai sordi a leggere le labbra delle persone quando andavano al supermercato, è un modo di fargli vedere l’esperienza della quarantena da tanti punti di visti. E’ un modo di coltivare il loro senso di empatia, andando oltre il concetto di isolamento, raccontando come questa esperienza è stata comune a tutti i bambini e a tutte le persone del mondo, e di come sia stata sfaccettata per tutti. Dando una “linea narrativa” degli eventi forniamo anche uno strumento ai più piccoli per elaborare il trauma della quarantena.
Tu hai fatto, editorialmente parlando, una doppia scelta. Da un lato il crowdfunding, a cui avevi già ricorso in occasione della primissima edizione delle Bambine Ribelli, dall’altro, l’autoproduzione. Di fatto l’editore di questo libro sei tu. Come mai questa scelta dopo le esperienze in Mondadori e Feltrinelli Kids?
Si, l’editore sono io, almeno per questa prima fase della vita del libro. Non escluso di trovare una diversa configurazione. Sono molto flessibile su questo argomento. Quello che mi interessa è raggiungere i miei lettori in modo nuovo. Mi interessa sia trovare lettori nuovi in posti che sono difficilmente accessibili agli editori tradizionali, sia provare a sperimentare delle rotture nella catena del libro. Nella mia esperienza ogni filiera produttiva ha un certo di tipo di impatto sul contenuto. Banalmente, il modo in cui funziona la filiera del libro nell’editoria tradizionale rende estremamente complicato per l’editore uscire con un libro bello da qui a tre mesi. Questa è una cosa che invece con il crowdfunding combinato con l’autoproduzione è possibile, per cui soprattutto in questo progetto editoriale, che rispecchia ciò che mi piace più fare, cioè trovare modi di includere i bambini nei discorsi che sentono, nei grandi temi, la velocità è fondamentale. A me interessa spingere sempre un po’ i confini, sperimentare. Devo dire che ci sono alcuni editori che da ciò vengono molto indispettiti, perché quando gli autori mostrano un animo imprenditoriale c’è un po’ uno sguardo di di diffidente. Come per dire…
… tu stai al posto tuo che io sto al posto mio?
Si. Devo dire che in Feltrinelli ho trovato una casa in cui mi sento molto a mio agio, perché Gianluca Foglia, il direttore editoriale di Feltrinelli, fin da l primo momento si è sempre mostrato estremamente interessato dalla mia curiosità nei confronti dell’editoria. Ciò mi ha reso più facile andare avanti con il mio progetto. Ad esempio, quando ho scritto alla mia editor Feltrinelli che volevo provare a fare questa cosa lei mi ha risposta “Dimmi come possiamo fare ad aiutarti”. Tutto ciò io non lo do per scontato, perché serve una grande apertura mentale per dire “questa è un’autrice che a volte fa un libro con noi, altre volte fa queste operazioni” balzane che possono funzionare una volta si’ e una no, dato che nessuno ti può offrire nessuna garanzia che un’operazione così funzioni. Stare in questa soglia di sperimentazione e provare a spingere i confini non solo del contenuto ma anche della forma in cui le mie opere arrivano alle persone fa parte della mia gioia di fare libri.
Intervista originariamente e parzialmente apparsa sul Quotidiano del Sud il 2 giugno 2020
Francesca Cavallo
Francesca Cavallo è una scrittrice, produttrice e attivista nata a Taranto nel 1983. Diplomata in regia teatrale alla Scuola d’Arte Drammatica “Paolo Grassi” di Milano, da sempre lavora all’intersezione fra arte e innovazione sociale. Dal 2009, con la scrittura e produzione del suo primo, pluripremiato spettacolo originale, Somari, la sua ricerca artistica si focalizza sulla creazione di una letteratura per l’infanzia che promuova il rispetto della diversità e la parità di genere.
Nel 2012 Francesca è tra le due fondatrici della startup media Timbuktu Labs con la quale crea la prima rivista su iPad per bambini al mondo, Timbuktu Magazine, e il primo kit per la l’auto-costruzione di parchi giochi urbani (menzione speciale alla Biennale di Architettura di Bordeaux nel 2013). Nel 2016 esce Storie della Buonanotte per Bambine Ribelli, di cui Francesca è co-autrice, lanciato negli Stati Uniti con la campagna di crowdfunding di maggior successo nella storia dell’editoria.
Nel 2019 Francesca pubblica un altro bestseller, il suo primo romanzo per bambini Elfi al quinto piano con Feltrinelli. I suoi libri sono tradotti in 50 lingue e hanno venduto più di 4 milioni di copie in tutto il mondo. Francesca vive a Los Angeles, in California.