Cronache tedesche: Internationaler Comic-Salon di Erlangen

Cronache tedesche: Internationaler Comic-Salon di Erlangen

Una giornata passata in giro a Erlangen per il più importante festival del fumetto tedesco, l'Internationaler Comic-Salon.
Erlangen Poster Brecht Evens
Poster ufficiale di Brecht Evens

Prima di venire ad abitare a Jena, conoscevo la città per una famosa scuola di filosofia, per una battaglia napoleonica e per la Carl-Zeiss, nota industria di ottica.
Non avevo mai sentito parlare, invece, di Erlangen, città della Baviera situata poco più a Nord di Norimberga. Cercando su internet, ho scoperto che è la città natale del fisico Georg Ohm e della leggenda del calcio Lothar Matthäus. I miei amici tedeschi mi avevano detto che, in fondo in fondo, la città non aveva nessuna fonte di interesse turistico.
Perché mai allora un dottorando italiano dovrebbe svegliarsi alle 6:00 di un sabato mattina per recarsi in una città apparentemente priva di attrattive?

Perché Erlangen, sin dal 1984, è sede del Salone (biennale) del fumetto internazionale, la più importante manifestazione dedicata al fumetto in Germania. Impossibile per me mancare.

Appena arrivato in città, mi ritrovo subito immerso nel clima del festival, con ampi cartelloni e bandiere che cingono la piazzetta antistante la piccola stazione ferroviaria di Erlangen. L’unica cosa che manca è un’indicazione, quindi passo dieci minuti buoni a girare per il piccolo centro prima di capire dove si trovi la fiera.

L’esposizione principale si svolge all’interno del Rathaus, il municipio cittadino. Di fronte al Rathaus, una fontana, negozi e chioschetti di Wurst e Pommes, un palco su cui si sarebbero svolte varie iniziative e soprattutto tanti banchini di fumetti. Aggirandomi come un bambino in un negozio di caramelle, tra fumetti in tedesco, francese e inglese, per la prima volta mi sono risentito come quel giorno di circa 10 anni fa, quando per la prima volta misi piede al Lucca Comics and Games.

Su quei banchi potevo vedere per la prima volta la storia del fumetto tedesco, con riviste contenitore che raccoglievano fumetti di guerra e di fantascienza, nonché tantissime raccolte a prezzi mediamente più bassi di quelli italiani con stori di Tarzan, Flash Gordon, Mandrake e supereroi Marvel e DC Comics.

ComiBuchSalon

Dopo aver scattato foto agli stand e rivolto domande ai rivenditori in un tedesco tutt’altro che fluido, entro nell’edificio principale. All’ingresso, oltre a merchandising vario della fiera (tra cui il poster ufficiale di Brecht Evens), anche un album di figurine gratuito per tutti i visitatori: insieme a Panini, la fiera ha infatti organizzato un raccolta itinerante di figurine (130 in totale) con tutti gli autori ospiti o in mostra e le opere presenti in anteprima. Una ricerca che coinvolge bambini e adulti, dando alla manifestazione un’atmosfera giocosa.

Seppur non affollata come il Lipsia Manga-Comic-Con, fiera più indirizzata al merchandising legato alla produzione nipponica, anche il Salone di Erlangen richiama moltissime persone  (25000 presenze al termine della quattro giorni) attratte dalle numerose novità, dagli stand dei vari editori, tra cui si segnalano i quattro grandi colossi Panini Comics, ComiXCult, CarlsenVerlag, Egmont e SplitterVerlag, insieme a moltissimi altri minori come Avant-Verlag, Reprodukt, Rotopol.

Junker_cvrSin da quando sono in Germania, ho più volte scritto delle sorprese che l’industria fumettistica di questo paese mi ha riservato: il numero di case editrici produttrici di fumetti è molto elevato e, sebbene il mercato sia largamente dominato da fumetti di importazione (statunitense, giapponese e francese), come dimostrano le analisi della rivista tedesca ComicReport, in fiera c’erano molti autori tedeschi per presentare le proprie opere: Ulf K. e Marc Lizano con Neue Geschichte von Vater und Sohn  e Nils Oskamp con Drei Steine per Panini Comics, l’eccentrico e energico  Timo Wuerz con Ghost Realmper TokyoPop, Ulf S. Graupner, Simon Spruyt con Junker e Reihnardt Kleinst con Berliner Mythen per Carlsen Verlag e moltissimi altri ancora.

Assieme a loro tanti autori stranieri, quali Asaf Hanuka, Rafa Sandoval, Brecht Evens, Cyril Pedrosa, Ivan Brandon (insieme al disegnatore tedesco Nic Klein per presentare Drifter), Eric Kriek, Achdè (uno dei grandi ospiti per il compleanni di Lucky Luke), Marcel Uderzo, Igort, oltre a una folta compagine di autori finlandesi, ungheresi e olandesi (tra cui Daan Jippens, l'”Uomo dei Paperi olandese”).

Ai 567 autori di fumetti, molti dei quali a me totalmente sconosciuti, che hanno animato una fiera fatta di file contenute ma con fan pieni di entusiatica passione e pacatezza, a cui vanno poi aggiunti gli esordienti della Artist Gallery, artisti che mescolano l’illustrazione pura su commissione a brevi storie autoprodotte, spesso ispirate allo stile nipponico.

Peculiarità della fiera che ha destato la mia attenzione è il grosso spazio dedicato alle Design Hochschulen, università di design provenienti da tutta la Germania e presenti al salone con banchi pieni di fumetti autoprodotti a prezzi relativamente bassi, almeno secondo gli standard del mercato tedesco.
Una vetrina importante per tanti giovani ragazzi che presentavano opere di ogni tipo, dimensione, foliazione, colore: una strategia interessante che sottolinea come, sebbene il fumetto non sia il primo bene di consumo in Germania, goda di una progettualità e una attenzione che manca da altre parti.
Un’attenzione tale da dedicare un premio al miglior progetto universitario nell’ambito dei Max und Moritz Preis, i più importanti premi la cui assegnazione si svolge durante la manifestazione.

Continuando ad aggirarmi per la fiera,una volta tanto non in veste di intervistatore o di recensore, vista la mia colpevole impreparazione, mi sono lanciato alla scoperta di altri aspetti del mercato tedesco, concentrandomi su riviste specialistiche legate al fumetto: oltre a ComicReport, che pubblica le riviste Camp!(dedicata a cinema, televisione, romanzi e fumetti di fantscienza) e Alfonz, anche l’interessante Comixene, arrivata al suo 120esimo numero e che presenta un indice ricco, con articoli dedicati ai 70 anni di Blake e Mortimer,  una carrelate sui fumetti africani,  due retrospettive su Jiro Taniguchi e Moebius,  una intervista a Martina Peters, una delle più famose mangaka tedesche (presente anche in fiera), e alcuni speciali dedicati proprio al Salone.

Gli articoli di Comixene non sono completamente casuali, visto che si ricollegano direttamente a una parte importante del Salone, forse la migliore, che eleva l’evento da fiera commerciale a vero e proprio evento culturale, ovvero le mostre: ben 28 distribuite in tutta la città non solo nei giorni della fiera ma anche in quelli precedenti e successivi, tutte di assoluto livello, alle quali si accompagnano moltissimi incontri che compongono un programma molto ricco e stimolante.

Pur non avendo potuto partecipare agli incontri, mi sono goduto le mostre nel salone principale: una preziosissima rassegna di tavole originali e di riproduzioni di Jiro Taniguchi riprese dalla mostra ad Angouleme del 2015 e montate su un percorso labirintico e affascinante, due interessanti spotlight sul fumetto indiano e su quello turco che mi hanno fatto venire voglia di trovare il tempo (magari in una dimensione parallela) per approfondire la conoscenza di artisti quali Tuncay Akgün, Bülen tArabacıoǧlu, S. Anand, Appupen, Sarnath Banerjee, una monografica su Marguerite Abouet (presente in fiera presso lo stand Reprodukt con il suo Aya, vincitore nel 2006 ad Angouleme come miglior debutto) e una celebrazione dei 70 anni di Lucky Luke.

Taniguchi

Soddisfatto ma stanchissimo per il lungo viaggio e l’eccessiva calura del luogo chiuso, illuminato e pieno di persone, esco dal salone giusto in tempo per vedere la gara di cosplay. Paragonata ad altre fiere, la sezione dedicata ai cosplay appare meno partecipata e curata: pur garantendo uno spazio al fenomeno che attrae interesse e che raccoglie un discreto numero di partecipanti, il Salone si concentra soprattutto sul fumetto e il suo studio, evitando eccessive commistioni con videogiochi, giochi di ruolo, giochi da tavolo e appunto cosplay, rinunciando quindi a un pubblico importante pur di mantenere viva l’attenzione sul protagonista assoluto, il fumetto, e i suoi creatori.

Sono le 17 e mi avvio verso la stazione di Erlangen, fermandomi in alcune piccole sale dedicate ad altre mostre. Mi aspettano 3 ore e mezzo di viaggio più un’ora di attesa a Norimberga, ma sono felice.
Ne è valsa la pena, venire fin qui a Erlangen, piccola città bavarese abbastanza anonima ma che ospita ogni due anni un Festival di cui bisognerebbe parlare di più, in Germania così come all’estero, perché non ho trovato nessuna differenza di organizzazione o di offerta culturale rispetto ad altri; solo una differenza di scala.

Ci vediamo nel 2018. Per allora il mio tedesco forse sarà migliorato. Ma sicuramente sarò più preparato e ugualmente entusiasta. Bis bald, Erlangen.

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