Negli ultimi giorni ho avuto l’occasione di vedere tre film che, ognuno a modo suo, sono stati in grado di interessarmi ed emozionarmi. Casualmente, tutti e tre hanno a che fare con i… bambini disegnati. E quindi, via con i consigli per la visione:
Chi sei, Charlie Brown?

Bello scoprire la somiglianza caratteriale tra Charlie e il suo creatore, e il fatto che molti dei personaggi dei Peanuts siano sfaccettature di Schulz stesso. Ma questo, direi che ce lo aspettavamo. Interessanti anche i racconti circa le genesi di altri personaggi secondari quali Pig Pen, Franklin, e soprattutto Piperita Patty, che è sempre stata uno dei miei personaggi preferiti, se non il preferito.
Toccanti i passaggi più intimi riguardanti la madre, il cambio di stile del disegno dovuto a un incidente di salute, e soprattutto la decisione di fermare la produzione delle strisce dopo ben 50 anni di attività a causa della malattia che lo portò via proprio il giorno in cui l’ultima strip venne pubblicata.
E in tutto questo, a fare da cornice al documentario, un corto animato con il ben noto protagonista che si interroga su se stesso in perfetto stile Schulz.
Il documentario si trova su Apple TV+ e non posso che consigliarlo caldamente a chiunque apprezzi il “bambino a una dimensione”.
Il bambino, la talpa, la volpe e il cavallo

È tratto da un libro illustrato dell’autore inglese Charlie Mackesy, e che ora naturalmente mi voglio procurare, ed è diretto da Peter Baynton e lo stesso Mackesy. La produzione è di Bad Robot e Apple Studios.
Il film tratta di un bambino che si perde nella neve, senza sapere come ritrovare casa sua. Nel suo accidentato percorso incontrerà una talpa, una volpe e un cavallo (ehm, come da titolo), che lo aiuteranno (e in qualche caso lo metteranno in difficoltà) nella sua apprensiva ricerca.
Il corto è pieno di poesia ed esteticamente fantastico, ma soprattutto ci sono degli scambi tra gli animali e il protagonista da manuale di psicologia infantile.
La metafora è abbastanza chiara: qui non si parla davvero di un bambino che si è perso nella neve, ma di un bambino che si è perso interiormente. Che non ha riferimenti, che non ha fiducia in sé, che non crede di avere un valore intrinseco. Gli altri tre personaggi sono dei veri e propri animali guida, rappresentano delle parti importanti della personalità del ragazzino che lo aiuteranno a ritrovare la “strada” verso una maggiore consapevolezza e senso di sé.
Ci sono dei momenti verso la fine forse fin troppo didascalici, ma per il resto buona parte del film è da pelle d’oca e non stento a credere che abbia vinto l’Oscar.
Anche questo lo trovate su Apple TV+. Consigliato a chi ama l’illustrazione per l’infanzia e le storie che scaldano il cuore senza essere eccessivamente stucchevoli.
Elio

Diretto da Adrian Molina e Domee Shi, il film inizia e finisce con le parole di Carl Sagan sulla possibilità di incontrare vita nell’Universo, e questo già dà la misura sul genere di temi trattati nel corso della storia.
Elio è un ragazzino solitario e problematico che ha appena perso i genitori e si trova suo malgrado a vivere con zia Olga, che è una militare e lavora per la Nasa. È fissato con le storie di alieni, in un certo senso confliggendo con l’approccio pragmatico della zia e dei suoi collaboratori al tema dello Spazio.
Tanto fa e tanto briga, che riesce a farsi rapire dagli alieni. Da lì comincia una serie di disavventure di cui non vi faccio spoiler, però una cosa che va detta (e che è chiara già dal trailer) è il fatto che a un certo punto nasce una improbabile amicizia tra Elio e un bambino alieno di nome Glordon. Il che è fantastico, se non fosse che il padre di Glordon è un guerrafondaio che ha intenzione di polverizzare la galassia.
Una storia che parla quindi di guerra e di pace, di empatia, di perdono e di clemenza, in tempi come questi in cui sembra che la pace ci sfugga come sabbia tra le dita e l’empatia sia tornata ad essere considerata una debolezza.
Il tema più importante però è chiaramente quello della solitudine: Siamo soli nell’universo? In un mondo ideale è una domanda che non dovremmo nemmeno porci, perché c’è abbastanza gente sulla Terra per non farci sentire soli, eppure ci si ritrova a rispolverare la solita considerazione, che a volte è più facile sentirsi soli sulla Terra, in mezzo a 8 miliardi di persone, che lassù nello spazio infinito, alla ricerca di vita intelligente e – speriamo – empatica.