Bentornati su Lo Spazio Disney!
Come anticipato nel post di resoconto di Lucca Comics 2022, i postumi della fiera e il poco tempo libero a disposizione mi hanno impedito di essere sul pezzo per quanto concerne l’articolo di analisi sulle novità disneyane del mese di ottobre.
L’idea iniziale era quindi di accludere tali considerazioni al post sulle uscite di novembre ma, onde evitare un papiro di lunghezza spropositata, suddivido comunque in due tronconi il recap dei due mesi autunnali per eccellenza, che usciranno però a stretto giro l’uno dall’altro.
Pronti quindi a fare un salto indietro nel tempo per rimembrare insieme a me cosa è comparso di interessante su Topolino nel corso di ottobre? 😉
Ottobre 2022: le storie da Topolino

La seconda metà varia leggermente di tono rispetto alle premesse, più concreta e meno “eterea”, ma questo non mina la riuscita complessiva della storia che, da par mio, resta un bellissimo pezzo della bellissima annata di Enna su Topolino.
Gli elementi presenti nella pellicola originale vengono mantenuti e, pur decidendo di connotarli con un chiarimento narrativo laddove il cortometraggio del 1902 rimaneva immerso in un fantastico inspiegato, la storia non perde molto a livello di coinvolgimento e di fantasia. Anzi, lo svelamento finale denota la grande inventiva dello sceneggiatore e rilancia il progetto in un disegno più grande di quanto inizialmente immaginato dal lettore.
Parlando di disegni non posso che ribadire che il grande ritorno di Alessandro Pastrovicchio sul settimanale non ha certamente deluso le attese: il tratto fluido dell’artista si fa addirittura arabescato in alcuni punti, con personaggi morbidi e raffinati nel segno. Non sono da meno la cura per la recitazione e per gli ambienti, e la colorazione aiuta molto nel creare le giuste atmosfere.
Per me promossa!
E, se volete approfondire Viaggio nella luna e in generale le storie di Bruno Enna uscite in questo 2022, vi rimando all’intervista allo sceneggiatore sardo che ho realizzato per Lo Spazio Bianco:
Un 2022 a tutto Disney: intervista a Bruno Enna

Non nascondo di aver moderatamente apprezzato il progetto Paperbridge, che grazie al contesto scolastico ha avuto modo di portare sul “Topo” delle dinamiche non molto sfruttate nelle storie Disney, a mio avviso gestendole bene. Mi è sembrato un modo intelligente di rilanciare il personaggio di Lord Quackett, dandogli una rinfrescata dopo gli anni sulle spalle della sua versione adulta, che negli ultimi sviluppi della main saga non sempre mi ha coinvolto.
La notte del vandalo / Il sogno di Beth è una bilogia che “vola basso” rispetto agli intrighi orchestrati dai professori Krimen e Cuordipietra, ma proprio questo essere libero da grandi piani permette alla storia di scorrere in maniera più naturale e semplice, dandole uno slancio di genuinità che ho apprezzato e potendo accennare ad alcune tematiche interessanti. I legami con il “gervasioverso” non mancano in ogni caso, ma stavolta non sono il perno narrativo e questo loro ruolo ancillare mi sembra quello migliore, in questo caso.
Sullo stile di disegni mantengo invece varie riserve: in diverse vignette la regia e la messa in scena non mi hanno convinto, talune inquadrature mi sono sembrate strane e così anche le certe pose dei personaggi. L’ormai celebre quadrupla nella stanza di Quacky mi ha effettivamente disorientato, in particolare per il fatto che la scena rappresentata non mi sembrava necessitasse di tutto quello spazio, scardinando così l’armonia della tavola e il ritmo narrativo per riquadri.
Ho apprezzato però sfondi e ambientazioni, oltre alla tavolozza dei colori.

La narrazione prosegue ripetitivamente con l’impostazione fissata fin dall’inizio, il ritmo è carente, i protagonisti si muovono in tondo, in maniera inconcludente, con l’unica eccezione di un Pippo ben caratterizzato. Topolino, alla fine, risolve il caso assolutamente dal nulla, con una spiegazione abborracciata che non poggia su elementi che possano aver generato tale deduzione.
Non aiutano i disegni di Panaro, che appaiono confusionari, compromettendo in alcuni punti una comprensione pulita dell’azione illustrata, e con character design poco ispirati sia per i personaggi ricorrenti che per i comprimari d’eccezione. Ma è soprattutto la recitazione il tallone d’Achille del risultato estetico dell’opera, legnosa e statica.
Una grandissima delusione, per quanto mi riguarda, sotto pressoché tutti gli aspetti.

È difficile valutare il senso di questa operazione: forse al direttore Alex Bertani la parodia de Il Piccolo Principe era piaciuta al punto di volerla sul suo giornale, oppure voleva celebrare in qualche modo il libro, fatto sta che il risultato è riuscito solo a metà: il formato pocket non ha favorito il godimento delle meravigliose tavole di Perissinotto che, avvolte nei colori di Andrea Cagol, mostrano comunque la propria forza artistica; aver diviso la storia su due numeri distinti ha poi spezzato il ritmo narrativo di un progetto che era nato per essere fruito in un’unica soluzione e, infine, privare l’opera del prologo illustrato presente in origine ha minato leggermente la struttura d’insieme (gli scricchiolii si avvertono nelle ultime pagine).
Ad ogni modo non voglio essere troppo negativo sulla scelta: è pur sempre un modo per dare nuova vita al fumetto di Macchetto e Perissinotto e non ha rubato molto spazio al materiale inedito del libretto.
Per un commento esteso su TopoPrincipe, invece, rimando alla recensione che scrissi ai tempi per Lo Spazio Bianco:
TopoPrincipe – libero, lezioso adattamento di un classico

Ancora una volta Artibani dimostra di essere una penna di razza e, in particolare, di avere una spiccata sensibilità disneyana nella scrittura, cosa che dimostrerà ancora di più il mese successivo con un’avventura ambientata nella verde Irlanda, ma di quello ne riparleremo… focalizzandomi sul Tesoro del legionario, è bello notare innanzitutto come una storia che fa anche da partnership a qualcosa di extra-fumetto (in questo caso gli scavi nell’area archeologica di Aquinum) lo faccia “anche”, appunto, e non solo. Lo sceneggiatore romano ha capito bene come il miglior modo di veicolare concetti o attività collaterali non sia quello di usare i personaggi Disney come pupazzetti che fanno pubblicità, bensì costruire prima di tutto una storia solida e avvincente, che possa appassionare il lettore a prescindere dai riferimenti esterni, che ne risulteranno di conseguenza arricchiti. E così possiamo godere di una freschissima e genuina trama che vede Topolino e Gambadilegno sulle tracce di un intrigante mistero del passato: nessun capolavoro, nessun picco, solamente una buonissima storia qualunque del nostro amichevole Mickey Mouse di quartiere, che però spicca per la limpida qualità di scrittura.
E di disegni: Zironi si scatena negli sfondi, rappresentando in maniera efficace e certosina gli ambienti in cui si muovono i protagonisti della vicenda. Il suo tratto netto e pulito contribuisce al risultato e rende come sempre conturbanti le figure che vi recitano.

Peccato, ma resta una testimonianza significativa e simpatica: da abbinare alla lettura dell’intervista a Cavazzano, pubblicata in coda alla storia.

La faccio breve: si tratta della storia migliore di questo ciclo nucciano, che pure mi aveva già convinto alla prima prova (la topolinesca disegnata da Casty) e un po’ deluso con la seconda (la paperogata disegnata da Faccini). Ma stavolta lo sceneggiatore affila la penna e rende un ottimo servizio a Paperone, alla sua mitologia e alle atmosfere inquietanti di cui L’ora del terrore dovrebbe farsi portatrice. Lo spettro che assilla il protagonista, la sua particolare connotazione, quel senso di indefinito e il collegamento con Doretta sono i tanti elementi che rendono speciale questa vicenda, unitamente ai disegni di un Cavazzano ancora una volta in grande spolvero, che tratteggia benissimo il viso giovanile dello Zione e che contribuisce con il suo segno al mood del racconto. Senza dimenticare la poesia delle lande isolate e innevate dell’Agonia Bianca, che il Maestro fa sprigionare dalle pagine.
Tutto molto bello!

L’ultimo tassello delle qualificazioni ai mondiali giovanili di Fridonia è forse il migliore insieme al primo episodio: c’è la sottile ironia verbale alla quale lo sceneggiatore ci ha già abituato, c’è la comicità fisica (nei confronti tra Paperino e Paperone) facilitata dal tratto spumeggiante e brioso di un Intini magnifico, e c’è il calcio giocato, precedentemente un po’ trascurato. Non che me ne lamentassi, visto il mio scarso interesse verso il mondo del pallone, ma la funzione “catartica” che le partite potrebbero avere in queste trame me le faceva mancare, quando venivano sacrificate. Stavolta non si pecca e grazie alla regia del disegnatore, il gioco ritrova una sua centralità come viatico delle dinamiche che vi stanno attorno.
Infine c’è il ribaltamento finale di prospettiva, ormai cavallo di battaglia di Nucci: ben giocato, riuscitissimo sotto tutti i punti di vista.

Ma quella verve cristallina, pur mutuata e maturata nei lustri passati, la ritrovo in questa storia di media lunghezza che diverte in maniera intelligente, rispolverando il topos dei lavori di Paperino e muovendosi al suo interno per far emergere nuova linfa dal concept. Le risate non mancano grazie all’ironia fondata su elementi della quotidianità in cui molti possono riconoscersi, ridendo quindi anche delle propria disavventure oltre che di quelle del papero vestito alla marinara.
Plot semplice, fondato sulle gag ma perfettamente funzionale, arricchito da un’introduzione alla miniserie perfettamente logica, calzante e simpaticissima e dai disegni di Faccini, perfetti per illustrare questa trama. Mi compiaccio!
Paperoga e il diabolico Dottor Puff Puff, di Marco Nucci e Enrico Faccini (n. 3490), vede invece in scena il Faccini “inquietante” a supportare la storia muta di Nucci che, quasi come fosse in uno spin-off dell’Ora del terrore di Lord Hatequack, si diverte a sceneggiare una vicenda da brividi. Il risultato complessivo in realtà non è perfetto, ma l’idea è comunque buona, anche se la storia sembra rimanere un po’ “a metà” nelle proprie intenzioni.

È solo una breve ma è anche dalle brevi che si misura la bravura dei fumettisti 😉
Pioggia, pioggia che cadi, di Enrico Faccini e Gaja Arrighini (n. 3489), è un’altra breve ma atipica: non solo per il featuring di autori, ma anche per l’impronta smaccatamente poetica che la avvolge.
Le didascalie, il contesto piovoso, Pluto protagonista intimista, le didascalie in versi… un approccio quasi sperimentale ma a mio avviso riuscito. Un’atmosfera soffusa e autunnale decisamente calzante.


Le trame mi sono apparse piuttosto basiche quando non proprio piatte e la brevità non ha aiutato, ma al di là della lunghezza gli spunti non mi hanno quasi mai smosso, con l’eccezione forse dell’aneddoto paperinesco.
I disegni sono sicuramente il miglior pregio del progetto: entrambi i disegnatori offrono buone prove e soprattutto Bigarella mostra di non risparmiarsi.
Bene, credo di aver detto tutto.
L’appuntamento è fra qualche giorno con il post che riguarderà le storie pubblicate sui Topolino di novembre.

Sarò in “veste ufficiale spaziobianchista” insieme a Amedeo Scalese, Gianluigi Filippelli, Rachele “Baz” e probabilmente qualcun altro della redazione per fare qualche intervista, presenziare ad alcuni eventi e realizzare un po’ di contenuti social.
Purtroppo Panini non sarà presente con un suo stand, quindi non ci sarà nemmeno la presenza di uno spazio disneyano che faccia da “hub” di incontri, ma potrebbe sempre esserci la possibilità di incocciare in qualche autore presente come “battitore libero”.
Certamente ci sarà Claudio Sciarrone, ospite ufficiale dell’organizzazione, e già quello non è male: lo intercetterò di sicuro per fare quattro chiacchiere dopo tanto tempo dall’ultima volta e per intervistarlo per il sito 😉
Insomma, se sarete in fiera in quei due giorni e mi riconoscerete, fermatemi pure per un saluto: mi farà piacerissimo!
Ciao!
Ciao!
Noto con piacere che hai diviso i post di ottobre e novembre, secondo me hai fatto bene, rischiava di diventare un papiro xD
Ho apprezzato molto “Viaggio nella luna”, sia dal punto di vista dei disegni (ottimi e in perfetta sintonia con le chine per conferire le giuste atmosfere alla storia), che della sceneggiatura. Ho gradito anch’io l’inserimento di un finale con una “spiegazione”, che si discosta dal film originario, senza comunque stonare. Ho apprezzato il riferimento allo scrittore greco Luciano di Samosata (parodiato in Samosapap), che nel suo poema “Storia vera” (che di vero aveva ben poco xD) aveva narrato un fantastico viaggio oltre le Colonne d’Ercole e il mondo conosciuto, fino all’incontro con i lunari extraterrestri Seleniti.
Un’ottima storia, tra le migliori dell’anno secondo me, con il pregio di risultare un’ottima parodia di uno dei primi film della storia del Cinema.
Mi è piaciuto questo nuovo capitolo di Paperbridge, narrativamente più lineare dei precedenti ma non per questo meno riuscito. Gervasio costruisce una trama a mio parere scorrevole e piacevole, soprattutto per il proseguimento della storia tra Quacky e Beth (adoro le storie romantiche, specie se con finale tragico – lo so, ho dei gusti particolari????).
Un ritmo più veloce e meno puntate avrebbero giovato a “Scacco matto a Topolino”, che tende a ripetersi e a scorrere lenta. Più che altro ho trovato poco concreta la figura del nuovo criminale, minaccia atti eclatanti ma alla fine non riesce a concludere concretamente il piano. Topolino un po’ in balia degli eventi, a mio parere.
Non avevo letto Il “TopoPrincipe” sulla collana Giunti, pertanto non posso fare un confronto tra la versione Giunti e quella del libretto. La storia mi è piaciuta abbastanza, ho apprezzato molto i disegni della Perissinotto e anche la trama scorre bene. Peccato appunto solo per il formato, si nota che l’impianto delle tavole e i disegni sono stati pensati per un formato diverso.
Molto bella anche “Il tesoro del legionario”, avventura piacevole e classica, come hai giustamente detto tu. La tematica è interessante e i riferimenti alla cultura antica anche. I disegni sono spettacolari, anni fa faticavo a gradire lo stile di Zironi, ma crescendo ho apprezzato sempre di più il suo stile particolare e personale, con autentici picchi di meraviglia.
“Paperone e i vichinghi a Venezia” è una bella storia, specialmente per i disegni. Cavazzano si scatena nelle atmosfere di casa sua, fornendo scorci veramente belli per gli occhi. Anche la trama scorre bene.
La nuova storia del ciclo di Lord Hatequack con protagonista Paperone da giovane è molto bella. La trama è costruita bene, così come il finale (come ho detto poco sopra, ho un’autentica passione per le storie d’amore senza lieto fine). I disegni di Cavazzano sono anche qua splendidi, il suo tocco magico è ancora evidente nonostante l’età.
Apprezzo la storia di Road to World Cup, le trovo ben fatte e questa non è da meno. Il calcio non mi entusiasma per nulla, quindi meno ci sono sequenze dedicate al pallone, meglio è per me????comunque, questo ciclo nucciano si riconferma piacevole anche per i non appassionati al mondo del calcio, e si eleva notevolmente rispetto alle altre storie calcistiche degli ultimi anni.
“Gli allegri mestieri di Paperino” mi sta piacendo molto, le gag sono riuscite e divertenti.
“Il diabolico dottor Puff Puff” pure è bella e conferisce quelle sfumature quasi horror che non stonano nel Topolino libretto.
“Pioggia, pioggia che cadi” ha un approccio come hai detto tu quasi “innovativo”, non è la prima volta che si entra nei pensieri intimi di un animale domestico (ad esempio, il ciclo facciniano di Malachia), ma è ben riuscita e l’accompagnamento delle didascalie è molto carino.
“Terror factor” ha una cornice decisamente poco stimolante, ma i brevi racconti horror sono stati piacevoli, pur nella loro semplicità. In particolare ho apprezzato il riferimento della vicenda paperonesca a “Il ritratto di Dorian Gray”, oltre al personaggio del pittore Paperonymus Posch, evidente caricatura del reale pittore Hieronymus Bosch, scelta azzeccata dati i toni horrorifici dei quadri di Bosch.
Non sarò a Cartoomics ma ti auguro un buon weekend in fiera!
Alla prossima 🙂