
S02 E01 – Padovaland di Miguel Vila
Dopo tanta assenza, voglio provare a riscrivere qualcosa, e voglio provare a rileggere con costanza. Magari non sarà un appuntamento quotidiano. Ma mi piacerebbe dare a questo blog una seconda stagione, motivo per cui azzero la progressione dei post. Supportatemi che così mi sento maggiormente in colpa se dovessi mancare…
Ricomincio da Padovaland, fumetto d’esordio per Miguel Vila. Un esordio notevole per padronanza del fumetto (strumento e fine), per profondità delle tematiche e per la leggerezza con cui le affronta, per personalità del segno. L’opera si colloca all’interno di quello che sta diventando quasi un genere a sé stante, opere tra la fiction e l’autobiografia nelle quali a essere protagonista sopra a tutti è la provincia italiana, vista come concretizzazione delle storture della società e dell’animo umano. In questo solco Vila racconta le vicende di un gruppo di persone che, attorno alla protagonista principale Irene, sviluppano le loro storie tra miseria, incomprensioni, senso di inadeguatezza e delusioni. A ognuno viene dato spazio, ognuno svela al lettore parti intime di sé; alcuni personaggi incarnano figure che potremmo definire fin da subito “positive” pur evidenziando tutte le loro inadeguatezze, altri restano intrappolate nei propri ruoli di perdenti, altri ancora disvelano lentamente parti di sé lungo le pagine. Un fumetto corale quindi, che anche se nel finale per alcuni dei protagonisti mostra un’evoluzione, addirittura un “lieto fine”, non si stacca da quella sensazione asfissiante che per essi manchi speranza e manchi futuro.
I disegni di Vila sono carnosi, morbidi e sottolineano la desolazione e la decandenza del paesaggio, anche se il lavoro più incisivo a mio modo di vedere è sui personaggi. La tridimensionalità che dona ai corpi, ai volti, la capacità di mostrare fisici reali, imperfetti eppure anche sensuali a volte è d’impatto; una delle chiavi del racconto si manifesta grazie ai disegni, capaci di rendere perfettamente l’idea delle gabbie che i corpi possono essere (corpi che non ci piacciono e soprattutto corpi che vengono giudicati, violati continuamente) o del peso delle proprie insicurezze e paure che si manifesta in posture ingobbite, scomposte, impaurite. La materialità di questi corpi e l’espressività di questi volti non necessitano di un realismo a tutti i costi, lasciando che sia lo strumento della caricatura a portare in scena i personaggi per gran parte del volume, ma questo non toglie a essi niente del loro apparire reali nella loro caratterizzazione.
Non che Vila non si soffermi spesso sull’ambiente urbano, caseggiati, costruzioni, strade, spesso in vignette mute e strette che trasmettono tutta la claustrofobia di questa ambientazione, che fa da cornice e anche per certi sensi da elemento giustificativo anche delle difficoltà dei protagonisti nel rapportarsi con sé stessi e gli altri.
Lode a Canicola per dare spazio a esordi di questo livello, io sono sinceramente curioso di vedere come evolverà lo stile di Vila.