Gino D'Antonio: un GRANDE!

Gino D’Antonio: un GRANDE!

In occasione dell’uscita della ristampa completa a colori della Storia del West (prevista per il 3 aprile), mi sembra una buona occasione per conoscere ancora meglio l’arte del suo creatore, l’indimenticabile Gino D’Antonio. 

Uno degli aggettivi più usati per definire una personalità che ha fatto parlare di sé in un ambito specifico è GRANDE! Il grande Leonardo per esempio, oppure il grande Picasso, il grande Charlie Chaplin, il grande Moebius, insomma quante volte usiamo questa espressione per esaltare un artista o scrittore o regista che sia, che si è distinto grazie alla sua arte?! A volte però si fa un abuso di questo aggettivo. Quindi, in definitiva, un grande dev’essere di fatto tale, e tale deve essere definito senza mezzi termini; nello stesso tempo la parola grande non deve essere usata a sproposito per definire un bravissimo artista o un dotato scrittore.

Personalmente cerco di non abusare di questo aggettivo ma ahimè non sono perfetto: spesso ci casco anch’io, soprattutto quando parlo entusiasticamente di un determinato artista.

Recentemente, mentre mettevo ordine nella mia biblioteca, mi sono capitati tre vecchi libri della AMZ Editrice; tre romanzi illustrati per ragazzi di cui due portavano la firma di Gianni Padoan, uno dei migliori scrittori italiani del genere. Ma il vero tesoro di questi libri sono le illustrazioni; basta vederne una e si riconosce immediatamente l’inconfondibile tratto di Gino D’Antonio.

Ecco un autore per cui l’aggettivo grande è d’obbligo. Nel fumetto, per gli addetti ai lavori, il nome di Gino D’Antonio è irrimediabilmente legato al suo fumetto più famoso, vale a dire l’imponente saga della Storia del West, una delle opere più belle e innovative di tutto il fumetto mondiale (non mi stancherò mai di ripeterlo).

Ma D’Antonio fu molto di più della Storia del West. Come sceneggiatore fu eguagliato da pochi: scrisse L’uomo di Pechino disegnato da Renato Polese, L’uomo del Bengala disegnato dal grande (anche qui è d’obbligo) Guido Buzelli e L’uomo del deserto e L’uomo di Rangoon per i disegni di Fernando Tacconi, oltre a disegnare le sue storie L’uomo dello Zululand e il capolavoro bellico L’uomo di Iwo Jima. Creò personaggi belli e originali, come la saga western con toni da commedia Bella & Bronco (all’epoca non apprezzata dal pubblico), Mac lo straniero (disegnato da Tacconi), Susanna (disegnata da Tacconi e Polese) e una superba rivisitazione della seconda guerra mondiale, Uomini senza gloria, in gran parte disegnata dal fidato Fernando Tacconi; un’opera che narra la seconda guerra mondiale attraverso una serie di racconti avvincenti lontani anni luce dalla didattica Storia d’Italia a fumetti di Enzo Biagi. E molto altro ancora ha fatto D’Antonio e continuò a fare fino alla morte sopraggiunta nel dicembre del 2006.

Autodidatta, uomo di grande cultura, autore completo tra i più completi (mi si permetta il gioco di parole), profondo innovatore e dotato di un segno grafico geniale, D’Antonio era un fuoriclasse anche come illustratore.

Le illustrazioni per questi tre romanzi rappresentano la piena conferma di quello che dico: l’autore milanese alterna pennino e matita, e grazie al suo tratto dinamico e fortemente espressivo crea delle splendide immagini; niente a che vedere con gran parte delle illustrazioni che spesso affollavano i libri di questo genere che riempivano gli scaffali delle poche librerie e cartolibrerie del periodo. E ancora una volta il grande maestro ha a che fare con la selvaggia America (nel romanzo Glory, Glory, Alleluja…! illustrando l’attivista per i diritti civili John Brown), con l’Italia durante la prima guerra mondiale (Un elmetto coperto di fango) e con il Pakistan raccontato nelle sue miserie (Una corsa verso l’ignoto).

Di seguito alcune illustrazioni tratte dai tre romanzi. Una piccola dimostrazione dell’eccezionale talento di Gino D’Antonio, autore geniale e vero maestro del fumetto mondiale.

Un grande, appunto.