
Almanacco Topolino #22 (aprile-maggio-giugno 2025)
Bentornati su Lo Spazio Disney!
Rieccomi a parlare di Almanacco Topolino, la testata antologica da edicola a mio avviso più interessante dell’attuale panorama disneyano.
Se è pur vero che, da quanto ho visto leggendo in rete, I Grandi Classici Disney sembra essersi ripresa dall’impasse conosciuta nel primissimo periodo di gestione Gaspa e riesca a offrire un menù più attento a storie d’epoca e con un maggior apparato editoriale, ha pur sempre meno appeal ai miei occhi di Almanacco, il quale ha diverse e più frecce da scoccare nella sua impostazione di base, che – complice anche il formato maggiore – lo avvicina molto allo Zio Paperone anni Novanta e Duemila, ideale nume tutelare di questo progetto pur con le fondamentali varianti che contraddistinguono i due periodici.
Un punto in comune è l’attenzione verso l’animazione disneyana, che in entrambi i casi viene approfondita e valorizzata al pari dei fumetti e di tutto il resto del macrocosmo Disney.
Non a caso, in questo numero di Almanacco viene presentata la riduzione fumettistica firmata da Walt Kelly de I tre caballeros, storico lungometraggio a scrittura mista del 1944 nel quale Paperino viveva un’avventura sudamericana in compagnia di Josè Carioca e Panchito Pistoles.
Inevitabilmente perdente in un confronto col film di partenza, l’adattamento riesce comunque a trasmettere lo spirito libero e guascone della pellicola, che trova la sua forza nel terzetto di improbabili protagonisti e nel loro approccio alla vita particolarmente naif.
Riusciti sono anche i raccontini, già presenti nell’opera originale, dai quali Paperino apprende usanze e leggende del Sud America, con un effetto certamente poco unitario ma comunque non troppo stridente, tant’è vero che la lettura risulta comunque scorrevole e per nulla farraginosa, anche a dispetto degli anni sul groppone.
Il valore di questa ristampa è soprattutto simbolico, da “chicca boschiana” diciamo, visto che la storia non veniva riproposta da una decina d’anni (ma in quell’occasione nel formato ridotto dei Grandi Classici), nonché dalla solida introduzione del curatore Marco Travaglini, che riesce a contestualizzare in primis la pellicola originale con un doveroso e competente excursus sui pionieristici anni degli Studios di Walt Disney e in seconda battuta il fumetto e l’autore.
Le altre due ristampe, come di prassi, sono invece italiane e provengono dall’archivio dello storico Almanacco Topolino: poste entrambe in apertura dell’albo, appaiono molto classiche e quindi ottimi esempi del fumetto disneyano degli anni Settanta.
Zio Paperone e il deposito colabrodo di Michele Gazzarri e Giorgio Bordini parla dell’ennesima trovata dello Zione per salvaguardare i propri denari dalle mire dei Bassotti, e di conseguenza dell’ennesimo piano dei banditi per gabbarlo, mentre Topolino e il ladro artistico di Disney Studio e Sergio Asteriti è un giallo standard con Mickey protagonista – che tra l’altro non esita a definirsi detective a tutti gli effetti – ma che funziona in maniera migliore e meno sclerotizzata della media di questo tipo di avventure del periodo, complice la presenza di Minni come spalla, forse, o di una trama un po’ più ragionata. I disegni di Asteriti sicuramente contribuiscono all’apprezzamento dell’opera, considerando che ci troviamo in quella fase della sua carriera in cui a mio parere l’artista si esprimeva al meglio.
Passando alle inedite, devo dirmi maggiormente soddisfatto rispetto all’uscita precedente.
Se ricordate, infatti, in quell’occasione mi lamentai della presenza di una sola storia estera al suo debutto italiano, per quanto lunga: stavolta ne figurano invece ben tre, anche se ovviamente più brevi.
Parliamoci chiaro: pur non avendo contato e confrontato il numero di pagine riservate alle inedite, sono consapevole che probabilmente il totale si avvicinerà nei due casi, ma diciamo che a livello di percezione c’è un effetto migliore, e una varietà maggiore, nel vedere più di una sola avventura nuova.
Poi ok, se parliamo do colpo d’occhio, il sommario che si esaurisce già a metà della sua facciata mette un po’ di tristezza, ma sono consapevole della lunghezza di The Three Caballeros e quindi ci sono passato sopra.
Tornando alle inedite, sono tutte molto buone: Paperino e il ladro di avventure di Kari Korhonen e Wanda Gattino è sicuramente il clou della selezione, considerando la sua vena citazionista e il suo essere fermamente radicata nell’immaginario barksian-donrosiano (… donrosiano in particolare, se non altro per attitudine 😛 )
Con gli anni il mio gradimento nei confronti di questo tipo di storie è stato altalenante: sono passato dal nerd incallito post-lettura della $aga che bramava questo tipo di riferimenti a piè sospinto al lettore più attento alla qualità di testi e disegni rispetto al futile e fine a sé stesso “sfrugugliamento” delle tematiche e dei personaggi più reconditi della narrativa papera americana, adottata poi convintamente in Nord Europa.
Attualmente però, in particolare in seguito ai Diari di Paperone di Kari Korhonen e a certe strizzatine d’occhio soft e made in Italy (Artibani, Stabile: sto pensando a voi), sono tornato a recepire più positivamente questa branca di storie scendendoci a patti e ritengo che abbiano comunque un loro perché, se gestite con criterio. Di più, rilanciando la già citata analogia con lo storico Zio Paperone, trovo che sia del tutto salutare che l’attuale incarnazione di Almanacco Topolino si dedichi a riproporle con particolare solerzia e zelo, avendo peraltro la possibilità di tracciare i vari collegamenti e far luce sui numerosi riferimenti “nobili” di cui questa produzione si fa carico.
Korhonen ha trovato una buona formula, non solo con la serie dei Diari, ma anche con operazioni come questa, che parte con il pretesto di una serie TV che ha biecamente sfruttato le avventure vissute dai Paperi negli anni d’oro per le proprie sceneggiature, prosegue con un viaggio avventuroso e ben scritto di Paperino e Qui, Quo, Qua nella giungla accompagnati da un pauroso Gastone sulle tracce di uno scomparso Zio Paperone e arriva al finale coi petardi, ponendosi come possibile primo tassello di un ciclo che faccia reincontrare il cast con Ortensia de’ Paperoni, la madre di Paperino.
Oltre al nerdismo basic, comunque, la sceneggiatura è ricca di umorismo, i personaggi sono descritti benissimo, l’avventura la fa da padrona e c’è pure tanto cuore; Gattino ai disegni, infine, presenta tavole molto curate e dal tratto morbido, e personalmente sono contento che sia stato coinvolto un disegnatore come lui piuttosto che vedere lo stesso Korhonen anche alle matite.
Sempre Kari Korhonen è presente con un nuovo episodio de I diari di Paperone: Arte per l’arte. Il giovane Scrooge ha appena lasciato la Scozia ma prima di arrivare in USA fa tappa a Parigi, venendo a contatto con l’esuberanza artistica del tempo e anche con la nascita della bande dessinée – vale a dire dei fumetti – in quella che è sicuramente una delle sue patrie d’elezione! Spumeggiante e coinvolgente, la storia è davvero ben fatta, anche se esteticamente mi pare che l’autore abbia fatto qualche passo indietro rispetto alle prove immediatamente precedenti, tornando a un tratto eccessivamente squadrato – specialmente per quanto riguarda il protagonista – che mi è risultato un po’ respingente.
Mac Paperin e la catapulta dei caledoni di Lars Jensen e Marco Rota è invece una breve nella quale lo sceneggiatore fa tornare in azione l’avo caledone di Paperino inventato dallo stesso Rota.
La vicenda non aggiunge nulla alla mitologia di Mac Paperin e invero appare più come una serie di gag concatenate blandamente tra loro, ma è il pretesto per rivedere il protagonista e il resto dei personaggi del castello di Malcot, perciò non sto troppo a questionare.
Nota finale per gli articoli scritti da Travaglini: tutti molto buoni, efficaci e puntuali, ma rilevo ahimè che la “cura dimagrante” sembra colpire anche questo tipo di contenuti.
Oltre all’editoriale introduttivo abbiamo infatti una sola pagina per le italiane in ristampa, una sola pagina per le inedite e due pagine per parlare de I tre caballeros; rispetto al passato, mi pare che lo spazio si sia assottigliato e spero che sia un caso, che si tratti di una scelta dovuta a quello che effettivamente c’era da dire sul materiale proposto o obbligato dalla lunghezza della storia di Kelly e non a un ridimensionamento di quell’apparato editoriale che è fondamentale in una rivista come questa, e che deve continuare ad avere un ruolo da protagonista. Il curatore si sta dimostrando un degno erede di Davide Del Gusto, e riesce anche a comprimere efficacemente in poche righe diversi concetti interessanti e spiegati bene, ma ciò non toglie che le cose da dire siano sempre tante e pertanto confido che non si sacrifichino pagine di questo ambito.
Ad ogni modo, Almanacco prosegue la sua corsa e – forte dell’iniziativa delle card “Topolino Story” – la continuerà almeno per un altro annetto.
Il prossimo numero, stando alla preview, sembra altrettanto gustoso e non vedo l’ora di leggerlo e parlarne 😉