Il “Topo” di novembre 2024
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Il “Topo” di novembre 2024

Bentornati su Lo Spazio Disney!
Novembre mi ha portato in dono un pervicace raffreddore con corollario di mal di gola e catarro, che sta durando per più tempo del solito! Malanni di stagione, niente di che, ma se dovessi individuare un elemento rappresentativo di questo mese, sarebbe probabilmente quello! 😬
Avrebbe potuto essere anche Cartoomics, se solo ci fossi andato! Era in programma, come quasi ogni anno, ma per un impegno imprevisto dell’ultimo minuto ho dovuto saltare anche questa fiera, dopo Lucca Comics 🙁

Passando al nostro settimanale preferito, invece, possiamo notare un miglioramento rispetto al problematico mese precedente, con un palinsesto genericamente meglio riuscito e più soddisfacente.

Novembre 2024: le storie da Topolino

Topo Novembre 2024 5500 piedi, di Bruno Enna e Davide Cesarello (nn. 3597-3601), non è ancora finita ma manca solo un episodio, pertanto posso iniziare a dire la mia sui cinque sesti dell’avventura già usciti, riservandomi di tornare in argomento fra un mese per parlare della sua conclusione.
Anche perché già da ora si attesta come una delle storie migliori in assoluto dell’anno, sicuramente da podio.
Enna e Cesarello ricompongono la coppia vincente de Gli evaporati, quel capolavoro vero che ha impreziosito le pagine del “Topo” nel 2023, e flirtano nuovamente con atmosfere misteriose e fantascientifiche, stavolta guardando direttamente a opere sullo stile di X-Files poiché al centro della vicenda ci sono gli alieni.
Gli extraterrestri non sono una novità nel fumetto Disney, ma in questo caso l’approccio utilizzato si afferma come peculiare perché affronta il tema in maniera “seria”, trattando gli esseri provenienti da un altro pianeta con il giusto carico di pathos e di inquietudine, ipotizzando che siano già tra di noi da tempo e contrapponendoli al misterioso gruppo degli “Scuri”, la cui rivelazione sulla loro vera natura è qualcosa di sopraffino.
Niente mostriciattoli verdi col naso a trombetta, insomma : P ma entità più ricercate, fantasiose e sottilmente inquietanti!

Topo Novembre 2024 6Complotti e intrighi di alto profilo sono quindi gli ingredienti della saga, insieme a un buon grado di paranoia che rende il tutto maggiormente intrigante: le scene in cui si cerca di convincere Topolino di essersi immaginato le stranezze che ha intravisto alla fattoria degli zii di Orazio sono veramente suggestive, mostrando egregiamente la frustrazione e lo spaesamento del protagonista, che gli altri trattano con condiscendenza come se fosse un po’ schizzato. Ma il tono lascia velocemente spazio all’angoscia quando si intuisce che gli amici di sempre sono strani e quindi, forse, nascondono qualcosa o non sono realmente loro…
Nemmeno l’episodio-spiegone – il quarto – riesce a rallentare il ritmo di una vicenda a dir poco avvincente, visto che Enna lo gestisce in maniera naturale e fluida all’interno dell’impianto, dando le prime risposte al momento giusto e sfociando in una quinta puntata che porta altri chiarimenti ma senza rinunciare a una robusta dose di azione.
Can’t wait per il gran finale!

Topo Novembre 2024 22Il contributo di Cesarello è fondamentale nella riuscita di questo affresco: il suo tratto sta evolvendosi da quando è tornato in pianta stabile sul settimanale, allontanandosi da un appeal standardizzato figlio dell’esperienza nel merchandising.
Sui Paperi sperimenta un segno underground molto catchy (dopo prime prove un po’ respingenti), mentre sui Topi abbraccia uno stile più morbido e classico, guardando in particolare, in questa occasione, al Massimo De Vita degli anni Novanta.
La plasticità di Topolino è fenomenale, in vignette nelle quali agisce in maniera dinamica e con espressioni ricche di vita, in grado di accompagnare benissimo le sensazioni provate in quei frangenti. Ottimo anche l’abbigliamento più dettagliato del solito.
Sui comprimari c’è un lavoro leggermente diverso: Minni, dopo la fase dei codini, torna ai fiocchi ma sfoggiandone uno per orecchio e indossando outfit contemporanei e credibili; con Orazio e Pippo l’artista ritrova lo spirito meno convenzionale sbizzarrendosi in corporature dinoccolate e sbilanciate e in espressioni disorientanti, in particolare per un Goofy in sceneggiatura parecchio sopra le righe.

Le scene più intense e quelle oniriche rappresentano poi la punta di diamante di quanto il disegnatore abbia fatto in questi anni, momenti in grado – anche grazie ai colori di Irene Fornari – di precipitare il lettore in uno scenario “ai confini della realtà” che sono la quintessenza dell’immaginazione.
Un lavoro estetico sontuoso che dà una marcia in più alla storia e che è ben rappresentato dai frontespizi di ogni capitolo.

Topo Novembre 2024 7Circus – La notte dei barcollanti, di Giovanni Di Gregorio e Ivan Bigarella (n. 3598), è il nuovo episodio della saga iniziata a ottobre: se per Ombre della ribalta ero stato piuttosto freddino, stavolta sono più positivo.
Entrando nel vivo della vicenda si intravedono meglio le potenzialità del progetto, e il mistero di turno in cui incappano e sono coinvolti i circensi risulta sicuramente più accattivante di quanto non fosse la sparizione di Minni nella prima avventura.
La risoluzione invero scricchiola anche in questo caso, risultando un po’ sciocchina e un pelo infantile, ma ha dalla sua un certo grado di angoscia che in qualche modo funziona abbastanza e senza stonare troppo.
Ancora una volta sono però le atmosfere la parte vincente di Circus, laddove l’inquietudine costante riesce a mantenere la sceneggiatura perennemente tesa, compito non semplice ma che Di Gregorio porta a casa in maniera convincente. In particolare è la caratterizzazione burtoniana del cast a funzionare, con un effetto magnetico non trascurabile.

Certamente in tutto ciò la parte visiva gioca un ruolo importante e oserei dire che in questo La notte dei barcollanti si tocchino vette qualitative addirittura superiori a quanto osservato nel primo episodio! Paolo Mottura, maestro assoluto, aveva fatto un ottimo lavoro come sempre e il suo stile era particolarmente adeguato per l’aura del soggetto, ma Ivan Bigarella qua sembra giocare la partita della vita: tavole magistrali, cesellate, arabescate, nelle quali si scatena inserendo fronzoli e dettagli a tutto spiano con un gusto per le atmosfere fantastiche e gotiche veramente azzeccato.
Non solo nella raffigurazione dei personaggi, ma anche e soprattutto nelle ambientazioni brumose della periferia americana in cui il tendone si accampa, così come in quelle del fiume su cui si esibiscono a bordo di un’imbarcazione turistica.
Un risultato sinuoso e curato oltre ogni previsione, che testimonia la fortissima crescita di questo artista che qui fa seriamente un balzo in avanti considerevole.

Topo Novembre 2024 23What If…? – Minni diventa Captain Marvel, di Steve Behling, Luca Barbieri e Giada Perissinotto (n. 3601), prosegue l’iniziativa di fusione tra i personaggi Disney e l’universo Marvel attraverso delle reinterpretazioni dei principali supereroi della Casa delle Idee da parte del cast disneyano.
Stavolta Paperino lascia il posto a Minni, che viene chiamata a interpretare la doppia identità di Carol Denvers e Capitan Marvel. E devo dire che Barbieri compie un lavoro migliore di quanto fatto con Paperino-Wolverine: concentrandosi, analogamente a quanto operato da Riccardo Secchi per il Thor paperinesco, su una vicenda di origini che ricalcasse quella dell’eroina Marvel, riesce a giostrare in maniera più virtuosa le pagine a disposizione per un racconto maggiormente compiuto e fruibile da qualunque tipo di lettore, capace di non lasciare punti in sospeso o appena accennati.
Minni è una giornalista neoassunta del Papersera, incaricata da Paperon de’ Paperoni di indagare sulla misteriosa Capitan Marvel… che è la stessa Minni, nonostante la ragazza non ne sia consapevole! L’equivoco è molto ben gestito, così come il progressivo disvelamento della verità per la protagonista e le ben tre scene d’azione presenti. La storia riesce così a intrattenere, Minni risulta scritta in maniera equilibrata e coerente e il ritmo è azzeccato, specialmente nel punto in cui lo sceneggiatore decide di inserire il flashback rivelatore.

Topo Novembre 2024 24Ottima e sontuosa Giada Perissinotto ai disegni: il suo tratto morbido e dinamico è adattissimo per il feeling disneyano ma al contempo action che la sceneggiatura richiedeva.
L’appeal estetico riesce ad essere tanto debitore della tradizione italiana quanto di un approccio internazionale “standardizzato”, senza mai banalizzarsi – anzi, mantenendo una personalità riconoscibile – ma rimanendo comunque perfettamente leggibile grazie a una linea precisa e sicura.
Fantastica l’attenzione agli abiti di Minni, deliziosamente moderni, magnifico il design del suo Zio Paperone, azzeccato l’adattamento del costume di Capitan Marvel sulla fisicità della topolina e interessante la gestione delle griglia che, pur senza grandi stravolgimenti, riesce a movimentare il passo narrativo, aprendosi spesso a quadruple d’effetto e giocando intelligentemente con la disposizione delle vignette sulle pagine.
Plaudo al consueto spazio dato agli autori per fornire qualche dietro le quinte del loro lavoro. Stavolta si evita la struttura a intervista optando invece per un’esposizione autonoma da parte di Barbieri e Perissinotto: l’effetto è più scorrevole e unitario, due discorsi che filano, non annoiano e danno secondo me molta più soddisfazione nell’apprendere certi meccanismi. Spero che anche per i prossimi mash-up si mantenga questa nuova conformazione.

Topo Novembre 2024 11Paperino e lo scuginamento programmato, di Gaja Arrighini e Silvia Ziche (n. 3599), è la palla in buca che non ti aspetti da parte di una sceneggiatrice capace di destabilizzare il lettore.
Colonna portante della redazione, Arrighini vanta comunque un centinaio abbondante di sceneggiature firmate fin dal 1999: iniziate con alcune storie a sfondo romantico, privilegiando la presenza di Amelia e di Brigitta, si è poi spostata con esiti meno felici a trattare personaggi secondari (Battista, Edi, Gennarino, Pico) per poi trovare una rinnovata dimensione scrivendo alcune buone avventure di Paperino Paperotto. Di altre prove, come la serie Premiata Ditta Filo&Brigitta, la storia con Paperica e Mina e quella dei ragazzi di Area 15 insieme a Roberto Bolle conservo invece ricordi tutt’altro che lieti…
Nella produzione degli ultimi anni, però, ecco che l’autrice ha saputo tirare fuori alcune inaspettate perle: a una produzione rarefatta e apparentemente sottotraccia fa da contraltare una certa cura nell’ideazione di avventure semplici ma sentite e riuscite, come Zio Paperone e il risparmio a 360°, Pioggia, pioggia che cadi, Paperoga e l’effetto raggelante e Paperoga in nero, un quartetto di tutto rispetto e capace di intrattenere senza trascurare una tematica di fondo ben giostrata.
Questa Paperino e lo scuginamento programmato rientra appieno nel filotto positivo di cui sopra: una gita in montagna di Paperino, Paperoga e Gastone è l’occasione per mostrare le tensioni tra i tre cugini, che portano il buon Donald a desiderare di non aver mai conosciuto i due consanguinei. Quando viene accontentato da un certo mago (proveniente direttamente da una storia di Enrico Faccini), ecco la vena surreale, l’irresistibile umorismo verbale la sequela di gag godibilissime e fresche che portano infine a una reciproca accettazione tra cugini, al di là dei difetti e delle incomprensioni.
Una storia divertente e di cuore, quindi, nella quale il rapporto tra i protagonisti viene in qualche modo trattato in maniera più realistica del solito, mostrandone anche il lato affettivo che tra famigliari è sensato presumere, al di là di tutto: se inizialmente stupisce trovare un racconto così in apertura di albo, per la sua natura “standard” e autoconclusiva, col senno di poi non posso che apprezzare una mossa come questa che dimostra come si possano valorizzare anche storie che non facciano parte di cicli o progettoni, ricordandomi un po’ l’impostazione del “Topo” della mia infanzia.
Silvia Ziche ai disegni completa il tutto, con il suo segno sintetico e con la sua innata capacità di focalizzarsi sulle espressioni dei personaggi, in grado di comunicare immediatamente il sentimento di turno anche solo con le pupille degli occhi o con l’apertura del becco.

Topo Novembre 2024 14Le strabilianti imprese di Fantomius, ladro gentiluomo – L’asso di picche, di Marco Gervasio (n. 3600), si pone in diretta continuità con le ultime avventure di Lord Quackett pubblicate negli scorsi mesi, e in particolare con la precedente. Ahimè, stavolta Gervasio non riesce a bissare l’ottimo risultato di quella bella storia, ricalcando un po’ di cliché e proponendo situazioni che sono sostanzialmente delle rielaborazioni di cose già viste sulla serie. Anche il ritorno a sorpresa di un personaggio del cast di Paperbridge non mi ha colpito come avvenuto con i vecchi compagni di corso di Quacky e ci sono un paio di passaggi che paiono girare un po’ a vuoto.
Al di là di questo, però, l’autore riesce a sfruttare il numero di pagine a disposizione trattando la narrazione con un ritmo rilassato, conducendo con i giusti tempi l’indagine condotta da Fantomius e Dolly Paprika sulle tracce del nuovo ladro in città e avendo modo di inserire anche una buona scena d’azione lunga nel finale.
Insomma, un passetto indietro rispetto al sorprendente capitolo precedente, ma comunque una lettura che riesce a intrattenere, pur senza particolari pretese.

Topo Novembre 2024 19K – Il più duro dei duri, di Luca Barbieri e Francesco D’Ippolito (n. 3601), è il terzo e ultimo capitolo della miniserie nella quale lo sceneggiatore ha immaginato aneddoti mai raccontati finora della giovinezza di Paperone ai tempi del Klondike.
Non sono stato tenero nei confronti degli scorsi due capitoli: a trame buone – comunque non eccellenti, soprattutto perché fortemente derivative da una certa narrativa western senza troppe reinvenzioni – faceva da contraltare una trattazione del passato di Paperone piuttosto “libertina” che contraddiceva non solo e non tanto la $aga di Don Rosa, quanto la visione barksiana e anche un più generale buon senso nel pensare alla cronistoria paperoniana.
Per l’episodio finale, però, Barbieri fa uno scatto in avanti e confeziona una storia decisamente più convincente delle prime e che, pur proseguendo inevitabilmente nel solco di quel “peccato originale”, riesce perlomeno a imbastire una storia godibilissima, ben gestita e nella quale il protagonista giganteggia.
Permangono i problemi di fondo della saga, quindi, ma sono più propenso a chiudere un occhio alla luce di una bella e solida avventura di un Paperone cazzuto e spaccaculi davvero convincente.
Certo, a ben vedere il presunto depistaggio al lettore sul possibile rapitore di Doretta Doremì è così pretestuoso e sgamabile che annichilisce immediatamente qualunque possibilità di efficacia, specialmente quando si apre il racconto annunciando l’evasione di Nonno Bassotto senza più farne cenno… una pistola di Cechov che più fumante non si può!
Il nuovo comprimario è molto meno fastidioso di quanto non furono il decano dei Bassotti e Cuordipietra Famedoro: non è infatti Filo Sganga a comparire, ma un suo progenitore, tipo uno zio o un nonno direi, coerentemente con l’età dell’affarista creato da Romano Scarpa. Paradossalmente proprio Filo sarebbe stato – impossibilità temporale a parte – quello meno problematico per cui inventare un primo incontro con Paperone, ma ad ogni modo l’escamotage dell’antenato evita qualunque tipo di incongruenze e omaggia involontariamente la tradizione del fumetto Disney italiano che si è sempre sbizzarrita nel creare antenati dei vari personaggi con nomi storpiati e fattezze pressoché identiche.
Comunque sia, è il giovane cercatore d’oro a spiccare nella vicenda, rubando la scena a chiunque e riportando piuttosto bene le caratteristiche vincenti che aveva in quel periodo della sua vita, in accordo con Barks e Rosa.

Topo Novembre 2024 20E poi c’è D’Ippolito: anche con lui, nell’ambito di K, non sono stato morbido nei commenti, lamentando che a uno sfoggio di talento e inventiva non corrispondesse una chiarezza espositiva e una pulizia nella gestione delle tavole.
Ebbene, sono lieto di rilevare che stavolta il suddetto problema non si è posto: l’artista pare aver trovato un equilibrio tra la volontà di soverchiare la gabbia e la necessità di offrire una composizione comprensibile, sperimentando senza voli eccessivamente pindarici.
Abbiamo quindi vignette separate da arbusti e altri elementi di scena, così come vignette che sembrano continuare tra loro nel paesaggio nonostante contengano situazioni in divenire, ma Dippo riesce a gestire tali soluzioni senza ingenerare confusione e rendendo le pagine perfettamente leggibili.
Per quanto riguarda lo stile con cui illustra i personaggi, si mantiene quella linea guizzante, fresca, morbida e armonica che li fa sembrare vivi sulla pagina; guardando a sfondi e ambientazioni, infine, il disegnatore riesce a ricreare le giuste atmosfere prestando particolare attenzione agli scorci naturali incontaminati, per un lavoro esteticamente appagante.
Risultato magistrale.

Topo Novembre 2024 10Paperino e il debito definitivo, di Bruno Enna e Giada Perissinotto (n. 3598), segna il ritorno dello sceneggiatore sardo a storie “riempitive”, sia detto nel miglior senso possibile. Era da tempo che Enna non si “rilassava” con qualcosa di più leggero e meno roboante, fatta eccezione – ma solo in parte – per Topolino e il mistero dei giganti della scorsa estate, e sono contento di ritrovarlo anche in questo contesto: la scrittura mantiene il consueto brio, le dinamiche sono divertenti, l’idea è una sagace variazione sul tema di un classico canovaccio (in questo caso la condizione di indebitato cronico di Paperino).
Insomma, intrattiene ed è rispettosa del personaggio, quindi non posso che essere soddisfatto.
Ai disegni un nome che sta diventando sempre più un pezzo da novanta ma che non disdegna storie più semplici e brevi: Perissinotto offre un lavoro leggermente meno d’impatto di altre sue cose recenti, ma porta a casa un buonissimo risultato.
Alcune inquadrature, come quella della prima tavola, fanno intuire come la regia non sia mai pigra, mentre il piglio con cui appaiono Paperino e Zio Paperone è assolutamente piacevole. Riuscito anche il character design del personaggio creato per l’occasione e così l’outfit indossato dal protagonista a un certo punto.

Topo Novembre 2024 15Zio Paperone e l’onestà pruriginosa, di Giovanni Eccher e Francesco Guerrini (n. 3600), segna il primo approccio dello sceneggiatore con l’universo paperesco, e devo dire che si tratta di un ottimo battesimo! Eccher scrive una dignitosissima storia classica, tanto nello spunto quanto nello sviluppo, che poggia la sua idea su un canovaccio probabilmente già declinato in maniere simili in passato ma che viene raccontato con garbo e spigliatezza.
L’idea che un raggio possa scatenare un irrefrenabile prurito in chi si comporti male funziona benissimo nella sua semplicità, e permette di aggirare qualsivoglia paletto per quanto attiene le ritorsioni/punizioni da infliggere ai Bassotti senza per questo risultare insapore.
Il tratto dettagliato e nervoso di quell’artista fenomenale di Guerrini – a proposito, a quando un albetto monografico su di lui? – è adattissimo a questa vicenda, che bilancia molto bene comicità a un intreccio piuttosto solido e interessante.
Complimenti!

La casa delle storie – Zio Paperone e il tesoro a metà, di Marco Bosco e Blasco Pisapia (n. 3599), prosegue il filone legato all’Archivio Storico di Terramare, raccontato ai lettori come fucina di storie a partire dai documenti reali del passato.
Non male, rispetto alle prime avventure mi pare che Bosco abbia trovato un maggior equilibrio tra l’esigenza redazionale e un racconto interessante, e in questo caso l’idea della araldica con un presunto antenato comune tra Zio Paperone e Rockerduck funziona il giusto, con una trama tutt’altro che originale ma che fila articolandosi in una classica caccia al tesoro con tanto di Bassotti in agguato.

Topo Novembre 2024 21Dont’ worry, Bum happy – Operazione tamarindo, di Corrado Mastantuono (n. 3600), nel suo ermetismo spinto misto a citazionismo cinematografico, non bissa la genialità paradossale dell’episodio precedente, ma mantiene la sua natura di divertissement sperimentale che alla fine non guasta e offre una buona variazione stilistica al sommario, grazie soprattutto alla matita del Masta.

Paperoga e la fortuna transitiva, di Francesco Testi e Paolo De Lorenzi (n. 3601), segna l’esordio di un nuovo sceneggiatore, un secondo Testi dopo Niccolò… parenti esordienti? XD
Battute a parte, lo spunto alla base di questa breve è caruccio ma viene sviluppato in maniera un po’ blanda, complice il poco spazio a disposizione. Ammetto che il finale ha saputo anche spiazzarmi nel suo risvolto, ma nella parte centrale ci si adagia un po’ troppo su una narrazione che sembra procedere col pilota automatico.
Attendo le prossime prove dell’autore per vedere se quella scintilla che ho intravisto avrà già modo di svilupparsi in maniera più compiuta rispetto a questa prima prova.

Topo Novembre 2024 18Epic Mickey – La coppa dei fanfaroni, di Peter David e Claudio Sciarrone (n. 3600), è una delle uniche due brevi ancora inedite in Italia appartenenti alla serie Tales of Wasteland, ciclo di sei storielle nate come digital comics per fare da traino al videogame Epic Mickey, ambientate prima di quanto narrato nella trama del gioco e della graphic novel che lo adattava a fumetti.
La storiella, soprattutto se presa di per sé, è piuttosto debole anche sapendo come contestualizzarla nel suo universo narrativo, ma si fa notare per la sua propensione allo slapstick, per un po’ di sano nonsense e per i disegni di uno Sciarrone abile nel coniugare l’approccio visivo vintage dei personaggi con il suo tratto moderno.
In ogni caso lo spunto che vede Orazio e Oswald confrontarsi in una gara a chi la spara più grossa non permette né particolari sviluppi né la possibilità di imbastire scene d’impatto, anche se la quadrupla della penultima tavola ha il suo perché.

Topo Novembre 2024 17Questa incursione su Topolino è motivata dalla riedizione del gioco per PS5, che non a caso ha portato anche alla pubblicazione in nuovo formato della graphic novel disegnata da Fabio Celoni e Paolo Mottura: da amante di edizioni complete, non posso però fare a meno di pensare che questa sarebbe stata un’ottima occasione per confezionare un volume che contenesse, oltre al primo adattamento, anche quello di Epic Mickey 2 e le sei storielle-prequel, considerando che tre di queste sono apparse solo su Topolino #2870 del 2010, una su un raro albetto spillato dato in omaggio a Lucca Comics di quell’anno, una ha debuttato su questo numero e una è tutt’ora inedita da noi. E a dirla tutta, pure la trasposizione di Epic Mickey 2 non ha avuto ristampe dopo la sua unica comparsa sul settimanale nel 2012… invece il nuovo cartonato si è limitato a proporre il contenuto del brossurato Buena Vista Lab di quattordici anni fa – articoli di approfondimento compresi – senza approfittare dell’operazione per dare pieno risalto anche al resto della produzione a fumetti legata al videogame di Warren Spector.
Come si suol dire: peccato!

Topo Novembre 2024 13Zio Paperone, Paperino e il ritorno a Kalevala, di Kari Korhonen e Giorgio Cavazzano (n. 3599), non è semplicemente la quota Egmont del mese – ricoperta anche e soprattutto dalla storia successiva della mia disamina – ma rappresenta una specie di evento per il Nord Europa.
È infatti il sequel ufficiale di Zio Paperone e la ricerca di Kalevala di Don Rosa, storia nella quale l’autore americano faceva visitare la Finlandia ai Paperi, mettendoli a confronto con le principali divinità del luogo, complice anche lo zampino di Amelia.
Il fumetto in questione diventò un vero caso editoriale lassù e costituì un record di vendite: è quindi comprensibile come si siano voluti ripresentare quei personaggi in una nuova storia Disney, benché molti anni dopo e giocoforza senza il Don, ormai non più attivo.
L’arduo compito è stato affidato a un team autoriale di spessore: Korhonen, sceneggiatore ormai affermato all’interno della casa editrice nordeuropea, e Cavazzano, che non ha bisogno di presentazioni in nessuna parte del mondo.
Il risultato non è paragonabile a quello di Rosa, ma la storia è comunque simpatica e si prende maggiore spazio della media guadagnandone nella qualità dell’intreccio: lo sceneggiatore ha infatti modo di mettere in scena una trama sufficientemente articolata da darle il giusto respiro agli eventi e, anche se la posta in gioco è più bassa della prima avventura, ci sono diversi momenti ad alto ritmo e con un buon uso dei personaggi, tanto i classici quanto le divinità del Nord.
La trovata di far perdere la memoria al decano del pantheon finnico Vainamoinen rappresenta forse un cliché, ma tutto sommato non si tira troppo la corda su questo aspetto e all’interno della struttura narrativa funziona bene.
Cavazzano se la cava egregiamente, con un tratto pulito e lineare non ancora intaccato dalle recenti trasformazioni rilevate nelle ultime storie realizzate per il settimanale italiano.
I suoi paperi tornano in grande spolvero, accattivanti e piacevolissimi alla vista; per quanto riguarda i divini Vainamoinen e Louhi l’artista guarda con attenzione al lavoro di Don Rosa, restituendo un aspetto fedele a quello che avevano nell’avventura d’esordio ma infondendo loro il proprio tocco, recuperando quell’aspetto “verista” che l’artista aveva utilizzato per i comprimari di Dragon Lords e che rimandano direttamente ai fumetti umoristici extra-disneyani realizzati in passato. Inoltre l’inedita veste di musicista da strada assunta da Vainamoinen permette anche qualche simpatica variazione grafica.

Zio Paperone e le copie a ripetizione, di Arild Midthun e Knut Nærum (n. 3548), è una simpatica breve al centro della quale troviamo l’innato fiuto per gli affari dello Zione, in una inusuale e tutto sommato involontaria gara contro il genio di Archimede.
Molto briosa e divertente, spicca in particolare per la gag ricorrente della commessa con le mani in mano e per i disegni di Midthun, sempre caratterizzati da un segno sobrio, elegante e ricco di calore e dettagli.

Bene, direi che per questo mese è tutto.
Alla prossima!

2 thoughts on “Il “Topo” di novembre 2024

  1. “500 piedi” è davvero bella. Anch’io ho apprezzato molto le rivelazioni sulla vera natura degli Scuri (come dici tu, niente “omini verdi con nasi a trombetta”, per fortuna!). Spero in un finale all’altezza, che ci permetta di considerare questa storia come una delle più coinvolgenti degli ultimi anni. Cesarello mi piace sempre di più, è migliorato molto nell’espressività dei personaggi.

    Il tratto più caratteristico di “Circus” sono i disegni barocchi, una ventata di novità in un “Topolino” sempre molto classico nei disegni (a parte alcune eccezioni). La trama verticale non era particolarmente interessante stavolta, ma rimane la curiosità per futuri sviluppi della trama orizzontale.

    Il nuovo What If Minni/Capitan Marvel è il migliore finora. Finalmente non si è sentito uno sbilanciamento ritmo/trama/numero di pagine, e la storia è scorrevole. Resto invece un po’ scettica sul progetto in generale.

    “Lo scuginamento programmato” è una bella prova della Arrighini, e quanto mi mancavano i disegni della Ziche! Sempre un piacere vederla all’opera in storie lunghe.

    Per “K- Diari del Klondike” mi lascia perplessa il continuo uso di personaggi del presente di Paperone catapultati nel Klondike. Anche stavolta, la presenza di uno Sganga mi sembrava un po’ gratuita. La trama però è scorrevole.

    La storia di Fantomius è senza infamia e senza lode. Purtroppo, perché per Fantomius ho sempre avuto lodi, a volte anche abbondanti.

    “Il debito definitivo” è la perla che non ti aspetti. Un personaggio nuovo convincente, una trama interessante, tutto molto bello!

    Quella di Epic Mickey non l’ho capita. Ma non so nulla del videogioco, quindi non mi esprimo.

    Ciao! 🙂

    1. Grazie per aver condiviso le tue opinioni, Korinna 🙂
      Condivido in particolare i pareri sui disegni di “500 piedi” e di “Circus”; per “K”, in realtà in questo caso lo Sganga che vediamo nella storia non è quello attuale ma un suo avo, quindi secondo me l’inserimento risulta meno forzato rispetto a quelli degli avversari dei due capitoli precedenti. Semmai il problema viene a crearsi nel momento in cui pare che in qualche modo ogni conoscenza che ha il Paperone contemporaneo derivi in maniera diretta o indiretta dagli anni del Klondike… anche lo zio di Battista ipotizzato da Corrado Mastantuono nella sua “Blue Peaks Valley” in fondo insegue quel concetto, che a furia di allargarsi rischia di essere sempre meno credibile.
      Ciao!

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