Almanacco Topolino #20 (ottobre-novembre-dicembre 2024)
Bentornati su Lo Spazio Disney!
Il nuovo numero di Almanacco Topolino segna un secondo momento di passaggio nella vita della testata.
Dopo l’avvicendamento tra Luca Boschi e Davide Del Gusto, che ha saputo prendere il progetto tra le mani con un piglio, una convinzione e una visione tali da riuscire nell’impresa impossibile di non far rimpiangere (non troppo, perlomeno) l’indimenticato massimo esperto in disneyanità, questo albo vede come unico curatore Marco Travaglini, che nell’uscita precedente si era occupato della stesura degli articoli sulla scia dell’impostazione e della selezione storie operata come consuetudine da Del Gusto.
Non è chiaro il motivo di questo passaggio di testimone, a dire il vero piuttosto improvviso e senza alcuna spiegazione: diciamo che, alla luce di questo numero di Almanacco, del più recente Thriller Collection e del già annunciato cambio alla curatela di Grandi Autori, l’altro fiore all’occhiello dell’edicola disneyana recente in mano a Davide che da questo ottobre diverrà responsabilità di Alberto Brambilla, non regge più la mia ipotesi di un periodo di super-lavoro che costringesse il buon Marchese a delegare parte dei suoi compiti.
Non posso quindi che augurarmi che, qualunque sia il motivo che tiene Davide lontano dalla sua attività, non si tratti di nulla di grave e che presto possa tornare al timone di questi e/o altri periodici.
Tornando all’Almanacco Topolino #20, si tratta di un albo dall’impostazione vagamente differente rispetto al passato: si nota insomma la diversa mano nella composizione dell’indice, com’è giusto che sia, e per quanto non sia forse convintissimo del risultato finale devo dire che Travaglini è riuscito a impostare un percorso coeso e sensato per il numero. È nella parte delle avventure inedite che lo scenario cambia maggiormente: si caratterizza infatti per due storielle brevi e quattro tavole autoconclusive, per un monte-pagine decisamente risicato. Certo, poi il curatore riesce a piazzarne una di straforo nella sezione successiva, ma siamo sempre sull’ordine della decina di pagine.
Confesso che non mi sono messo a confrontare le precedenti uscite per contare il numero di pagine riservato alle storie nuove, ma “a pelle” la sensazione è di un calo di queste ultime, magari anche per una richiesta redazionale di contenimento costi, chissà.
Quantomeno, la selezione di Travaglini denota comunque un certo… gusto 😛 (sorry…)
Paperino e la lezione del passato di Stefan Printz-Påhlson, Unn Printz-Påhlson e Marco Rota si pone perfettamente sulla scia di quel tipo di produzioni contenenti citazioni nerd che spopolavano sullo storico Zio Paperone e che anche Davide ha sempre privilegiato su Almanacco: nella fattispecie i due sceneggiatori fanno incontrare Paperino con il Mac Paperin creato dallo stesso Rota, in un’avventuretta succinta ma godibile proprio per lo spunto e per il simpatico finale. Siamo nel 2022 ed è interessante confrontare lo stile grafico del disegnatore milanese con quello che sfoggiava in contemporanea sulle storie per Topolino: personalmente rilevo notevoli differenze, tutte a favore della resa egmontiana che appare meno “affaticata”, forse grazie a un’inchiostrazione meno pesante.
Interessante la presenza di Topolino e la casa da sogno, disegnata da Paul Murry sul finire della sua carriera ma rimasta nei cassetti fino al 2004, quando vide la luce in Nord Europa: sceneggiatura blandissima e lunga meno di un soffio, ma l’ignoto sceneggiatore riuscì a comprimere nelle otto tavole a disposizione un ritmo narrativo più che decente. Per quanto riguarda Murry, non appare qui al suo meglio, il che è comprensibile essendo una fase tarda del suo operato, ma è una chicca che è significativo trovare qui.
Per quanto riguarda la one-page a cui accennavo, si tratta delle prime realizzate per il Donald Duck olandese dall’italianissimo Carlo Gentina a partire dal 2010: con il suo disegno completamente debitore del tratto di Carl Barks, Gentina ha trovato una solida seconda casa in Egmont e con questo progetto ha dimostrato un’affinità classica anche nell’ideazione di scenette comiche e simpatiche davvero riuscite. Operazione decisamente lodevole, quindi, ma potrò affermarlo serenamente solo se nei prossimi numeri si proseguirà con la pubblicazione delle prossime tavole in ordine cronologico, così da dare un senso e una compiutezza all’idea.
La sezione centrale diventa quindi non tanto quella delle inedite, quanto quella rivolta a un grande autore americano, portando quindi avanti la meritoria rubrica degli storici fumettisti “made in USA” introdotta da Del Gusto.
È di scena Bill Wright, e lodo la struttura riservata da Travaglini al disegnatore: ampia, introdotta da ben due articoli e con diverse storie a mostrarne il lavoro, ben selezionate e introdotte con perizia. Accanto alla pluri-ristampata – ma significativa – Topolino e il tesoro del rajà, figurano infatti piccole avventure meno note e una che debutta ora nel nostro Paese. Ottimo, quindi.
Bella anche l’idea di celebrare l’anniversario di Ottoperotto, il cane dei Bassotti, ripubblicando la sua storia d’esordio: Zio Paperone e le bande rivali di Pier Carpi e Giovan Battista Carpi si legge con molto piacere grazie a una sceneggiatura scorrevole e simpatica, che beneficia inoltre dei disegni di un Carpi formalmente ineccepibile e dal tratto aggraziato ed elegante.
Spiace che a chiudere l’albo non ci sia un’altra italiana come ormai da tradizione, ma d’altro canto sono contento che si sia privilegiata la presenza de Il grande bianco di Kari Korhonen, nuovo episodio de I diari di Paperone: insieme a quello visto nel numero scorso si completa così la ripubblicazione dei due Diari che esordirono un annetto fa ne Lo scrigno di Zio Paperone e che trovano ora la corretta collocazione sulla loro giusta “casa” italiana.
Peraltro questo capitolo mi ha coinvolto moltissimo, un’avventura movimentata, emozionante e in cui Paperone è veramente un figo: forse una delle prove migliori del fumettista finlandese alle prese col passato dello Zione, mi ha davvero preso.
Per quanto riguarda la qualità degli articoli, non posso rammaricarmi: il nuovo curatore sembra guardare direttamente alla “lezione” di Del Gusto e il risultato è valido. Ci sono nozioni interessanti, i giusti riferimenti e un buon approfondimento degli autori di turno e del contesto di riferimento. L’approccio si era dimostrato riuscito già nel battesimo del numero precedente – meno azzeccato, invece, per quanto mi riguarda, il suo lavoro sul volume speciale Paperino d’autore – e qui si sembra seguire la stessa direzione. Unica pecca è che si riserva forse poco spazio all’analisi dei disegni, ma confido che ci sarà occasione per trattare meglio anche questo aspetto.
Il ventesimo Almanacco è quindi riuscito a soddisfarmi, alla fine, al netto di qualche perplessità e remora generale: Marco è bravo e promettente, se continuerà a occuparsi della testata sono certo che prenderà man mano confidenza con il progetto editoriale e saprà farlo sempre più suo.
Vedremo di quanto tempo avrà bisogno per andare completamente “in bolla”, sempre che a sorpresa non torni Davide alle redini della rivista.
Vedremo, appuntamento a dicembre!
A me sono piaciuti molto gli articoli di Travaglini. Spero comunque che nulla di grave stia trattenendo Del Gusto da tutti questi lavori.
Per quanto riguarda le storie, mi sono piaciute molto la storia d’apertura dei due Carpi e “Topolino e il tesoro del rajah”, ben congegnata e ben disegnata da Bill Wright.