
Grandi Autori #103 – Guido Martina
Bentornati su Lo Spazio Disney!
È già tempo di parlare del nuovo numero di Grandi Autori, la testata che ogni tre mesi approfondisce in un percorso allo stesso tempo cronologico e tematico un importante fumettista Disney.
Dopo quattro autori completi – Cavazzano, Carpi, Scarpa e Bottaro – l’attenzione della curatrice Gaja Arrighini e del collaboratore Davide Del Gusto, che come sempre firma tutti gli articoli presenti, si focalizza su uno sceneggiatore: non poteva trattarsi che di Guido Martina, il decano degli scrittori disneyani in Italia.
L’albo si apre, come da schema ormai rodato, con una breve introduzione di carattere generale sulla figura autoriale di Martina, per poi passare a un articolo più ampio che racconta la prima fase della sua carriera, sintetizzando efficacemente i disegnatori principali con cui lo sceneggiatore collaborò in quegli anni, le esperienze lavorative e le caratteristiche della sua poetica disneyana, presenti fin dagli esordi della sua attività e che avrebbero contrassegnato la sua produzione anche negli anni a venire.
In particolare risulta importante la chiave interpretativa dello “scontro”, che Del Gusto mette nero su bianco e di fatto viene codificata come la caratteristica fondante delle storie paperopolesi del Professore.
In quest’ottica sono peculiari Paperino conquista le Montagne Nere (disegni di Giulio Chierchini, 1959) e Zio Paperone e i 5 milioni di… ? (disegni di Giorgio Cavazzano, 1977): pur a distanza di quasi vent’anni l’una dall’altra, mantengono infatti alla base del loro intreccio l’acrimonia tra Paperino e Zio Paperone, fieramente contrapposti nelle loro maschere rispettivamente di vessato sociale e squalo finanziario.
Nella prima, peraltro, spiccano ampiamente i difetti dei due personaggi, con un Paperino scontroso, indolente e ottuso e con un Paperone bugiardo, aguzzino e arrivista.
Nella seconda, tanto per gradire, lo Zione ammette invece candidamente di frodare frequentemente il fisco mentre il buon Donald mette in piedi una vera e propria truffa ai danni del parente-datore di lavoro, intervenendo proditoriamente sul contratto di assunzione.
Sia chiaro, sono entrambe storie davvero buone e capaci di intrattenere, con uno stile di scrittura molto fresco e diretto, capace di coinvolgere e di divertire; ciò non toglie che le personalità dei due paperi risultino un po’ stravolte nella visione martiniana, che pure è stata la norma per diversi decenni nel panorama Disney del Bel Paese.
Avventure valorizzate anche dai disegni: Chierchini, con il suo tratto affilato e netto, si prestava benissimo alle intemperanze degli attori in gioco, mentre lo stile “techno” del Cavazzano anni Settanta era forse meno “allineato”, ma aveva dalla sua un dinamismo e uno slancio in grado di dettare il giusto ritmo alla sceneggiatura, accompagnandola e addirittura accelerandola.
L’altra metà del cielo disneyano era caratterizzata da un altro elemento distintivo: il Topolino detective infallibile, accompagnato da un Pippo svagato e trattato con sufficienza dall’amico.
Anche in questo caso una caratterizzazione “al limite” rispetto ai canoni, che ha dettato la linea per molti anni portando a eccessi che hanno fatalmente distorto l’immagine di Mickey Mouse e per cui è servita un’operazione di recupero da parte di una nuova generazione di autori, in atto dagli anni Novanta e non ancora pienamente compiuta.
Topolino contro Joe Pantera (disegni di Giovan Battista Carpi, 1959) è un buon esempio di giallo martiniano: bombe, attentati, ricatti, Basettoni che non sa da che parte girarsi, un Topolino molto deduttivo e un Pippo eccessivamente tontolone che irrita il detective dilettante.
Al netto di topos che potrebbero essere visti come difetti, anche in questo caso la storia dal punto di vista della sua ossatura funziona molto bene, catturando il lettore e portando l’avventura a compimento senza forzature ma anzi con un paio di trovate piuttosto ben giocate e non forzate.
Valore aggiunto il segno di Carpi, che illustra con grazia e precisione le tavole.
Dopo un bell’articolo sull’allontanamento di Guido Martina da Topolino nella prima metà degli anni Sessanta e sull’impegno per le parodie una volta rientrato in pianta stabile sul libretto, il sommario propone Paperin Fracassa (disegni di Romano Scarpa, 1967), deliziosa rivisitazione in due tempi del romanzo d’appendice Il Capitan Fracassa di Théophile Gautier nella quale oltre a Paperino appaiono numerosi classic character: Biancaneve e i Sette Nani, il Gatto e la Volpe e lo Stregatto.
Non è certamente tra le parodie più ricordate, eppure è scritta con garbo ed equilibrio e si fa leggere che è un piacere, soprattutto grazie al suo meccanismo “a missioni” che porta il protagonista ad affrontare diverse imprese.
In questo frangente Guido Martina dimostra di saper scrivere anche un Paperino più centrato e meno “furbetto del quartierino”: addirittura un eroe, altruista e pronto a fare la propria parte per aiutare gli amici o per rimediare a suoi errori, e che per questo una volta tanto non andrà incontro a un finale per lui deleterio.
Molto buona anche la caratterizzazione dei personaggi provenienti dall’animazione, sintomo di una cultura disneyana a tutto tondo e di una comprensione dell’anima di quelle figure, che si amalgamano bene tra di loro e con i Paperi.
Chiude l’indice Topolino e l’inventore degli alberi (disegni di Massimo De Vita, 1979), non prima di un articolo sull’ultima parte della carriera martiniana, con un focus sulle lunghe saghe scritte in quegli anni e sui personaggi creati, primo tra tutti Paperinik.
Tornando alla storia, è quella che mi è piaciuta di meno in questa raccolta, pur non potendo definirla certamente brutta: Topolino e Pippo viaggiano nel tempo, in un percorso che parte dalla preistoria e procede a balzi in avanti, per mezzo di un albero nato da un seme di un bis-bis del buon Goofy.
Lo spunto mi è sembrato fin troppo scombiccherato e gratuito, il titolo fuorviante e quanto raccontato non mi è sembrato né intrattenente né particolarmente interessante sul fronte educativo. Salvano però il tutto l’idea che in ogni tappa temporale i nostri incontrino un avo-sosia di Pippo – idea poi brillantemente sviluppata da Giorgio Pezzin in futuro – e i disegni di De Vita, già contraddistinti da una prima maturità che prelude all’ulteriore crescita che avrebbero conosciuto negli anni Ottanta e agli eccellenti exploit formali degli anni Novanta e del primo decennio dei Duemila. Qui ritroviamo già un’eleganza del tratto veramente apprezzabile e un gusto per la regia da applausi.
Chiude l’albo una paginetta nella quale Davide rende onore alle precedenti pubblicazioni interamente dedicate a Guido Martina, cercando un filo rosso nella trattazione disneyana dell’autore: un interessante tentativo di legacy che somiglia a quanto fatto da me in questo blog per fumettisti come Silvia Ziche e Rodolfo Cimino.
Un Grandi Autori sontuoso, in definitiva, con storie non notissime di Martina ma sempre significative dei vari elementi che ne hanno reso riconoscibile il lavoro e dei Maestri che ne hanno illustrato le avventure, come sempre ottimamente accompagnate da un solido apparato redazionale che attraversa in modo coerente e completo la carriera dello sceneggiatore.
Consigliatissimo, dunque, forse l’uscita migliore di questo nuovo corso insieme a quelle su Bottaro e su Carpi.
Cosa se ne dice altrove
Come ho fatto per l’ultimo numero di Almanacco Topolino, mi piace ampliare lo sguardo proponendovi le videorecensioni prodotte da alcuni creators su questo Grandi Autori: nel caso specifico vi propongo il parere dell’amico Francesco de La Soffitta di Camera mia, di Michele de Il Rifugio di MicheleLM e di Aly di Aly from the block (AFTB Channel):
Anche questa volta ti ringrazio per la citazione! Come dico nel mio video, la mia storia preferita, a differenza tua, è proprio l’ultima, anche perché mi rievoca ricordi dell’infanzia. Da notare l’errore sulla nascita di Martina, ovvero 1906 invece di 1916.
Figurati, grazie a te per il commento!
Sì, avevo notato che sull’ultima storia i nostri pareri divergono un po’, ma ci sta, soprattutto quando c’è l’imprinting della lettura in tenera età.
Sull’errore dell’anno di nascita di Martina ci ho fatto caso solo quando mi è stato fatto notare (da te ma anche da altri parti)… mi viene da pensare a un refusp di battitura più che a un errore di Davide, conoscendo la sua precisione e la sua perizia da storico, onestamente, al netto dei precedenti (in effetti anche sul Maestri Disney dedicato vi era la data errata).
Certo, spiace che si perpetri un errore, ma come riconosciamo entrambi fortunatamente tutto il resto è ottimo e personalmente mi sono concentrato più sulle analisi che sui numeri 😀
Guido Martina amava intrattenere, non ha senso cercare “fronti educativi” o tacciarlo di stravolgimento del carattere dei personaggi mentre al contempo si riconosce che quella è stata per tanti anni la norma, si avverte una forma di moralismo/bigottismo non troppo dissimile da quello che ha portato alla censura della Saga di Don Rosa (altro autore irriverente), molte delle vecchie storie di Topolino e Paperino (incluse parecchie di Floyd Gottfredson e di Carl Barks) erano, se non apertamente “per adulti”, quantomeno “storie adulte”, ciononostante chi le ha lette da bambino non è mica cresciuto male né ha confuso la fiction con la realtà immedesimandosi nei personaggi, non facciamo l’errore di decontestualizzare o di proiettare la malizia contemporanea su opere immortali del passato, sicuramente meno rassicuranti e più coraggiose di oggi (Martina inseriva anche sottili elementi sessuali e riferimenti alla morte, alla faccia dei tabù).
Ciao Mario, e grazie per il tuo commento.
Mi spiace averti lasciato un’impressione sbagliata, forse non mi sono espresso al meglio nel pezzo.
La mia analisi non intendeva avere nessunissimo intento moralista o bigotto: gli “eccessi martiniani” sono certamente figli di quell’epoca, spesso mi divertono tutt’ora e nel mio pezzo ho semplicemente rilevato il carattere sanguigno che contraddistingueva le sceneggiature del Professore.
È inevitabile però il confronto con le altre versioni di questi personaggi, in particolare quelle che precedono quella di Martina: per Barks Zio Paperone non è quello tratteggiato molte volte da Martina, e lo stesso vale per Paperino. Il Topolino della quasi totalità di gialli martiniani non è quello descritto da Gottfredson e ripreso da Scarpa.
Mi pare un’osservazione facilmente dimostrabile, senza nulla togliere a chi apprezza entrambe le versioni chiaramente: il mondo Disney è sempre stato apertissimo alle più disparate interpretazioni e c’è stato spazio per tutto, nel corso dei decenni.
Ma se voglio provare a identificare un “canone” per provare a codificare questi personaggi, tendo a risalire alla fonte, e così facendo credo sia normale rilevare che quel Paperone vada a volte un po’” out of character” rispetto a quello barksiano.
Tutto qui: questo non va a demerito di Martina, che ha lavorato in un periodo pionieristico e ha giustamente applicato la sua sensibilità a questo universo narrativo, né di chi apprezza questa visione 🙂
A presto!
Ottimo commento al volumetto, come sempre rinnovo i miei complimenti ! Concordo sul fatto che anche questo Grandi Autori sia riuscito benissimo, secondo me c’era necessità di un volume monografico su Martina e qui, come di consueto, Davide Del Gusto ha saputo selezionare piccole perle che a volte hanno goduto di un numero esiguo di ristampe, contestualizzando il tutto con redazionali che denotano una grandissima competenza in materia.
Fin dal suo inizio ho dato molta attenzione a questa collana e si sta rivelando, a mio parere, una delle migliori testate regolari dell’era Panini. Secondo me, il lavoro che Davide sta facendo è paragonabile a quello di Luca Boschi e chi conosce il suo operato sa bene che non è un complimento da poco.
Avanti così!
Grazie mille per il tuo commento, Tommaso.
E immagino che anche Davide sarà lusingato da questo bel complimento al suo lavoro, analisi che peraltro condivido.
Personalmente trovo alcune differenze tra lo stile di Boschi e il suo, e in ogni caso forse un paragone così fin d’ora potrebbe essere ingombrante, ma certamente in questi pochi anni il Del Gusto ha già dimostrato di avere tutte le carte in regola per raccogliere degnamente quella pesante eredità 🙂
Fumetti divertentissimi!
Personalmente lo stile di Martina non è il mio preferito, a causa di trame a volte ripetitive e personaggi stravolti, che sul momento sono divertenti ma alla lunga un po’ irritanti con queste caratterizzazioni. Unitamente a ciò, le storie non mi sembravano eccelse, perciò non ho acquistato il volumetto. Comunque, ovviamente riconosco l’indubbio valore di Martina e alcuni suoi capolavori sono tra le mie storie preferite.
Di queste storie possiedo solo “Paperin Fracassa” su un numero dei Grandi Classici di una decina d’anni fa, intorno al n.310. La ricordo come una storia piacevole e scorrevole, anche se un po’ stralunata, ma mi piaceva molto da bambina e anche adesso la trovo una storia valida.
Sto monitorando ogni volta gli indici di questa collana Grandi Autori perché trovo che abbia un concept valido e anche economico (a costo di sembrare Paperone xD penso che anche questo abbia il suo peso, in un’epoca di fumetti cartonati sopra i €20). Finora ho acquistato solo il numero di Scarpa, sebbene fossi tentata da quello di Bottaro di cui però avevo già tutte le storie tranne “Accadde a Paperopoli”.
A presto!