In gabbia! #2 – “L’isola a motore”
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In gabbia! #2 – “L’isola a motore”

Bentornati su Lo Spazio Disney!
A un mese dalla prima puntata della nuova rubrica “In gabbia! riesco già a pubblicarne una seconda.
Ci tenevo a non rimandarla fino a dopo l’estate per cercare di “tenere la corda tesa”, “battere il ferro finché è caldo” e altri vetusti modi di dire sul fidelizzare il più possibile il pubblico verso questi contenuti 😉

Prologo

Nel primo appuntamento con questa rubrica ha prima di tutto spiegato da dove mi è venuta l’ispirazione per realizzarla e da dove ho scopiazzat… ehm, da dove ho preso spunto per la sua gestione e organizzazione, cioè dal blog Comics Calling di Andrea “Gufu” Gagliardi.

Bene, in queste settimane sono incappato su Instragram in alcuni reel girati da Pietro B. Zemelo, fumettista Disney e non solo, quasi degli assaggini del suoi video-corsi di fumetto. Ebbene, in questi reel Zemelo usa un approccio molto simile a quello di Andrea su Comics Calling e, di conseguenza, a quello che ho adottato anch’io con “In gabbia!”: osservazione attenta e immersiva di una tavola a fumetti, messa a nudo degli stratagemmi utilizzati dall’artista di turno per comporre la pagina e addirittura frecce e linee tracciate per meglio spiegare andamenti, pesi e quant’altro.

Mi pareva quindi giusto segnalarlo, e a tal proposito inserisco di seguito due di questi reel, scegliendo appositamente quelli disneyani: riguardano entrambi il lavoro di Stefano Zanchi su Gastone lo sfortunato, storia apparsa su Topolino #3472-3473 e di cui ho parlato qui.

L’isola a motore

Sempre più aerei di Zio Paperone spariscono insieme al loro prezioso carico in circostanze misteriose, con l’equipaggio ritrovato successivamente in stato confusionale.
Al fine di vederci chiaro il magnate arruola Paperino e Paperoga per indagare; i due scoprono che dietro all’intrigo si cela uno scienziato pazzo con manie di grandezza.

La storia di Giorgio Pezzin, uscita nel 1976, è piuttosto semplice come trama, e ricorda un po’ le missioni che i due protagonisti avrebbero negli anni affrontato nei panni di agenti della P.I.A. (anche se in questo caso l’agenzia di controspionaggio paperoniana non viene esplicitamente nominata, così come nemmeno i nomi in codice di Paperino e Paperoga: in fondo all’epoca c’erano state solo due storie a introdurre e utilizzare questo filone specifico).
Il punto forte si rintraccia nel ritmo narrativo e nella struttura a gag che caratterizza la parte centrale, ma anche nel crescendo che la trama conosce verso la fine e nei magnifici disegni di Giorgio Cavazzano, che in quel decennio stava attraversano la cosiddetta “fase techno”, termine che indica lo stile particolarmente nervoso, dettagliato e dinamico assunto allora dall’artista, in una continua sperimentazione che interessava il design dei personaggi principali, quello dei comprimari e soprattutto l’aspetto di edifici, mezzi di trasporto e ambientazioni varie.

Da tale ricerca non è stata esente nemmeno la griglia, anche se forse a prima vista potrebbe sembrare non molto diversa dal solito.
Rispetto alle tavole di Carl Barks analizzate il mese scorso, in effetti, la costruzione della gabbia salta meno all’occhio nell’impostazione cavazzaniana, ma con questo post tenterò di focalizzare lo sguardo su questo aspetto.

Isola a motore 1
Tavola A

La prima tavola che vi mostro (A) rappresenta l’inizio dei guai per Paperino e Paperoga, il momento in cui la missione inizia a farsi davvero rischiosa. L’aereo-civetta su cui volano viene infatti trattenuto a mezz’aria, il che provoca forti vibrazioni sull’apparecchio: per comunicare più efficacemente tale frangente, Cavazzano interviene sui bordi della quarta vignetta, rendendoli “mossi” e tremolanti, con smatitate che rendono il contorno coerente con la scena rappresentata all’interno. Si potrebbe dire che in questo caso il riquadro non è semplicemente un elemento della pagina, ma in maniera diegetica diventa parte integrante della vicenda, come se in quel passaggio rappresentasse le pareti stesse del velivolo. Ovviamente vibrano anche i due piloti e l’onomatopea, in una scena nella quale il segno del fumettista trasmette perfettamente la drammaticità di quanto sta accadendo.
Questa rottura dell’equilibrio continua anche nella vignetta successiva, una doppia decisamente interessante: l’inquadratura si sposta all’esterno, fotografando l’aereo bloccato in volo scosso da tremolii e piccole parti che saltano via. Il valore di questa immagine sta in primis nella perizia con cui Cavazzano ritrae l’apparecchio, che appare molto realistico e concreto grazie a dettagli come i neri che tratteggiano le ombre sulla lamiera, e che al contempo viene visualizzato in affanno tramite i segni nervosi che mostrano gli scossoni subiti e le onomatopee che ben suggeriscono la fatica del motore, anche per via del modo in cui vengono scritte: il ruggire della macchina parte infatti molto forte, calcato, per poi rimpicciolirsi o diventare più sottile.

Isola a motore 2
Tavola B

La pagina successiva (B) mostra in una spettacolare quadrupla le conseguenze di queste pressioni: le ali si spezzano e le eliche volano via avvitandosi su sé stesse, in un dilaniamento dell’apparecchio decisamente d’effetto e a cui il lettore “crede” proprio per il segno realistico di cui dicevo prima. La vignettona è anche un tripudio di linee cinetiche che schizzano da tutte le parti, e che creano gli effetti migliori quando raffigurano i movimenti elicoidali subiti da alcuni pezzi dell’aereo.
Il mezzo volante è al centro della quadrupla, soluzione che permette all’occhio del lettore di percepirlo ancora immobile in cielo mentre è tutto il resto attorno a lui che viene proiettato altrove, spostandosi ai lati dell’immagine.
Le due vignette sottostanti ritrovano una scansione regolare, all’interno delle quali è però la scena ritratta che ha modo di disallinearsi: Cavazzano ritrae in entrambe l’abitacolo inclinato verso l’angolo in basso a destra, modificando quindi non l’assetto dei riquadri ma quello del disegno, e comunicando comunque con grande efficacia il fatto che l’aereo sta precipitando a forte velocità.
Nella seconda vignetta i due personaggi fuggono in direzione della coda, con i segni del movimento che vanno in direzione contraria rispetto a quelli che indicano la caduta dell’aereo.
Il risultato complessivo è una scena compatta ma articolata in due tempi di grande dinamismo e velocità, perfettamente coerente con quel passaggio di trama e decisamente adrenalinica.

Isola a motore 3
Tavola C

Un approccio che viene ripreso, con qualche importante variazione, anche nella pagina seguente (C).
Invece di un’unica quadrupla, in questo caso troviamo due “doppie verticali”: il quadrato viene diviso a metà per l’altezza, costruendo così due momenti distinti ma strettamente consecutivi, vale a dire la fuga dei due piloti e il loro lanciarsi fuori dall’areo con i paracadute.
Questa gestione degli spazi permette innanzitutto di dotare quelle scene della necessaria verticalità utile per rendere l’idea del velivolo in picchiata – essendo rimasta ormai solo la fusoliera, peraltro, viene a mancare la necessità di uno spazio anche in orizzontale per mostrarlo nella sua interezza, come accaduto invece nella Tavola A – e in secondo luogo dà modo al disegnatore di variare significativamente la ripresa tra un rettangolo e l’altro.
Mentre nella prima vignetta l’occhio dello spettatore è posto quasi “di fronte” al mezzo, solo leggermente dal basso, nella seconda la “telecamera” si sposta riprendendo la caduta dall’alto e cambiando del tutto la prospettiva dell’incidente. Ci sono quindi due inquadrature distinte dello stesso movimento, modificando leggermente anche l’angolo della pendenza delle linee cinetiche.
Il tutto porta a un aumento della spettacolarità sottolineato dall’onomatopea (scritta seguendo l’inclinazione dell’areo stesso), dai due protagonisti lanciatisi fuori con pose plastiche e da un primo delinearsi della costa sullo sfondo sottostante.
Come nella tavola precedente, le due vignette finali riacquistano dimensioni standard, ma stavolta non costituiscono parte del momento concitato, bensì una parentesi di relativa tranquillità nella quale i due paperi stanno atterrando coi paracadute, che prelude però a un ultimo colpo di scena con cui Giorgio Pezzin e Giorgio Cavazzano vogliono chiudere questa scena madre di stampo bondiano.

Isola a motore 4
Tavola D

La terribile dinamica conduce infatti alla Tavola D, nella quale osserviamo sbigottiti insieme ai due cugini una montagna inghiottire letteralmente i resti dell’aereo.
La prima cosa da rilevare in questa pagina è che i “pesi” delle vignette sono sballati rispetto alla struttura a tre strisce. Il riquadro in alto non è infatti una quadrupla normale, come quella vista due pagine prima, ma è più piccola (nell’immagine le due righe arancioni mostrano approssimativamente il punto in cui ci sarebbe la divisione tra le strisce in una griglia 2×3 canonica): questo permette alla vignetta in basso di essere un po’ più alta rispetto alla semplice ultima striscia che sarebbe rimasta come spazio residuo. Questa soluzione ha permesso di avere comunque una vignetta dominante sull’altra per dimensioni ma al contempo di avere più capienza nella seconda per mostrare la conclusione della scena iniziata in quella soprastante, dando così anche la necessaria importanza a quanto visualizzato.
Varia anche l’inquadratura, che scende coerentemente con la discesa dei due improvvisati paracadutisti, e nella scena del monte che mangia l’aereo si nota un gran bella manovra concentrica dei segni di movimento.
Molto fa anche l’ambientazione: se l’attenzione viene ovviamente catalizzata dall’affamata montagna, il disegno in primo piano riesce a spiccare anche perché si “appoggia” a uno sfondo lussureggiante tratteggiato in maniera piuttosto sobria ma in grado di comunicare perfettamente il contesto paesaggistico del luogo in cui ci troviamo.

Isola a motore 5
Tavola E

Facendo un brusco passo avanti nella storia, quasi verso la fine, troviamo altri frangenti in cui Cavazzano rielabora la gabbia.
Nella Tavola E la quarta vignetta occupa in realtà lo spazio che complessivamente sarebbe della quarta, della quinta e della sesta. È uno stratagemma piuttosto classico, anche nel fumetto Disney, per “aprire” maggiormente la scena senza la necessità di impostare una quadrupla a tutti gli effetti e approfittandone per creare due “tempi” nell’azione, gestendo meglio il ritmo: nella fattispecie la terza vignetta mostra il momento immediatamente precedente alla scoperta di Paperino, che viene poi dispiegata davanti tanto ai suoi occhi quanto ai nostri nella scena seguente. Inoltre il contenuto stesso rende sensata questa configurazione, visualizzando da una prospettiva inclinata una flotta di missili già “in piedi” pronti per essere lanciati e dando loro un’apparenza ancora più imponente grazie al punto prospettico scelto.
Le testoline di Paperino e Paperoga, sensibilmente più piccole rispetto al riquadro precedente, contribuiscono ad evidenziare la grandezza dell’hangar e le dimensioni dei razzi.

Isola a motore 6
Tavola F

La Tavola F mostra finalmente l’individuo dietro la vicenda, il classico scienziato pazzo che Cavazzano ritrae secondo tipici stilemi: il camice bianco, un cranio allungato e occhi sfuggenti. Come plus, lo dota di una dentatura equina e di un condor da compagnia appollaiato sul suo braccio, che lo rendono nell’insieme ancora più bislacco, trasmettendo immediatamente l’idea di una persona disturbata.
Per canalizzare l’attenzione del lettore su questo nuovo soggetto, la seconda vignetta non ha contorni, delimitata semplicemente dall’incastro derivato dai riquadri circostanti, e lo sfondo è completamente bianco con l’eccezione di alcuni macchinari generici, che più che caratterizzare l’ambientazione sono piuttosto elementi a ulteriore completamento del villain.
La seconda parte della pagina merita qualche considerazione a parte, dal momento che in questo caso non trovo personalmente molto intuitivo il senso di lettura. Un problema che si deve essere posto lo stesso disegnatore o la redazione, dal momento che vengono apposte due frecce a suggerire l’ordine da seguire. Ecco, questa è una soluzione che sinceramente non mi è mai piaciuta molto, perché mi fa per l’appunto pensare che la composizione della tavola non sia comprensibile autonomamente e sia quindi necessario indicare al lettore come leggerla. Ci possono essere diverse spiegazioni sul perché Cavazzano non poté fare diversamente, resta il fatto che istintivamente io avrei letto prima le due vignette a sinistra e poi quella verticale a destra.
In ogni caso questa pagina è piuttosto interlocutoria, serve a introdurre l’avversario e a dare le prime risposte al mistero, però quanto analizzato poco sopra resta un piccolo neo nel lavoro d’insieme; interessante comunque la vignetta verticale, che mostra da un altro punto di vista – meno spettacolare ma utile a inquadrare l’insieme dell’ambiente, anche alla luce dei passaggi successivi – la base del cattivo con l’armamentario presente al suo interno, sottolineando ancora una volta la spinta verso l’alto grazie ai numerosissimi missili impilati e predisposti al lancio.
Finezza finale, lo sguardo di Paperoga nella prima vignetta sembra guardare – extra-narrativamente parlando – verso quella verticale, che è in qualche modo lo scenario che Paperino gli sta indicando all’interno del racconto.

Isola a motore 7
Tavola G

Un paio di pagine dopo (G) i due eroi entrano in azione, anche se l’esordio è tramite una mossa avventata di Paperoga. Il masso (finto) che lanciano sulla zucca dello scienziato rimbalza infatti plasticamente e crea in qualche modo un movimento fluido che accompagna l’occhio del lettore lunga l’intera griglia. In quest’occasione infatti non ho recriminazioni da fare sull’ordine da seguire, perché la dimensione delle vignette e la scansione degli eventi permette immediatamente all’occhio di capire come muoversi. Così, nonostante la linea arancione che ho tracciato evidenzi come la tavola sia praticamente divisa in due per la verticale, questo non disorienta il pubblico perché il fatto che il secondo e il terzo riquadro siano i più alti e si affianchino per un breve segmento è più che sufficiente per rendere chiara la dinamica.

Isola a motore 8
Tavola H

Qualche pagina ancora, dopo che la zuffa tra i protagonisti e il cattivo si è risolta con la fuga di quest’ultimo, arriviamo nell’escalation finale della vicenda.
Nella Tavola H possiamo innanzitutto ammirare la seconda vignetta, nella quale Cavazzano riutilizza la soluzione dello sfondo bianco e vuoto con tanto di assenza di bordi: merita di soffermarcisi sopra anche per la qualità del disegno, quel Paperoga è perfetto come plasticità dei movimenti e intensità dello sguardo. Notate il modo in cui piega il ginocchio, il movimento fluido e aggraziato con il quale solleva la pistola, suggerito tanto dalle braccia tese quanto dalle leggere linee cinetiche, che non intaccano quel senso di immobilità statuaria che la posa vuole comunque suggerire per fissare l’importanza del momento. Tornando alla gabbia, infine, occorre notare come l’immagine invada la quadrupla sottostante: senza la presenza dei contorni, infatti, che normalmente avrebbero sottratto spazio o avrebbero portato la vignetta a sovrapporsi a quella in basso, la soluzione è quella di insinuarsi con le gambe all’interno della scena in una maniera così naturale da non sembrare per nulla sbagliata. Anzi, visto che la parte alta della quadrupla non contiene altro che lamiera e ombre, costituisce uno sfondo che di primo acchito sembra essere la linea del pavimento su cui si appoggia Paperoga. Soluzione fantastica.
Passando poi alla vignettona in basso, con il missile su cui sta fuggendo lo scienziato pazzo in procinto di partire, c’è poco da dire: i due cugini sono minuscoli, ancora una volta a suggerire le enormi dimensioni del razzo, mentre la nube di fumo infuocato e il “browooooo” creano la scenografia perfetta per il momento. Se notate, poi, il bestione volante non è esattamente al centro del riquadro ma leggermente spostato a sinistra, anche rispetto all’onomatopea sottostante, il che trasmette inconsciamente l’idea del movimento.

Isola a motore 9
Tavola I

La Tavola I è un altro piccolo gioiellino di narrazione sequenziale: la pistola di Paperoga (per inciso, rappresentata con una cura per il dettaglio veramente lodevole) spara e il proiettile compie una traiettoria che riecheggia per tutta la prima metà del foglio, attraversando le prime tre vignette.
Nella doppia iniziale parte il colpo che rimbalza per terra – sulla linea del pavimento solo accennata dalle ombre tratteggiate, dato che il disegnatore ricorre ancora al riquadro senza contorni – e rimbalza in quella successiva, dove compie una serie di rimpalli acrobatici sui bordi del riquadro, per finire sul quadro comandi, appena intuibile, che viene poi messo al centro della terza vignetta nella quale il proiettile conclude la sua corsa fantastica. Un lavoro di fino, nel quale la parte centrale della pagina rappresenta il cuore dell’azione ancora più della semi-quadrupla finale, pur importante come compimento della dinamica e come antipasto di quanto sta per accadere.

Isola a motore 10
Tavola L

Nella tavola successiva, infatti (L), il razzo viene bloccato durante la sua fuga dalla bocca della montagna che si sta chiudendo, proprio grazie al provvidenziale intervento di Paperoga.
La prima vignetta torna a sfruttare la verticalità per contenere la capsula volante, e ancora una volta il mix di onomatopea e linee cinetiche permette agilmente all’artista di far comprendere a colpo d’occhio che il missile viene bruscamente fermato.
I tre blocchi successivi sono scanditi dal cronometro della base, che negli ultimi due “esce” dalla scena narrativa per diventare quasi una didascalia interattiva, insieme all’incessante “tic-tac” che arriva a schiacciare i personaggi e a dettare il ritmo forsennato che si deve respirare in quei passaggi, carico di attesa per l’esplosivo finale.
Notare anche i movimenti dei due paperi, che fuggono verso sinistra per uscire dalla montagna mentre la direzione cambia nell’ultima vignetta, quando sulla zattera si allontanano verso destra.

Isola a motore 11
Tavola M

La penultima tavola (M), infine, contiene con la sua roboante quadrupla l’esplosione della base: un momento a dir poco fenomenale, una gigantesca nuvola di fumo nero imporporato di giallo e arancione al centro, con diversi rivoli concentrici a testimoniare l’entità del disastro.
Sotto la nube si intravede la sagoma del monte ormai disgregatosi, scomposto nella luce di giallo intenso che ne riempie la sagoma. In tutto questo il “Booamm” al centro è quasi ridondante, e infatti rispetto ad altri suoni Cavazzano sembra non caricarlo troppo, consapevole della scena cristallina già raffigurata.
In alto si vede invece in maniera distinta il missile fuoriuscire dal nuvolone, spinto come un proiettile verso l’infinito e oltre. Nella doppia in basso il movimento è invece opposto, con i detriti incandescenti che cadono in giù e sfrigolano a contatto con l’acqua.
Una pagina da bocca aperta, dove la spettacolarità la fa da padrona.

Eroico smemorato 1+2
Tavole N – O

Prima di chiudere con questa lunga disamina, sempre a proposito di esplosioni vorrei fare un veloce confronto con un altro evento del genere, sempre all’interno di una storia di Pezzin/Cavazzano: Paperino e l’eroico smemorato, pubblicata su Topolino giusto un paio di mesi dopo L’isola a motore.
Nell’epico finale di quest’altro capolavoro di comicità e azione, l’aereo guidato dall’eccentrico pilota Fhon Watt con a bordo anche Paperino e Paperoga punta contro una corazzata.
Come potete vedere (tavole M – O), in questo caso la scelta di regia è diversa: la deflagrazione infatti non viene inquadrata direttamente ma avviene fuori scena, tra la mirabolante splash page della picchiata e la pagina successiva, nella quale viene messo in evidenza solo il boato – in questo caso il “Booomm” risulta un po’ più accentuato, con una O particolarmente grossa – e la conseguenza della collisione, con la corazzata piegata e semidistrutta dalla quale esce abbondante fumo.
Insomma, due scelte diverse ma egualmente efficaci per costruire una scena dagli obiettivi simili.

Ho concluso così questo breve excursus di Paperoga e l’isola a motore, attraverso una selezione di tavole che ho ritenuto particolarmente significative allo scopo.
Spero che il pezzo possa essere risultato interessante e permettere a chi ha avuto la pazienza di seguirlo di avere nuovi spunti di riflessione con cui approcciarsi alla lettura di questa storia in particolare, ma anche di altre disegnate da Giorgio Cavazzano in quegli anni.

L’appuntamento con “In gabbia!” tornerà, prima o poi: ad agosto terrò un basso profilo sul blog, ma potrebbe essere che già a settembre possa vedere la luce la terza puntata.
Il prossimo appuntamento sarà invece fra un paio di settimane con gli articoli relativi al fumetto Disney di luglio.
A presto!

2 thoughts on “In gabbia! #2 – “L’isola a motore”

  1. Ciao!
    Molto interessante anche questa disamina di “ZP e l’isola a motore”. Non riesco a ricordare se l’ho letta o meno, perché alcune tavole mi suonano familiari.

    Comunque, molto interessante l’analisi delle linee cinetiche delle tavole A e B: in effetti il movimento è reso in modo magistrale e i disegni di Cavazzano nella tavola B evidenziano il contrasto tra l’aereo che precipita e Paperino e Paperoga che scappano dalla parte opposta.
    La tavola C è molto efficace nel rappresentare, con due vignette rettangolari, la verticalità dell’aereo che precipita. Nella 2^ vignetta sembra quasi di assistere alla caduta dagli occhi di Paperino e Paperoga.
    Nella tavola D non avevo notato la differenza di dimensione tra le due vignette, ma in effetti è molto particolare e ti ringrazio per avermela fatta notare; una divisione della tavola in due vignette “sbilanciate” tra loro nelle dimensioni non è affatto frequente.
    La tavola E è più eccezionale nell’inquadratura (ancora una volta il lettore osserva la scena come se fosse accanto ai due paperi) che nell’organizzazione delle vignette: come hai detto tu, in Disney è frequente questa costruzione da “quadrupla meno 1” che offre dinamicità e spazio; aggiungerei che era piuttosto frequente proprio in quegli anni, e spesso nelle storie di Cavazzano stesso nella fase techno.
    Personalmente la tavola F invece mi sembra efficace: oltre a lasciare lo spazio per la slanciata vignetta verticale (che ha un’inquadratura “da vertigini”), le due vignette che raffigurano lo scienziato sono poste una sopra all’altra dando continuità al suo discorso, quasi come se vedessi due sequenze di un film in fermo immagine. Trovo questa costruzione tutto sommato efficace, ma in effetti le frecce di direzione rovinano un po’ tutto.
    Il rimbalzo del masso nella tavola G ha creato quell’effetto cinetico che fa rimbalzare pure l’occhio da una vignetta all’altra in modo naturale, condivido tutte le osservazioni che hai fatto tu.
    Nella seconda vignetta della tavola H la posa di Paperoga è perfetta, ma in un primo momento mi sembrava che lui e Paperino “fluttuassero”, perché a differenza di altre vignette simili senza contorno e con sfondo bianco, questa sfora nella vignetta sotto, creando una rottura del confine che di solito è creato proprio dalla linea che chiude la vignetta sotto. Comunque, la soluzione è buona e crea appunto una sorta di “pavimento” per Paperoga.
    La tavola I sembra uscire dalla pagina piombando addosso al lettore, tanta è la dinamicità della scena rappresentata, tra il razzo in partenza e il proiettile che rimbalza. Una tavola che rappresenta tutto il virtuosismo artistico della fase techno di Cavazzano.
    La tavola L accumula tensione narrativa che poi esplode -letteralmente- nella tavola M, nella cui ultima vignetta il lettore può per un attimo prendere il respiro dopo 3 tavole intense e cariche di artifici artistici atti a creare tensione.
    Per quanto riguarda le tavole N-O, non ricordo di aver mai visto sul “Topolino” una vignetta che occupa l’intera tavola (credo d’averlo visto solo in PKNA), un espediente notevole che rende enorme merito a Cavazzano.

    Un’analisi interessante e che mi ha divertita, attendo nuovi articoli su questa rubrica!

    1. Grazie mille per le tue parole di apprezzamento, che come sempre mi fanno un grande piacere Korinna 🙂
      Lieto che questo tipo di pezzi possa risultare interessante e possa contribuire a far soffermare chi legge sulle tavole disneyane stimolando osservazioni che magari solitamente non compie.
      E grazie anche per la tua “contro-analisi” 🙂
      Alla prossima!

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