Il “Topo” di luglio 2021
Bentornati su Lo Spazio Disney!
È già uscito il primo Topolino di agosto, quindi non perdo altro tempo (anche per via del caldo 😛 ) e vi lascio alle mie considerazioni sulle storie che ho ritenuto più significative, nel bene e nel male, tra quelle pubblicate sul settimanale nel corso del mese appena terminato.
Non prima però di rimandarvi al post di un paio di giorni fa sulle varie pubblicazioni disneyane di luglio, nel caso non l’abbiate ancora letto.
Here we go!
Luglio 2021: le storie da Topolino
La saga del mese è Topolino e il principe della menzogna di Marco Nucci, Fabrizio Petrossi e Ottavio Panaro (nn. 3423-3424-3425-3426-3427), quindi parto da qui: d’altronde si tratta della lunga avventura in cui i nodi del caso Vertigo vengono finalmente al pettine dopo un anno di pubblicazioni e che ovviamente, anche per via del concorso a premi inerente, ha catalizzato l’attenzione dei lettori nel corso del mese.
Mi spiace constatare che anche quest’ultima storia non mi abbia per niente soddisfatto, elevando a potenza i difetti che avevo già riscontrato nelle precedenti incursioni del misterioso individuo col cappuccio a spirale.
Lo spunto di partenza del Principe della menzogna poteva anche essere valido – le macchine da scrivere col difetto, grazie alle quali potersi mettere sulle tracce del vero Vertigo – ma alla fine l’indagine è semplicemente stata condotta in maniera schematica, con una velocissima quanto inconcludente visita ai vari indiziati, che non hanno fatto altro che affollare inutilmente il cast (mi viene da pensare a unico beneficio del concorso che abbisognava di molteplici sospettati), quando poi però a metà racconto lo stesso Topolino si era già concentrato sul misterioso Ghoster, scomparso e quindi potenzialmente la persona che più facilmente poteva “rinascere” sotto mentite spoglie.
La nuova identità di Ghoster e i modi e motivi per cui è diventato Mister Vertigo ispirandosi ai suoi stessi romanzi inediti vengono descritti con un lungo spiegone di una ventina di pagine nell’episodio conclusivo della saga, e se il volto dietro la maschera risulta essere la soluzione più banale, prevedibile e telefonata possibile, tutta la descrizione dei vari snodi narrativi e di come sono stati coinvolte le altre “pedine” come l’ex sindaco appare vagamente bislacca e poco credibile, oltre ad appesantire oltremodo la narrazione di questo tassello conclusivo.
Insomma, nulla che possa giustificare, dal mio punto di vista, un filone portato avanti per un anno intero guadagnandosi slot prestigiosi del pocket e copertine di Fabio Celoni.
Forse sono io a non aver ben compreso l’intero affresco, ma l’affaire Vertigo si è dimostrato per me un gigante dalle gambe d’argilla che purtroppo ha mostrato di essere un’operazione piuttosto vacua e priva di “ciccia”.
La presenza di Eta Beta e Flip a strizzare l’occhio al Doppio Segreto di Macchia Nera e le varie citazioni a un certo tipo di filmografia nei nomi dei vari comprimari non bastano a reggere un progetto che prometteva mari e monti ma che personalmente fatico a salvare ed apprezzare.
I disegni di Petrossi e Panaro purtroppo contribuiscono, per quanto mi riguarda, a un risultato finale sotto le aspettative. I loro tratti sono più che buoni, ma a mio avviso non particolarmente adatti alle atmosfere di una saga come questa, non riuscendo a trasmettermi le sensazioni di mistero, inquietudine e inesplicabilità che Vertigo dovrebbe rappresentare.
Musicalisota – Cornelius Day di Giorgio Salati e Nico Picone (n. 3424) chiude il lungo tour dei Bumpers. Lo scorso mese ho già detto la mia sugli episodi precedenti, ma restava fuori la conclusione della vicenda.
Closure che personalmente ho apprezzato: trovo che la saga sia stata in continuo crescendo, rimediando negli ultimi due episodi – e in particolare in questo – a certe piccole ingenuità iniziali.
L’impianto narrativo ricalca quanto visto nelle puntate precedenti (c’è un impiccio prima del concerto, i nostri si industriano per risolverlo con buona volontà e mezzi di fortuna), ma “giocare in casa” è tutta un’altra cosa e la statua di Cornelius Coot con gli occhialoni verdi spacca! 😛
Il confronto chiarificatore tra Qua e Paperino, inoltre, chiude la sottotrama relativa e offre uno spaccato di realistica concretezza alle dinamiche familiari.
Ancora Qua è al centro di Area 15 – Il grande esperimento di Roberto Gagnor e Libero Ermetti (n. 3424), nel quale il paperotto ha un confronto acceso con l’amico Ray durante una gita in handbike fuori città. Sotto la pioggia i due discutono perché il primo vorrebbe che il secondo non si sentisse privo di talento e di valore. Ray è infatti in un periodo no, ma un discorso del buon Archimede è lo stimolo che gli serve per uscire dall’impasse.
Gagnor fa centro, stavolta, dimostrando che quando si trova nella propria dimensione ideale – l’umorismo puro e/o demenziale e le dinamiche giovanili – sa scrivere qualcosa di convincente e solido. Questo è un felicissimo esempio di storia che nella sua semplicità non cade nella retorica o nel rischio di girare a vuoto, ma anzi sfrutta la linearità del racconto per esplorare con delicatezza e profondità i patemi di un preadolescente arrivando a parlare anche di approccio alla vita in generale.
Lo scenario in cui tutto ciò avviene è poi altamente suggestivo, anche grazie ai disegni di un Ermetti in stato di grazia, qui forse al suo apice artistico (finora, si intende 😉 ). Tavole pulitissime, personaggi che appaiono vivi e vitali, espressioni azzeccate e dai tratti ricercati, panorami mozzafiato e dettagliati a incorniciare l’azione… l’artista ci consegna tavole e vignette ispiratissime che sono una vera gioia per gli occhi.
Bum Bum in: Un’estate in città di Corrado Mastantuono (n. 3425) è un altro bell’esempio delle potenzialità del personaggio e del suo creatore quando lo adopera.
Non sarà la migliore storia con Bum Bum, ma la soavità che lo caratterizza a dispetto dell’aspetto “tagliato con l’accetta” emerge qui in maniera chiara, mentre la sua fantasia lavora a pieno regime immaginandosi avventure incredibili per evadere, almeno con la mente, dall’afosa Paperopoli nella quale sembra essere rimasto l’unico abitante mentre tutti gli altri sono in vacanza. Una trama eterea che solo alla fine converge verso dell’azione “reale” a sorpresa, dandole una sterzata forse un po’ troppo violenta rispetto alle premesse iniziali ma senza che questo disturbi troppo. Certamente è mancata l’interazione con Paperino e Archimede, che spesso ha prodotto alcune delle situazioni migliori con Bum Bum (basti anche solo pensare alla storia precedente), ma rimane un’ottima prova d’autore.
Disegni come sempre di alta qualità, c’è a dirlo? Nota di merito a certi passaggi significativi come il protagonista che si muove dentro un cruciverba gigante o certe vedute della città deserta davvero suggestive.
Pianeta Paperone – Il segreto del tuffo di Vito Stabile e Marco/Stefano Rota (n. 3427) prosegue il ciclo dedicato agli elementi che caratterizzano il vecchio cilindro secondo uno dei suoi principali fan.
In questo caso si va a esplorare la straordinaria capacità dello Zione di nuotare nel freddo metallo, ma anche stavolta – come accadde in Mai più limousine – lo spunto di partenza diventa solo il pretesto per vivere un’avventura esotica lontano da Paperopoli. Sono chiare le influenze barksiane (mettersi sulle tracce di una figura storica come Re Mida) e ciminiane (il mezzo di locomozione) che guidano la mano e le idee di Stabile, portandolo a confezionare un racconto dall’andamento intenso e sfaccettato capace di offrire davvero molto al lettore, senza annoiarlo e arrivando coerentemente alla sua conclusione.
I disegni dei Rota mi appaiono nuovamente piuttosto incerti nel tratto e soprattutto nell’inchiostrazione, rendendo alcune vignette davvero poco riuscite. Fortunatamente trovo che si tratti di un numero minimo di situazioni e che nella maggioranza delle tavole la prova riesca a rimanere all’altezza. Dal punto di vista dell’atmosfera comunicata, comunque, questo stile fa egregiamente il suo lavoro su sceneggiature di questo tipo.
Le Giovani Marmotte in: Missione Tropici di Francesco Vacca e Mario Ferracina (n. 3426) riprende personaggi e situazioni di Operazione Alaska dell’anno scorso, pur rimanendo piuttosto autonoma e comprensibile rispetto alla precedente avventura.
Si ricompatta il team di GM composto da Qui, Quo, Qua, Michelle, Beth e Jamal, a cui si aggiunge Newton.
La storia non mi ha convinto appieno: per quanto mi piaccia la volontà di creare uno scenario coerente per le avventure delle Giovani Marmotte, ripensate per essere rilanciate “al passo coi tempi” analogamente a quanto avvenne negli anni Novanta con le inedite del mensile dedicato, la trama qui scricchiola un po’ e il fulcro del racconto (lo studio dei coccodrilli del luogo) viene alla fine abbastanza trascurato in favore di loschi individui atterrati nelle vicinanze con propositi non chiariti e di alcuni semi di trama orizzontale gettati qui con il solo scopo di essere ripresi in storie future.
L’approccio “laterale” di continuity colpisce ancora, quindi, in maniera qui vagamente fastidiosa in realtà perché va davvero a erodere buona parte della narrazione verticale. C’è un avversario di Paperone, rimasto nell’ombra, che trama e muove pedine per motivi non ancora chiari, soprattutto in relazione alle GM. La presenza di questi collegamenti, rimandi e interrelazioni tra saghe e situazioni ha sicuramente un certo fascino vista la novità di tale approccio alle comuni storie di Topolino, ma tali operazioni dovrebbero a mio avviso essere condotte sempre tenendo presente la godibilità delle singole avventure, e in questo caso non credo sia avvenuto, nonostante le buone idee qua e là ci fossero (la parte “emotiva” di Beth, per esempio, ma anche il rapporto tra i nipotini).
Buoni i disegni di Ferracina, che restituisce pregevoli characters design e soprattutto piacevoli scorsi di natura incontaminata. Qualche incertezza e qualche “freccerizzazione” di troppo le ho notate, ma il lavoro l’ho trovato generalmente buono.
Tip & Tap e l’invasione dei droni di Pietro Zemelo e Luca Usai (nn. 3424-3425) è la storia spottone del mese, dal momento che traina il TopoDrone allegato ai due numeri su cui è stata pubblicata.
Spiace vedere Zemelo impiegato per produzioni di questo tipo, visto che in passato ha dimostrato di avere buone idee e certe cose da dire con i personaggi disneyani.
Questi lavori su commissione invece “uccidono” spesso molte brave penne (basti pensare a Bruno Enna e Alessandro Sisti, fuoriclasse della sceneggiatura che però in queste occasioni non sempre riescono a essere all’altezza di loro stessi) e stavolta è capitato proprio a Zemelo, che confeziona una storiella semplicina, buffina ma in sostanza senza verve perché dichiaratamente senza pretese. Il congegno di Eta Beta che sforna copie su copie di droni che invadono Topolinia e il piano bislacco di Gambadilegno di usarli per rapinare banche? Ehm… passo!
I disegni di Usai però sono gradevoli, come spesso avviene con questo artista.
A proposito di droni, anche I Bassotti e Zio Paperone in: Droni, cloni e bidoni, di Alessio Coppola (n. 3426) contribuisce a tenere alta l’attenzione sull’argomento e quindi sul gadget. Riesce a farlo però in maniera più naturale offrendo un’avventura di stampo classico piuttosto piacevole e non priva di inventiva. Niente di che, una lettura che si dimentica anche velocemente (almeno nel mio caso), ma Coppola ha interiorizzato nei decenni di attività come disegnatore determinate istanze che sa sfruttare in sceneggiatura mettendo tutti gli elementi necessari al giusto posto creando una storia che regge e che fa il suo lavoro. In tale ottica anche il suo tratto classico e “rigido” funziona e appare tranquillizzante.
Pippo e l’incompatibile compagnia di Roberto Moscato e Nicola Tosolini (n. 3426) ripropone il cugino Posidippo, che ha esordito pochi mesi fa in una storia dello stesso Moscato, per un viaggio in compagnia di Pippo alla volta di un loro accidioso zio. Le differenze caratteriali tra i due saranno continua fonte di dissidi e quindi di gag che lo sceneggiatore gestisce bene, offrendo una storia semplice-semplice ma che proprio per questo suo non puntare chissà dove intrattiene e contribuisce a “costruire” per bene gli equilibri dell’albo su cui è ospitata. Azzeccati in quest’ottica i disegni di Tosolini, soprattutto nel rappresentare il vecchio e gobbo zio.
Infine Papere a bivi estivi di Marco Bosco e Paolo De Lorenzi (n. 3425) riporta in scena l’improbabile quartetto al femminile formato da Paperina, Brigitta, Nonna Papera e Miss Paperett, che l’autore ha utilizzato in diverse occasioni senza che emergesse mai il senso di unire questi personaggi, al di là dell’essere tutte donne ma con poco altro in comune.
In quest’occasione le quattro papere brigano per passare le vacanze insieme ed è l’occasione per far vivere loro una storia a bivi… genere che io detesto!
Insomma, non partivo con i migliori auspici, impressioni che purtroppo hanno trovato conferma nella lettura. Non solo lo sviluppo e le varie opzioni di gioco erano poco coinvolgenti, ma ogni bivio portava sempre e comunque a esiti tutto sommato positivi per le protagoniste, benché diversi, mentre solitamente nelle storie a bivi alcune svolte portavano a finali disastrosi o tragicomici che invitavano il lettore a tornare indietro per avere conclusioni più fortunate. Non che fosse legge, certo, però mi ha lasciato ancora più insofferente nei confronti di un tipo di storia che non mi ha mai preso più di tanto.
Insomma, per me è un no sotto diversi punti di vista… anche estetico, perché lo stile di De Lorenzi in questo frangente mi è sembrato poco espressivo e a tratti legnoso.
Rimando i commenti su Topolino e l’oscura finale (saga in tre parti di Tito Faraci e Libero Ermetti di cui a luglio è uscito solo il primo episodio) al mese prossimo, quando avrò sott’occhio la storia nella sua interezza 🙂
Queste le storie su cui avevo qualcosa da dire e queste le mie impressioni relative.
Non mi resta che invitarvi a dire la vostra nei commenti, se vorrete, e augurarvi un bell’agosto di relax.
Alla prossima!
Dunque…che dire?
La saga di Vertigo è giunta alla sua conclusione, sembrerebbe. Credo che dopo un anno e 5 capitoli che si sono alternati nei mesi si possa tirare le somme. Questo capitolo conclusivo della saga non mi ha soddisfatta del tutto per più motivi. La prima di queste ragioni credo sia anche il peggior difetto di questa saga: concorsi, annunci a caratteri cubitali, teaser…uniti a buoni incipit delle storie carichi di alte aspettative puntualmente sgonfiate nel corso delle puntate: il risultato è hype esagerato, troppe aspettative che si reggono su deboli pilastri pronti a crollare in poco tempo. Come hai notato tu, in questo capitolo abbiamo un buon inizio che ha tutte le carte di un racconto giallo che può ingranare straordinariamente, ma pian piano va fiaccandosi risultando tutto quasi una montatura inutile. È questo il più grande difetto di questa saga, che avrebbe grandi potenzialità se trattata in modo diverso. Secondo me Nucci dovrebbe “farsi le ossa” ancora per un po’ su storie di altro tipo, più umoristiche o sulla falsariga di “Calisota Summer Cup”, e abbandonare per un attimo i gialli (magari collaborare con Casty nella prossima storia può aiutarlo ad affinare il suo stile promettente).
Mi dispiace che sia Arkadin Mr. Vertigo: se c’era un promettente retaggio di questa saga era proprio Arkadin, nuovo brillante e leale amico di Topolino, che avrebbe potuto tornare in altre storie (pesa un po’ anche la scarsa reazione emotiva di Topolino davanti alla scoperta che Vertigo sia il suo valido collaboratore Arkadin). Non solo questa soluzione è abbastanza banale, mi ha lasciato l’amaro in bocca anche per questo “spreco” del personaggio di Arkadin. Tra l’altro gli indizi per scoprire Arkadin erano presenti negli altri capitoli della saga e non in questa storia.
Secondo me Torvo e Topmayer avrebbero dovuto parlare: che senso aveva tacere e prendersi le colpe di Vertigo? La loro immagine era rovinata anche se non fossero venuti a galla i loro segreti rivelati ad Arkadin: in ogni caso si erano rovinati o come finti Vertigo o come corrotti e scorretti uomini d’alto rango. Tanto valeva liberarsi dell’etichetta “Vertigo” e coinvolgere anche il vero Vertigo, in un modo o nell’altro la loro immagine era già rovinata. Non so se mi sono spiegata.
Non mi è piaciuto questo Eta Beta-deus ex machina nell’ultima puntata: fin troppo facile per Topolino vincere in questo modo. Sarebbe stato molto meglio lasciare che Topolino e Arkadin si affrontassero da soli.
Infine, ho notato che alla fine del primo episodio abbiamo la prima lista di 7 sospettati, tra cui figura un tal Terrence Lang, interessante visto che porta lo stesso cognome di Alfred Lang, regista del film su Vertigo. Nel secondo episodio Terrence Lang scompare per lasciare spazio a Dick Tamiroff, originariamente non menzionato. Eppure la storia procede come se questa incongruenza non esistesse. Ho sperato fino alla fine che questo grossolano “svarione” non fosse un errore ma nascondesse una qualche verità nascosta e segreta. Niente. Se dovesse esserci una continuazione della saga, spero che questa incongruenza venga spiegata.
Non mi sento di bocciare la saga nel suo complesso. Tuttavia ha proseguito tra alti e bassi e questo ultimo capitolo ha una conclusione penalizzante. Ripongo fiducia nel fatto che Nucci debba ancora crescere e saprà regalarci gialli pù memorabili in futuro, e che la direzione del Topolino impari a moderare un po’ i toni altisonanti e i manifesti appesi ovunque e opti per una promozione più modesta e meno illusoria di quella vertighiana.
La conclusione di Musicalisota ha rimediato agli interrogativi che mi aveva lasciato: buona puntata finale, con uno spaccato familiare di tutt’altro tono rispetto a quello delle puntate precedenti.
La storia di Gagnor mi è piaciuto molto: questo autore dovrebbe dedicarsi di più a queste storie intimistiche e divertenti che a storie di fantascienza o kolossal di altri generi.
Mastantuono ci dona un Bum Bum un po’ diverso dalle altre volte, con risultati di poco inferiori rispetto alle scorse storie, ma con una storia divertente e con un impianto “viaggio nella mente di Bum Bum”.
Sono una fan di Stabile e Rota che ci stanno regalando ottime storie: le ispirazioni di Stabile tratte da Barks e Cimino sono lineari e piacevoli, e anche Rota ci regala scorci belli pur non raggiungendo i picchi degli anni ’80.
La storia delle GM mi è sembrata nella media, più che altro ha inficiato un po’ la lettura questo avversario sconosciuto a proposito della cui identità spero vivamente di sbagliarmi. Disegni nella norma.
La storia promo dei droni trova veramente uno Zemelo sprecato. Di ben altro livello Coppola che con la sua storia suggerisce una buona trama classica e riprende il suo personaggio Hans Sdrubel.
Il ritorno di Posidippo mi sorprende in positivo con una storia divertente.
La vicenda a bivi delle papere mi è sembrata buona per essere una storia a bivi, promossa, anche se avrei preferito finali più comici.
Un mese con le sue belle storie, ma in generale ho l’impressione che meno le storie vengono pubblicizzate, più gli autori sanno gestire le vicende meglio. Spero che questo chiasso mediatico a volte prorompente non dia agli autori un po’ di ansia e paura di deludere.
Ciao!
Ciao Korinna, come sempre mi fa piacere leggere i tuoi pareri 🙂
Per quanto riguarda il “bisticcio” tra Lang e Tamiroff nella storia di Vertigo, credo proprio che sia un cambio di nome dell’ultimo minuto che, al momento di essere corretto, non è stato modificato per dimenticanza nel primo episodio. Non è la prima volta che capita (ricordo per esempio in “Orgoglio e pregiudizio”). Per come si è sviluppata la storia, dubito fortemente che ci sia un motivo narrativo che emergerà in futuro (non ci sono spiragli di nessun tipo in tal senso), ad ogni modo chi vivrà vedrà 😉
La questione dell’ampia pubblicizzazione di alcune storie “di punta” che poi si rivelano meno forti e interessanti di quanto uno si aspetterebbe è annosa, ahimè… è sempre soggettivo, ovviamente, ma credo che al di là dei gusti personali questa mossa di marketing (perché tale è) sia un’arma a doppio taglio: da un lato spingi le persone a comprare il giornale indirizzando la loro attenzione su un progetto particolare per impostazione, disegni, ambizioni ecc, dall’altro crei conseguentemente delle aspettative piuttosto alte che sarà quindi più facile che vengano deluse, anche a fronte di un prodotto finale che in assenza di certa grancassa pubblicitaria sarebbe stato giudicato con meno pretese e criticità.
Un contrasto da cui però è difficile uscire, secondo me…
A presto!
Certo, è tutta una mossa di marketing, ma credo che anche le mosse di mercato prima o poi esauriscano la loro efficacia….
Credo anch’io fosse una svista quella del nome Lang/Tamiroff, non avrebbe senso seminare un indizio simile per poi continuare come se non fosse stato dato.
Questo mese di agosto si preannuncia molto interessante, comunque! Speriamo in bene per il recupero di Macchia Nera e Reginella….
Ciao!