
Il “Topo” di maggio 2021
Bentornati su Lo Spazio Disney!
Non si è ancora spenta l’eco di Nuvole Digitali, il festival online di fumetto organizzato da Lo Spazio Bianco, e nel quale ho avuto anch’io la mia piccola parte, che è già giunta l’ora di fare “i conti di fine mese”, guardando a quanto uscito su Topolino nel corso di maggio.
Fra un paio di giorni sarà invece il turno delle uscite disneyane da edicola e fumetteria, sempre inerenti al medesimo periodo di riferimento.
Ma andiamo per gradi: ecco il mio punto di vista su alcune delle storie pubblicate sul settimanale Disney 🙂
Maggio 2021: le storie da Topolino
Inizio subito con Mi chiamo Paperinik di Marco Gervasio e Davide Cesarello (nn. 3414-3415), che aveva già avuto inizio nel numero di fine aprile ma che non avevo commentato in attesa della sua conclusione.
Si tratta del secondo scontro tra il protagonista e Red Duckan, il miliardario che ha registrato il marchio “Paperinik” e vuole sfruttarlo a fini commerciali, in questo caso per una serie TV che metterebbe in cattiva luce il vendicatore mascherato.
Lo spunto non è male, è attuale parlando di prodotti seriali per piattaforme di streaming e mette in crisi in maniera riuscita il personaggio. Il problema è che questo è il leit-motiv che si ripete con minime variazioni da quando su Topolino è tornata prepotentemente in auge la versione vendicativa di Paperinik: per vendicarsi devono esserci torti di cui è vittima e la sua missione è quella di raddrizzarli. Peccato che in questo modo sembra che la funzione di Paperinik sia più che altro quella di difendere Paperinik stesso dall’opinione pubblica 😛
Capisco l’opera di recupero delle influenze martiniane e del fascino delle prime storie, ma quello che vorrei è un po’ di varietà, non tanto nei dettagli – per i quali Gervasio è invece abile nel creare variazioni sul tema – quanto piuttosto nello “schema” complessivo.
Per quanto riguarda la storia nello specifico, ad un primo tempo efficace subentra una seconda metà non allo stesso livello, con una risoluzione un po’ traballante per il modo con cui Paperino riesce ad aggiustare la situazione e per le reazioni di alcuni comprimari.
I disegni di Cesarello, infine, non mi hanno convinto come già non fecero nella precedente prova paperinikiana: i personaggi acquistano espressioni esagerate, spesso fuori luogo, e anche le posture del corpo hanno qualcosa che non mi convince e non me le fa piacere. La cosa si evince soprattutto con Paperinik e con Archimede, meno con Duckan (per cui l’artista guarda fedelmente al modello di Giorgio Cavazzano).
Di Area 15 – La combo perfetta by Claudio Sciarrone (nn. 3413-3414-1415) avevo invece iniziato a parlare perché già uscita per due terzi nel corso di aprile. Mancava però ancora l’episodio finale, che è forse il più solido, quello che offre alla storia il vero punto di forza nella sua struttura complessiva.
Sciarrone – che ho ospitato durante il panel pikappico nell’ambito di Nuvole Digitali – riesce a portare in scena una vera e propria consolle-war visualizzando il mega-torneo organizzato da Rockerduck per lanciare il suo nuovo prodotto. Il suo “guardare avanti” (o anche solo all’attualità) non sta tanto in questo, quanto nell’approccio con cui lo fa e soprattutto con la regia che utilizza, fatta di una griglia dinamica, di idee visive vincenti e di ambientazioni e personaggi graziati da uno stile efficace e moderno.
Questo non vuol dire che la storia sia perfetta: nelle sue puntate la vera “ciccia” della trama è riservata sostanzialmente a questa puntata finale, sbilanciando di fatto l’equilibrio narrativo complessivo della lunga avventura. L’intuizione del dare tanto spazio – anche tramite le special preview – ai sentimenti, ai timori e alle riflessioni di Quo e di Zio Paperone è significativa e avvicina in maniera inedita, perlomeno con queste modalità, il fumetto Disney a quello delle slice of life tanto caro a una buona parte di giovani lettori, ma ciò non deve andare a discapito della struttura complessiva della sceneggiatura, come invece a mio avviso accade ne La combo perfetta.
Un peccato che però non nasconde il prezioso lavoro sui personaggi, sul tipo di trame e sul modo di raccontare che cerca di guardare altrove rispetto al “recinto” del fumetto disneyano: va affinato, la strada è ancora lunga, ma intanto qualcuno inizia a percorrerla.
La saga di maggio è Zio Paperone e la ventiquattrore di Paperopoli, di Alessandro Sisti e Mario Ferracina (nn. 3416.3417-3418).
Non ho molto da dire, in realtà, anche perché il giudizio è viziato dal mio completo disinteresse verso le corse automobilistiche e simili. Ho quindi trovato poco coinvolgente questa avventura corale, un racconto dispersivo che mi appare un mero traino commerciale per il gadget di turno… è ovvio che lo sia, ma confidavo in una identità autonoma maggiore. Il colpo di scena alla fine del secondo episodio in realtà vivacizza un po’ le cose, e porta a una conclusione che “salva” l’avventura nel complesso con alcuni guizzi tipicamente sistiani (come la fenomenale visualizzazione della tangenziale arrotolata ad anello) e molto fantasiosi, ma certamente non mi è entrata nel cuore.
Molto buoni invece i disegni di Ferracina: tratto scattante, approccio fluido al character design, belle idee grafiche per i veicoli e per le “distorsioni” che la strada conosce nell’ultima parte.
Topolino e la micio-minaccia di Casty e Enrico Faccini (n. 3417), nel mondo che ricordavo, avrebbe dovuto essere la storia di punta del mese. Ma il mondo cambia, purtroppo, e così la nuova storia dell’accoppiata che in passato ci ha regalato perle come I sette Boglins e Il dottor Tick-Tock ci consegna invece una storia sicuramente frizzante, simpatica e con le sue trovatine al punto giusto, ma che non riesce ad andare oltre a questo. Così, se i dettagli – lo zio di Pippo, gli inserti comici/stralunati, la caratterizzazione di Topolino – funzionano e sono come sempre di qualità, con il loro umorismo surreale, non si può dire lo stesso per quanto riguarda la trama in sé, costruita su una minaccia tutt’altro che minacciosa e tutt’altro che misteriosa, nonostante i diversi depistaggi che appaiono quindi gratuiti e inutili dal momento che la soluzione della vicenda è più che intuibile, è dichiarata (dal titolo, dalla copertina dedicata). Vien da sé che il pathos si assottiglia ai minimi termini e resta una storiellina godibile, certo, con un apprezzabile ritmo a strisce e con un lieve sorriso lasciato da qualche gag, ma pur sempre una storiellina.
Buoni i disegni di Faccini, soprattutto nell’illustrare il gattone al centro della vicenda, dove mi sembra che l’artista adotti un tratto meno “spigoloso” nel raffigurare Topolino rispetto al passato.
Se voglio trovare la perla di maggio devo allora guardare a Paperino, Archimede e la minaccia musicale di Corrado Mastantuono (n. 3416).
L’autore colpisce ancora e, come spesso accade, gli exploit li ottiene quando scrive del suo “figlioccio” Bum Bum Ghigno: a dimostrazione di ciò, se ricordate, nella top 5 del 2020 ho messo proprio la storia del Masta con il personaggio uscita nella primavera di un anno fa.
In questa nuova avventura torna Mary Jane, la cugina di Bum Bum della quale Paperino e Archimede sono da tempo invaghiti. Proprio per questo tentano di mettere in cattiva luce il suo accompagnatore, da loro giudicato un poco di buono.
Uno spunto tutto sommato semplice che il fumettista sceneggia però con dinamismo e infarcendo lo sviluppo di trovate spassose, ovviamente a base di pasticci assortiti che per una volta non originano dall’imbianchino coi dentoni. Anzi, geniale il suo continuare ad ostentare l’estraneità ai fatti!
Ottimi come sempre i disegni, dalle espressioni facciali alle posture dei corpi, dagli sfondi alla composizione delle vignette, Mastantuono si riconferma uno dei migliori talenti attualmente al soldo di Topolino.
Torna Minni Prêt-à-porter con Una nuova boutique e Splendide in piscina, per i testi di Valentina Camerini e i disegni di Marco Mazzarello (nn. 3417-3418).
Questo ciclo continua a non convincermi granché e non capisco se sia un mio problema di feeling con il tema della moda o se ci sia qualche problema specifico delle sceneggiature. Sarebbe interessante sentire alcune giovani lettrici in merito, per capire se questo uso di Minni possa essere effettivamente interessante per loro e contribuisca a rilanciare il personaggio in una dimensione più affine a loro e meno appiattita. Di certo le regala un po’ di indipendenza rispetto all’ingombrante partner, ma basta staccarla da Topolino e darle un suo microcosmo (per ora poco solido) per vincere questa partita?
La seconda storia, divisa in due tempi, in realtà sembra migliorare un po’ la situazione: l’intreccio si fa un po’ più convincente, con qualche “ombra” che Minni deve dipanare e con una risoluzione che, pur puntando sullo scontato “l’unione (femminile) fa la forza”, in realtà credo possa trasmettere un messaggio positivo e incoraggiante nelle ragazzine. Il carattere della protagonista continua ad risultarmi poco convincente, ma ci può stare. Vedremo gli sviluppi…
I disegni di Mazzarello non sono male, sicuramente l’artista è migliorato ai miei occhi in questi ultimi 2-3 anni, ma non si va oltre al piacevole. Un’altra matita avrebbe forse potuto dare quello slancio in più alla serie.
Macchia Nera e l’inarrestabile Ombra, di Marco Nucci e Giorgio Cavazzano (n. 3415): non c’è mese senza Nucci, su Topolino 😛 e in questo caso lo ritroviamo alle prese con il più tenebroso avversario del nostro Mickey, dopo averlo gestito nel Classico dedicato e nella riuscitissima Semplice, pulito, diretto di un paio di mesi fa.
Quest’occasione era però di maggior rilievo: la posizione d’apertura e i disegni di Cavazzano alzavano la posta in gioco e le aspettative, e questo ha contribuito ad affossare un po’ una storia su cui inevitabilmente si creavano certe attese. In realtà si tratta di un’avventura piacevole, all’acqua di rose se vogliamo, ma con un solido ritmo narrativo, una direzione chiara a cui la sceneggiatura punta e diverse gag genuinamente divertenti. Il problema risiede forse nel protagonista, che è sicuramente molto distante dalla letale mente criminale a cui molti sono affezionati (ma che, in siffatta e originaria veste, è comparso forse meno volte di quanto vorremmo credere). Questo non è però un difetto imputabile all’autore, che si ritrova a ereditare oggi il personaggio, con il contesto che ben conosciamo. La chiave per interpretarlo è quindi quella di mostrarne le debolezze e il lato paradossale della sua presunta e ostentata freddezza, una visione tutto sommato piacevole che non mi sento di condannare. I disegni del Maestro impreziosiscono l’opera, e il suo Macchia – per quanto meno ispirato del dandy apparso nel Buon vicinato e in Novecento – risulta sempre affascinante.
Topolino e la logica illogico-provvidenziale di Giulio D’Antona e Luca Usai (n. 3416) è una storia che in rete ha riscosso il favore di diversi lettori, per cui mi sembrava giusto citarla, anche se in realtà a me non ha convinto al 100%: riconosco che c’è un’idea simpatica alla base, riconosco che l’uso della “filosofia pippide” con tanto di dispiego di parentado è azzeccato, riconosco che i disegni di Usai sono veramente un bel vedere per la morbidezza del tratto, ma la storia mi sembra in alcuni passaggi tirata troppo per le lunghe e la risoluzione finale, oltre ad essere prevedibile, avviene in una maniera che non mi ha completamente soddisfatto. Resta una “gregaria” di alto profilo, se confrontata con altre storie analoghe, ma non tutto funziona al meglio, per me.
Anche Brigitta e l’affare del pappamondo di Augusto Macchetto e Valerio Held (n. 3417) rientra in questa visione delle cose, e il giudizio è similare: una piacevole lettura supportata da uno spunto iniziale che ha un suo perché, in grado di smarcarsi sufficientemente dal già visto, ma nello sviluppo narrativo qualcosa si inceppa. Nello specifico la conclusione arriva troppo repentinamente, cogliendo di sorpresa il lettore, forse perché si è voluto aggiungere un passaggio che alzasse la posta in gioco senza avere abbastanza tavole per poi giungere più armonicamente al finale. L’ultima tavola mantiene comunque intatta l’intelligente gag che vede Brigitta mettere nel sacco Paperone, una volta tanto!
Rockerduck e lo scontento miliardario di Pier Giuseppe Giunta e Lucio Leoni (n. 3418) è un’altra storia decisamente buona tra le “secondarie” del menù del mese.
Lo sceneggiatore ripesca il concetto di un Rockerduck che può essere soddisfatto e “carico” solo nel costante conflitto con un gigante inamovibile, cioè Paperone, già vista con qualche variazione in un paio di storie di Vito Stabile. Sconfiggerlo definitivamente o vincere troppo facilmente – in questo caso grazie a un super-computer – lo rende apatico e privo di slanci, ma in quest’occasione lo stesso capita allo Zione quando il pivello si fa da parte. Una storia “d’altri tempi” nella sua riuscita semplicità, aiutata anche dal bel tratto guizzante di un buon Leoni 🙂
Infine, anche Paperino e la locanda del Quadrifoglio di Carlo Panaro e Valerio Held (n. 3418) è una storia che fa rimanere col sorriso sulle labbra: l’autore punta tutto su un Paperino per nulla sfaticato ma in grado di mostrare tutte le sue qualità, dalla cucina al management, risollevando le sorti della locanda del titolo. È un piacere ritrovare ogni tanto anche questa versione propositiva del personaggio, e vederlo riuscire in un compito dà soddisfazione tanto a lui quanto a noi, al netto dell’ultima tavola. Il difetto che posso però imputare alla sceneggiatura è che… lo svolgimento è un po’ privo di mordente. Tutto avviene in maniera piuttosto piatto e prevedibile, e non si crea mai particolare interesse nello sviluppo della vicenda, nemmeno nel rapporto tra Paperino e Gastone o nell’incognita del critico gastronomico che sarebbe arrivato a valutare il posto.
Adattissimi i disegni di Held, perché “più classici non si può” 😉
Credo di aver detto tutto quello che mi premeva: in pratica sono stato freddino sulle storie “di punta” e mi sono invece trovato ad apprezzare maggiormente le “gregarie”, stavolta!
Prima di darvi appuntamento fra un paio di giorni per il post sulle testate, vi ricordo che potete rivedere o recuperare tutti i panel di Nuvole Digitali sui canali Twitch, YouTube e Facebook de Lo Spazio Bianco, dove saranno sempre disponibili 🙂
Stay tuned!