
I fumetti Disney di novembre 2020
Bentornati su Lo Spazio Disney!
La situazione generale non è certo delle migliori: da settimane l’emergenza da Covid-19 è tornata prepotentemente a mordere nel nostro Paese con criticità in molteplici ambiti, primo fra tutti quello sanitario.
Non è un periodo semplice né tanto meno sereno, ma in fondo è anche per provare a distrarmi un po’ dalle situazioni più pesanti che ho deciso di varare il progetto di Lo Spazio Disney ed è quindi bello provare a “staccare” un attimo dalle preoccupazioni che l’attualità trasmette pensando agli amati fumetti Disney, sperando che la cosa possa avere lo stesso effetto palliativo su voi lettori.
Ci stiamo avvicinando alla fine di novembre e, come negli scorsi mesi, provo a fare il punto sulle uscite più interessanti di queste ultime settimane. Anche se, come noterete, ci sono meno segnalazioni degne di nota (per il sottoscritto, chiaramente) rispetto al passato recente.
L’edicola di novembre
Per quanto riguarda la tappa fissa presso il proprio giornalaio di fiducia, come d’abitudine parto dall’immancabile #unicatestataseria (come la chiamano da certe parti 😛 ).
I Grandi Classici Disney #59 sulla carta sembrava essere migliore rispetto al numero precedente, che come ricorderete non mi aveva entusiasmato. Alla prova dei fatti, però, l’ho trovato solo minimamente più valido.
È la Sezione Superstar a salvare la baracca, diciamo: il tema di turno è dedicato ai pompieri, e di base a me piacciono molto questi argomenti “generici” affrontati da diversi autori storici. Inoltre, in questo caso la selezione di Luca Boschi include un paio di smaglianti ten-pages di Carl Barks e addirittura una breve avventura del Mickey Mouse di Floyd Gottfredson direttamente dal 1931, quella Topolino arciere che vedeva il protagonista non solo aiutare i vigili del fuoco ma contribuire anche al fidanzamento ufficiale di Orazio e Clarabella. Storicamente interessanti sono anche una breve finora irristampata con Ezechiele Lupo e un’arcaica avventura disegnata da Paul Murry con Paperino e Pippo pompieri in una realtà rurale, dove spicca uno Zio Paperone graficamente e caratterialmente molto differente da quello a cui siamo abituati.
Peccato per Topolino e la banda elettrica, mediocre gialletto di Bruno Concina in cui ho trovato a dir poco sconclusionati i rapporti tra i personaggi e stranianti alcuni passaggi, e del quale salvo i buoni disegni di Sergio Asteriti.
Ma è la prima parte dell’albo ad essere decisamente sottotono. Topolino & Eta Beta e la Cometa Teta di Fabio Michelini e Massimo De Vita non l’ho mai amata molto (come le altre due avventure delle trilogia) e anche la rilettura attuale non mi ha fatto cambiare parere, sebbene il De Vita di inizio anni Novanta rimanga certamente meraviglioso. Le altre storie proposte vanno dal buono all’appena sufficiente, con un tonfo notevole: Gilberto e i poeti spaziali (attribuita a Guido Martina ma scritta in realtà dai fratelli Barosso) è un ricettacolo di assurdità, follia gratuita e trovate fastidiose che minano la trama dalle fondamenta. Il nipote di Pippo e lo zio finiscono infatti in un pianeta dove tutti parlano in versi, e si adeguano partecipando a una gara di poesia. Le rime ossessive e il font in corsivo minuscolo con cui sono riportate riempiono i balloon e affaticano occhi e mente… ho sinceramente fatto fatica ad arrivare in fondo senza mollare prima, anche a causa dei disegni di Giuseppe Perego che di certo non aiutano.
Insomma, il volumetto vale la spesa per la seconda metà, ma si arranca. Confido ci si rialzi nei prossimi due numeri che, stando alle anticipazioni, dovrebbero proporre una selezione di maggior qualità.
Per la prima volta da quando ho inaugurato il blog (escludendo il post che faceva una panoramica generale sul parco testate) cito Zio Paperone: il n. 29 spicca rispetto agli altri non tanto perché l’inedita presente è di produzione straniera, quanto perché è un vero e proprio sequel di una storia di Romano Scarpa degli anni Sessanta (Paperino e la farfalla di Colombo), che viene a sua volta riproposta nell’albo subito prima di questo suo seguito realizzato nel 2017, con tanto di breve articolo di Francesco Gerbaldo che spiega dietro le quinte e contesto in cui è nata questa operazione.
Non sono mai stato un fan di quell’avventura scarpiana, e non seguendo la testata ammetto di non aver comprato il numero, ma si tratta sicuramente di un approccio che merita di essere segnalato perché mostra per la prima volta un’attenzione maggiore verso il contenuto di uno dei vari mensili “un tanto al chilo” che affollano gli scaffali delle edicole. Non posso che augurarmi che questo atteggiamento conosca seguito, su Zio Paperone come su altri periodici analoghi.
Nomino a sorpresa anche 100% Alieni, vattelapesca del mese. Il sommario nel complesso lascia un po’ a desiderare, in tutta onestà, ma sottolineo la presenza di due storie piuttosto meritevoli per cui potreste fare un pensierino all’acquisto nel caso vi manchino: Topolino e l’astroplastica proteofantastica di Alessandro Sisti e Giuseppe Dalla Santa e Topolino e i segreti dell’Area 52 di Casty e Lorenzo Pastrovicchio. Non dico che da sole valgano il prezzo del biglietto, ma si tratta di due robuste avventure topolinesche che potrebbero regalare qualche bella sorpresa a chi ancora non le conoscesse, e mi pareva giusto segnalarle.
Infine, per tutto quello che rappresenta, è d’uopo citare PK: UR-Evron, terzo capitolo delle nuove avventure di Pikappa – la versione ipercinetica e fortemente supereroistica del classico Paperinik – in corso d’opera su Topolino Fuoriserie. Come i due precedenti volumi, anche questo è sceneggiato da Roberto Gagnor, mentre ai disegni torna Roberto Vian dopo l’esordio alle matite del secondo episodio.
Non posso consigliarlo o sconsigliarlo nello specifico, dal momento che dopo il primo volume di questa nuova gestione mi sono fermato con PK, che nella versione attuale non incontra i miei gusti. Ma non potevo non notificarne l’uscita per gli interessati: magari sarete voi a dirmi, nei commenti, come sta proseguendo la saga 😉
Io ricordo solo che, nonostante la testata sia teoricamente anche da edicola, la distribuzione presso questo canale riguarda solo i punti vendita più grandi e forniti, quindi non è affatto facile o scontato che il vostro giornalaio di fiducia lo riceva. Rimane un prodotto molto più fumetteria-oriented, insomma, che gode di una appendice di diffusione extra per una selezione di edicole.
La fumetteria di novembre
Sul fronte fumetterie non c’è quasi nulla da segnalare, complice probabilmente la mancata dimensione da mostra-mercato di Lucca Comics a cavallo tra ottobre e novembre.
L’unico prodotto da citare – anticipato in qualche modo nel post del mese scorso – è Topolino di Floyd Gottfredson vol. 3 (ricordo che, nonostante sia il primo edito da Panini, va assolutamente fatto precedere dai due pubblicati da Rizzoli Lizard anni fa): come ebbi già modo di scrivere qui sopra, avendo collezionato a suo tempo la collana RCS Gli anni d’oro di Topolino non ho esigenza di recuperare in altra versione l’opera dell’autore, ma sarei un folle se non consigliassi l’acquisto di questa novità Panini a chi non possieda già le storie in un’edizione degna di questo nome, in particolare rispettosa del formato a striscia originario.
Da quanto ho letto in giro l’edizione italiana sembra essere fedele a quella Fantagraphics americana, quindi si tratta di un robusto ed elegante cartonato con diversi approfondimenti editoriali come contenuti extra rispetto alle storie.
Storie che comunque basterebbero a rendere il volume imperdibile: Topolino contro il pirata e contrabbandiere Gambadilegno, Topolino e il bandito pipistrello, Topolino giornalista e Topolino e il misterios “S” sono delle vere e proprie perle immortali, intrecci appassionanti e avventurosi in cui il protagonista vive al massimo intrighi e missioni di grande spessore e forte pathos. Ma cito anche Topolino e l’elefante, ottimo esempio di come le storielle più urbane e semplici fossero dotate di una sapiente costruzione e di una gestione delle gag magistrale.
Il “Topo” di novembre
Nell’excursus sul Topolino di novembre parto in realtà da fine ottobre, recuperando il numero di Halloween rimasto escluso dal post dello scorso mese e che ha alcune storie degne di nota, in un senso o nell’altro.C’è l’avvio di Topolino e gli incubi di Mr. Vertigo (nn. 3388-3389), per esempio: Marco Nucci firma il ritorno del villain introdotto la scorsa estate in un giallo dalle tinte vagamente inquiete, in linea con la più orrorifica delle festività. Purtroppo rilevo gli stessi difetti che erano già propri de Le verità di Mr. Vertigo: anche in questo caso ad un primo tempo molto thriller e ricco di potenzialità segue una conclusione che smorza tutta quell’intensità e che porta a una risoluzione della vicenda abbastanza deludente. Topolino compie deduzioni in maniera pretestuosa, la trama perde di mordente e rimane appesa senza un reale compimento perché le intenzioni dell’avversario rimangono misteriose e rimandate alle sue future incursioni.
Ancora più della precedente, questa indagine appare monca, per niente autosufficiente perché non soddisfa le esigenze immediate del lettore. Impostare un ciclo di avventure con un nuovo villain da rendere ricorrente nel cast era una buona idea, ma – specialmente con una distanza di mesi tra una storia e l’altra – occorreva rendere più autonome le singole incursioni, portando avanti nel contempo, a latere, la trama orizzontale.
In questa occasione, poi, i disegni non si rivelano pienamente efficaci: Ottavio Panaro fa il suo ma non riesce a riportare su carta le atmosfere attese.
Lo stesso albo contiene altre due prove a firma Nucci: Pippo e la cornamusa spettrale e Paperoga e la passeggiata mostruosa (n. 3388) sono due brevi, sempre in tema con Halloween, degne di nota soprattutto per la componente artistica. La prima può vantare i disegni dell’ottimo Fabio Celoni, che realizza tavole meravigliose con il suo stile fluido e immaginifico, sbizzarrendosi nel ritrarre i personaggi in modo inusuale grazie ai costumi da mostri che indossano, mentre la seconda ha come guest star Gigi Cavenago e Lorenzo De Felici, due disegnatori in forza alla Sergio Bonelli Editore che esordiscono sulle pagine disneyane in questa occasione. Pochissime tavole che sono però in grado di portare una ventata di freschezza nell’estetica di Topolino grazie a un tratto dall’apparenza grezza ma funzionale al contesto illustrato e soprattutto che si attesta come fortemente personale, una piacevole alternativa d’eccezione che, in particolare nella quadrupla della penultima pagina, esplode di un’energia bottariana mirabile.
In così poco spazio le trame per forza di cose non risaltano, ma lo sceneggiatore se la cava molto bene e offre dei piccoli esempi di come si possono sfruttare le strutture delle brevi.
Ci sono poi tre storie singole che, senza quasi nessuno strombazzamento mediatico tramite anteprime o altro, si rivelano delle letture molto piacevoli e degli ottimi utilizzi dei personaggi.
Zio Paperone e il risparmio assoluto (n. 3389), di Carlo Panaro e Francesco Guerrini, vede il protagonista a confronto con l’inedita cugina di Brigitta, una scozzese decisamente ossessionata dal concetto di parsimonia. Il veterano Panaro parte da questo spunto per imbastire uno sviluppo di gran gusto, piuttosto originale e assai intelligente, nel quale offre un ottimo ritratto di Paperone: sfaccettato e umano senza per questo perdere in grinta. I fantastici disegni di Guerrini, che sembra migliorarsi ogni volta di più, contribuiscono non poco a impreziosire l’avventura grazie al suo tratto dettagliato e raffinato, oltre che a soluzioni di regia sempre ricercate.
Pianeta Paperone – La panchina ispiratrice (n. 3390), di Vito Stabile e Marco Rota, inaugura un ciclo aperiodico di storie incentrate sulle varie caratteristiche del magnate paperopolese. In questa occasione lo sceneggiatore si concentra sulle incursioni quotidiane di Paperone nel parco, indagando su quale elemento sia realmente di ispirazione per il suo fiuto affaristico.
Ancora una volta Stabile dimostra quanto la sua conoscenza e il suo amore per il personaggio gli permettano di imbastire trame solide e interessanti. La sua visione paperoniana è rara da leggere oggigiorno su Topolino e si riallaccia direttamente a quella barksiana. Questo approccio è stato ribadito pochi mesi fa con la suggestiva e azzeccata Zio Paperone e l’identità perduta, che però pur nella sua validità non era esente da qualche inciampo che qui invece non si riscontra.
La trama urbana e semplice non è affatto un limite ma anzi un punto di forza per riscoprire e riappropriarsi della figura di Paperone partendo dalla sua essenza, senza contare le tante finezze a livello di trovate di sceneggiatura.
Marco Rota ai disegni si rivela la soluzione migliore, per comunicare anche esteticamente quel mood molto classico che pervade la storia. Rispetto alla sua precedente prova vista lo scorso agosto, il tratto dell’artista appare più nitido, grazie soprattutto a un’inchiostrazione meno incerta che fa guadagnare in freschezza a uno stile sicuramente “antico” ma che secondo me fa ancora la sua figura, specialmente se viene impiegato in contesti a cui ben si adatta, come in questa occasione.
Paperoga e il sonnambulismo risolutore (n. 3391), di Giulio D’Antona e Carlo Limido, si rivela una gran sorpresa. Non ricordo nessuna storia particolare di D’Antona, per i miei gusti non ha mai lasciato il segno con i suoi lavori disneyani, ma stavolta centra il bersaglio e lo fa con un personaggio che sembra ormai difficilissimo da interpretare in maniera vincente (con l’eccezione di Enrico Faccini).
Paperoga qui viene usato molto bene, e anche il plot costruitogli attorno è intelligente e funzionale: si parte da una situazione standard che viene però evoluta con garbo, mestiere e belle trovate, che contribuiscono a rendere meno monodimensionale il cugino di Paperino. Limido dal canto suo offre una matita guizzante e personaggi assolutamente vitali e piacevolissimi da osservare.
Ho lasciato per ultime le due “saghe” del mese.
Sir Topleton e la sfida al grande bianco (nn. 3390-3391-3392) è una lunga storia in tre parti ispirata a un fatto storico, la spedizione antartica del capitano Ernest Henry Shackleton compiuta all’inizio del Novecento. Sergio Cabella, rientrato a Topolino dopo più di un decennio di assenza, torna in pompa magna con un’opera a dir poco ambiziosa, non tanto per l’argomento trattato quanto piuttosto per il modo in cui ha deciso di impostarla: il ritmo narrativo sembra seguire quello di un diario di viaggio, e questo in alcuni passaggi penalizza un po’ la fruizione della narrazione, ma ne guadagna nel sapore diverso rispetto ad altre storie di questo tipo. A un primo tempo piuttosto “respingente” proprio per questo approccio si alterna un secondo capitolo decisamente più riuscito per arrivare all’ultima parte che chiude bene le vicende, seguendo piuttosto fedelmente quanto accaduto nella realtà.
Non mi è esattamente entrata nel cuore, ma riconosco la potenza di questo progetto a livello visivo e di racconto, così come la scelta di usare un registro narrativo meno convenzionale per il fumetto Disney.
Paolo Mottura ai disegni compie un lavoro meraviglioso, un vera e propria gioia per gli occhi, in particolare quando è chiamato a rappresentare gli evocativi paesaggi e quando emula l’aspetto delle fotografie d’epoca.
Spero di aver modo di approfondire questo commento con una recensione ad hoc per Lo Spazio Bianco, a cui sto pensando in questi giorni. Stay tuned 😉
Caccia a Paperinik (nn. 3391-3392) è il nuovo tassello di Marco Gervasio sul vendicatore mascherato, coadiuvato ai disegni da Davide Cesarello.
Si pone come seguito della classica Paperinik e la bella addormentata di Guido Martina e Massimo De Vita, riprendendo l’omonimo quadro “della discordia” in un giallo nel quale l’alter-ego di Paperino viene sospettato del furto del dipinto stesso.
Non mancano elementi interessanti nell’intreccio ideato da Gervasio: l’introduzione del tenente Sheriduck come riferimento all’interno della polizia di Paperopoli, la necessità di approfondire il legame di amicizia tra Paperino e Paperinik e alcuni inserti sulla storia originaria che non vanno a sporcare o retconnare l’opera di Martina ma creano semplicemente basi più solide per imbastire questa nuova avventura.
A tali interessanti spunti, che personalmente ho apprezzato, fa da contrappunto un ritmo narrativo poco ordinato, con una prima parte iper-veloce e in cui non succede quasi nulla e una seconda dove si svolge praticamente tutta la vicenda. Inoltre la risoluzione del caso da parte del protagonista avviene in maniera un po’ improvvisata, grazie a una deduzione che non mi pare abbia fondamenta così solide per permettere di arrivarci tanto agevolmente. Nelle ultime pagine ci sono un paio di semplificazioni che mi hanno un po’ deluso, ed è un peccato perché il cuore della seconda metà, con l’indagine notturna di Paperinik mentre ha depistato le forze dell’ordine, funziona bene ed è suggestiva.
Cesarello ai disegni non mi è piaciuto molto: mentre con i Topi il suo tratto porta a belle tavole, il suo modo di raffigurare i Paperi non mi entusiasma affatto. Ho trovato i becchi legnosi, gli sguardi non sempre convincenti e le pose un po’ ingessate. Di contro, molto buono il suo lavoro su Rockerduck e su Sheriduck, così come sui backgrounds.
Bene, credo di aver detto tutto.
Se non ci saranno sorprese extra (per esempio qualche annuncio interessante dall’edizione only-digital di Cartoomics questo weekend), ci rileggiamo su queste pagine virtuali in tempo per annunciare la terza puntata di Lo Spazio Disney LIVE, rivelando argomento e ospite!
Bonus track
Prima di lasciarvi, ci tengo a linkarvi di seguito la recente diretta streaming realizzata dall’amico Fabio (che avete già conosciuto in più di un’occasione all’interno di Lo Spazio Disney) sul suo canale YouTube The Fisbio Show. Sabato scorso ha infatti intervistato Francesco Artibani e Lorenzo Pastrovicchio e il risultato è stata un’ora e mezza di interessantissimi discorsi e di risposte da parte degli autori che ritengo significative per il fumetto Disney in generale.
A voi:
Ciao, e buone letture!
Ciao?
Come sempre, hai fatto una recensione molto interessante.
Parto parlando del “Topolino”. In effetti le storie di questo mese si sono rivelate molto interessanti. Innanzitutto, ho gradito molto “Sir Topleton e la sfida al grande bianco”, che rientra nella mia TOP 5 delle storie più belle del 2020, per svariati motivi. Il primo è l’idea: il voler raccontare una spedizione polare a carattere storico mi ha molto colpita. Poi il finale: siamo abituati a vedere i protagonisti che vincono e raggiungono un obiettivo. “Sir Topleton” si propone di raccontarci una storia dove i personaggi ottengono non il Polo Sud o una conquista, ma la gioia di vivere. I disegni sono spettacolari e mi ha fatto piacere ritrovare Gancio con tanto di look suo e non di Bruto (come invece mi pare fosse accaduto nel ciclo “Vita da Rockband”) e le atmosfere sono molto suggestive. Mi piace il clima che si è creato nell’equipaggio e trovo molto belli i momenti di vita quotidiana. Solo un appunto: non ho capito perché inserire la storia della terra cava, visto che non è narrata nei fatti reali e alla fine si è deciso di rinunciare allo spunto…si apre lo scenario di un sequel? Anche se secondo me non ce ne sarebbe bisogno… (P.S. solo io ho l’impressione di aver già visto il cuoco di bordo? Non mi è nuovo ma non ricollego…)
“Caccia a Paperinik” mi è piaciuta molto. Ben organizzata e comprensibilissima anche a chi non ha letto “Paperinik e la bella addormentata”, come me. Curioso il finale, spero che Sheriduck divenga un personaggio fisso delle storie del Diabolico Vendicatore (magari con un rapporto con Paperinik simile a quello tra il commissario Gordon e Batman). L’unica cosa che non mi hanno convinta sono le espressioni facciali di Archimede: troppo legnose. Per il resto una storia molto bella (la scena in cui Paperinik si introduce nella villa di Rockerduck mi ha ricordato molto una sequenza di “Paperinik e l’intrepido signore del fuoco”)
“Gli incubi di Mr. Vertigo” a una prima lettura mi aveva dato un’impressione migliore di quella che ho ora, dopo aver riletto la storia. Ho trovato molto particolare la parte sui sogni e la suggestione, un tema non scontato per una storia di Topolino, ma per il resto il ritmo non mi sembra troppo coinvolgente. Voglio dire, io ho seguito (e tutt’ora riguardo con piacere) una serie tv dove l’antagonista principale, un serial killer, rimane nascosto nell’ombra per ben sei stagioni, e viene rivelato solo dopo anni di indagini del protagonista e della squadra di poliziotti. Per questo motivo trovo molto potenziale nella trama di un criminale dall’identità sconosciuta, ma penso anche che la vicenda vada maneggiata con cautela. Spero che la storia dicembrina di Mr. Vertigo non mi deluda.
“La panchina ispiratrice” mi è piaciuta molto. Vito Stabile, peraltro forumista del Papersera da anni, mi è sembrato molto capace e non mi ha delusa in questo formato da ten pages barksiane. I disegni di Rota sono godibilissimi e appunto meno penalizzati dalla colorazione rispetto alla storia di quest’estate. Non so perché, ma questo ciclo “Pianeta Paperone” mi richiama molto i cicli contenuti nei Mega Almanacchi degli anni 80 (per esempio, “Ai ferri corti” contenuta qua: https://inducks.org/issue.php?c=it%2FMG++377)
Infine, le one shots “Il risparmio assoluto” e “Il sonnambulismo risolutore” mi sono piaciute molto. Panaro e Guerrini sono una coppia lavorativa stratosferica, spero che producano altre storie insieme. Invece, la storia di Paperoga è molto singolare e utilizza bene un personaggio fin troppo bistrattato ultimamente.
Invece, per quello che ho letto finora dei Grandi Classici Disney, questo numero è in forma. Per ora ho letto solo una parte delle Superstar. “Paperino e l’incendiario” è parecchio tempo che desideravo leggerla e finalmente ci sono riuscita. Una storia meravigliosa quanto inquietante: l’idea di un Paperino piromane e di un suo emulatore mi ha colpita molto. “Paperino capo pompiere” invece è la classica ten pages di Barks, comica e incentrata sui quattro paperi, stavolta alle prese con il mestiere di vigile del fuoco (la parte dei paperotti che trascinano giù Donald mi ha ricordato molto la barksiana “Paperino vigile”). La storia di Ezechiele Lupo non è nulla di imperdibile, ma mi fa piacere sapere che lui e i Porcellini sono approdati sui GCD. “Topolino Arciere” non me l’aspettavo, ma è stata una sorpresa piacevolissima. Floyd Gottfredson è un Maestro che purtroppo non conosco troppo (per questo seguirò l’omnia Panini), tranne per storie come “Eta Beta l’uomo del 2000” e poche altre. (A proposito, nelle prime tavole della Cometa Teta, quel congegno per comunicare con gli esseri non dotati di parola mi ha ricordato moltissimo quello usato da Eta Beta proprio nella sua storia di esordio, quando viene studiato dagli scienziati). “Topolino e la banda elettrica” mi piace, è un classico giallo di Concina e Asteriti. Il resto del volume non l’ho ancora letto.
Non ho preso il numero di Zio Paperone, ma di sicuro incuriosisce il sequel. Invece, Pikappa Fuoriserie (come lo chiamo io) non ho idea di come sia. Non sto seguendo la testata, ma in linea generale la voce dei Pkers sostiene che sia un numero superiore rispetto ai precedenti. Solo una curiosità: dato che la storia parla delle origini di Evron, “Ur-Evron” fa il verso a Ur, l’antica città mesopotamica?
Ciao?
Ciao!
Nel frattempo ho letto altre due storie dei GCD di questo mese.
La storia di 01 Paperbond non è nulla di che, ma alcune gags sono carine. Invece, per quanto riguarda l’ultima storia, “Paperino pompiere”, devo dire che mi ha colpita molto. Innanzitutto, se non fosse che i protagonisti sono Paperino e Qui Quo Qua, non avrei mai detto che era una storia dei paperi. Topolinia e Paperopoli si sono fuse e come hai detto tu è un contesto “rurale”, con case in legno in un paesello di montagna (sembrerebbe). Inoltre lo stile di disegno non mi ha ricordato per niente Murry: lo stile con cui ha disegnato i paperi è molto diverso da ad esempio quello di questa storia: https://inducks.org/story.php?c=W+PB++++3-02, probabilmente “Paperino pompiere” è una storia disegnata a quattro mani. Anche Paperone è molto differente, con un look diverso anche da quello dello Scrooge barksiano dei primi tempi (quello del “Natale sul Monte Orso” e del “Segreto del vecchio castello”). Tutto sommato una storia piacevole.
Alla prossima!
Ciao!
Molto bella e interessante la tua “controrecensione” del mese disneyano 🙂
Per quanto riguarda il comunicatore di Eta Beta, ho colto anch’io quel riferimento, e penso proprio che si tratti di una citazione voluta 😉
Mentre sul riferimento mesopotamico in Ur-Evron… onestamente non saprei proprio dirti ^^”
Il Paperone di Murry è molto diverso da quello barksiano dell’epoca, anche dal primissimo, perché il personaggio aveva appena esordito e quindi la sua connotazione grafica, specie da parte di altri autori che non fossero Barks, era ancora piuttosto fluida, specialmente nel modo di intendere le basette. Anche dal punto di vista narrativo, il fatto che viva in una casetta di legno di quartiere invece che in una villa fa intendere che Paperone sia tutt’altro che definito nel 1950, trattato ancora come se fosse un parente-random inventato per “far numero” a seconda delle occorrenze di trama 😉
A presto!
Già, lo scrive anche Luca Boschi nel suo editoriale delle Superstar.
Intanto ho letto altre due storie dei GCD novembrini. Prosegue il ciclo di Newton: niente di esaltante, se non a livello collezionistico. Invece la storia di Gilberto mi ha convinta abbastanza. Non del tutto, ma innanzitutto o disegni di Perego sono “meno peggio” su Pippo che sui paperi (forse colpa di quando disegnava le tavole di raccordo dei Classici seconda serie negli anni 70/80, che mi hanno rovinato il finale di “Paperino e le lenticchie di Babilonia” nel numero 27 “Trilogia di Paperino”?), ma comunque non è uno stile che gradisco. La storia è abbastanza sconclusionata, ed è la sceneggiatura di Martina a salvare la baracca, grazie alle rime (seppur piccolezze messe al confronto con “L’inferno di Topolino”!). Nel complesso un buon numero, ma mi mancano ancora un paio di storie.
Non so perché, ma appena ho letto “Ur” mi si è accesa una lampadina?
A presto!