Il Little Nemo di Hopper: quando Edward citò McCay
Ho scoperto di recente, grazie all’amico Andrea Cascioli, questa interessante illustrazione del grande Edward Hopper, immagine che non conoscevo. L’opera è intitolata “Boy and moon” e datata al 1906-1907 (vedi qui: online alcuni danno anche 1909 come termine massimo). La cosa interessante è ovviamente, si coglie a colpo d’occhio, che l’immagine pare proprio citare Little Nemo. Qui sotto, la figura. Poco più sotto, il Little Nemo che si sveglia nella strip del 21 gennaio 1906, che potrebbe essere esattamente la stessa immagine vista guardando di fronte e non di spalle il personaggio (ha addirittura la stessa torsione).
Il giovane Hopper (1882-1967) ha da poco terminato i suoi studi artistici e sta facendo dell’illustrazione pubblicitaria – che giungerà a detestare – ed è lontano dal successo come pittore che arriverà verso la metà degli anni ’20 (è anche costretto a trascurare la pittura per il lavoro illustrativo, in questi anni).
Potrebbe aver citato Little Nemo? Il letto ricorda quello di Nemo (ma non è uguale, online ho trovato che ricorda quello di Hopper stesso in quegli anni per giustificare la “variatio”, ma ovviamente andrebbe verificato), così come il ragazzo posto in “Ruckenfigur” (un espediente artistico molto amato dal fumetto, come ho ricostruito qui) che osserva la Luna dal muro crollato della stanza, scena che siamo propensi a credere onirica per l’atmosfera surreale dell’opera (anche se, a differenza di quanto spesso accade in Little Nemo, non ci sono aperti elementi fantastici).
Il fumetto di Winsor McCay (1866-1934), è apparso dal 15 ottobre 1905 sul New York Herald, su cui sarà fino al 1911. Hopper, nato a Nyack, nello stato di NY, aveva dal 1905 studio in New York City e quindi potrebbe aver visto il fumetto (che poteva facilmente interessargli per ragioni professionali, come documentazione da cui trarre spunti e idee).
Online molti appassionati hanno già evidenziato, ovviamente, questa connessione (soprattutto, ovviamente, americani – o comunque anglofoni). Oltre a sottolineare una somiglianza del letto con quello della camera di Hopper, ci sarebbe un riscontro anche per il lago: “Edward’s bedroom window looked out over a view of the Hudson River (Nyack, NY home). The body of water illustration seems to be more a river with a far side(Tarrytown, NY). Paintings of Edward’s bedroom seem to show a similar bed, as well.” (vedi qui)
Ma non si trova traccia di un accenno in testi critici, nemmeno in siti online, né cercando su google books. Naturalmente, se qualcuno invece sapesse segnalarmene, gliene sarei grato.
La cosa affascinante è che Hopper sembra proprio aver creato una “ultima vignetta alternativa”: di solito, troviamo Little Nemo che si sveglia, cade dal letto oppure osserva la stanza, rendendosi conto che è nella realtà. Qui è come se Little Nemo si svegliasse e si accorgesse che il sogno è reale, la “parete della realtà” è crollata. Un ribaltamento dunque della situazione classica, quasi una ipotetica “ultima vignetta” della serie di sogni concatenati del giovane psiconauta dal nome omerico (magari con una mediazione della allora recente ripresa verniana).
Naturalmente, cosa renderebbe ancor più rilevante indagare quest’opera è il fatto che, com’è arcinoto, il tema della camera da letto è uno dei più rilevanti in Hopper (vedi qui, ma è un dato di cognizione comune). Interni piccolo borghesi dove c’è una figura che, solitamente, guarda fuori dalla finestra, all’apparenza meditabonda, e di cui quest’immagine è, se non la prima, una delle prime (con la variazione fantastica e surreale di cui abbiamo detto).
Laura Scarpa, con la consueta acutezza, mi osserva che “magari è un gesto inconscio del pittore, o una citazione nascosta come per “L’uomo che amava le donne” (1977) di Truffault e “Il merlo canterino ” (1971) di Otar Iosseliani (NDLB: vedi qui)”: in fondo, per noi Little Nemo è un pilastro fondamentale, per l’Hopper di allora poteva anche essere una casuale fonte di ispirazione.
La ricostruzione di questo rapporto, a mio avviso, non è una banale curiosità, ma di un punto importante da sciogliere sia per l’influsso di McCay, sia per le fonti di Hopper. Per citare Mario Pasqualini: “Il fatto che una così palese filiazione non sia stata notata dalla critica, né saranno mai notate filiazioni o legami col fumetto finché non verranno letteralmente sbattute in faccia da Lichtenstein, non fa altro che confermare il fatto che il fumetto è un’arte che ormai necessita in maniera vitale di una storicizzazione e accademizzazione per essere considerata degna di interesse dagli storici dell’arte.”
Una rapida occhiata al Little Nemo del 1905-1906 (quindi quello che sicuramente poteva essere una fonte dell’opera) troviamo molte corrispondenze.
Abbiamo un Little Nemo che sfida le acque, il 5 novembre 1905…
E in molte storie si conferma l’importanza della Luna, e un cielo con un blu molto simile a quello usato da Hopper (contrapposto alle tinte tenui degli interni domestici…), il 26 novembre 1905.
In una tavola inoltre questo ruolo fondamentale e inquietante della Luna è ribadito apertamente, il 3 dicembre 1905.
In una storia di Little Nemo avviene lo sfondamento del muro, anche se poi al risveglio non ha conseguenze, il 14 gennaio 1906.
Infine, il 22 aprile e il 5 giugno 1906 appaiono degli uccelli fantastici: specie nell’immagine del 22 aprile è evidente la somiglianza della scena, gli uccelli in silouhette su un cielo di quel blu, con una luna di quel giallino tenue.
Insomma, una sincronicità interessante, che sarebbe da chiarire. Per ora, sono soddisfatto di averla segnalata: e questo mio pezzo, credo, è l’unico contributo significativo presente online su una questione che accomunerebbe due dei più grandi autori del Novecento visivo.
Chiudo segnalando l’omaggio al dipinto da parte di Otaku Hacks Art, il progetto dell’amico Stefano Cutrì che interpreta a suo modo il titolo “Boy and Moon”, immaginando un crossover che mi affascinerebbe leggere: