
Periodicamente la direzione ha poi operato dei recuperi per quelle star cadute nel dimenticatoio, con rilanci operati in maniera più o meno strombazzata per richiamare l’attenzione del pubblico: Atomino è stato ripreso “in punta di piedi” da Casty nella sua Topolino e gli ombronauti, preceduta da due tavole di prologo realizzate ad hoc dall’autore per riepilogare i fasti del personaggio ai lettori più giovani; Macchia Nera venne rilanciato nel 2000 da Tito Faraci e Andrea Ferraris e negli scorsi anni da Marco Nucci e Casty; Paperetta è stata modernizzata da Teresa Radice e Vito Stabile in maniera spontanea; Newton Pitagorico, già valorizzato negli anni Novanta sul mensile delle GM rispetto all’originale americano, è stato reinventato e approfondito da Marco Nucci a partire dal 2019; Paperinik, dopo anni di assenza dal libretto in favore del mensile a lui dedicato e del percorso parallelo di PK, venne riaccolto sulla testata ammiraglia nel 2000 con La fortuna sotterranea di Francesco Artibani e Giorgio Cavazzano.
Back to the ‘90s

Io c’ero! 😛
L’identità super di Goofy, utilizzata in pochissime storie made in Italy, era assente dalle pubblicazioni italiane da molti anni – fatte salve la ristampe delle storie americane classiche sul mensile di Paperinik – e la direzione dell’epoca deve aver considerato che i tempi fossero maturi per una sua reintroduzione in pompa magna, forse sull’onda del successo di PKNA che a due anni dalla sua nascita si era già affermato come inaspettato successo editoriale, tanto da far immaginare che il tema supereroistico potesse funzionare anche con l’altro rappresentante per eccellenza della categoria.
L’ultima arachide era un fantastico re-start, che seguiva perfettamente gli elementi che devono avere questo tipo di operazioni: ricordare il passato, raccontare che nella finzione narrativa – come nella realtà produttiva – il personaggio è stato fuori dai giochi da un po’ di tempo e creare le condizioni per un suo ritorno sulle scene, evolvendolo in base alla nuova sensibilità dell’entertainment.

In questi racconti si giocò sulle difficoltà di Pippo nel bilanciare la sua vita borghese con quella di supereroe, si riportò in scena in maniera molto intelligente lo scienziato malvagio Spennacchiotto trasfigurato quasi in un Kingpin di Topolinia e si ripropose il nipote Gilberto come alleato dello zio, sfruttandolo più come “il tizio sulla sedia” (detta alla Spider-Man Homecoming) o come Oracolo (pensando alla figura di Barbara Gordon in una certa fase editoriale della carriera di Batman) invece che facendolo trasformare a sua volta in un supereroe come accadeva nei decenni passati… tanti spunti che, a lungo andare, finirono con il diluirsi e farsi ripetitivi.
Lentamente, con il passare degli anni, il personaggio tornò ad appannarsi e le storie italiane inedite diminuirono; solo dal 2021 con la testata Il Club dei Supereroi, guidata prima dal compianto Francesco Gerbaldo e poi dal buon Davide Del Gusto, il personaggio tornò ad avere un po’ di lustro nelle edicole nostrane, anche con storie inedite provenienti dalla recente produzione estera.
Superpippo strikes back!

Il compito per questo rilancio 2.0 è toccato a Andrea Malgeri e Andrea Maccarini, che hanno realizzato Superpippo, il pippide più potente del mondo, pubblicata sul n. 3645 del 1° ottobre 2025.
La storia in due tempi si muove per certi versi sullo stesso solco percorso da Artibani quasi trent’anni fa, seguendo cioè quell’approccio che tiene conto del passato del personaggio pur mostrandocelo ora “in disarmo” e mettendolo di fronte a una minaccia tale che lo spinge a tornare più forte di prima. Il concept si avvicina a quello del 1998 anche per il ruolo delle noccioline, visto che in entrambi i casi si gioca sulla questione dell’ultimo esemplare del frutto che dà i superpoteri a Pippo, arrivando anche a una risoluzione finale piuttosto simile.


La minaccia stessa di Roboprof, ancorché inquietante “di facciata”, gioca in maniera divertita con le classiche punizioni scolastiche che vengono impartite ad alieni e mariuoli invece che a studenti indisciplinati, andando ad alleggerire volontariamente il drama e a ricondursi a doppio filo con quelle minacce “ridicole” ed esagerate appartenenti tanto alla prima era americana del personaggio, quanto al rilancio di fine anni Novanta.
In questo fa perfetto gioco di squadra Maccarini con uno stile a tratti spiazzante, “smarmellato” e volutamente simil-kitch in alcune determinate scene: la componente estetica assume quindi un carattere fondante e certe “follie grafiche” (la vecchietta “turbo”, spassosa e geniale, un po’ tutte le ambientazioni esterne, le scene cittadine con i passanti sullo sfondo, il caos degli scontri concitati, gli interni del laboratorio del villain) costituiscono il tappeto perfetto per il racconto. Uno stile “sporco” che in alcuni casi mi ha lasciato perplesso (Gilberto in alcune inquadrature) ma che funziona nel contesto.
Di contro, quando si tratta di concentrarsi sul protagonista, l’artista guarda direttamente alla versione di Massimo De Vita, come del resto ha dichiarato esplicitamente nell’intervista pubblicata su Topolino per il lancio della storia, con una linea netta, pulita e morbida che lo slancia in modo piacevolissimo.
Il costume resta in buona sostanza invariato, resistendo alla tentazione di seguire la lezione USA dei restyling della divisa in concomitanza con i rilanci delle testate: segnalo solo la forma leggermente diversa della S sul petto, che offre quel sottile ma rilevante elemento di rinnovamento che secondo me risulta molto ben calibrato.Ritengo quindi il risultato appagante.

È probabilmente in quella scia che si pone anche l’uso massiccio delle didascalie descrittive che affollano le pagine iniziali e connotano anche la fine del primo tempo, un po’ in controtendenza con la scrittura attuale ma che rende efficacemente l’omaggio a quel mood. Spero però che il rimando si esaurisca qui perché appare un po’ pesante come tipo di lettura, alla lunga.
Tra punti di contatto e doverose differenze con il ritorno orchestrato a suo tempo da Artibani e Perina, quindi, Malgeri e Maccarini pongono una nuova base piuttosto promettente per la nuova era di Superpippo, che dal “manifesto programmatico” che emerge sembra promettere di saper salvaguardare quell’ingenuità primigenia aggiornandola all’attualità, offrendo al contempo nuove interpretazioni e nuove strade da battere.
Resto davvero curioso di vedere come si prosegue.

