Il “Topo” di gennaio 2025
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Il “Topo” di gennaio 2025

Bentornati su Lo Spazio Disney!
Il 2025 è ufficialmente iniziato, che lo vogliate oppure no, con uno dei mesi solitamente percepiti come più lunghi del dovuto ma che, per quanto mi riguarda, è in realtà trascorso senza troppi rallentamenti.
Anzi, è stato particolarmente soft per quanto riguarda impegni e scazzi vari, coronato infine anche da un weekend fuori porta con la mia compagna che è stato davvero bello!
Anche sul settimanale le cose non sono andate male, secondo me: la redazione ha apparecchiato alcune bombette che hanno lasciato il segno e che hanno impreziosito gli albi del mese.

Gennaio 2025: le storie da Topolino

Topo Gennaio 2025 6Il fantasma dell’Opera, di Francesco Vacca e Mario Ferracina (nn. 3606-3607), è la parodia dell’omonimo romanzo di Gaston Leroux, ma è soprattutto un’ottima storia, godibilissima anche non avendo presente l’ispirazione originale.
Sono innanzitutto contento di rivedere Francesco Vacca sulle pagine di Topolino, piuttosto assente nell’ultimo anno e mezzo ma che precedentemente aveva realizzato cose carine nonché progetti di un certo spessore (vi ricordate ancora di Minaccia dallo spazio, giusto?)
E sono ancora più contento di ritrovarlo in ottima forma, giacché questa sua versione disneyana del Fantasma dell’Opera risulta riuscita, intrigante e conturbante al punto giusto: l’atmosfera grave e misteriosa riesce in qualche modo ad essere salvaguardata, pur all’interno del contesto Disney, e personalmente mi ha portato ad aspettare con una certa impazienza il numero del pocket con il secondo atto, tanto è stato ben costruito il primo.
Il cast un po’ affollato rimane in realtà abbastanza sacrificato e questo non è certo un pregio, forse sarebbe valsa la pena sfoltire due o tre ruoli che hanno poco peso nell’economia della vicenda impostata, ma per il resto si tratta di una storia capace di avvincere i lettori servendo loro misteri a go-go in un’ambientazione già di per sé stuzzicante e che fa galoppare la fantasia: un teatro, misteriosi sabotaggi rivendicati da lettere di un presunto fantasma dagli oscuri propositi, gelosie e segreti celati… cosa chiedere di meglio?

Topo Gennaio 2025 7L’umorismo viene salvaguardato dai siparietti tra Paperone e Rockerduck – anche se a un certo punto appaiono troppo insistiti – e dal contesto teatrale, con tutte le sue idiosincrasie.
Buona parte del merito dell’atmosfera vincente comunque va a Mario Ferracina, che torna alla grandissima sfoggiando il suo tratto morbido ma al contempo riuscendo a renderlo meno rassicurante del solito.
Certi scorci dei dietro le quinte e soprattutto dei sotterranei con il lago artificiale e l’antro del cosiddetto Fantasma, il suo abito avvolgente, la maschera e i passaggi segreti sono illustrati assai bene e forniscono i giusti connotati al racconto, complici i colori di Gaetano Gabriele D’Aprile che infondono le sfumature cromatiche più adatte alle varie scene: specialmente l’effetto giallognolo sull’acqua dei sotterranei, dato dal riflesso delle tante candele presenti, si rivela d’effetto e vincente.
Gran bel risultato, dunque!

Topo Gennaio 2025 14Le isole della cometa – Flight 007, Flight 008, Flight 009, Flight 010, di Pietro B. Zemelo e Nico Picone (nn. 3607-3608-3609-3610), segna finalmente il ritorno della saga a quasi due anni di distanza dalla prima stagione, che aveva scontentato molti lettori di lungo corso.
Io non mi dissi pienamente soddisfatto, ma non rientravo comunque nelle fila di coloro che non avevano minimamente apprezzato il progetto: avevo colto diversi spunti intriganti, soprattutto nell’approccio narrativo, nel setting e nella gestione dei misteri, e una recente rilettura unitaria è servita per far trasparire ancora meglio certi pregi di questo lavoro.
La season 2, che prosegue senza soluzione di continuità rispetto a quanto visto nel primo set di episodi, si presenta finora ancora un po’ altalenante, con una costruzione dell’impianto stuzzicante ma anche ardita per una fruizione settimanale, minandone la compattezza e la chiarezza, chiedendo molto al lettore per poter “tenere insieme i pezzi” e godere appieno della trama e delle connessioni tra di essi.

Topo Gennaio 2025 16Da un lato trovo quindi una qualità coerente con quella – per me medio-alta – del primo blocco di puntate, dall’altro la necessità di far venire vari nodi al pettine rende queste sequenze più delicate per Zemelo e l’attenzione deve essere massima.
Nel momento in cui scrivo mancano ancora due episodi e per cui è presto per dire se il finale sarà all’altezza di quanto impostato fino ad ora, ma fino a questo punto sto leggendo qualcosa che mi piace e mi avvince.
E scroscianti applausi li rivolgo a Picone: il disegnatore con L’isola della cometa ha consegnato il lavoro della vita, con tavole immaginifiche, complesse, studiate con perizia certosina e con un buon grado di fantasia per sparigliare la gabbia e trovare soluzioni creative senza sosta, in particolare nel modo di inserire ogni volta il titolo in maniera differente. Al di là di questo, l’artista dimostra di avere un ottimo occhio per le scene d’azione e le riprese panoramiche, così come un gusto eccellente nel ritrarre l’aspetto di questi Mick, Dippo, Babou, Minerva e la sorella: i personaggi sono vivi, tridimensionali, freschissimi tanto nelle espressioni quanto in talune pose che assumono e negli abiti che Picone fa loro indossare.
I colori di Irene Fornari fanno il resto, apportando quella tonalità verdognola che connota esteticamente in modo importante tutta la serie e che è letteralmente perfetta per le atmosfere di questa lunga avventura.
Attendo con grande interesse il finale, poi ne riparliamo a ragion veduta fra un mesetto 😉

Topo Gennaio 2025 19Zio Paperone e il PDP 6000, di Niccolò Testi e Alessandro Perina (n. 3608), è una storia assai particolare: ha fatto parlare di sé, sui media generalisti e tra gli appassionati, per il fatto di essere stata “tradotta” in quattro diversi dialetti italiani – milanese, fiorentino, napoletano e catanese – distribuendo nelle relative regioni la copia con la storia in quell’idioma e nel resto d’Italia in normale italiano.
Un’iniziativa nata in occasione della Giornata Nazionale dei Dialetti che ha diviso i lettori abituali tra favorevoli e contrari, ma mi pare accolta complessivamente molto bene da un pubblico più ampio, tant’è vero che le copie dialettali sono andate a ruba in brevissimo tempo.
Per quanto mi riguarda, all’annuncio dell’operazione ero rimasto freddino: non mi interessava particolarmente ma al contempo non era qualcosa che mi dava fastidio. Ebbene, con l’uscita della storia possa dirmi invece assolutamente positivo: ho riso di gusto, come non accadeva da tempo, a leggere Zio Paperone, Battista, Archimede e i Bassotti parlare in milanese e in bergamasco, decifrando in alcuni casi con un po’ di fatica il senso delle frasi ma nel complesso godendomi la lettura di espressioni tipiche del dialetto lombardo, nonostante quello della mia zona – provincia di Lodi – abbia varie differenze con quello dell’alta Lombardia.
Ho apprezzato molto, inoltre, l’articolo a introduzione della storia, dove chi ha curato l’adattamento ha spiegato la metodologia applicata e la pronuncia di certe lettere: un’ulteriore garanzia della serietà del lavoro condotto su questa iniziativa.

Ma, al di là del risultato pittoresco di tale idea, occorre rilevare che la sceneggiatura di Testi è assai buona di per sé: certo, probabilmente è stata pensata – per snodi narrativi e conseguenti termini richiesti – in modo da poter risultare stuzzicante nei vari dialetti scelti, ma questo non ha messo in secondo piano lo svolgimento di una trama certamente molto classica ma per nulla loffia o scontata.
Insomma, non è solo l’ennesimo scontro tra Paperone e i Bassotti a cui è stato aggiunto il dialetto, è prima di tutto un’avventura solida, divertente e ritmata, che a dispetto della sua semplicità è in grado di raccontare un ottimo Zione, cazzuto, risoluto, sagace e divertente, che emerge anche nel rapporto che dimostra di avere con il fidato maggiordomo, con il geniale inventore, con il proprio Deposito e anche con sé stesso, sotto forma di “coscienza digitale” a difesa del proprio denaro.
La matita di Perina si dimostra perfetta per illustrare la storia, grazie al suo tratto lineare e a modello che riesce a essere comunque dinamico e mai ingessato, anzi la costante irrequietezza porta a soluzioni interessanti come l’aspetto di Battista.
Menzione particolare per il finale, intelligentissimo, scanzonato e profondo allo stesso tempo, con una quadrupla finale assai significativa.

Topo Gennaio 2025 26Zio Paperone, Rockerduck e la controvittoria anaffaristica, di Alex Bertani, Vito Stabile e Vitale Mangiatordi (n. 3610), è una declinazione leggermente diversa della classica sfida tra i due miliardari di Paperopoli, parzialmente rientrante in quel filone di storie che cercano di scavare maggiormente nell’animo del mangia-bombette.
Ne emerge un Rockerduck più malinconico e introspettivo del solito, sentimenti in grado anche di farlo ragionare in maniera più lucida a livello strategico, ma che nel complesso portano all’effetto collaterale di rendere… Paperone antipatico! È strano che una tale reazione sia scatenata proprio da Stabile, appassionato amante del personaggio e uno dei più acuti cantori delle sue gesta negli ultimi anni, ma vedere lo Zione filtrato dal punto di vista del rivale di sempre ha inevitabilmente questo effetto. Non sono molto convinto nemmeno del finale della vicenda, in realtà, per una storia che non mi è dispiaciuta ma che non mi ha soddisfatto granché. Mangiatordi ai disegni ha però fatto un gran bel lavoro, con un paio di sontuose splash page e con un bellissimo modo di ritrarre i due ricconi.

Topo Gennaio 2025 25What If…? – Topolino e i suoi amici diventano i Fantastic Four, di Steve Behling, Riccardo Secchi e Lorenzo Pastrovicchio (n. 3609), è un altro buon racconto alternativo sui supereroi Marvel reinterpretati dai personaggi Disney. Anche stavolta, come già per Thor e Captain Marvel, si sceglie una origin story e questa si riconferma la mossa migliore per rendere comprensibile da chiunque un’avventura di questo stampo nell’arco di sole 24 pagine.
Secchi bissa l’ottimo risultato di sintesi narrativa e di bilanciamento tra la fonte originale e lo humour disneyano, vincendo una sfida forse ancora più complessa delle precedenti, non fosse altro per il maggior numero di protagonisti in scena: invece ciascuno ha il suo spazio, c’è modo di raccontare degnamente l’acquisizione dei poteri e anche il confronto finale con il villain nel presente.
Pastro ha un gran merito nella riuscita dell’impresa, perché è riuscito ad assecondare questo ritmo con il suo stile dinamico e rapido, senza trascurare l’animo classicheggiante nei volti dei personaggi. La gestione degli spazi nelle vignette è cristallina, nessuna scena risulta confusa e il risultato è un fumetto d’azione ingaggiante per diversi tipi di pubblico.
Menzione d’onore per la citazione sensata e apprezzata a Carl Barks con i Terrini e i Fermini 🙂

Topo Gennaio 2025 22Lord Hatequack presenta: L’ora del terrore – Una gara di paura, di Giulio Gualtieri e Roberto Vian (n. 3609), mi ha frastornato. Vuoi per lo stile ruvido di Vian, vuoi per la struttura a racconti, ma onestamente questo episodio si pone come uno dei peggiori di tutto il progetto.
Se già scricchiola molto l’idea che Hatequack convochi Paperone, Pico e Nonna Papera (!) per lanciare una sfida a chi condivide il racconto più pauroso, ecco che ci si rende conto del poco spazio che giocoforza hanno a disposizione i singoli aneddoti e quindi dello scarso appeal di cui sono dotati e dell’assenza di approfondimento. Neppure la cornice salva il tutto, perché piuttosto fragile e con un finale che disorienta nel suo risultare gratuito.
Bella però la vignetta finale, grazie alla suggestiva atmosfera che trasmette.

Topo Gennaio 2025 27Bum Bum e i denti invadenti, di Corrado Mastantuono (n. 3610), segna il ritorno dopo lunga assenza del figlioccio di Mastantuono, che ultimamente appariva più che altro nella sua versione da comiche mute.
L’autore decide di giocare su una delle caratteristiche fisiche più evidenti del personaggio, i dentoni sporgenti, e ci racconta cosa accade nel momento in cui un solerte dentista rifà a nuovo la dentatura del papero.
Il Masta, per sottolineare l’effetto straniante di questa soluzione, opta per un inserto fotorealistico all’interno del disegno, costituito da foto di denti innestati nel disegno e da interventi in stile pittorico a mezzatinta per rendere al contempo vagamente realistica e sottilmente inquietante l’arcata dentaria che il personaggio sfoggia.
Una mossa che non ha convinto tutti, ma che personalmente ho accolto come un’idea nuova, fresca e soprattutto giustificata dalla trama.
Non mi piacerebbe se questi inserti diventassero una consuetudine ma, nell’ottica di una sperimentazione limitata al contesto, mi dico piacevolmente sorpreso e divertito dell’idea.
La sceneggiatura segue i classici dettami delle avventure di Bum Bum, nella sua eterna lotta tra il farsi accettare e il riconoscere serenamente la propria unicità; l’orpello odontoiatrico è solo l’ennesimo cavallo di Troia per parlare di questi sentimenti umani – accettazione, conformismo – e personalmente mi va benissimo così.

Topo Gennaio 2025 17Newton Pitagorico e l’inafferrabile agguanta-guanti, di Niccolò Testi e Alessandro Perina (n. 3607), è una divertente disavventura del giovane Pitagorico, che si pone sulla falsariga di quelle che hanno reintrodotto il personaggio sul libretto ormai cinque anni fa abbondanti, scritte da Marco Nucci. Testi d’altronde conosce bene e collabora molto con il collega, per cui appare comprensibile che abbia saputo apprenderne la lezione per quanto riguarda l’uso di questo personaggio e le reazioni che assumono Qui, Qui, Qua nei confronti delle sue idee, firmando una sceneggiatura piuttosto coerente con il mood nucciano.
Il problema di turno da risolvere è quello della scomparsa dei guanti nella lavatrice – assunto che, invero, si potrebbe applicare anche ai calzini – cruccio di vita quotidiana che il giovane genietto si picca di risolvere con un robottino incaricato di trovare e recuperare il guanto fuggiasco alla prossimo centrifuga. Ovviamente l’escalation è dietro l’angolo e ancora una volta investe l’intera Paperopoli… è noto che inizialmente non mi piaceva granché le rentrée di Newton, ma è altrettanto vero che da un paio d’anni sono entrato nell’ottica di questo filone e ho iniziato a riscoprirlo e apprezzarlo, anche per merito di storie come questa, fresca, scanzonata e che riesce a mixare un’ambientazione giovanile – per l’età dei protagonisti e per l’atmosfera da dopo-scuola – con un umorismo disneyano squisitamente classico.
Perina ai disegni non fa rimpiangere i colleghi che hanno lavorato precedentemente su Newton (ok, Intini dava un tocco diverso, ma non spacchiamo il capello in quattro): il suo stile pulito e posato riesce grazie alla sua intrinseca dinamicità a esplodere l’azione e a star dietro alla allegra confusione che la sceneggiatura imbastisce per il rampollo di Archimede.

Topo Gennaio 2025 21Manetta e l’imprendibile banda del muro, di Niccolò Testi e Marco Mazzarello (n. 3608), è la seconda incursione dello sceneggiatore nel commissariato di Topolinia dopo Topolino in: Tutti sospetti. L’autore, che ha debuttato da poco ma che si sta dimostrando prolifico come fu il suo sodale compare Marco Nucci agli esordi sul libretto, si concentra stavolta sull’ispettore Manetta e forse qui come non mai riecheggia il mood che aveva impostato Tito Faraci ormai trent’anni fa per le vicende ambientate in questo luogo.
Pur senza Rock Sassi, infatti, e con un approccio certamente personale e figlio dei tempi, Testi intrattiene brillantemente e offre un ritratto molto calzante del personaggio, non trattandolo come un beota solo “perché sì” ma divertendosi a infilarlo in una situazione complicata e a osservarlo mentre cerca di uscirne dignitosamente. L’idea del cane poliziotto difficile da gestire può ricordare anche un’altra storia di Faraci, Topolino e l’incredibile Vladimir, ma in questo caso la trama prende poi una trama meno comica e maggiormente vantaggiosa per il protagonista, che ha modo di avere una sorta di riscatto.
Mi è piaciuta molto, insomma, e credo che il buon Testi potrà darci diverse soddisfazioni in futuro.
Apprezzo la coerenza di assegnare i disegni della storia a Mazzarello, che aveva già illustrato la precedente prova poliziesca dello sceneggiatore, ma rispetto alla passata occasione qui siamo un passetto indietro, soprattutto per quanto riguarda le ambientazioni.
Il modo di disegnare i personaggi appare invece piuttosto peculiare, ma non riesco a capire se mi piace o no 😅 il suo Manetta in particolare è strano, ma non certo sgradevole alla vista… credo che l’artista sia ancora in una fase di transizione tra il suo vecchio stile e quello nuovo, figlio del lavoro con Andrea Freccero, ma tale momento di passaggio è comunque per me migliore di quanto non fosse il suo tratto dei primi anni.

Topo Gennaio 2025 20Paperino e il pulsante annullante, di Giovanni Eccher e Paolo De Lorenzi (n. 3608), fa tornare in scena il nipotino di Archimede a un solo numero di distanza, ma a differenza de L’inafferrabile agguanta-guanti non c’è Testi ai… testi (scusate! 😁) e soprattutto Newton non è il protagonista ma “solamente” il motore dell’azione. Ottimo modo di implementarlo in maniera naturale nel cast paperopolese, per inciso, e di questo mi compiaccio.
L’aggeggio che il ragazzino elargisce a Paperino permette una cosa che si è già vista in forme simili in altre opere: un modo per cancellare l’ultima azione compiuta come il tasto undo del computer (o il CTRL-Z della tastiera, per dirla alla Alessandra “Alyah” Patanè 😉 ).
Eccher comunque gestisce bene l’idea, all’interno di una trama che segue il rodato schema per cui all’inizio le cose sembrano andare bene per poi precipitare drammaticamente. Ne risulta una lettura simpatica, magari un po’ di passaggio e senza grandi velleità, quella che una volta si sarebbe potuta definire una riempitiva ma dalla qualità sicuramente maggiore rispetto a un tempo.
Buono De Lorenzi ai disegni: non riesco mai ad entrare pienamente in sintonia con il suo tratto, che da quando è passato al digitale mi appare un po’ “asettico”, né con i suoi paperi particolarmente slanciati, ma nel complesso le tavole che propone non si possono certo definire sgradevoli e anzi hanno un effetto “riposante” sugli occhi.

Topo Gennaio 2025 12Topolino, Pippo e il passato ricorrente, di Giulio D’Antona e Fabrizio Petrossi (n. 3606), non mi ha invece convinto. Apprezzo il tentativo di variare il filone della macchina del tempo con uno scambio di pippidi, ma la gestione di questa idea mostra troppo presto la corda svelando quasi subito le sue carte.
La sceneggiatura a quel punto si trascina un po’ stancamente senza infamia e senza lode, e nel complesso facendosi dimenticare velocemente.
Petrossi sfodera il suo stile “topolinesco”, molto da standard internazionale e da merchandising, distante dagli exploit dei suoi lavori più personali come le graphic novel francesi per Glènat; inutile dire che il risultato, pur buono e a modello, lascia molto meno di quanto potrebbe e tende ad appiattire l’aspetto di personaggi e ambienti.

Topo Gennaio 2025 29Gambadilegno in fragranza di reato, di Marco Bosco e Carlo Limido (n. 3610), è una scanzonata avventura notturna per Pietro e Sgrinfia, decisi a derubare una profumeria per poterci far scappare anche un regalino per Trudy. Ne risulta una commedia degli equivoci spumeggiante che Bosco mixa con sagacia all’interno dei toni noir che tanto padroneggia, inserendo nell’equazione anche un altro ladruncolo, Basettoni, Manetta e Rock Sassi.
Limido ai disegni contribuisce molto bene alla riuscita di una storia sicuramente di passaggio, ma in grado di intrattenere con intelligenza e simpatia.

La casa delle storie – Gastonberg e l’effetto strabiliante, di Marco Bosco e Blasco Pisapia (n. 3606), è l’ultima storia nata dalla collaborazione tra Topolino e l’Archivio di Stato di Torremare: Bosco scrive una storia con un riferimento storico-musicale ben preciso che cuce addosso a una versione “ancien” di Gastone, una trama anche simpatica e interessante da leggere ma che, rispetto alle prime prove di questa operazione, lascia più in secondo piano l’Archivio stesso avvicinando l’avventura più a una qualunque storia in costume che a qualcosa di collegato all’istituzione statale, che possa invogliare i più giovani a visitarla e a farci ricerche. Questo al netto del buon articolo a corredo e dei disegni di Pisapia, che offre il suo tratto secco, netto e dall’impronta classica in un contesto nel quale tale estetica, per quanto a tratti indecisa, funziona.

Topo Gennaio 2025 18Paperino dog singer, di Matteo Venerus e Marco e Stefano Rota (n. 3607), rappresenta il primo contributo di Rota e del figlio a una storia che non sia scritta da loro o da Vito Stabile.
L’evento avviene con questa avventura urbana di media durata, che Venerus imposta palesemente sulla falsariga delle ten-pages di Carl Barks nelle quali Donald Duck diveniva maestro in un determinato mestiere – spesso inconsueto – per poi strafare e rovinare tutto al culmine del successo.
Si capisce quindi la scelta di affidare i disegni a Rota, vale a dire l’artista con lo stile più classico e barksiano attualmente in forza a Topolino.
Paperino scopre che il suo modo di cantare inventando versi un po’ “strambi” attira le simpatie dei cani, che accorrono verso di lui; decide allora di mettere questa abilità al servizio dei padroni che hanno perso il proprio animale domestico, conseguendo vari successi, ma nel momento in cui si impegna a recuperare un’intera muta di alani esagera per raggiungere il risultato creando numerosi guai.
Benché si ponga, come già osservato, su una scia molto classica e dagli illustri natali, quella di Venerus non è una sterile e stanca riproposizione di schemi vetusti quanto la possibilità di mostrare la costante attualità di quell’approccio: la storia è divertente, fresca e dinamica, e il tratto dei Rota la accompagna degnamente, sfociando in una sorprende doppia splash page che, nonostante l’inchiostrazione pesante, restituisce perfettamente la furia del movimento convulso che vi è rappresentato.

Topo Gennaio 2025 9Topolino e la tormenta a valanga, di Tito Faraci e Davide Percoco (n. 3606), e Topolino in: artiglio e puntiglio, di Vito Stabile e Davide Percoco (n. 3607), sono due brevi che accomuno per due motivi: hanno entrambe – dal mio punto di vista – centrato perfettamente l’obiettivo che deve avere una storiella di poche pagine e hanno lo stesso disegnatore, che debutta – disneyanamente parlando – proprio con queste due prove.
La prima segue uno schema classico nella narrativa faraciana: prende alcuni elementi ricorrenti di Topolino e li declina all’interno di situazioni incongruenti, scatenando così l’effetto comico che viene accentuato dai dialoghi costruiti a botta e risposta.
Topolinia è sotto una fitta nevicata, Topolino e Orazio devono raggiungere il supermercato ma sulla strada fanno diversi incontri che li distolgono dal loro obiettivo; non tutti i passaggi riescono con eguale efficacia, ma nell’insieme si ha la sensazione di aver letto un divertissement simpatico, capace di strappare qualche risata.

Topo Gennaio 2025 10La seconda l’ho preferita, però, per l’uso che Stabile fa di Mickey: anche lo sceneggiatore campano sfrutta le qualità del protagonista per un contesto tutt’altro che avventuroso e impostando quindi conseguenze divertenti che si basano su questa divergenza, ma l’approccio dell’autore – per sua stessa ammissione – si rifà al Topolino animato, e infatti ci rivedo sia i corti classici che i Mickey Mouseworks che la serie di Paul Rudish, cogliendo la spigliatezza e lo sprint di quei lavori riuscendo a metterli su carta. Il setting è un luna park, con il tentativo del protagonista di prendere un pupazzo per Minni tramite il ragno meccanico, uno spunto che poteva risultare ingessato ma che Stabile gestisce col giusto brio, anche tramite alternanze di punti di vista quando decide di mostrare i vari modi in cui si esprime la noia di Minni mentre assiste all’impresa del fidanzato.

La riuscita delle due brevi si deve anche ai disegni di Percoco: l’esordiente dimostra di avere già un tratto personale, molto fresco e dinamico, con una mano sicura e una conoscenza dell’aspetto dei personaggi che ne tutela la morbidezza e la riconoscibilità. Intravedo echi alla Carlo Limido, nello stile.
Al modello si aggiunge però la capacità di farlo proprio, lavorando bene sulle espressioni facciali – di Topolino in particolare, ma anche di Minni, Orazio e Gambadilegno – e donando loro una vitalità davvero invidiabile. Topolino riacquista il dinamismo dei cartoon, che a fumetti non molti sanno rendere efficacemente, e risulta davvero simpatico.
Davide Percoco, stando a queste due prime storie, rischia di essere il miglior nuovo acquisto per il libretto da diverso tempo a questa parte.
Complimenti, mi aspetto grandi cose per il futuro.

Topo Gennaio 2025 8Paperoga’s New Professions – Cyclist inciter, di Marco Bosco e Francesco Guerrini (n. 3606), può apparire tanto come la fine del ciclo quanto come la conclusione di una sua prima parte, pronta a proseguire con Paperoga nel ruolo di nuovo titolare dell’attività.
Di per sé siamo di fronte a un canovaccio tutto sommato sovrascrivibile a quello dei precedenti episodi, per cui non ho molto da aggiungere rispetto a quanto già detto nei mesi scorsi al riguardo.
Lo stesso vale per i deliziosi ancorché arcaici disegni di Guerrini, sempre particolareggiati e ricchi di dettagli grafici, nonché di scritte che affollano muri e manifesti.

Paperino e la gara dei guai, di Aleksander Kirkwood Brown e Arild Midthun (n. 3610), infine, è una brevissima egmontiana meno brillante di altre viste recentemente sul settimanale. Piuttosto vicina alle vibes da cortometraggio animato, spicca più che altro per i disegni del sempre sontuoso Midthun.

Bene, direi che per questo mese è tutto.
Alla prossima!

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