
In gabbia! #10 – “Il tesoro dei vichinghi”
Bentornati su Lo Spazio Disney!
Torna “In gabbia!”, la rubrica che in questo blog tenta – coi modesti strumenti cognitivi in mio possesso – di analizzare in maniera chirurgica la costruzione delle tavole a fumetti disegnate da alcuni degli artisti disneyani più interessanti di sempre.
Oggi torno ad occuparmi di un autore che ho già trattato in questo spazio, anzi proprio colui che ha inaugurato la rubrica, nonché uno dei fumettisti Disney più importanti in assoluto: Carl Barks.
La necessità di fare il bis, oltre che per approfittare della cifra tonda raggiunta da “In gabbia!”, è dovuta alla riflessione sul fatto che ci sono diverse storie dell’Uomo dei Paperi composte da una griglia cangiante e fantasiosa che meritano di essere analizzate, oltre a quanto fatto con Il ventino fatale, ed era un peccato tralasciarle in nome di una sterile scelta di non ripetere un determinato autore.
Paperino e il tesoro dei vichinghi
Una di queste è Paperino e il tesoro dei vichinghi del 1949, grandiosa vicenda che parte dall’ennesimo acceso confronto tra il protagonista e l’insopportabile cugino Gastone, che Paperino riesce a ingannare convincendolo per vie traverse ad andare in Alaska, salvo poi pentirsene roso dai sensi di colpa per i pericoli a cui l’ha esposto. Il tutto costituisce solo lo spunto per una caccia al tesoro ricca di pathos e movimentata, una vera storia d’avventura.
Già la tavola d’apertura si rivela ricca di spunti grafici intriganti, pur in una generale semplicità.
Innanzitutto si possono notare i bordi tra quarta e quinta vignetta, leggermente obliqui per rendere meno statica la griglia; inoltre anche i personaggi in scena seguono tale inclinazione, basti vedere la direzione verso cui si muove deciso Paperino nel terzo riquadro, lo slancio all’indietro dello stesso Donald nella vignetta successiva quando viene tirato per il bavero da Gastone e nel braccio alzato del cugino fortunato nell’ultimo quadrato della terza striscia.
Le due tavole successive proseguono il siparietto di Gastone che si vanta della propria sfacciata buona sorte con il parente, e Barks si diverte quindi a movimentare la gabbia per rendere tale schermaglia urbana il più frizzante possibile, oltre che lavorando sul disegno del cuginastro in senso stretto.
La prima striscia della Tavola B, per esempio, ha una forma quasi a “tetto”: il bordo inferiore della prima metà declina verso il basso seguendo la camminata dei due personaggi, mentre la parte bassa della seconda sale coerentemente con il corpo di Gastone, tirato letteralmente per il collo da un creditore.
La striscia sottostante ha quindi maggiore spazio a disposizione per il disegno, sfruttandolo in particolare nella parte superiore; quanto raffigurato nelle vignette asseconda intelligentemente tale impostazione, con una tendenza verso la verticalità sia per quanto riguarda Gastone schiacciato contro lo steccato dal basso verso l’alto, sia nel Paperino beatamente appoggiato al tronco di un albero, slanciato di per sé.
Bello notare infine che la struttura appena vista abbia leggere conseguenze anche sulla terza riga, con il bordo centrale ancora una volta inclinato a seguire senza soluzione di continuità quanto tracciato sopra.
La Tavola C è più semplice ma comunque interessante: la prima vignetta si ingrandisce come a consentire un “ingresso” privilegiato in quello che sarà il setting della pagina, cioè la casa d’aste; questo ingrandimento va a giocare con i tre riquadri successivi, che si devono adeguare formando addirittura una sorta di “scalino” che rende più articolato uno dei punti di congiunzione della griglia.
Nella terza striscia il bordo centrale torna a inclinarsi, in maniera coerente con l’apertura del baule.
Prosegue il tour di Gastone per le tappe fortunate della sua giornata, trascinandosi dietro Paperino per il solo motivo di farlo incavolare.
Anche stavolta la prima vignetta si allarga, per mostrare meglio la location in cui si svolgono i passaggi immediatamente successivi (in questo caso il salone nel quale è in corso l’estrazione di una lotteria benefica): il secondo riquadro si fa quindi più corto, mentre nella seconda riga l’ordine di grandezza è invertito, e si forma anche in questo caso lo “scalino” di cui parlavo prima.
La quarta vignetta si riduce in maniera più vistosa delle precedenti, risultando praticamente uno spicchio nel quale c’è posto giusto per Gastone che sventola il biglietto vincente, con il braccio che segue diligentemente il bordo inferiore del riquadro e Paperino schiacciato sul limite inferiore; lo spazio sottostante guadagna quindi qualche millimetro, utile per ospitare in modo chiaro il balloon con il messaggio che esce dalla radio esposta fuori da un negozio. Anche in questo caso la posizione e la direzione degli sguardi sono conseguenti alla forma della vignetta.
Notare infine il crescendo del livore di Paperino tra sesto e ottavo quadro, che dal rancore puro vira verso la disperazione più furiosa.
Per la Tavola E, vi invito a focalizzarvi su Paperino: grazie alla matita di Barks, infatti, il protagonista conosce nel corso della pagina un’evoluzione caratteriale che viene gestita magnificamente anche grazie al suo bilanciamento all’interno della gabbia.
Nelle due vignette iniziali il nervosismo già osservato nei passaggi precedenti prosegue, visualizzato in maniera sempre più fantasiosa: nella prima morde il lembo del cappello mentre è riverso a terra e nella seconda si incammina curvo su sé stesso. In questo secondo caso, peraltro, è sadicamente satirica l’idea di mostrarlo andare in una direzione mentre un verme sta strisciando in quella opposta, guardandolo con fare interrogativo, quasi che il fumettista suggerisse in quel momento una sorta di “vicinanza” tra le due figure.
Paperino mantiene il broncio anche nella terza vignetta, che per l’occasione si fa tonda mantenendo fuori dal cerchio la cassetta della posta, in una costruzione molto particolare e suggestiva nel riuscire a focalizzarsi sui sentimenti del personaggio dando comunque un certo contesto alla scena.
La gamma di espressioni inizia però a farsi variegata dal quarto riquadro, quando un embrione di idea attraversa la mente di Donald facendogli “accendere” gli occhi, che si spalancano in tutta la loro grandezza rispetto alle immagini viste sinora; dopo due vignette dove il viso si fa più sereno e disteso, è il penultimo quadrato a cambiare ancora le carte in tavola, mostrandoci Paperino più riflessivo, come si può notare dalla forma del becco e dalla matita appoggiata sulla tempia.
Nella Tavola F il diabolico piano di Paperino prende vita, e la griglia lo asseconda: Gastone sta camminando su una strada leggermente in discesa e coerentemente declina anche il bordo inferiore della prima vignetta, mentre quello laterale destro si fa obliquo e così diventa anche la posa del fortunello nel momento in cui si blocca a metà passo, mentre suo cugino è nascosto dietro una staccionata che sembra quasi formare un riquadro a parte.
Nel terzo quadrato Gastone legge la falsa mappa trovata per terra mezzo chinato, quasi piegato sotto il bordo superiore che scende verso il basso, mentre la settima vignetta riprende l’approccio grafico già usato nella Tavola D, con una forma quasi triangolare che in questo caso si fa ancora più appuntita sul lato destro, ad accompagnare il decollo dell’aereo; la quinta vignetta non viene intaccata molto da quella sottostante, ma in ogni caso lo slancio di Gastone nel preparare la valigia segue il “suggerimento” dato dalla composizione dei riquadri in quel punto della pagina.
In questa tavola sono i tondi a farla da padrone: se è pur vero che solo una vignetta ha forma prettamente rotonda (peraltro ben giocata perché avvolge quel Paperino che sta andando a dormire, suggerendo molto bene il sentimento di coccola e di calore che si prova quando ci si corica), anche i Paperino del secondo e terzo riquadro richiamano comunque una certa sfericità, data dalla posizione del corpo. Mentre il personaggio si rotola sul pavimento per il gran ridere e mentre salta sul posto dalla contentezza, infatti, tende ad assumere una forma più raccolta che, complice la centralità all’interno della scena, somiglia a un occhio di bue non esplicitato.
La parte inferiore della pagina è invece più consueta nella sua struttura, ma rimane interessante vederla come “contenitore” delle ultime quattro vignette dal momento che, come già osservato, una di queste ha una forma tutt’altro che usuale; inoltre, in questo spazio si visualizza una sola circostanza ben definita – Paperino a letto – che viene declinata in pose sempre diverse, che ben spiegano il mutamento dei pensieri del protagonista e che assume quindi una valenza narrativa non da poco.
Notare infine la splendida silhouette dell’ultimo riquadro.
Le paturnie di Paperino proseguono, e ciò avviene attraverso una griglia non particolarmente scombussolata – specialmente nella prima metà della pagina – ma che ugualmente riesce a trascinare il lettore attraverso le elucubrazioni del Nostro.
Seguirlo in casa mentre si fa un panino ci rende partecipi di un’azione domestica piuttosto comune, la quale nasconde però il tentativo di trovare una calma che sta gradualmente vedendo a mancare.
Già la seconda vignetta, con quel becco pieno di cibo e lo sguardo allucinato, basterebbe a rendere catartica la tavola, ma a definitiva consacrazione arrivano la successiva – con azzeccato cambio di inquadratura in un campo più lungo – e soprattutto le ultime due, che fungono da anticamera della decisione che Donald sta per prendere.
Torna il cerchio, che stavolta viene usato per focalizzarsi sulla concretizzazione ormai ineluttabile delle proprie paure: viso in primo piano che guarda dritto in camera, nessuno sfondo, nessun balloon o didascalia, solo l’ombra della testa dietro e il pomo d’Adamo ben visibile mentre deglutisce.
Anche la vignetta successiva è muta, con lo sguardo fisso e assorto, perso dentro di sé, che stavolta è orientato di lato.
Infine, un rettangolino basso nel quale il personaggio cammina curvo – per sottolineare ulteriormente la preoccupazione, oltre che per adeguarsi alla risicata altezza a disposizione – e l’ultimo riquadro, un po’ più grande ma nel quale Paperino è letteralmente schiacciato in basso dal disegno contenuto nella nuvoletta di pensiero.
Capolavoro.
Paperino e Qui, Quo, Qua sono giunti in Alaska, decisi a ritrovare Gastone per evitare che per lui possa finire male.
La gabbia della Tavola I ha solo qualche piccola differenza da quella standard, ma sono interessanti alcuni accorgimenti messi in atto da Barks: la seconda vignetta – quasi divisa in due tra la parte sinistra con l’uomo barbuto e la parte sinistra con Donald – e la quarta, che sfrutta lo spazio leggermente maggiore per mostrare una bella veduta del posto.
Le ultime quattro hanno un buon gioco nei pesi dei sali-scendi: prima Paperino si sporge verso i nipotini in una inclinazione verso il basso, che contrasta con la salita dal verso opposto nel riquadro successivo; la striscia finale è invece tutta in salita, con una ripresa più distante e in silhouette che sale verso destra e più focalizzata su Paperino che sale verso sinistra.
Nel frattempo, il buon Gastone se la sta cavando piuttosto bene.
La sua fortuna infatti lo aiuta ad richiamare una balena attirandola con un ferro di cavallo, e questo permette al disegnatore di immortalare nella Tavoa L una scena piuttosto epica e roboante, che si prende non a caso tutta la prima metà della tavola: Barks imposta infatti una ariosa quadrupla tutta dedicata a contenere il cetaceo che salta fuori dall’acqua schiantandosi sul ghiaccio, riservando un segmento in alto a sinistra per mostrare il timido tentativo di Gastone.
Con la Tavola M facciamo un balzo in avanti: dopo che i cugini si sono ricongiunti, Gastone è ripartito da solo alla volta della civiltà, mentre Paperino e nipotini affrontano il mare a bordo di un’antica nave vichinga originariamente imprigionata tra i ghiacci e ora riportata alla luce (ve l’avevo detto che era una storia avventurosa 😉 ).
Non è una traversata tranquilla e mentre i Nostri finiscono in mezzo a una tempesta, devono industriarsi per sopravvivere.
La scena è dominata dai marosi d’acqua, Paperino corre a destra e a manca – letteralmente: osservate le prime due deliziose vignette – e la nave si sta inabissando: notare in tal senso il passaggio tra il terzo riquadro e la semi-quadrupla finale, con il primo che riesce bene ad anticipare quello che sta per succedere all’imbarcazione.
Anche lo spicchio inserito in alto a sinistra dell’ultima vignettona è un’ottima preparazione al naufragio (evidenziato peraltro dall’eloquente onomatopea “gurgle”), immortalando il momento immediatamente precedente all’affondamento e al salvataggio dei protagonisti tramite una zattera di fortuna.
Una scena del genere appare davvero potente e conferma l’abilità di Carl Barks nel raffigurare in maniera efficace e fantastica i momenti-chiave, spesso movimentati, dei propri racconti.
Ho concluso così questo breve excursus di Paperino e il tesoro dei vichinghi, attraverso una selezione di tavole che ho ritenuto particolarmente significative allo scopo.
Spero che il pezzo possa essere risultato interessante e permettere a chi ha avuto la pazienza di seguirlo di avere nuovi spunti di riflessione, con i quali approcciarsi alla lettura di questa avventura in particolare ma anche di altre perle e capolavori di Carl Barks.
L’appuntamento con “In gabbia!” tornerà, prima o poi: allo stato non ho ancora deciso a chi dedicare il prossimo episodio, ma non disperate!
Anzi, se avete consigli al riguardo non esitate a condividerli tramite i commenti all’articolo o sui social 😉
Nel frattempo, come sempre, sul blog non mancheranno altri tipi di contenuti, dal recap mensile delle storie uscite su Topolino ad approfondimenti estemporanei.
Stay tuned, e a presto!