Almanacco Topolino #15 (agosto-settembre-ottobre 2023)

Almanacco Topolino #15 (agosto-settembre-ottobre 2023)

Bentornati su Lo Spazio Disney!
Ad appena un mesetto dal precedente numero, è già tempo di parlare del nuovo Almanacco Topolino, anticipato dal tradizionale slot di fine agosto a inizio mese per cercare di attrarre la curiosità degli italiani vacanzieri che lo vedessero spuntare nelle edicole balneari, magari anche grazie all’accattivante copertina di Emmanuele Baccinelli.
Citazione doverosa al buon Bacci, non solo per il valore del suo lavoro ma anche perché all’artista sono dedicate due pagine di intervista nelle quali possiamo conoscere meglio i dietro le quinte dietro le realizzazioni di queste cover. Lodevole trovata, che ha modo anche di citare la bella esperienza del Savix Comics and Games con il Premio Francesco Gerbaldo alla testata e il riconoscimento di ANAFI al disegnatore proprio per le copertina di Almanacco.

Passando al contenuto, posso giubilare anche stavolta: se già l’albo precedente mostrava un’impostazione particolarmente felice, qui il buon Davide Del Gusto riesce a bissare connotando l’uscita attraverso il filo rosso della barksianità e della gottfredsonianità di opere e autori ospitati.
I competenti articoli introduttivi chiariscono bene i riferimenti e i debiti artistici, a partire dalle due storie italiane che esordirono sull’Almanacco storico: Bacicin riprende il mare di Abramo-Giampaolo Barosso e Giovan Battista Carpi con il ripescaggio del pappagallo di Paperino e l’oro del pirata e Topolino e i pirati di Castelnuvola di Massimo De Vita per via dello stile di disegni che guarda evidentemente a Floyd Gottfredson.
Entrambe le avventure risultano una piacevolissima lettura, dal gusto certamente classico ma perfettamente fruibili e apprezzabili anche oggigiorno, tanto per l’estetica – il tratto carpiano con la sua raffinatezza e quello devitiano dotato di una certa freschezza – quanto per una narrazione avventurosa che riesce a non annoiare, la prima con i suoi elementi marinareschi e la seconda con l’intrigo in cui finiscono Topolino e Pippo, tra thriller tecnologico e influenze fiabesche.

Le inedite sono tutte piuttosto curiose e interessanti.
Paperino e i problemi televisivi di Kai Vainiomäki e Arild Midthun in particolare mi ha colpito per la sua capacità di offrirci un Donald Duck decisamente irresistibile nella sua testardaggine, che lo avvicina alla sua versione animata. Il papero è determinato a impedire che Qui Quo Qua vedano in TV un film a suo dire troppo violento, e tenterà di tener fede a questo proposito nonostante l’impresa diventi sempre più improba. Una sequela di gag irresistibili divertono e spingono a girare la pagina per assistere all’escalation, ricordando l’impostazione di certe ten-pagers barksiane e beandosi dell’azzeccata matita di Midthun, che accompagna degnamente le escandescenze di Paperino.

Molto carina Paperino: una vita, mille avventure di Kari Korhonen, breve nella quale il protagonista segue un corso per fumettisti e tenta di immettere le proprie esperienze di vita in tal lavoro. Il punto di forza del racconto è tutto nella spread page nella quale l’autore ha modo di citare in modo diretto una miriade di avventure (di Carl Barks ma non solo) nelle quali Paperino è stato protagonista, veramente stuzzicante.

Ritorno a Shangri-Lala di François Corteggiani e Santiago Barreira e Ritorno in Colchide di Maya Åstrup e Carlos Mota si pongono come sequel rispettivamente de Il sentiero dell’unicorno e de Il vello d’oro: nel primo caso il compianto sceneggiatore francese confeziona una storia all’acqua di rose, che potremmo definire più un’appendice al racconto originale di Barks che un vero e proprio seguito, simpatica soprattutto nel mostrare il diverso carattere di Zio Paperone verso la mitologica bestiola rispetto a quello di vari decenni prima.
Più vicina al carattere avventuroso iniziale è Ritorno in Colchide, nella quale i paperi, indagando su un mistero che riguarda le navi dello Zione, tornano tra le grinfie delle Arpie e devono affrontare nuovamente il Drago Insonne. Trama coinvolgente e per nulla gratuita nel rimettere in scena questi personaggi e questo contesto, impreziosita dai disegni sontuosi di Mota, che lavora di cesello sul character design degli attori in scena, dona ai paperi una recitazione efficace e mette su carta un magnifico volatile, il tutto all’interno di una griglia mai banale e cangiante.

La chicca di questa sezione è però una storia disegnata dal “nostro” Luciano Gatto per il mercato francese nel lontano 1985 e mai arrivata in Italia prima d’ora: Topolino e la città fantasma è in realtà poca cosa a livello di scrittura – lo sceneggiatore risulta peraltro ignoto – ma rimane apprezzabile lo stile dell’artista, semplice ma immediato e simpatico, perfetto per rappresentare un giallo classico come questo.
Rimangono poi molto valide le considerazioni di Del Gusto sul modo di rappresentare Macchia Nera da parte di Gatto, che cerca di recuperare l’allure originaria del villain.

A proposito di chicche, anche la scelta di riproporre Zirlino pecora leonina di Frank Reilly e Floyd Gottfredson rientra in quest’ottica: non è certo una delle prime opere a cui si pensa riferendosi all’Uomo dei Topi (per quanto venne già inserita in un Maestri Disney dedicato all’autore), e peraltro personalmente non ne avevo un gran ricordo. Rileggendola ora – nella versione rimontata per la sua prima italiana su Almanacco nel 1972 – mi sono però trovato ad apprezzarla molto più del previsto, grazie alla sensibilità della trama mutuata dall’omonimo cortometraggio animato nella quale un cucciolo di leone viene cresciuto da una pecora senza essere mai accettato dalle altre compagne di gregge, fino al riscatto finale.
In fondo, in questa piccola storiella è contenuto in nuce lo spirito autentico dei temi disneyani più puri.

C’è infine in consueto spazio per Barks’ Friends con Le grandi ammiratrici di Pat & Carol McGreal e Ignasi Calvet Estéban, incentrata su Emy Ely Evy. Mi è sempre piaciuta, grazie al suo modo semplice e simpatico di parlare di passioni giovanili e idol per ragazzine. Riconfermo la riuscita dell’opera e i disegni deliziosi di Estéban.

Questo quindicesimo numero di Almanacco Topolino non può che dirsi pienamente soddisfacente, quindi, e sono uscito dalla lettura sazio e con l’impressione di aver fruito di un lavoro solido, ben costruito e ragionato nel sommario scelto e nel modo in cui sono stato guidato all’interno di esso.
Una pubblicazione che sta diventando un vero fiore all’occhiello del parco testate Disney.

A presto!