
Almanacco Topolino #14 (luglio 2023)
Bentornati su Lo Spazio Disney!
Il numero di inizio estate dell’Almanacco Topolino non poteva essere più lieto, per accogliere la bella stagione.
Si pone infatti come un albo più solido e centrato del precedente, che pure non era male ma al quale non avevo risparmiato qualche perplessità.
In questo caso non ci sono ombre di alcun tipo, a partire dalla centralità data a Paperino in occasione del mese del suo compleanno: Paperino e la perfetta letizia è un bel classico di Rodolfo Cimino e Romano Scarpa che offre una visione molto piacevole e riuscita del protagonista, il quale trova la sua dimensione seguendo una dottrina riflessiva che predica la rilassatezza e il distacco dalle beghe quotidiane e terra-terra. La poetica ciminiana non manca di introdurre nell’equazione Zio Paperone, pronto a trar profitto da questa deriva subendo però l’inevitabile contrappasso.
La trama riesce ad essere leggera nonostante tratti temi per niente banali o sciocchi, e i disegni di Scarpa accompagnano con la giusta sobrietà la vicenda.
C’è poi una chicca di Pat e Carol Mcgreal per i disegni di César Ferioli Pelaez (Un compleanno da dimenticare), nella quale Paperino racconta un aneddoto riguardante lui e Topolino, riportando in auge la rivalità – per quanto soft – tra i due, che il curatore Davide Del Gusto ben inquadra ricordandone i nobili natali nei cortometraggi animati che per primi fecero interagire i due personaggi. Ben diversa dal clima di piena e distesa sintonia che si respira solitamente nelle storie italiane, dove i litigi tra i due avvengono solo quando Paperino veste i panni di Paperinik…
Divertente e lievemente scombiccherata, la storia intrattiene anche grazie al tratto morbido e dinamico di Ferioli.
Notare tra l’altro la convergenza tra lo sguardo di Paperino raffigurato da Scarpa e quello tratteggiato da Ferioli!
L’altra italiana d’antan convince un po’ meno: Paperino e il senso del denaro di Giorgio Rebuffi insiste in effetti un po’ troppo sulla sfortuna senza scampo di Paperino e sulla sua cocciutaggine, stancando un po’ nel suo sviluppo a tratti ripetitivo. Resta non privo di fascino lo stile dell’autore, pilastro del fumetto comico italiano della seconda metà del secolo scorso e che regala un che di arcaico alle figure papere.
Come sempre, è lo spazio delle inedite straniere a farla da padrone.
Nel caso specifico spiccano senza dubbio le due brevi incentrate su Basil l’investigatopo, personaggio che esordì nell’omonimo lungometraggio animato del 1987. In particolare La città sotto il Tamigi rappresenta una presenza significativa, essendo l’unica del quartetto realizzato da François Corteggiani e Giorgio Cavazzano a non essere mai arrivata in Italia (le altre tre furono proposte a inizio anni 2000 su alcuni numeri de I Maestri Disney). Un vuoto ora finalmente colmato, di cui occorre dare merito a Davide.
Al di là dell’importanza del ritrovamento in quanto tale, val la pena precisare che si tratta in ogni caso – in linea con le precedenti – di una storia godibile e ben orchestrata, veramente piacevole da leggere.
L’altra, realizzata da Frank Jonker e José Ramon Bernado, è invece meno interessante ma ha senso che sia presente come testimonianza recente (siamo nel 2021) di come questo film sia ancora in grado di fornire spunti per nuovi fumetti, nonostante non rientri tra le pellicole disneyane più celebrate.
Rapida ma di grande interesse è Topolino e il guaio multiplo di Jaakko Seppala e César Ferioli Pelaez, nella quale il protagonista deve vedersela con dei cloni dalle personalità divergenti ed esagerate. Un siparietto assai divertente e un segno grafico di impatto, morbido e apparentemente semplice ma in realtà molto ricercato, pur senza cadere nel manierismo. Bella lettura!
Infine l’immancabile appuntamento con I diari di Paperone: stavolta con Grosso guaio nel mar della Cina conosciamo una specie di secondo tempo della precedente vicenda, ambientata nel mare orientale e che vede coinvolte come guest star Ortensia e Matilda, le due sorelle dello Zione. La trama è solida, pregna di avventura nel senso più puro del termine e dimostra come in questa terza “stagione” dei Diari Kari Korhonen abbia pienamente preso la mano con questo format, complice una foliazione più generosa che permette maggior decompressione nello sviluppo narrativo. Sempre più interessante il suo tratto vagamente underground e squadrato, che in quest’occasione si esalta nella raffigurazione delle sorelle e della ciurma di pirati.
Dopo il consueto appuntamento con la riproposizione delle storie celebrative sulle creazioni di Carl Barks (tocca alle Giovani Marmotte con L’uomo delle medaglie di Kari Korhonen, simpatico “dietro le quinte” su chi realizza le caratteristiche onorificenze del celebre corpo scoutistico, con una spruzzata di autoironia), ecco che Davide piazza il colpo gobbo, una nuova rubrica dal titolo “Classici made in USA” che si ispira palesemente a quella presentata a inizio anni 2000 su Zio Paperone: “Gli altri Paperoni”.
In entrambe, infatti, l’intento è quello di focalizzarsi su un autore estero presumibilmente poco noto al grande pubblico italiano ma per molti versi importante nella costruzione della grammatica del fumetto Disney e dei suoi personaggi. Proposito encomiabile perché offre un servizio di sicuro interesse per gli appassionati (“rodati” o meno) facendo seriamente cultura e divulgazione di alto profilo.
In questa prima puntata gli occhi sono puntati su Bill Wright, fumettista attivo negli anni Cinquanta capace di sfoggiare un segno tanto primigenio quanto ancor oggi funzionale e apprezzabile.
L’articolo di Del Gusto traccia un’efficace sintesi della sua biografia e bibliografia dando le essenziali coordinate per capire chi fosse Wright e la sua statura e introducendo degnamente Topolino e il mago Carigù, un interessante thriller dalle venature horror con il mago del titolo come inquietante antagonista. Il lavoro del disegnatore si rivela a suo modo affascinante e fondativo nel suo modo di rappresentare personaggi e ambienti; la speranza è che possa servire a diffondere maggiormente la fama di Wright tra gli esperti disneyani e futuri tali.
La one-page Pippo direttore d’orchestra è inoltre un gioiellino di dinamismo, ritmo e velocità nella quale l’artista può dare il meglio di sé e quindi azzeccata come scelta per celebrare Wright.
In ultimo un meritato plauso anche a Emmanuele Baccinelli (ben coadiuvato ai colori da Mario Perrotta) per la copertina, ancora una volta remake di una cover dell’Almanacco classico: stavolta la rielaborazione del soggetto è ancora più articolata dell’originale, dimostrando l’inventiva del disegnatore e la capacità di far propri gli spunti che trae dalla gallery.
In definitiva si tratta di un numero ricco, sfaccettato e di grande pregio. Sono davvero soddisfatto, a ‘sto giro.
Straordinariamente per il prossimo albo si dovrà aspettare molto meno del solito: l’uscita del #15 è infatti prevista per inizio agosto invece che per la fine del mese, dimezzando di fatto la periodicità (ma rendendo inevitabilmente più lunga la distanza tra quel numero e il successivo).
L’operazione è probabilmente gemella di quella che anticipava di un paio di settimane l’arrivo dell’Almanacco dicembrino per renderlo disponibile in edicola prima di Natale invece che dopo, mutuata stavolta per sfruttare un’eventuale maggior diffusione portata dal mese estivo per eccellenza.
Certo è che stavolta l’anticipo risulta molto più forte e non sono sicuro che stravolgere così tanto la periodicità sia una buona idea… ma tant’è!
A presto!
Grazie per la tua recensione!
Dopo un iniziale fedeltà l’Almanacco, ultimamente avevo acquistato solo i numeri che reputavo più interessanti, ma comincio a pensare di riprendere l’acquisto fisso. Il motivo è semplice: esattamente come per i GCD, capitano numeri che sono autentiche perle e altri un po’ meno entusiasmanti. Ma l’Almanacco è una testata che merita di stare a galla: redazionali interessanti, ampia scelta di storie, formato economico e popolare, e porto franco per tutte le storie straniere che non trovano più spazio da nessuna parte, dato che Topolino e GCD puntano sul Made in Italy, e che le altre testate che accoglievano straniere stanno tutte chiudendo.
Per questo motivo penso che tornerò ad acquistare l’Almanacco di fisso e recupererò i pochi numeri che avevo saltato.
Buona giornata!
Grazie a te per il commento, Korinna!
Da parte mia il consiglio è proprio quello di seguirla tutta: è fisiologico che ci saranno anche numeri meno riusciti nel complesso (a me non convinse molto il precedente, per dire), ma per come è impostata la collana secondo me vale la pena di acquistarla sempre perché compone una sorta di percorso ragionato da parte di Davide, soprattutto per quanto riguarda le inedite straniere.
Poi ovviamente ciascuno valuta come meglio credo le proprie “modalità d’acquisto”, ci mancherebbe, ma attualmente credo che per un appassionato disneyano sia una tappa fondamentale e complementare a “Topolino”.
E poi sì, sicuramente è da premiare una testata popolare da edicola di questo tenore 😉
A presto!
Sono perfettamente d’accordo, riprenderò ad acquistarlo da questo numero e recupererò quelli che non avevo preso (il 7, il 9, il 12 e il 13).
A presto 🙂