In gabbia! #4 – “La torre d’oro”
Bentornati su Lo Spazio Disney!
È passato appena un mesetto dall’ultimo appuntamento con “In gabbia!”, la rubrica che in questo blog tenta – coi modesti strumenti cognitivi in mio possesso – di analizzare in maniera chirurgica la costruzione delle tavole a fumetti disegnate da alcuni degli artisti disneyani più interessanti di sempre.
Stavolta, rispetto alle precedenti occasioni, mi voglio occupare di un disegnatore molto più giovane, che possiamo vedere attualmente all’opera sulle pagine di Topolino e che ha esordito nel fumetto Disney solo sette anni fa circa: Emmanuele Baccinelli.
Cresciuto in quella straordinaria realtà e fucina di talenti che ha saputo essere il forum del Papersera, Bacci – nickname che usa chi, come me, ha avuto modo di conoscerlo personalmente – ha sempre avuto la passione per il disegno, oltre che per il fumetto disneyano, e lo ricordo partecipare in maniera sempre entusiasta ai contributi dei Libri Papersera con suoi omaggi illustrati o addirittura disegnando intere tavole. E, quando ci si incontrava a qualche fiera di settore, magari quella di Anafi a Reggio Emilia, era sempre pronto a elargire uno schizzo a chi glielo chiedesse, facendosi notare fin da allora per una mano decisamente felice e ispirata.
Quando, in seguito a un concorso, Emmanuele entrò nello staff dei disegnatori ufficiali di Topolino, la prima cosa che pensai fu: se lo è proprio meritato.
Dopo i primi anni nei quali il tratto risultava un po’ anonimo, generico e derivativo, la continua ricerca e l’impegno di Bacci hanno portato a una crescita esponenziale nella qualità del suo stile, che è letteralmente esplosa negli ultimi tre-quattro anni proponendo pagine veramente raffinate.
In particolare si è fatto ammirare per il suo lavoro su Italici/Urbani Paperi di Matteo Venerus e ora sembra essere nato un proficuo sodalizio con Marco Gervasio, dal momento che le ultime storie del rinnovato “ciclo vendicativo” di Paperinik sceneggiate dell’autore romano (insieme al direttore Alex Bertani) sono graziate dalle matite del giovane disegnatore: I giorni del disonore, La torre d’oro, Il Capodanno con il danno.
Ho scelto proprio una di queste avventure per compiere la mia analisi.
Paperinik e la torre d’oro
Paperinik si ritrova con il suo rifugio, nel sotterraneo della casa di Paperino, completamente allagato. Decide allora, con l’aiuto di Archimede, di riadattare allo scopo le stanze segrete del Castello delle Tre Torri, divenuto di sua proprietà nell’omonima storia di Guido Martina e Massimo De Vita del 1972. Ma tale situazione sembra ora cambiare, portando il maniero ad essere al centro delle mire dei tre affaristi senza scrupoli Paperon de’ Paperoni, Rockerduck e Red Duckan, mettendo a repentaglio l’identità segreta dell’eroe.
Per gli interessati al mio commento sulla storia nel complesso, rimando al post relativo alle storie di Topolino del mese di agosto 2022.
Inizio la mia analisi con una doppietta di tavole piuttosto sobrie, ma che nella loro semplicità offrono diversi spunti.
Nella prima (Tavola A) Paperinik scende nel covo e scopre l’allagamento: le due vignette iniziali sono standard, visualizzando nei classici riquadri il momento in cui il personaggio apre la botola e quello in cui scende le scale. Si introduce però una leggerissima finezza: se notate, infatti, il bordo sinistro del secondo quadrato non è perfettamente dritto ma bombato, accompagnando in maniera elegante e quasi subliminale il senso di discesa visualizzato nel disegno.
L’inventiva di Bacci risulta poi maggiormente evidente nei due terzi inferiori della pagina, occupati da una quadrupla che regala un ampio scorcio del rifugio segreto, mostrando in maniera chiara tanto l’ambiente quanto il “fattaccio”, vale a dire l’acqua alle caviglie: l’inquadratura dal basso permette, oltre ad un’apprezzabile prospettiva, di visualizzare con i giusti pesi sia gli interni che l’allagamento, mantenendo al centro Paperinik che fa da “collante” ai due elementi.
La quadrupla però è “tagliata” da una specie di inserto in alto a sinistra, che la precede narrativamente e che viene ricavato all’interno di una forma semi-triangolare, nella quale il lato più lungo è stondato da una linea curva: in questa fettuccia il disegnatore ha modo di anticipare la scena successiva focalizzando il disegno sugli stivaletti del vendicatore che affondano in acqua, ottimo espediente – probabilmente studiato insieme a Gervasio – per introdurre in due tempi il twist.
A proposito di linee tonde che separano le vignette, faccio un breve inciso: inizia infatti a risultare quasi un segnale di stile nell’opera di Baccinelli, perché nelle ultime storie da lui illustrate è una soluzione che si può ritrovare in diverse occasioni, e che personalmente mi piace molto in quanto riesce a rendere più fluidi certi passaggi in cui è sensato suggerire una traslazione soft tra riquadri.
Un altro esempio in tal senso viene sempre da La torre d’oro, all’inizio del secondo episodio (Tavola B): per mostrare varie scene scollegate tra loro, che avvengono parallelamente le une dalle altre e con personaggi diversi, la pagina viene attraversata proprio da questi contorni sinuosi e curvilinei, che vanno a circoscrivere quattro vignette in maniera armonica e suggerendo immediatamente all’occhio del lettore il fatto che si tratti di spezzoni di considerazioni fatte da diversi paperopolesi in seguito a una notizia appena diramata dai notiziari, per il resto indipendenti gli uni dagli altri, senza bisogno di ulteriori didascalie oltre a quella iniziale.
Tale accorgimento si rivela assai utile e intelligente, in quanto alleggerisce la tavola rendendola sia esteticamente piacevole che narrativamente sensata.
Tornando al primo episodio della storia, invece, Paperinik ha appena realizzato di essere nei pasticci: nella Tavola C sta quindi analizzando la situazione e decidendo quale dovrà essere la sua prossima mossa. È un momento interlocutorio e in quanto tale la griglia potrebbe tranquillamente assumere una forma consueta: il disegnatore lo fa però solo in parte, perché nonostante ci siano 6 vignette nella scansione 2×3 la forma delle stesse varia e diventa “scalata”.
Il secondo riquadro si fa più alto e rettangolare rispetto al primo, mentre il terzo è una via di mezzo tra i precedenti; il quarto è più stretto, focalizzandosi giustamente sullo sguardo del protagonista che ha appena realizzato di essere di fronte a un certo impedimento.
Negli ultimi due l’eroe tira le conclusioni della situazione e agisce di conseguenza: sono pressoché simili come dimensione, in quanto direttamente consequenziali in ciò che raccontano, ma nel penultimo si apprezza nuovamente la prospettiva dal basso che permette di mostrare per bene il meccanismo che aziona l’armadio-ascensore ma anche Paperinik, in un’ottima posa che gli dà spessore anche se “messo all’angolo”, coerente con quanto sta elucubrando.
Il vendicatore mascherato è al centro di ogni vignetta, in una pagina dove protagonisti sono i suoi pensieri. Per non rendere troppo statico questo passaggio, Bacci gioca anche con la posizione del volto assunta man mano dal personaggio: nelle prime due lo sguardo va in direzioni opposte mentre nelle due seguenti è come se i due volti si guardassero.
È una tavola interessante anche la D, e non solo nella sua prima parte come si potrebbe essere tentati di pensare. Certo, spicca innanzitutto la decisione di restringere molto l’altezza della prima vignetta e di darle una forma meno convenzionale: il bordo inferiore è obliquo, restringendola di fatto nel lato destro del foglio e focalizzando l’attenzione in maniera funzionale sugli occhi e sulle parole di Archimede.
Di conseguenza il riquadro seguente, una teorica doppia, conosce l’andamento opposto ingrandendosi verso destra e offrendo a Paperinik più spazio; in questo modo il superpapero guadagna maggior spazio e diventa un punto catalizzatore di tutta la pagina.
Questa scelta però non si esaurisce qui, incidendo a cascata anche sul resto della gabbia: infatti, quasi senza farsene accorgere, Bacci ha sostanzialmente reso la tavola su quattro strisce, semplicemente rubacchiando un po’ di spazio alla prima doppia e abbassando l’altezza delle ultime due file, giocando anche qui sull’inclinazione del bordo che le divide, portando peraltro a una bella testolina di Paperinik nel gira-pagina.
Sulla Tavola E in realtà c’è poco da dire… e molto da ammirare.
Si tratta in buona sostanza di una gustosissima splash page nella quale il fulcro è naturalmente il Castello delle Tre Torri verso il quale Paperinik e Archimede si stanno dirigendo in volo.
Per sottolineare l’importanza del maniero e la volontà di dargli tutto il risalto possibile, Bacci disegna la 313-X e i suoi passeggeri in dimensioni contenute, perfettamente riconoscibili ma che rappresentano solo un elemento di sfondo a corollario dell’ambientazione, al pari delle stelle e della pioggia.
Sul disegno a tutta pagina vengono incastonate due vignette che mostrano, con uno stacco, l’ingresso dei due personaggi dopo l’atterraggio, solo suggerito (e avvenuto nello spazio bianco tra le vignette… anche se in questo caso non c’è 😛 ).
Tali porzioni ritrovano il contorno superiore storto, che nel suo alzarsi verso destra accompagna efficacemente l’ingresso del vendicatore e dell’inventore nell’edificio attraverso prima il ponte levatoio e poi il portone in ferro.
I due amici sono quindi ormai entrati nel castello, pronti per il sopralluogo che potrà decretare la possibilità o meno di eleggerne una parte come rifugio sostitutivo.
Nella Tavola F vediamo i loro primi passi tra i polverosi corridoi della roccaforte: per dare l’idea dell’aspetto della prima stanza segreta, il disegnatore opta per una quadrupla con parte superiore che si apre “a tetto”, restituendo così anche tramite la griglia la sensazione di trovarsi dentro una costruzione di qualche tipo (ricorda un po’ una casetta, insomma). In questo modo le due vignette superiori inevitabilmente perdono qualche centimetro, ma senza drammi: nel primo riquadro, d’altronde, il bordo obliquo segue la posizione del busto di Paperinik mentre si piega leggermente all’indietro per azionare il meccanismo di apertura. Nulla sembra quindi essere lasciato al caso, nella costruzione delle varie scene.
Tornando alla quadrupla, su di essa si collocano altre due vignette: la loro presenza così studiata ha senso, perché le due mini-scenette mostrano i rilievi di Archimede nella stanza stessa.
Interessante notare come, rispetto alla tavola precedentemente analizzata, in quest’occasione Bacci ha mantenuto i bordini bianchi attorno ai due riquadri, che erano invece assenti sulla splash page: non saprei bene trovare una motivazione ai due diversi modus operandi, in realtà… potrebbe semplicemente essere perché stavolta il disegno sottostante presenta maggiori dettagli e senza bordino le due vignette si sarebbero confuse con lo sfondo.
Con la Tavola G prosegue il tour dei due: la pagina gira interamente attorno alla doppia centrale, che oltre a contenere un bellissimo Paperinik funziona anche narrativamente come punto di svolta di questa tavola.
Continua la fiera dei bordi obliqui, che rendono molto ritmato il racconto: non solo nella già citata vignetta di mezzo, che va a restringersi a cono verso destra, ma anche nelle linee divisorie tra la prima e la seconda e tra la quarta e la quinta, in maniera quasi speculare l’una con l’altra.
I riquadri della striscia superiore e quelli della striscia inferiore, peraltro, hanno in comune il fatto di essere direttamente consequenziali tra di loro, perché in entrambi i casi l’azione prosegue direttamente dal primo al secondo (Paperinik e Archimede salgono le scale → si ritrovano nel salone / crolla l’armatura → si apre il passaggio segreto).
Nella penultima, infine, il fatto che il “soffitto” vada in discesa è pertinente con l’andamento dell’armatura, che crolla rovinosamente a terra.
Dopo quattro pagine tutto sommato regolari nella griglia, con qualche piccola licenza nella terza seguendo però soluzioni già analizzate, si arriva a una nuova splash page (Tavola H), simile a quella vista in precedenza ma ancora più raffinata nella composizione.
È sempre il Castello delle Tre Torri e dominare la scena, ma stavolta è più centrato e perpendicolare alla pagina: dietro si intravedono, come proiettati sul cielo notturno, Paperinik e Archimede intenti a girare per i corridoi del maniero. Un ottimo espediente, assolutamente evocativo, per suggerire in un colpo solo il lungo e attento girovagare dei due personaggi all’interno dell’antica struttura, e anche la colorazione pallida di Irene Fornari aiuta a connotare questa illustrazione.
La metà inferiore del foglio veicola la stessa suggestione, ma in maniera più clinica e specifica: da una conversazione con Bacci ho appreso che in questo caso è stato lo stesso Marco Gervasio a condividere con lui uno schizzo di suo pugno che mostrava lo spaccato del sotterraneo del castello con le stanze stilizzate, che il disegnatore ha ripreso fedelmente. Il risultato rende la pagina particolarmente equilibrata tra visione e concretezza, e apprezzo che tale livello interrato corrisponda nei suoi confini a destra e a sinistra con le pareti dell’edificio che si vede sopra la linea del terreno, rendendo tutto molto preciso.
La visita del castello sta terminando: la Tavola I serve quindi a tirare le fila del sopralluogo, e l’artista sceglie di mostrare nuovamente il salone con un’ampia vignetta che ancora una volta permetta di osservarne i vari elementi costitutivi e di mostrarne l’ampiezza rispetto alla dimensione dei personaggi.
Anche il secondo riquadro guadagna un’altezza generosa, regalandoci un bel Paperinik slanciato: bella però la scelta di renderlo leggermente più basso del precedente, utile a differenziarlo e a focalizzarsi ancora meglio sul dialogo tra i protagonisti.
La striscia finale presenta due vignette a scalare che confluiscono nella terza, con il solo Paperinik a trarre le soddisfatte conclusioni della nottata di perlustrazione: grande cura nel ritrarne il volto, bella la postura assunta e azzeccata la posizione.
Con la Tavola L termina la mia analisi: dalla televisione i miliardari dell’omonimo Club e Paperino assistono a un messaggio dell’avvocato del proprietario originario del castello; se la prima vignetta è una comune doppia, è il resto della griglia a farsi degna di nota.
La seconda ha i bordi stondati ed è più corta, suggerendo così che si tratta di una trasmissione televisiva, ma è soprattutto la seconda metà della pagina a destare interesse: Bacci la spezza quasi come se fosse una lastra di vetro rotta in tre pezzi, tanto sono irregolari i bordi e le forme che compongono i riquadri in questione. In tutti e tre è sempre e comunque Paperino il protagonista, in una progressione emotiva molto ben gestita anche nel disegno: incuriosito da quanto ha appena sentito, sornione e autoironico, infine concentrato e sospettoso nella vignetta che più attira lo sguardo, anche in virtù dell’assoluta centralità che il papero assume.
Tutto è pronto perché la trama di Marco Gervasio prenda il via.
Prima di chiudere, mi permetto un piccolo inciso.
In diverse occasioni, commentando il lavoro di Emmanuele Baccinelli, ho definito il suo tratto molto carpiano, riferendomi a quelle che per me risultano essere chiare influenze dallo stile di Giovan Battista Carpi.
Ecco, colgo allora l’occasione di questo post per offrirvi un rapido confronto – tra i tanti che avrei potuto trovare – tra un Paperino di Carpi e uno (ancorché mascherato) di Bacci, dal quale potrete cogliere i punti in comune:
Ho concluso così questo breve excursus di Paperinik e la torre d’oro, attraverso una selezione di tavole che ho ritenuto particolarmente significative allo scopo.
Spero che il pezzo possa essere risultato interessante e permettere a chi ha avuto la pazienza di seguirlo di avere nuovi spunti di riflessione con cui approcciarsi alla lettura di questa storia in particolare ma anche delle altre disegnate negli ultimi anni da Emmanuele Baccinelli, sia con il Paperinik di Marco Gervasio che in altri progetti come Italici/Urbani Paperi.
L’appuntamento con “In gabbia!” tornerà, prima o poi: ho in programma un altro episodio su un disegnatore contemporaneo, per poi tornare più indietro nel tempo e riemergere successivamente di prepotenza con un artista dei nostri giorni, quindi stay tuned!
A presto!