Il “Topo” di settembre 2022

Il “Topo” di settembre 2022

Bentornati su Lo Spazio Disney!
Ci siamo lasciati alle spalle settembre, col suo carico di malinconia per le ferie estive ormai archiviate e con il peso mediatico di una campagna elettorale, per quanto mi riguarda, piuttosto insapore. Un settembre segnato inoltre, tra le altre cose, dall’alluvione che ha colpito alcune zone delle Marche, dalle proteste in Iran e da un’escalation delle tensioni internazionali…
Un mese abbastanza accidentato anche per il sottoscritto, motivo per cui avevo ancora più bisogno di trovare un pizzico di serenità nelle confortanti letture disneyane 🙂
E motivo per cui alla fine non sono riuscito a pubblicare il terzo appuntamento con “In gabbia!”, ahimè, ma d’altronde lo dissi fin dall’inizio che sarebbe stata una rubrica aperiodica… abbiate fiducia, ché prima o poi si prosegue anche con quello 😉

Intanto si entra prepotentemente nell’autunno, brumosa e uggiosa stagione per cui ho sempre avuto un debole, proprio grazie alle sue atmosfere. Certo, il futuro socio-politico a livello mondiale è quantomai incerto, e i prossimi mesi potrebbe pure essere più freddini del solito, ma è anche a questo che serve l’angolino mensile de Lo Spazio Disney: cercare di distrarci da tutto questo e dai problemi quotidiani per rifugiarci nel mondo disneyano, divertendoci ad analizzarne le novità a fumetti mentre fuori dalla finestra le prime foglie ingiallite iniziano a cadere dagli alberi…

Settembre 2022: le storie da Topolino

Spazio_Disney_toposettembre2022_5Non posso che iniziare con Minaccia dallo spazio, di Francesco Vacca e Casty (nn. 3485-3486), che è terminata con i suoi ultimi due episodi all’inizio di settembre.
Avevo già avuto modo di esprimere pareri positivi sulla prima parte della lunga avventura corale, e alla luce del finale li ribadisco convintamente. Vacca ha centrato il bersaglio, a mio avviso, con un progetto decisamente tentacolare e ambizioso che in alcuni punti ha forse un po’ incespicato ma che nel complesso è risultato vincente, per me, e che soprattutto in questa ultima tranche ha traghettato degnamente la trama verso la sua conclusione. Spesso storie a puntate anche meno complesse sono crollate proprio nel momento di tirare le fila, mentre qui lo sceneggiatore ha dato una chiusura coerente, forse non completamente sorprendente per la piega presa a un certo punto dagli eventi (e che in parte mi ha ricordato la soluzione vista alla fine della Trilogia di Xadhoom), ma che fila e funziona.
Riconfermo che Topolino risulta caratterizzato in maniera deliziosa, guardando direttamente ad alcune delle migliori mani che l’hanno mosso e interpretato nel corso dei decenni, e che il senso di pericolo trova il giusto spazio per essere trasmesso in modo convincente ai lettori.
La moltitudine di personaggi è un elemento divertente e stuzzicante, e in molti casi Vacca riesce a valorizzare le guest star e le interazioni inedite: ne è un esempio lo scontro tra Paperinik e il Macchia Nera corazzato da Darkenblot, che è poi sfociato in un’ambigua alleanza per contribuire alla missione di salvezza della Terra. In altri casi i comprimari sono stati un po’ sacrificati dall’incedere degli eventi (le Streghe Vulcaniche, per esempio), ma nel complesso si è riusciti a dare degno sviluppo a tutti.

Spazio_Disney_toposettembre2022_6Ribadisco anche i complimenti a Casty, chiamato a una sfida sicuramente impegnativa proprio per la mole di figure disneyane che si è trovato a rappresentare per la prima volta. Sfida vinta, non tanto perché il disegnatore abbia già raggiunto vette stilistiche con i Paperi, ma perché si può effettivamente notare una sua crescita di puntata in puntata, segno che l’artista ha acquisito sicurezza e dimestichezza anche con questi personaggi nel corso delle tante tavole disegnate per la storia, e che prossimamente – ne sono sicuro – saprà crescere ulteriormente con i “beccuti” 😉
Un lavoro estetico nel solco di una linea classica che, in una “classica storia” del Topolino avventuroso – al netto delle tante peculiarità che la contraddistinguono – ci sta bene e che si concede qualche exploit come la “finta” spread page dell’ultimo episodio, un’immagine che mi ha fatto rimanere a bocca aperta per diversi secondi.

Minaccia dallo spazio è un esperimento con pochi precedenti alle spalle, un’operazione studiata minuziosamente anche nella gestione dei sommari dei Topolino interessati e che ha portato sulle pagine del settimanale un kolossal blockbuster ben scritto, ottima cartolina della concezione topolinesca degli ultimi anni.
Fra un paio di giorni tenete d’occhio la home page de Lo Spazio Bianco: verrà pubblicata una mia intervista a Francesco Vacca proprio su questa storia!

Spazio_Disney_toposettembre2022_7Surf!, di Enrico Faccini (n. 3485), è l’ultimo tie-in della saga fantascientifica, l’unico scritto da un autore diverso. Questa avventura semi-muta è una classica paperogata non dissimile da altre a cui il fumettista ligure ci ha abituati nel corso degli anni, e seguendo questo ragionamento, quasi paradossalmente, è diversa da tutte le altre. Il filo conduttore è la stralunatezza di Paperoga, ovviamente, per il resto c’è quel delizioso surrealismo che fa da buon contraltare alla tensione di Minaccia dallo spazio. Il collegamento c’è, ma è ancora più labile che nelle precedenti storie ancillari, offrendo appagamento anche al lettore che apprezza maggiormente le autoconclusive.

Amelia e il folletto di Cartusio, di Enrico Faccini (n. 3488), segna il bis facciniano del mese. In questo caso il fumettista rilancia e non si limita a una breve pillola di folle comicità, tornando ad esplorare quel lato della sua narrativa che flirta con l’inquietudine e la sottile angoscia. Non lo fa con Topolino inserito in un thriller psicologico, bensì utilizzando Amelia e mettendola a confronto con un misterioso spiritello che fluttua dentro un bottiglione d’acqua, cedutole da uno strano venditore ambulante.

Spazio_Disney_toposettembre2022_19La vicenda si muove brillantemente nei territori dell’onirico e sfruttando anche il meccanismo della memoria perduta riesce ad avvincere il lettore, curioso di vedere dove andrà a parare un soggetto così atipico, che tratta anche delle conseguenze a cui può portare la cieca ambizione.
Magnifico esempio di fumetto disneyano pur nella sua (apparente) semplicità, questa storia è un gioiellino che impreziosisce il numero di Topolino che la ospita.
In questo scenario non è marginale il lato prettamente artistico: lo stile di Faccini, che funziona ottimamente nei suoi soggetti comici, riesce a trovare un buon utilizzo anche con queste atmosfere, grazie al modo con cui l’autore ritrae certi sguardi sul volto di Amelia e di Paperone, al perfetto character design del folletto e dell’ambulante, ad alcuni giochi di ombre e all’azzeccata distorsione delle linee, che interessa le immagini delle vignette che appartengono al climax della vicenda.
Insomma, se in futuro Panini mettesse in cantiere una terza antologia su Faccini (topo la Fluo Edition e la prima Metal Edition), nel suo sommario ci vedrei benissimo questa storia, come manifesto della sua abbacinante abilità e versatilità..

Spazio_Disney_toposettembre2022_9Torna anche Cronache degli Antichi Regni, avventura in quattro parti che avevamo letto a inizio anno. Ora con La fortezza del gelo, di Alessandro Sisti e Mario Ferracina (n. 3485), si ritorna nel mondo dalle tinte fantasy che avevamo conosciuto allora, sviluppandone ulteriormente la mitologia.
Dopo la scoperta del quarto regno che compone questo universo, infatti, rimaneva da approfondire il legame con gli antichi, misteriosi progenitori degli attuali protagonisti, che forse custodiscono anche il segreto sulle origini di questi Regni.
Come forse ricorderete, accolsi in maniera piuttosto freddina la saga dello scorso gennaio, e purtroppo anche in questo caso il buon Sisti non riesce ad avvincermi all’interno del setting. La trama scorre fin troppo linearmente, non riesco ad appassionarmi alle vicende né ai personaggi, la centralità di Qui, Quo, Qua per me è eccessiva e non riesce a coinvolgermi, mentre continuo a trovare Guilbert piuttosto fastidioso.
Gli elementi perché la trama funzioni ci sono tutti, il mestiere si vede (come sempre, quando scrive Sisti), ma questo universo narrativo non mi ha ammaliato, e alla fine anche stavolta la cosa migliore sono i disegni. Ferracina eredita il testimone da D’Ippolito e riesce addirittura a fare un lavoro migliore delle già eccellenti tavole del collega, con personaggi vivi, ricchi di dettagli, che recitano in maniera pazzesca. I colori di Emanuele Virzì danno un contributo determinante a questo effetto estetico, perché rilanciano le vignette dando i giusti effetti, giostrandosi bene con i giochi di luce e accompagnando perfettamente la linea dinamica di Ferracina con una tavolozza accesa senza essere sparata, che ben si confà agli scenari glaciali che riguardano gran parte dell’avventura.
Dal finale risulta evidente che il ciclo continuerà ancora, in futuro; non posso certo dire di essere in trepidante attesa, anzi!, ma sono comunque pronto a dare una nuova chance al progetto sistiano.

Spazio_Disney_toposettembre2022_14Scacco matto a Topolino, di Giovanni Di Gregorio e Ottavio Panaro (nn. 3487-3488), è la storia in quattro puntate che accompagna la serializzazione degli scacchi di Topolino allegati ai relativi numeri del settimanale, e rappresenta la seconda prova dello sceneggiatore dal suo ritorno su queste pagine.
Purtroppo quello che mi sono trovato a leggere è un thrillerino senza arte né parte, il cui soggetto di base non sarebbe neanche male ma che – almeno per quanto letto sinora, che val la pena ricordare essere solo la prima metà del racconto – viene condotto in maniera ingenua, nei migliori dei casi, e piatta nel peggiore.
Insomma, l’idea della sfida a scacchi che porta a conseguenze nel mondo reale è stuzzicante, ma i collegamenti tra i pezzi mangiati e le ritorsioni del nuovo avversario sono labili se non proprio infantili; inoltre la struttura della storia è piuttosto frammentaria e questo non aiuta la fluidità della narrazione.
Topolino per ora non ha fatto quasi nulla, tenendosi ai margini di una vicenda di cui pure sarebbe il titolare, e questo crea un disequilibrio nella vicenda, che perde un baricentro importante e si muove senza nessuna personalità forte a sostenerla: né “l’eroe”, che sembra essere lo scacchista campione, né il villain che agendo nell’ombra è fin troppo anonimo. Si salva parzialmente solo il buon Pippo, gestito tutto sommato bene da Di Gregorio, ma per il resto ben pochi guizzi e molta noia da parte mia. Mi spiace, ma proprio non mi sta piacendo, e questo anche per via dei disegni di Panaro: fino a un paio d’anni fa non ero mai stato troppo critico nei confronti di questo artista, ma personalmente ho ravvisato una certa inflessione verso il basso del suo tratto, con personaggi raffigurati con pochi dettagli, bidimensionali e con scarso appeal grafico, anche e soprattutto per le due figure inedite che sono ultra-generiche. Anche le ambientazioni risultano spesso molto povere di elementi, con sfondi spogli e scene in alcuni passaggi poco chiare.
Ci sono ancora due episodi, però, e le cose hanno ancora margine di miglioramento: invertire la rotta, a questo punto, la vedo difficile, ma a fine lettura qualcosa potrebbe essere cambiato, chissà. Fra un mesetto leggerete cosa ne penso 😉

Spazio_Disney_toposettembre2022_10Zio Paperone e la pace preistorica, di Vito Stabile e Marco e Stefano Rota (n. 3486), ricrea un sodalizio artistico che da qualche anno sembra inossidabile. Da quando Alex Bertani l’ha riportato su Topolino, anche prima di Pianeta Paperone Rota ha infatti disegnato solo avventure paperoniane scritte da Vito Stabile (con l’eccezione di Ingorgopoli, su testi suoi).
In questo caso la genesi è però peculiare: per celebrare l’ottantesimo compleanno del Maestro, infatti, il direttore ha chiesto a Vito di creare una trama partendo da una singola tavola, quella che Rota usò come portfolio per proporsi alla redazione Disney-Mondadori dell’epoca, slegata da qualunque sceneggiatura.
Tale trovata mi ha ricordato istintivamente un altro precedente di questo genere: Paperino cacciatore di coccodrilli (The crocodile collector) di Don Rosa nacque infatti su presupposti del tutto simili, visto che lo spunto venne dall’editore Gladstone che gli chiese di sviluppare il disegno di una copertina di Carl Barks, per la precisione quella di Four Color Comics # 348 del 1951, per una storia che vi si ispirasse direttamente (per quanto in realtà già fosse contenuta nell’albo originale, ad opera di Don Christensen e Frank McSauvage, da noi tradotta come Paperino e gli alligatori).
Una piccola sfida per il fumettista del Kentucky, e così dev’essere stato anche per il nostro Stabile, che ha dovuto orchestrare una vicenda partendo da uno scenario preistorico nel quale Paperino e Qui, Quo, Qua, vestiti da primitivi, osservavano un pseudo-Deposito di pietra.
Lo sceneggiatore ha affrontato la cosa di petto e, guardando per sua stessa ammissione con un occhio a Barks e con l’altro alle sue amate DuckTales di fine anni Ottanta, ha immaginato un imprevisto viaggio nel tempo – con tanto di simpatico paradosso temporale nell’ultima tavola – dal quale Zio Paperone cerca di trarre un lato positivo, quello di poter staccare per un po’ dallo stress della sua vita di affarista.
Spunto che ricorda in effetti alcuni classici barksiani, in primis Le sette città di Cibola, e che viene ben gestito all’interno di una trama piuttosto semplice ma con molto cuore al suo interno e con uno sviluppo narrativo, se non proprio brillante, sicuramente credibile e coerente con le premesse.

Spazio_Disney_toposettembre2022_21Rota senior e junior alle matite e chine mi lasciano un po’ interdetto: è evidente che non siamo di fronte al disegnatore anche solo di una decina d’anni fa, con le sue prove per Egmont. Qui il tratto è incerto, poco definito, complicato da un’inchiostrazione che non riesce a lenire questi difetti ma che anzi in alcuni passaggi addirittura li accentua. Non se ne può fare una colpa all’artista, per ragioni di “anzianità di servizio”, né al figlio che evidentemente può intervenire fino a un certo punto, ma è un peccato, anche perché in alcune vignette riesce invece ad emergere ancora con forza il segno che ha reso Rota riconoscibile per decenni nel corso delle sue evoluzioni, specialmente in alcuni primi piani di Paperone. Trovo poi che sia piacevole e confortevole trovare ancor oggi uno stile così classico da essere quasi arcaico, anche nel modo di strutturare la griglia, e con radici profondamente barksiane, che offre un’alternativa a quello contemporaneo. Ma sicuramente la resa non è ottimale come la si vorrebbe.
La storia rimane comunque piacevole nel suo complesso, una lettura rinfrescante e che rende un bel servizio ai personaggi, oltre che un’idea simpatica per celebrare Rota.

Spazio_Disney_toposettembre2022_11Zio Paperone e la ricerca a tempo, di Alberto Savini e Marco Mazzarello (n. 3486), è invece l’antitesi di quanto ho appena scritto in merito alla Pace preistorica ^^’’
Non voglio concentrarmi troppo su una storiella smaccatamente promozionale, nata esclusivamente per pubblicizzare l’iniziativa con Esselunga, ma mi limito a esprimere la mia sensazione di aver letto qualcosa di artefatto. Paperino, Zio Paperone, Topolino, Minni, Paperina mi sono sembrati appiattiti in maniera tremenda, stereotipi di stereotipi di sé stessi, bidimensionali come non mai e messi in moto col pilota automatico. Questo quindi a prescindere da una sceneggiatura inevitabilmente semplice e ingenua; è proprio l’uso dei personaggi che mi ha disorientato. I disegni di Mazzarello, ben lungi dal lenire tale sensazione, l’hanno invece potenziata insieme ai colori sparati e “plasticosi” che sono stati riversati a secchiate sulle tavole.
Averle dato addirittura la copertina, pur comprendendone i motivi commerciali, mi ha lasciato un po’ l’amaro in bocca.

Spazio_Disney_toposettembre2022_15Road to World Cup – Una canzone per Dawson, di Marco Nucci e Stefano Intini (n. 3487), prosegue la corsa dei calciatori della giovanile paperopolese nelle qualificazioni per i mondiali.
Ancora una volta Nucci gioca a carte abbastanza scoperte, usando il calcio come semplice mezzo per mettere in scena dinamiche di coraggio, abnegazione e maturazione da parte dei ragazzi, oltre che di sentimenti complessi provati dagli adulti, in questo caso la nostalgia di Zio Paperone verso il Klondike.
Sono proprio quei territori dell’Alaska a fare da sfondo alla nuova partita, mettendo sulla strada dello Zione il suo vecchio avversario Soapy Slick, presidente della squadra giovanile locale allo scopo di favorire un proprio progetto affaristico.
La lettura scorre liscia e piacevole, anche se forse rispetto ai due episodi precedenti stavolta siamo un gradino sotto, nonostante l’ambientazione che avrebbe dovuto solleticarmi particolarmente. Ma Dawson di per sé non è stata valorizzata più di tanto, se non nelle ultime due tavole, e per quanto la partita in sé sia stata ben “girata” da Nucci, ho trovato avesse meno pathos del precedente incontro affrontato dal Paperopoli.
Rilevo inoltre – e so di non essere il solo – un’incongruenza di continuity rispetto a quanto visto poche settimane fa per mano di Marco Gervasio: mentre nella sua Zio Paperone re del Klondike veniva visualizzata una Dawson fiorente con la Bolla d’Oro ristrutturata e trasformata in albergo da Doretta Doremì, qui vediamo la vecchia sala da ballo cadente e abbandonata nella città vecchia, non toccata dallo sviluppo che ha riguardato invece la parte più moderna, qui denominata New Dawson. Personalmente non mi interessa granché, perché il mio atteggiamento sulla coerenza di lore e worldbuilding tra cicli, storie e autori diversi è: se c’è mi fa contento, se non c’è va bene lo stesso perché in fondo era questa la norma, ma mi stupisce all’interno di un contesto che negli ultimi anni ci ha insegnato essere particolarmente attento a questo tipo di incastri. Ma, ripeto, poco male per me: narrativamente a Nucci serviva avere la parte storica della città in versione cadente, e quindi accetto serenamente che in questa storia sia così.
I disegni di Intini sono uno spettacolo: da vero fantasista della matita, l’autore ci regala ottime inquadrature, si diverte a visualizzare con perizia e dinamismo le azioni di gioco del confronto calcistico e tratteggia i personaggi con il proprio stile guizzante e imprevedibile.

I misteri di Paperopoli – Paperino e il museo Ducktrip, di Bruno Sarda e Massimo Fecchi (n. 3487), si riconferma nella media di storie paperopolesi artificiosamente raccolte sotto questo cappello: piuttosto standard, vagamente sciapa, stavolta forse anche meno ispirata delle altre. Paperino custode notturno in un museo alla ricerca di un tesoro insieme al nipote dell’artista che l’ha nascosto è un plot che ho trovato poco intrigante e anche il presunto plot twist non mi ha sorpreso affatto. Fecchi, infine, mi è parso pure lui un po’ spento purtroppo, anche se alcuni suoi Donald riescono sempre carucci.

Spazio_Disney_toposettembre2022_17Time machine (mis)adventures – Il tesoro di Capitan Tiburon, di Francesco Artibani e Francesco D’Ippolito (n. 3487), è il primo episodio di un ciclo realizzato per il mercato internazionale e, come tale, anche se scritto da una penna sontuosa come quella di Artibani, risente di tutti quelle piccole “stropicciature” che ho sempre riscontrato in questo tipo di produzione.
L’idea di un pronipote di Archimede che riscopre la vecchia macchina del tempo inventata dall’antenato, e che visiona le avventure vissute da Zio Paperone e Paperino usandola, potrebbe anche essere valida, ma lo sviluppo della trama mi è parso peccare di eccessiva ingenuità nelle interazioni tra i personaggi e nel tipo di vicende che si trovano ad affrontare. Le gag strappano a fatica un sorriso e l’intreccio, frammentato, non riesce a trovare né un suo centro né una sua direzione.
I disegni di D’Ippolito, invece, si difendono sempre benone e offrono il vero punto a favore della storiella.

Spazio_Disney_toposettembre2022_13Indiana Pipps e la leggenda del tulipano nero, di Massimiliano Valentini e Andrea Malgeri (n. 3486), è un buon esempio di avventura archeologica con protagonista il cugino di Pippo. Non siamo ai livelli delle storie che ne hanno costituito la forza narrativa, ma Valentini imbastisce una trama interessante, valorizzata dal valido spunto iniziale, dai luoghi reali in cui è ambientata e dall’inedita partnership con Gambadilegno, inusuale spalla dell’eroe. Indiana è usato in maniera credibile, e perfino con il vecchio Pietro si trova un buon equilibrio tra il suo essere “gigione” e la sua vena furfantesca/negativa.
Se si fosse evitato di tirare in ballo Kranz con la pistola, peraltro in una parentesi sbrigativa che risulta perfino gratuita, sarebbe stato molto meglio, ma non mi voglio lamentare troppo 😛
Malgeri continua a essere un artista da tenere d’occhio, secondo il mio modesto parere: lo vedo in crescita, con un tratto veramente piacevole nella sua semplicità. Uno stile sobrio ma efficace, sintetico quando deve esserlo e dettagliato in certi sfondi. Promosso!

Spazio_Disney_toposettembre2022_12Pico de Paperis e l’aggiornamento vocabolarico, di Davide Aicardi e Federico Cugliari (n. 3486), non è purtroppo al livello delle storie che ci hanno presentato il nipote di Archimede nel corso degli ultimi due anni. Le caratteristiche del ragazzino sono ormai consolidate grazie al lavoro di Marco Nucci, di Giorgio Fontana e di Francesco Vacca, mentre Aicardi in questa breve prende una strada diversa “tradendo” un po’ la personalità del personaggio. In realtà sarebbe un peccato veniale se fosse commesso con un preciso scopo narrativo, invece lo sceneggiatore tenta di riproporre il team-up tra i due protagonisti della miniserie In viaggio nel sapere deviando completamente dal canovaccio della stessa e strizzando fastidiosamente l’occhio al mondo giovanilistico con neologismi paperizzati, idea che francamente mi ha lasciato un po’ perplesso.
Ai disegni un esordiente che a pelle mi è piaciuto davvero molto: stile sicuramente convenzionale, come ovvio che sia nelle prime prove, ma che lascia intravedere un certo talento e personalità.
Vedremo come crescerà nel corso dei mesi 😉

Spazio_Disney_toposettembre2022_8Finestra sul mondo – I Bassotti e la crociera criminale, di Pat e Carol McGreal e Marco Rota (n. 3485) è l’ultima storia di questo altalenante ciclo estivo volto a presentare autori disneyani esteri all’interno di brevi storielle dal sapore leggero. È il caso anche di questa vicenda bassottesca, scritta dai coniugi McGreal (di cui ricordo la recente scoperta di Pat) e disegnata da un Rota sicuramente più in forma di quello della Pace preistorica, avendo almeno una quindicina di primavere in meno sulle spalle. Poco da dire, si tratta di un simpatico divertissement con i Bassotti sfortunati e pasticcioni, alcuni momenti sono piuttosto ispirati e riusciti e il loro essere graficamente corpulenti, dal feeling fortemente barksiano, aiuta decisamente e calarsi nel mood del racconto.

Le straniere illustrate dall’autore milanese trovano comunque spazio anche al di fuori di questa iniziativa: è degna di nota la breve ma gustosissima Paperino e le indicazioni disastradali, di Paul Halas e Marco Rota (n. 3488), nella quale emerge una caratterizzazione fresca e genuina del protagonista, che caparbiamente e contro ogni difficoltà che gli si para davanti porta avanti il compito che si è prefisso. Canovaccio basico, se vogliamo, ma che ho trovato assai piacevole.

Una menzione la merita anche Zio Paperone e lo zirlap appesantito, di Alessandro Sisti e Vitale Mangiatordi (n. 3488), che risulta decisamente più riuscita delle precedenti storie appartenenti al ciclo Zio Paperone e l’alta finanza: il concetto economico esposto in questa occasione risulta chiaro e al contempo ben implementato nella narrazione, mettendo in luce le skills dello Zione in campo affaristico e riuscendo ad appassionare anche il lettore giovane nonostante il tema di base poco avvincente. Pollice alto, quindi, anche per i bei disegni di Mangiatordi.

Spazio_Disney_toposettembre2022_18Di Viaggio nella luna, di Bruno Enna e Alessandro Pastrovicchio (n. 3488) non voglio dire più di tanto, dato che nel momento in cui scrivo è uscita solo la prima parte (di due) della storia, per cui rimando a un commento più accurato nel post del prossimo mese, per valutare l’opera nel suo complesso.
Posso però anticipare che si è partiti col piede giusto, per quanto mi riguarda e per quanto si è intravisto finora: il sottile umorismo verbale di Enna torna in grande spolvero, in particolare nei siparietti tra i barbuti sapienti, e l’intreccio sembra appetitoso, invogliando a vedere come l’avventura si svilupperà. Anche perché, a conti fatti, questa prima metà non è altro che un articolato preambolo alla trama vera e propria, utile per presentare personaggi, ambientazione e obiettivi dei protagonisti, e in questo senso molto ben giocato dallo sceneggiatore sardo. Ma per quanto la preparazione sembra essere formalmente ineccepibile, il vero banco di prova sarà la seconda parte, nella quale si entrerà nel vivo.
Una grossa mano a questi vibrazioni positive la dà certamente Alessandro Pastrovicchio, fratello di Lorenzo, che torna in pompa magna dopo più di un decennio di assenza dal mondo Disney ma che dimostra di non aver assolutamente perso la mano con i paperi, che appaiono piacevolissimi, spumeggianti e dall’aspetto elaborato. Il tratto raffinato dell’artista si riscontra poi negli sfondi e negli intarsi che adornano i bordi di alcune vignette. Sontuosi sono anche i colori di Emanuele Virzì, in particolare nelle ultime tavole. Un lavoro di fino, di cesello, che denota subito la caratura di una storia non immediata e non per tutti ma dotata di grande appeal e per ora capace di mantenere un buon equilibrio tra gli intenti “alti” e una resa per nulla ostica.

Bene, credo di aver detto tutto.
L’appuntamento è ora fra un paio di giorni con il post che riguarda le pubblicazioni di settembre.
Ciao!