
Le pubblicazioni Disney di giugno 2022
Bentornati su Lo Spazio Disney!
Dopo aver analizzato le principali storie inedite di giugno, pubblicate su Topolino, è tempo di vedere quali albi disneyani in generale hanno popolato gli scaffali di edicole e fumetterie nel corso del mese appena conclusosi.
Ancora una volta, come già accaduto per il post sulle pubblicazioni di marzo, l’immagine di copertina non è dedicata a una specifica uscita ma a due affiancate; se allora il motivo era celebrare il lavoro di Francesco Gerbaldo sfruttando l’uscita in concomitanza delle due testate da lui curate, stavolta la ratio è la stessa ma traslata su Luca Boschi.
Come tutti sapete, Boschi ci ha lasciato lo scorso 3 maggio, e i numeri dei Grandi Classici e di Almanacco usciti questo mese costituiscono i suoi ultimi contributi alla divulgazione critica sul fumetto Disney. Sono due testate in cui Luca ha riversato gran parte della sua passione e della sua competenza, e in entrambi gli albi si ricorda con commozione l’uomo dietro tutti quegli articoli ricchi di informazioni e curiosità.
Mi sembrava giusto dare quindi risalto a entrambe le uscite, così come già fatto appunto per Gerbaldone.
L’edicola Disney di giugno 2022
Parto proprio con I Grandi Classici Disney #78, numero che ho trovato ampiamente soddisfacente, fin dall’irresistibile storia d’apertura.
Zio Paperone e il riscaldamento sotterraneo di Giorgio Pezzin e Giovan Battista Carpi è un vero gioiellino, un piccolo capolavoro che non conoscevo e che mi ha fatto divertire e appassionare come non mai, travolgendomi letteralmente durante la lettura. Di per sé è una classica vicenda pezziniana nella quale Paperone risolve un problema di vita quotidiana con una grande idea – lucrosa per lui, ovviamente – che poi si ritorce contro la cittadinanza, ma viene raccontata con un brio irresistibile. Pongo l’accento sulle prime 3-4 tavole, che costituiscono un perfetto connubio tra la satira dello sceneggiatore e i disegni di un Carpi fenomenale: gli aumenti di prezzo del petrolio con tanto di emiro ad annunciarli, il grido di Paperone che attraversa il globo, il magnate schiacciato a terra dalla ferale notizia, le espressioni facciali di indicibile sofferenza che costituiscono quell’esagerazione paperoniana che ho sempre adorato (visibile anche nel tentativo di auto-cannoneggiarsi!)… perfette basi per un’avventura davvero avvincente.
Topolino e la banda dei tre Kappa di Guido Martina e Guido Scala è interessante soprattutto per i disegni, che hanno un Mickey poco convincente ma che per il resto offrono un bel Pippo, character design elegante per i comprimari inediti e sfondi davvero ben curati. È uno Scala acerbo (siamo nel 1971), ma già in grado di mostrare uno stile promettente. La trama è un classico mystery con Topolino indagatore saccente che sembra malsopportare il buon Pippo e le sue uscite, l’ambientazione western non mi ha mai preso molto ma in questo caso non m’è dispiaciuta.
Nota a parte per Paperino e Gastone presentano: il cugino Pingo, di Fabio Michelini e Luciano Gatto, di cui avevo un vivido ricordo avendola letta ai tempi dell’esordio su Topolino: il mio parere è quindi inevitabilmente legato ai ricordi d’infanzia, ma provando a togliere le lenti della nostalgia emerge l’introduzione di un personaggio di pochissimo spessore e che ha il demerito di costituire un nuovo elemento di frustrazione per Paperino, situazione talmente reiterata nella struttura “a gag” con cui è costruita la storia da diventare difficilmente digeribile a un certo punto. I disegni di Gatto sono eleganti e piacevoli, ma la storia resta poca cosa.
Per fortuna poi ci si può rifare la bocca con una breve barksiana piuttosto folle.
Passando alla Sezione Superstar – introdotta da un articoletto di sole due pagine anziché le consuete tre, possibile segnale del fatto che Boschi stesse già poco bene nel momento in cui lo scrisse – si torna alle atmosfere del far west cinematografico, su cui il fumetto Disney ha marciato moltissimo tra gli anni Sessanta e Ottanta del secolo scorso e che nella fantasia degli autori sembrava essere a un passo dai centri di Topolinia e Paperopoli, a dispetto dei legami di tempo e spazio ai quali siamo invece soggiogati noi poveri esseri umani.
Spiccano in questa selezione Topolino e la gita a Vecchiapepita di Abramo e Giampaolo Barosso e Luciano Bottaro e Topolino e la stella dello sceriffo di Giangiacomo Dalmasso e Pier Lorenzo De Vita, due storie assai valide.
Nel primo caso abbiamo il titolare, insieme a Eta Beta e Pippo, raggiungere lo zio di quest’ultimo in una vecchia cittadina di frontiera, in realtà ricreata artificialmente come attrazione per turisti (idea che mi ha fatto subito venire in mente l’accostamento con la serie TV Westworld). Trama molto semplice, il “solito” Gambadilegno come antagonista, ma la storia è ricca di brio e ha tutti i tempi giusti, comici e avventurosi; Bottaro ai disegni poi fa un ottimo lavoro, sia nei meravigliosi personaggi secondari sia nei protagonisti (dettagliati e piuttosto gottfredsoniani), e regala anche scorci molto azzeccati della cittadina e delle piste in cui gli attori si muovono.
La stella dello sceriffo è un’avventura già più bislacca, sensazione accentuata dal tratto di De Vita padre: come già ebbi a dire un mese fa, questo artista mi lascia sempre perplesso sui Paperi mentre con Topolino e compagnia lo trovo a suo modo elegante, e anche questa storia non fa eccezione in tal senso. Si tratta comunque di un’eleganza particolare, strana, che quasi ipnotizza e quindi particolarmente adatta a una trama che vede trappole ordite ai danni di Pippo (spesso visualizzato plasticamente in bicicletta) per arrivare a uno scopo ben preciso. C’è ancora il vecchio Pietro dietro a questi intrighi, ma la sceneggiatura di Dalmasso si configura come maggiormente complessa e quindi offre un quid in più al risultato finale, anche grazie ai due tempi in cui si snoda.
Il resto della sezione fa invece parte della “quota curiosità”, tipica dell’approccio di Boschi che cercava sempre di presentare qualche chicca: rientrano in quest’ambito in particolare Cip e Ciop sceriffi onorari di Harvey Eisenberg, che vede i due scoiattolini alle prese con Gambadilegno (again!) e Pippo sceriffo antiscientifico di Carl Fallberg e Phil De Lara, simpatico siparietto tra Goofy e il nipote Gilberto e poco altro, con un paio di momenti che riescono a strappare giusto un sorriso.
Sono episodi che si leggono e si accettano per quel che sono, come testimonianze di quel tempo e che servono a “tirare il fiato” tra un’avventura lunga e l’altra.
Nel complesso si tratta quindi di un numero molto gustoso, nella media alta della testata.
Passando a Almanacco Topolino #8, devo subito fare una confessione: nonostante qualche mese fa dissi che avevo deciso di sospendere l‘acquisto fisso della testata, alla fine non ho resistito e poco prima che uscisse questo numero ho recuperato in edicola quello di aprile, per non avere un “buco” una volta deciso di comprare quest’ultimo, appena uscito.
Lo so, sono un debole 😛
Ad ogni modo l’albo di fine giugno mi interessava per la storia d’apertura, che lessi anni fa da qualche parte – non ricordo dove – ma che non possiedo su nessun albo della mia collezione.
Paperino e la notte del saraceno è una bella avventura firmata da Marco Rota come autore unico: ambientata a Genova, è una vera caccia al tesoro dal sapore piacevolmente barksiano dove realtà e sogno si confondono e dove conosciamo una specie di avo di Paperino, pirata saraceno, in una trama dalle note toccanti senza sacrificare il lato più action della vicenda. I disegni sono fantastici, appartengono a uno dei miei periodi preferiti per quanto riguarda il tratto di Rota: nella prima metà degli anni Ottanta l’artista milanese era infatti in un momento di maturazione nel quale c’era il meglio della plasticità del suo tratto, raccogliendo i frutti dell’evoluzione conosciuta anno dopo anno nel decennio precedente, e facendo da anticamera alla fase successiva che avrebbe sviluppato in Egmont.
Le quattro strisce a disposizione hanno permesso peraltro a Rota non solo di avere più vignette per pagina, ma anche di sbizzarrirsi a inserire quadruple di grande ariosità, che sono sfociate in scene di grande effetto, come quella dell’onda di maremoto che si infrange sulla torre.
Spiace rilevare che il resto del numero è invece decisamente più debole. Rispetto al precedente noto un lieve miglioramento complessivo, ma avere come seconda storia italiana in ristampa Topolino e il Gran Vergilius temo che depotenzi un po’ il ruolo che dovrebbe avere l’avventura che chiude l’albo, con tutto il rispetto ovviamente per la selezione di Luca Boschi.
Anche se purtroppo, sempre a proposito dell’indimenticato divulgatore, devo evidenziare come pure i suoi testi introduttivi siano un po’ più “spenti” o perlomeno più confusi del solito; non gliene faccio ovviamente una colpa, contestualizzando il momento in cui deve averli completati, ma inevitabilmente anche questo incide nell’avere un numero meno brillante rispetto ai primi 6.
Altro neo che riscontro nella struttura è l’apparente disordine: solitamente le inedite venivano raggruppate nella sezione centrale del volume, mentre stavolta sono sparse e frammentate e, complice il sommario non esente da errori di indicizzazione, risulta difficoltoso per l’appassionato capire quali straniere sono nuove e quali in ristampa.
Alla fine parrebbe che le inedite siano due: Zio Paperone in: qualche nota sul Klondike di Knut Nærum e Arild Midthun e Qui, Quo, Qua e la sorpresa per Sonny. Ed entrambe mi fanno contento rappresentando l’altro elemento positivo di questa uscita, in particolare la prima: niente da fare, per quanto sia ormai cresciuto resto sempre marchiato dalla $aga di Don Rosa (ho parlato di questo imprinting in questo post sul 2000) e rimango sensibile in particolare verso il periodo del Klondike. Rispetto ai Diari di Kari Korhonen, che non mi hanno soddisfatto completamente, qui ho ritrovato la verve e l’afflato che ricercavo nei racconti di quella fase della vita di Paperone, uniti al disegno di Midthun che spero di vedere sempre più su queste pagine.
Avevi ragione, Gerbaldone, questo artista merita davvero!
La storia è dinamica, ben costruita, non ovvia nel suo svolgimento e illustrata magistralmente: cosa chiedere di più?
La seconda inedita mi ha colpito perché vi compare il piccolo gabbiano Sonny, co-protagonista di una serie di avventure che hanno trovato casa in Italia, una ventina d’anni fa, su Mega 2000. Con la mente sono quindi tornato a quando leggevo con passione quella testata, da piccolo, e mi ha fatto piacere ritrovare questo scapestrato amico vagabondo dei tre paperotti. I disegni di Wanda Gattino poi fanno il resto, morbidi e armonici come pochi.
Cosa resta, oltre a questi exploit? Una vecchia storia americana con Pippo e Gilberto che strappa giusto qualche sorriso (e che fa il paio con quella presente sui GCD), un interessante confronto tra le due versioni di una stessa avventura di Paperoga, entrambe a cura di Dick Kinney e Al Hubbard, Il ranch dell’inganno con i bei disegni di Paul Murry al servizio di una trama un po’ noiosa e troppo lunga e, soprattutto, il sentito e ispirato ricordo di Luca Boschi da parte di Davide Del Gusto, che firma l’editoriale a inizio giornale con lo scopo di celebrare quello che per la nostra generazione è stato un vero e proprio faro, citando giustamente e inevitabilmente Zio Paperone e I Maestri Disney tra le sue creazioni e collaborazioni più incisive.
Insomma, luci e ombre… ma la testata sta chiaramente attraversando un momento di transizione obbligato e questi due numeri hanno sofferto tale contingenza. Con l’arrivo del nuovo curatore, chiunque sarà, e il suo stabilizzarsi all’interno del progetto, sono certo che la rivista potrà tornare sui propri binari e ritrovare una sua piena identità.
Io la fiducia sono tornato a dargliela, intanto 😉
Dulcis in fundo, segnalo che la bella copertina di Emmanuele Baccinelli è il remake di una vecchia cover della prima serie dell’Almanacco, come già fu per il #1 🙂
Papersera #15 offre il solito menù di divertimento leggero e spensierato, grazie alle tragicomiche disavventure di Paperino e Paperoga in veste di reporter. L’approccio degli sceneggiatori del Disney Studio americano e della scuola brasiliana è senz’altro diverso da quello a cui siamo abituati in Italia, ma costituisce una ricchezza proprio nel momento in cui offre un’alternativa senza operare grandi rivoluzioni, ma semplicemente applicando un taglio umoristico diverso dalla media nostrana.
Vengono quindi messe in campo situazioni assurde e dagli esiti imprevedibili, che proprio per questo scatenano la risata in maniera più “di pancia” di quanto accada normalmente con la nostra produzione (fatte salve eccezioni come Ridi Topolino e simili, ovviamente).
Zio Paperone e il pelo nel codice è un ottimo esempio di questo andamento, con un’escalation comica che parte da una situazione banale e quotidiana come andare a farsi tagliare i capelli. Buoni esempi a sostegno di questa tesi sono anche Zio Paperone e il sigillo tardivo o, per passare ai brasiliani, Paperina e il supplemento di moda, dove la ragazza conosce un insperato successo grazie a un inserto da lei curato per il quotidiano dello Zione.
C’è spazio inoltre, nella selezione operata da Francesco Gerbaldo, anche per l’esordio di Pennino – il nipote combinaguai di Paperoga – e per altre due avventure di Paper Kid.
Le inedite, infine, sono in realtà poca cosa e pongo l’accento su quella con José Carioca giusto perché uscita in Sud America l’anno scorso, nell’ambito della recente rinascita della produzione disneyana locale… peccato che i disegni di Carlos Edgar Herrero e Fernando Ventura non mi siano piaciuti per nulla, in quest’occasione!
Il next ci avvisa che dal prossimo numero inizieranno a vedere la luce anche le storie italiane del Papersera. Sono combattuto, al riguardo: da una parte ha perfettamente senso, visto il titolo della testata, ma dall’altra il rischio è quello di sconfessare un po’ il piglio con cui era nato questo progetto, e a cui in parte si lega il discorso che facevo poco fa sulla diversità di approccio tra le varie scuole disneyane nel mondo.
Ma ho piena fiducia nella curatela di Davide Del Gusto, che ha ormai preso saldamente in mano le redini della rivista, e quindi mi pongo con atteggiamento fiducioso verso il futuro.
Come già l’anno scorso, torna in edicola la miniserie per l’estate Topolino in giallo, sfruttando l’assunto per cui la bella stagione sia un momento particolarmente indicato per leggere gialli, magari sotto l’ombrellone.
La selezione di questa prima uscita per il 2022 è tutt’altro che banale: mi sarei infatti aspettato solo storie molto recenti, invece ci sono due avventure degli anni Ottanta (entrambe disegnate da Luciano Gatto) che con il loro retrogusto vintage, se fossi stato in villeggiatura, avrebbero potuto farmi addirittura propendere per l’acquisto.
Completano il sommario due gialli firmati da Carlo Panaro e soprattutto Topolino e il ladro di sogni, una tra le ultime storie firmate da Silvano Mezzavilla per Topolino che, pur non all’altezza dei suoi classiconi, è comunque un bel leggere.
Ma la novità che principalmente merita una segnalazione è la presenza di un’inedita, non italiana ma straniera: Topolino e la polvere soggiogante di Don Markstein e del “nostro” Fabrizio Petrossi appartiene infatti alla produzione nordeuropea e avrebbe figurato benissimo all’interno di uno dei prossimi Almanacco Topolino, a dirla tutta. Inserirla in questa specie di vattelapesca costituisce una mossa, se non del tutto nuova, perlomeno curiosa e che non riesco del tutto a inquadrare, ma che andava evidenziata per chi potesse essere interessato e non avesse notato tale situazione.
Plauso finale a Davide Cesarello per la bella copertina: se esistesse MM al giorno d’oggi, assegnerei tutte le cover a lui 🙂
La fumetteria Disney di giugno 2022
Uscendo dall’edicola e andando in libreria, prima ancora che in fumetteria, vi parlo di un altro caso inusuale: Generazione oceano, una pubblicazione Giunti che non si limita ad essere raccoglitore di ristampe ma che presenta anche una storia nuova.
L’editore ha già proposto materiale realizzato appositamente, ma si trattava di libri illustrati (PaperDante e Il Topo Principe), mentre in questo caso siamo di fronte a una vera e propria avventura a fumetti, realizzata peraltro da un nome di primo piano: nientemeno che Casty.
Non è bastato a spingermi a comprare un volume palesemente di stampo educational per comunicare ai più giovani il rispetto verso gli oceani: la storia non è molto lunga e chi l’ha letta mi ha confermato essere buona ma tarata su quel mood. È inoltre presente la ristampa di un’altra castyana, per la precisione di Topolino e il segreto della Balena Nera: in questo caso, peraltro, mi sono giunte voci di pesanti rimaneggiamenti nel testo e anche nei disegni di Giorgio Cavazzano, per eliminare riferimenti in particolare alla caccia alle balene.
Il prodotto punta quindi chiaramente ad essere per tutti e in particolare per i più piccoli, con il fumetto a far da corredo ai redazionali divulgativi, per cui con buona pace dell’inedita l’ho lasciato sullo scaffale.
Continua la traduzione italiana dei graphic novel disneyani editi in Francia da Glénat: il Disney Collection #7 propone Super Mickey di Pieter de Poortere, in cui parrebbe che Topolino acquisisca superpoteri e viva avventure con Superpippo.
Rispetto ai volumi precedenti, questa volta personalmente passo: esteticamente il tratto dell’autore non mi attira per nulla, così come lo spunto narrativo di base, per cui eviterò l’acquisto.
È però una reazione a pelle, e per forza di cose non può costituirsi come uno “sconsiglio” suffragato dai fatti. Diciamo che stavolta è più una segnalazione che altro, accompagnato da un’osservazione personale. Anzi, se qualcuno deciderà invece di comprarlo mi dica pure nei commenti se mi devo pentire dei miei pregiudizi 😛
In occasione dell’arrivo su Topolino della Paperiliade, viene ristampata in edizione De Luxe la Topodissea di Roberto Gagnor e Donald Soffritti; non ho molto da dire al riguardo, non so nemmeno quanti e quali contenuti extra siano riusciti a inserire stavolta (come sapete la cura per questa testata è altalenante anzichenò). La collocazione è corretta in quanto attualmente rimane questo il contenitore per le parodie, quindi la palla sta a voi: se la storia vi piacque al punto da volerla a sé stante, il cartonato ha certamente la sua eleganza e fa per voi, mentre se non la conoscete ma vi è piaciuta la versione disneyana dell’Iliade di Gagnor potrebbe essere l’occasione per leggere ora la parodia dell’Odissea.
Torna in scena anche Topolino Gold, croce e delizia di questi post e degli appassionati di lungo corso. La testata, nata a mio avviso male, sta almeno in parte cercando di fare ammenda per i suoi peccati dell’anno scorso, pubblicando le storie mancanti delle saghe per cui erano stati realizzati volumi di fatto monchi. A giugno è uscito quindi Paperino e il ritorno di Rebo e altre storie, che contiene le tre avventure degli anni Novanta nelle quali Luciano Bottaro ha proseguito la saga del dittatore di Saturno contro Paperino e Zio Paperone. Se non avete il relativo volume di Tesori Disney è sicuramente l’occasione migliore per godere di storie fantasmagoriche, nelle quali l’umorismo del fumettistica ligure si coniugava in maniera imprevedibile e fuori da ogni canone con uno stile di disegno pazzesco, dove architetture e personaggi venivano scomposti, allungati, compressi e deformati in mille maniere, aiutato da una colorazione lisergica veramente efficace.
Il volume è arricchito da un’interessante intervista ad Annabella Bottaro, figlia del Maestro, che racconta interessanti aneddoti famigliari legati alla realizzazione di queste storie, alle quali anche lei ha partecipato, oltre che da una paginetta di sketch “rebiani” ad opera di Enrico Faccini, che firma anche la copertina del tomo. Ma al di là di questi inserti, sono proprio le storie che meritano di essere lette, attualissime per quanto erano avanti all’epoca, colorate e immaginifiche, quindi a dispetto di tutti gli strali che ho sempre lanciato su questo progetto editoriale invito tutti coloro che non le conoscessero ad approfittare dell’occasione.
Fra due mesi si continua l’opera di “remediation” con un volume dedicato alle ultime storie di Reginella scritte da Rodolfo Cimino, per portare a termine quanto iniziato nel 2021 con la cosiddetta “trilogia”.
È uscito anche un nuovo Topolino Extra, il secondo dedicato al Paperinik di Marco Gervasio. In particolare vengono raccolte le due storie disegnate da Giorgio Cavazzano, Paperinik e il segreto dell’identità segreta e Paperinikland. Se amate il personaggio e le atmosfere da vendicatore mascherato, questo acquisto potrebbe fare per voi, specie se avete comprato a suo tempo la prima uscita. È anche un’occasione per avere in un formato coerente la run attuale del personaggio, che sarà il medesimo anche per le saghe di Fantomius d’ora in poi.
Approdano alfine in fumetteria i nuovi volumi delle omnie disneyane: il sospirato nuovo tomo del Mickey Mouse di Floyd Gottfredson, con le strisce degli anni 1940/1942, e la nona e penultima uscita della collana su Don Rosa, ormai quasi in dirittura d’arrivo.
In questi casi inutile dire che chi sta collezionando le due iniziative non se li farà scappare; per chi invece non le avesse mai seguite e non conoscesse le storie e gli autori, invito – in particolare per Gottfredson – a provare questo volume, o un altro tra quelli già usciti che potrebbe magari trovare ancora sullo scaffale del negozio. Con il Maestro dello Utah si cade sempre bene e incontrerete avventure intriganti e giocoforza diverse da quella che siete abituati a leggere al giorno d’oggi.
Bene, direi che è tutto.
Ci si legge presto, qui sul blog e sulla pagina Instagram 😉
Ciao!
Bonus track
Una segnalazione rapida: Fabio, sul suo canale YouTube The Fisbio Show, ha inaugurato una nuova rubrica di dirette mensili, affiancato da Davide Del Gusto, per parlare del numero dei Grandi Classici Disney di volta in volta in edicola.
Visti i due nomi, potete ben immaginare la quantità di informazioni interessanti e di approfondimenti che possono emergere in tale circostanza, per cui vi lascio di seguito la registrazione del primo appuntamento e vi consiglio di non perdervi le prossime live di questo tipo 😉
Ciao!
Apprezzo e condivido le tue parole su Luca Boschi, la sua dipartita unita a quella di Francesco pochi mesi fa è un’enorme perdita per il Fumetto 🙁
Questo mese, incredibilmente, le Poste sono state puntuali e i GCD sono arrivati precisi il 20 giugno, perciò sono riuscita già a finire il numero.
Concordo pienamente con le tue parole sulla storia di apertura: mi ha fatto straordinariamente piacere vedere le tavole di Carpi, autore che ho sempre adorato ma che ultimamente non ho visto molto presente nelle ristampe. La trama di Pezzin è assai divertente, e pure attuale: vedere le prime pagine parlare di aumenti del prezzo del combustibile e vedere tutti oppressi dal pensiero di un inverno freddo e con scarso riscaldamento ricorda certo la situazione attuale. Comunque, mi è piaciuta molto la storia e ho trovato divertente anche la ripicca che Paperone si prende su Rockerduck nel finale.
“La banda delle tre Kappa” mi è piaciuta abbastanza, non sono una grande amante del genere western (nel fumetto ma nemmeno nel cinema, a dirla tutta) ma comunque mi è sembrato un buon giallo. Classico Pippo martiniano, un po’ stupido ma anche divertente nelle sue logiche sfasate e spesso astratte dal contesto (non è la mia caratterizzazione di Pippo preferita, trovo che altri autori abbiano saputo valorizzarlo meglio); comunque, questo Pippo mi ha ricordato quello surreale di certe storie di Fanton (anche se nelle storie fantoniane tutto e tutti sono surreali, quindi…XD).
Quella del cugino Pingo mi è piaciuta in partenza, ma penso che si sia dilungata troppo per quello che aveva da raccontare.
La barksiana è la mia seconda preferita del numero, dopo la pezziniana: tutto il genio umoristico di Barks viene fuori, tra teppisti ringhianti, alieni improbabili, rapine demenziali con multe altrettanto demenziali, e la finale influenza venusiana che mi ha veramente fatto ridere.
La sezione Superstar mi ha sorpresa in positivo, in quanto come detto prima non sono una fan del western. “La gita a Vecchiapepita” mi è piaciuta per la sua capacità di coniugare passato e presente, finzione e realtà; mi ha ricordato molto un episodio di una serie tv che guardo in cui ai giorni nostri una cittadina vive ancora immersa nel west ricreando tutto per i turisti, fino a quando non accadono realmente dei delitti.
Avevo già letto “La stella dello sceriffo” in un vecchio “Classici di Walt Disney” seconda serie, e già all’epoca mi aveva colpito l’intreccio insolito ma curioso e ben congegnato. De Vita padre ha un tratto molto particolare, da piccola mi piaceva molto anche sui paperi, specialmente in storie come il “Nullintimismo astratto”, non so perché. Crescendo il suo tratto mi sembrava sempre più “legnoso” e poco morbido, ma continua ad essere un disegnatore che gradisco molto, pur nella sua bislaccheria.
Un buon numero dei GCD, che vedo come ultimo regalo a noi lettori da parte di Boschi.
Devo ammetterlo, ho smesso di comprare l’Almanacco Topolino. Ho fatto due conti in tasca e mi sono resa conto che, tra le nuove proposte della Panini (innanzitutto “Le serie imperdibili” e la nuova run di Pikappa Fuoriserie) e il mio recupero di PKNA, dovevo tagliare qualcosa. E l’Almanacco purtroppo non ripaga sempre le mie aspettative. Tuttavia ci saranno certo dei numeri-eccezioni che comprerò perché contenenti materiale per me interessante, e quello di giugno è uno di questi: aspettavo “La notte del saraceno” da tempo immemore (da piccola mi sono innamorata della copertina del “Donaldus Anas atque nox saraceni”, la versione in latino, che vidi tra le pubblicità di un albo degli anni ’80). Perciò intendo acquistarlo. Credo che tu abbia letto la “Notte del Saraceno” o su Zio Paperone, dove all’epoca fu pubblicata insieme alla versione in latino, oppure su “La storia universale Disney” del 2011.
Ero incuriosita dal volume Giunti con Casty, ma anch’io ho desistito per gli stessi tuoi motivi.
Invece la mia idea di comprare i volumi Glénat in lingua francese è ancora rimasta ferma, ma in un futuro spero prossimo credo di attuarla 😛
Personalmente, non comprerò il volume De Luxe della “Topodissea”, ma lo consiglio a chi vuole farsi due risate leggendo una parodia omerica: come ho detto nell’articolo sul Topo di giugno, ho trovato la Topodissea migliore della Paperiliade, quindi anche a chi non sia piaciuta quest’ultima potrebbe piacere la Topodissea (sempre tenendo conto che lo stampo è fortemente umoristico).
Consiglio caldamente anche il volume su Rebo a chi non abbia letto queste storie: personalmente, adoro il ciclo di Rebo e, pur rimanendo la prima storia un capolavoro unico, anche le seguenti sono ottime. A proposito, è un peccato che manchi all’appello l’ultima storia del ciclo nella ristampa sui GCD: spero che si rimedi in tempi brevi, dato che la ristampa della “Ricerca del papero virtuale” risale ad aprile 2021.
Alla prossima!