Il “Topo” di marzo 2022
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Il “Topo” di marzo 2022

Bentornati su Lo Spazio Disney!
L’introduzione al post di un mese fa verteva sulle preoccupazioni dovute alla guerra in Europa, appena iniziata, che mi lasciava stranito e confuso.
Che a distanza di quaranta giorni si sia ancora in quello scenario, che sia quasi diventato ordinario e “assimilato” nella quotidianità del flusso di notizie che ci arrivano giornalmente dagli organi di informazione, è parimenti assurdo se ci si ferma un attimo a pensarci.
La situazione è difficile e opprimente per molti, ritengo, anche qui nella nostra Italia che è relativamente “a distanza” da questi scenari, ma senza per questo essere immune a conseguenze di vario tipo e a comprensibili ansie di varia natura.

Ancora una volta mi trovo quindi a introdurvi in uno spazio nel quale disserto di paperi e topi parlanti con dovizia di particolari, ragionamenti, confronti e giri di parole, avendo sempre trattato questa passione come una cosa seria, ma lo faccio necessariamente in un contesto dove le cose davvero serie sono altre, purtroppo.
Occorre però anche staccare, finché si può ancora farlo, finché si è in una situazione tutto sommato privilegiata che lo consente. Io, perlomeno, ne ho bisogno: e quando mi serve evadere, il mio rifugio preferito continuano a essere i fumetti (Disney e non solo).
Se anche per voi è così, seguitemi anche stavolta.

Marzo 2022: le storie da Topolino

Spazio_Disney_topomarzo2022_6Inizio con la conclusione di Topolino e le sgambascarpe smart di Casty e Alessandro Perina (n. 3458), di cui avevo già iniziato a parlare lo scorso mese in occasione della prima parte, pubblicata appunto in febbraio. Riconfermo le impressioni espresse in quell’occasione: si tratta di una storia molto carina, che non punta ad eccellere o a stupire, ma ci consegna un Casty che dimostra – qualora ce ne fosse bisogno – di essere uno sceneggiatore di classe, in grado di scrivere una storia a metà tra la commedia urbana e un blando mystery d’azione, nella quale il protagonista è alle prese con un’indagine improvvisata e tre vecchie conoscenze come avversari. Un neo, se vogliamo, è l’eccessiva ingenuità che fa da sfondo al piano dei criminali, ma questo sense of wonder di stampo leggero una volta costituiva una cifra stilistica ricorrente dell’artista, senza che ciò andasse a detrimento del risultato finale, e il discorso vale anche in questo caso.
Lodo ulteriormente anche Perina, che offre il suo stile pulito e carezzevole alla causa, dimostrando una plasticità veramente piacevole da osservare.

Spazio_Disney_topomarzo2022_17BPaperinik, i giorni del disonore, di Marco Gervasio, Alex Bertani e Emmanuele Baccinelli (nn. 3460-3461), è forse una delle storie migliori del filone del personaggio impostato da Gervasio ormai più di due anni fa. Il mosaico si sta facendo sempre più complesso e questa avventura si pone infatti come la summa di tante situazioni viste fino ad ora: Sheriduck, Red Duckan, La Bella Addormentata, La minaccia alla fattoria, Cuordipietra come grande burattinaio… tutto converge e concorre a mettere le basi per questi Giorni del disonore. Gli sceneggiatori dimostrano come l’impostazione di mini-cicli autonomi, ma coerenti al loro interno per quanto riguarda la propria continuity, sia una delle chiavi di volta dell’attuale gestione di Topolino, e personalmente continuo ad apprezzare tale approccio, se ben condotto: trovo infatti che i collegamenti conseguenziali diano un valore aggiunto anche alle singole storie, rendendole parte di un progetto più ampio e in tal modo “salvando” anche quelle eventualmente più deboli. Mossa più furba che artistica, forse, ma che devo dire funziona.
In questo caso comunque siamo di fronte a una trama piuttosto forte già di per sé, anche se speravo in tutta franchezza di leggere un altro tipo di evoluzione. Lo so, un buon critico non valuta l’opera in base alle proprie aspettative, ma questo in fondo è un angolino più informale e mi permetto quindi, lodando lo spunto di Paperinik in prigione, di ammettere che avrei apprezzato che tutta la storia vertesse su questa situazione, per vedere il personaggio cavarsela in un ambiente particolarmente difficile e ostile, ovviamente uscendone vincitore.
Così non è stato, e se questo da un lato ha portato a una seconda parte che si apre con un interessante retroscena e a qualche passaggio particolarmente ispirato nei confronti tra il protagonista e l’antagonista, dall’altro mi lascia il rammarico di aver goduto davvero molto poco delle atmosfere carcerarie.

Spazio_Disney_topomarzo2022_14Pecche forse più “oggettive” sono l’abuso di un certo tipo di retorica, che a me non dispiace trovare in certi frangenti ma che viene resa a tratti in maniera un po’ troppo urlata ed eccessiva, e l’invasione delle didascalie che richiamano alle storie passate: appesantivano la lettura nei Diari di Paperone pubblicati sull’Almanacco Topolino e la appesantiscono anche qui, spezzando la lettura. Un abuso che sarebbe ovviabile dedicando un paio di paginette di approfondimento editoriale.
Colgo infine qualche rimando al terzo capitolo del Cavaliere Oscuro di Christopher Nolan (il pozzo) e me ne compiaccio 🙂
In sintesi, mi è piaciuto vedere questo Paperinik badass, capace di tenere testa agli altri detenuti così come a Famedoro.

Sul buon Bacci ai disegni invece non ho nulla di negativo da dire: fa faville. Il ragazzo si scatena strutturando la tavola con costruzioni inedite e innovative; penso alla prima tavola (che come concetto mi ricorda un po’ la cornice arabescata da Giovan Battista Carpi nella mitica Ritorno a Villa Rosa) ma anche ovviamente alle pagine in cui Paperinik raccoglie tutto sé stesso per tirarsi fuori d’impaccio. Tratto dinamico, pose plastiche, vignette sempre interessanti dal punto di vista della regia, gabbia scardinata intelligentemente, un Cuordipietra veramente ben disegnato sono solo alcuni dei punti a favore di un disegno fresco, moderno e con influenze supereroistiche che ci stanno benone nella trama, anche se questo Paperinik è poco super e più vendicatore.
Nel complesso ho letto con interesse I giorni del disonore e ho atteso con una certa trepidazione la seconda parte: direi che il suo risultato l’ha ottenuto.

Spazio_Disney_topomarzo2022_5Zio Paperone e la maledizione delle maledizioni, di Marco Nucci, Giulio Antonio Gualtieri e Giorgio Cavazzano (n. 3458), compie il miracolo di essere una storia assolutamente autonoma e in un’unica parte, costituendo al contempo il “la” di un ciclo futuro a lunga gittata, probabilmente per tramite del nuovo personaggio Lord Hatequack qui introdotto.
L’avventura è forse una delle migliori tra quelle create da Nucci in questi due anni abbondanti di carriera disneyana: c’è un buon e solido uso di Zio Paperone, che strizza l’occhio tanto alle vecchie quanto alle nuove DuckTales(peccato per QUELLA citazione verbale non proprio corretta), c’è umorismo funzionale e c’è una buona dose di avventura, nella quale il protagonista ha modo di risplendere ed esaltarsi. Certo, c’è molto di derivativo (anche se qualcuno direbbe “e cosa non lo è, nella narrativa?”), ma è perlomeno lodevole essere riusciti a buttare in mezzo influenze lovecraftiane – per quanto necessariamente all’acqua di rose – in una storia Disney, ennesimo esempio di come questo tipo di fumetto possa potenzialmente parlare di tutto, se fatto in un certo modo.
Cavazzano qui naviga su livelli d’eccellenza, e per quanto possa sembrare una frase scontata non lo è davvero: negli ultimi anni non sono mancate prove meno ispirate da parte del Maestro, ma stavolta – a partire dalla quadrupla con il titolo – ha realizzato vignette decisamente di qualità, che hanno contribuito fortemente alla felice riuscita della storia.
La new entry del cast paperopolese ha delle potenzialità, anche se in questa storia è più un MacGuffin che altro (anzi, l’estensione del MacGuffin che è il libro acquistato da Paperone). Traspare però dalla sua figura un che di intrigante che potrebbe essere sfruttato degnamente in futuro.

Spazio_Disney_topomarzo2022_13In effetti lo ritroviamo già in Lord Hatequack presenta: L’ora del terrore – Topolino e il mistero del museo degli orrori, di Marco Nucci e Casty (n. 3461). L’uso che però ne viene fatto in questo primo episodio di una nuova serie antologica è prettamente quello del maestro di cerimonie, del presentatore che racconta una storia ai lettori, ispirandosi dichiaratamente – in questa struttura ma anche nelle atmosfere narrative – ai programmi Alfred Hitchcock presenta e Ai confini della realtà.
Il raccontino è piuttosto breve e si muove sui binari sicuri di quel certo tipo di narrazione: ambiguità, trame strane e soffuse, sviluppi inquietanti. Anche nel poco spazio a disposizione lo sceneggiatore riesce ad offrire un prodotto che risponde a quelle istanze in maniera adeguata, pur attingendo a cliché narrativi piuttosto marcati. Il finale sospeso è un pregio, anche se forse c’è troppo che rimane senza un chiarimento e questo potrebbe andare a discapito di un completo apprezzamento per qualcuno; sicuramente bisogna avere una certa propensione per questo genere per entrarci bene in sintonia e di certo ha un’evoluzione volutamente poco lineare e disorientante (ritengo che l’autore abbia fatto le prove generali con la storia di Halloween di Newton) che ben si confà allo scopo, ma forse non tutto torna alla perfezione.
Ad ogni modo L’ora del terrore è un buon concept per Topolino e confido di vedere presto nuovi episodi.
Casty torna alle matite per una storia di Nucci, ma siamo distanti anni luce dalle prove maiuscole ottenute con le due avventure di Macchia Nera: qui il tratto perde certi virtuosismi e si adagia sull’andamento classic-issimo del disegnatore friulano, un tratto che a me è sempre piaciuto per quel gusto vintage che restituiva e che ben si prestava a certe trame, ma che in questo caso avrebbe forse guadagnato se si fosse avvicinato a quanto fatto nelle sue ultime prove. Di per sé le tavole sono sempre buone, ma non sembrano incastrarsi alla perfezione con il tenore della sceneggiatura.
Bene però la rappresentazione dei villain, soprattutto quelli più vintage, e interessanti le strizzatine d’occhio di talune silhouette.

Spazio_Disney_topomarzo2022_11Per restare al Nucci-verse occorre parlare inoltre di Road to World Cup – Prologo, di Marco Nucci e Stefano Intini (n. 3459). È solo l’introduzione alla nuova saga calcistica che partirà a maggio, ma rispetto ad altri prologhi del passato in questo caso la foliazione si fa più importante e quanto viene espresso ha una sua ragion d’essere di primo piano, ponendo in maniera solida le basi tematiche che verranno sviluppate successivamente.
In passato (anche non lontano) non ho mancato di muovere critiche all’operato di Nucci, eppure mi ritrovo a lodare in maniera imprevedibile quella che dovrebbe essere una mera introduzione a una saga: le prime tavole, per esempio, offrono un sacco di spunti di cui parlare, dalla regia al gusto per il racconto che si prende i suoi tempi e si snoda in maniera non convenzionale. Niente di innovativo di per sé ma che sulle pagine del settimanale porta una ventata di freschezza. Il flashback che si svelano essere quelle pagine si esalta con una strizzatina d’occhio alle DuckTales di fine anni Ottanta, che partivano dall’assunto per cui Paperino si fosse arruolato in marina (forse per giustificare alle nuove generazioni la storica casacca?); ebbene qui troviamo il buon Donald del passato calato in tale contesto, quasi mai utilizzato nei fumetti ma che viene usato come stimolo per costruire diversi elementi tematici che promettono bene. Anche la presenza di Qui, inquadrata da un pugno di dialoghi di Zio Paperone brillanti e azzeccati, è ben orchestrata.
I disegni di Stefano Intini fanno il resto: adoro il suo tratto ma qui sembra addirittura fare un passo in più, se possibile, con personaggi realizzati in maniera plastica e spumeggiante e inquadrature con tagli studiati.
Tanto di cappello.

Spazio_Disney_topomarzo2022_21I misteri di Paperopoli – Zio Paperone e l’avventura sui tetti di Massimiliano Valentini e Marco Palazzi (n. 3462) inaugura un nuovo ciclo, anche in questo caso di natura antologica, incentrato su edifici della città dei Paperi finora mai esplorati e che ora vengono messi in primo piano, permettendo di svelarci le storie che vi girano attorno. Il concept di Palazzi è interessante e mi piace che sia stato esteso a una sorta di writing room in cui si sono avvicendati diversi sceneggiatori e disegnatori. Questa prima storia, però, mette forse a nudo un piccolo inconveniente del proliferare di queste serie: che… non lo sono davvero! Per certi versi mi ricorda quando nei primi anni Duemila si mettevano i “tag” con il personaggio per assegnare immediatamente l’avventura di turno a un particolare filone (Paperinik, Indiana Pipps ecc), perché a conti fatti questa Avventura sui tetti non è per niente dissimile a qualunque altra classica sfida tra Zio Paperone e Rockerduck, con l’unica variante della voce narrante appartenente alla stessa Paperopoli, elemento che però appare solo nelle prime due pagine e nell’ultima.
Pretestuosità a parte, la sceneggiatura funziona nella sua semplicità: Valentini scrive dei dialoghi ispirati in alcuni punti (all’inizio, tra Paperone e Battista per esempio) e alcune gag azzeccate (le disavventure che capitano a Paperino), e anche la trama regge. Niente di fuori dalla norma, però, niente che giustifichi la nascita di un nuovo “titolo-ombrello”.
Apprezzo molto i disegni di Palazzi, comunque: ne sono sempre stato un estimatore, e ritrovo anche qui il suo tratto certamente convenzionale, ma non per questo da biasimare. La tecnica c’è tutta e si vede, soprattutto in questa occasione in cui deve cimentarsi con diverse architetture che hanno un ruolo di primo piano nelle vignette.

Spazio_Disney_topomarzo2022_2Topolino in giallo – Mistero in campagna, di Marco Bosco e Mattia Surroz (n. 3459), esaudisce le richieste dell’amico Fisbio e del suo #dateungialloamarcobosco 😛
Una bella indagine di Mickey e Minni, lontani da Topolinia, con un cast occasionale tutto nuovo e nel quale chiunque può essere il colpevole. Non è una storia memorabile né che tiene incollati alle pagine, ma la lettura si fa scorrevole ed è apprezzabile che ci siano due linee narrative che si intersecano a complicare il compito dei due protagonisti, alle prese con il rapimento di un’amica di Minni proprietaria di una fattoria.
Surroz inizia qui a farsi le ossa con la metà topolinese del cielo: è più consueto vederlo alle prese con i Paperi ma qui deve occuparsi di Topolino e Minni e di un cast inedito ma che deve rispondere a dei canoni peculiari, naso tartufato in primis. Non tutto mi convince, invero, e secondo me l’artista deve ancora prenderci la mano: mentre in sfondi e ambientazioni non noto criticità di alcun tipo, è in effetti proprio nei personaggi che ravviso qualche incertezza e rigidità di troppo, che rende il risultato finale leggermente impersonale. Ci sono margini di miglioramento, insomma.
Il vero neo della storia sta nell’aspettativa falsata dalla copertina, che sembra promettere atmosfere più “serie” di quelle poi effettivamente contenute nella storia.

Spazio_Disney_topomarzo2022_20Fumetti muti – Don’t worry Bum happy presenta: Dentista apprendista, di Corrado Mastantuono (n. 3460) ci dà il nostro Masta mensile nel primo episodio di un nuovo progettino parallelo, pur sempre con il buon Ghigno al centro. L’autore immerge il proprio figlioccio in un contesto da commedia cinematografica dei tempi del muto e del b/n, dove gli attori erano specialisti della pantomima. Anche il fumetto si piega quindi a queste caratteristiche, con un esito e delle vibes diverse dalle storie mute di Enrico Faccini. Qui si respira aria da Charlie Chaplin (anche per via dell’abito del protagonista) e l’esperimento, pur nell’ovvia semplicità dell’intreccio, funziona perché tutto è calibrato molto bene e porta a un esito divertente e dal tono piacevolmente sperimentale.
Ne voglio ancora…

… ma intanto ho già avuto Paperino, Bum Bum e l’inventore maldestro, di Corrado Mastantuono (n. 3462), avventura nella quale il fumettista ha deciso di mettere un attimo da parte la piega più eterea, soffusa e riflessiva presa dalle ultime storie con il personaggio per tornare a bomba su risvolti prettamente comici e paradossali (un po’ come accadde l’anno scorso con la spassosa Paperino, Archimede e la minaccia musicale). Stavolta Bum Bum viene scambiato per Archimede da un losco boss della mala che vuole cooptare l’inventore per risolvergli un problema di trasporto di refurtiva. Il modo in cui avviene questo equivoco è deliziosamente nonsense e con il tormentone del confronto tra il protagonista e la foto che ritrae Archimede mi sono ritrovato a ridere forte in più di un’occasione. Ma anche con quello del pugnetto che fa funzionare ogni congegno e con gli sviluppi imprevedibili – anche per gli stessi personaggi – della trama. L’ultima tavola, poi, è ottima come composizione e come approccio, il tutto unito al tratto del disegnatore che ormai ha raggiunto l’eccellenza nella propria sintesi che esalta le figure anatrine. Grazie per le risate, Masta!

Spazio_Disney_topomarzo2022_18Zio Paperone e la scelta del cercatore, di Augusto Macchetto e Stefano Intini (n. 3460), segna il ritorno del Macchetto che mi piaceva, quello che negli anni Novanta era capace di scrivere buone storie di PKNA e solide e divertenti avventure per Topolino, arrivando a fare addirittura un’incursione in quel di Anderville uscendo a testa alta dall’inevitabile confronto con Tito Faraci e Francesco Artibani. Il Macchetto prima di quello delle storie con titoli in rima, insomma (Sapore buono del cibo in dono, Strabilianti invenzioni ricaricanti, Apparente intoppo dei compiti di troppo e via discorrendo). Qui invece lo sceneggiatore si fionda in un’ambientazione tanto affascinante quanto rischiosa – il Klondike paperoniano – ma non si fa sedurre dalle citazioni dirette ai capisaldi raccontati da Carl Barks e Don Rosa tirando in mezzo Doretta Doremì, Soapy Slick o Clinton Coot; racconta invece semplicemente un flashback genuino, avventuroso, ben strutturato del giovane Paperone negli anni in cui costruiva il proprio spirito e il proprio approccio alla vita e alla ricerca della ricchezza. Il ricordo viene snocciolato direttamente dal diretto interessato ai nipotini, trasmettendo quindi loro l’essenza della ricerca per come la vede Paperone.
La storia funziona perché affascina, è scorrevolissima e affabula egregiamente. Poi arrivano anche i disegni di Intini e rendono tutto ancora più avvolgente, contribuendo all’ottenimento di un’inaspettata piccola gemma.

Spazio_Disney_topomarzo2022_19Pa-pering e la pergamena di giada, di Giovanni Di Gregorio e Marco Mazzarello (n. 3460), segna il secondo esordio di questo sceneggiatore sulle pagine del pocket, dopo una manciata di storie scritte una decina d’anni fa e una fortunata carriera nel fumetto d’Oltralpe.
Non è la migliore delle rentrée: si tratta di una storia in costume senza infamia e senza lode, apparentemente non molto amalgamata con quello che è il progetto dell’attuale Topolino come stile e approccio, ma che si fa leggere e che ha il merito di offrire almeno 3-4 passaggi genuinamente divertenti. L’insieme però gioca in maniera troppo compiaciuta sopra i soliti stereotipi di Zio Paperone, Paperino, Paperoga e Gastone, qui traslati in loro versioni alternative nella Cina imperiale, e questo “peccato originale” condiziona ahimè buona parte del godimento. Non aiutano un finale a dir poco prevedibile e i disegni di un Mazzarello abbastanza spento.

Detective Donald – Il caso numero uno, di Vito Stabile e Carlo Limido (n. 3462) porta a conclusione in maniera inaspettata questa saga varata dallo sceneggiatore diversi anni fa. Inaspettata perché sono passati cinque anni dalla storia precedente e si pensava, a dispetto del cliffhanger con cui si chiudeva, che la serie si fosse semplicemente spenta, a maggior ragione con il cambio di direzione di Topolino e un’impostazione volta a valorizzare progetti nati negli ultimi 2-3 anni.
Ma Alex Bertani ha dimostrato ancora una volta di avere a cuore la completezza degli archi narrativi e ha quindi dato il via libera a Vito perché potesse dare una fine adeguata al suo progetto.

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Dalla pagina Facebook di Topolino Magazine

Secondo me c’è riuscito: lo sviluppo è piuttosto semplice ma efficace nei suoi scopi e ancora una volta con un gran bel Paperino in azione. Mi è piaciuto inoltre come l’incursione di Paperone e l’indagine dal passato si legassero intelligentemente con la sottotrama di Donald che deve sloggiare dal suo ufficio. Gli elementi che mi avevano fatto apprezzare le prime storie della serie si ritrovano tutti, anche se forse rispetto al passato ho trovato l’assistente Oletta un po’ sacrificata. A parte questo tutto funziona bene e le varie situazioni presenti “dialogano” coerentemente tra di loro dimostrando il mestiere che c’è dietro alla sceneggiatura di Vito. La risoluzione dell’intreccio porta a un nuovo step la vita e la carriera del protagonista e questo rappresenta un ottimo exit point per una saga che avrebbe potuto dare anche di più, secondo me.
Limido ai disegni mi è sembrato invece un po’ appannato: il suo Paperino mi pare abbia perso la plasticità del passato, per non parlare di Oletta che appare più sgraziata del solito. Sono buone certe pose dei personaggi, gli sfondi, in generale il suo Paperone (specialmente per l’abito particolare), ma nel complesso ho trovato poco armonici i disegni, soprattutto se penso alle tavole delle tre precedenti avventure.

Zio Paperone e la contesa burocratica acrobatica, di Riccardo Pesce e Marco Ferracina (n. 3458), merita di essere nominata perché mette insieme diversi elementi che ne fanno una lettura molto più godibile e interessante di quanto ci si potesse aspettare: gli echi ciminiani della missione di Paperone in un luogo lontano, affrontata con un improbabile mezzo di locomozione; la variazione del compagno di viaggio, non più il nipotame ma il sindaco di Paperopoli; il tema della burocrazia infida attraverso cui svicolare, che ha illustri precedenti da Asterix a Silvia Ziche; alcune trovate simpatiche, anche estetiche (grazie all’estro di un buon Ferracina alle matite). Non è una perla o una storia che ricorderò a fine anno, ma una lettura che fa il suo dovere sul “Topo” di riferimento.

Spazio_Disney_topomarzo2022_8E mentre Enrico Faccini con il suo Miao, cronache feline – Gatti e nuvole (n. 3459) ci regala un’ennesima evasione dalla realtà con le sue follie narrative e visive per il tramite dello sguardo laterale che solo i gatti sanno mostrarci, Paperino e i sapori in trasferta, di Alessandro Sisti e Massimo Fecchi (n. 3459) segna il ritorno in scena del Sisti che mi piace, dopo un 2021 in cui la maggioranza di quanto di suo apparso su Topolino mi aveva un po’ deluso. Lo sceneggiatore si concede una storia piuttosto semplice nel suo sviluppo e molto classica come tema, ma gestisce il tutto con abilità e mano sicura, tratteggiando un Paperino molto buono – e negli ultimi anni è difficilissimo vedere un Paperino usato bene e in parte – in una trama dal ritmo solido e divertente. In questo Sisti è ben sorretto dai disegni di Massimo Fecchi, che nel suo tratto sfoggia una linea dinamica e carica d’appeal pur rimanendo fortemente nei canoni del segno più standard per i personaggi disneyani.

Gastone e il magazzino delle vittorie, di Massimiliano Valentini e Federico Franzò (n. 3461) è una breve su cui normalmente non mi soffermerei, ma che merita almeno un veloce cenno per il taglio che dà al papero più fortunato della Terra, in diretta continuità con quello visto in La solitudine del quadrifoglio (che non a caso viene pubblicizzata subito dopo nella sua ristampa cartonata): un personaggio che sotto sotto è umano, ha sentimenti, ha difficoltà a rapportarsi con gli altri a causa dei pur immensi benefici che derivano dalla sua condizione e che quindi, in cuor suo, può avere momenti di inaspettata generosità anche verso l’individuo che apparentemente gode di più a vessare. Ora, ci sta che si voglia dare maggiore tridimensionalità a figure che altrimenti sarebbero schiacciate dalle loro caratteristiche di base, e che questo passi attraverso un’umanizzazione di certi “mostri sociali” che abbiamo conosciuto in passato, ma la mia speranza è che operazioni del genere vengano condotte cum grano salis e senza esagerare. Temo di individuare una china scivolosa per il personaggio, che nel bisogno di essere rivitalizzato diventi altro da sé e si scopra che in fondo non è poi così antipatico, “è che lo disegnano così”.

Valentini secondo me se la gioca molto bene, questa danza sospeso sul filo: che una volta ogni tanto a Gastone possa venire lo scrupolo di accontentare Paperino facendogli un regalo, peraltro di nascosto, è accettabile e rimane bene in equilibrio tra le varie istanze a cui deve rispondere la caratterizzazione del personaggio. Spero si riesca sempre a mantenere questa sobrietà.

Spazio_Disney_topomarzo2022_15Infine non posso tralasciare Zio Paperone e il genio personale, di Carlo Panaro e Francesco Guerrini (n. 3461), nella quale lo sceneggiatore sforna una delle sue prove migliori tra quelle degli ultimi anni: due trame parallele che convergono molto bene, uno spunto interessante sulla figura di Archimede e un valido sviluppo per un’avventura urbana e affaristica dello Zione.
Ad elevare ulteriormente la base già molto buona sono i favolosi disegni di Guerrini: l’artista dà ancora una volta dimostrazione del suo estro, grazie a un tratto dettagliatissimo e ricco di elementi grafici e trovate visive eccezionali. Nulla è lasciato al caso, tutto è calibrato per riempire le vignette con intelligenza e gusto. Ci sono almeno quattro o cinque pose di Paperone da antologia, che andrebbero messe in qualche manuale di disegno e studiate dai futuri collaboratori di Topolino tanto riescono ad essere comunicative e a racchiudere l’essenza del segno Disney, che guarda direttamente all’animazione per restituire vita a questi personaggi. I comprimari, infine, si beano di una varietà animalesca come sempre apprezzabile, perché in un florilegio di volatili e mammiferi di vario genere si dona una ricchezza che spesso manca al cast di contorno.
Fenomenale, davvero. Francesco Guerrini è un tesoro disneyano da preservare, ingiustamente poco celebrato.

Spero di aver sviscerato in maniera sufficientemente chiara e completa le mie impressioni: devo dire che a riguardarlo a posteriori è stato un mese veramente bello carico di storie e progetti di un certo rilievo!
Come sempre, se volete dire la vostra potete usare i commenti del blog, dei social o per i più timidi 😛 i DM della pagina Instagram.
Sul blog ci si rilegge fra pochi giorni per il post dedicato alle varie pubblicazioni disneyane che hanno popolato gli scaffali di edicole e fumetterie nel corso di marzo.
A presto!

Bonus Track

A marzo sono state pubblicate anche brevi storie dal sapore didattico, sia genericamente all’interno del ciclo Topolino Comics & Science sia dedicate in particolare alle discipline matematiche in onore del PI Day.
Nulla di fumettisticamente rilevante, a mio avviso, ma hanno prestato il fianco all’amico e compagno di blog Gianluigi Filippelli – dai che ve lo ricordate, fu anche ospite di una mia live 😉 – per sviscerare in maniera semplice ma allo stesso tempo precisa e divulgativa i temi esposti con brevi video.
Ve li lascio di seguito, consigliandovene la visione 🙂

One thought on “Il “Topo” di marzo 2022

  1. ciao amici oggi si sarà un numero che è il 3458:3459:3460:3461:3462 abbiamo letto tutti ma con zio paperone e la maledizione delle maledizioni poi viene una storia piaciuta a me poi viene topolino e le sgambascarpe episodio 2 era già la finale poi veniva pillole di pico e il titolo è la matematica valida ma zio papero e la contesa burocratica che è a pagina 129 ma poi proseguiamo con topolino in giallo:misteri in campagna 2 episodi che la producono campio… ehm scusatemi e road to’ world cup che ora se proviene paperinik e i giorni del disonore papering e la pergamena di giada è una storia carina viene lord hatequack presenta l ora del terrore topolino e il mistero degli orrori con i misteri di paperopoli 2 puntate come le sgambascarpe ora ad aprile fantomius Amelia la ciurma del sole nero ora ciao?????

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