Le uscite Disney di agosto 2021
Bentornati su Lo Spazio Disney!
Come anticipato pochi giorni fa nel post sulle storie del Topolino di agosto, quest’anno nel mese più caldo e vacanziero dell’anno la redazione non ha scherzato proprio per nulla e, lungi dal mandare in stampa solamente albi-relax da leggere senza troppe pretese tra la spiaggia e la montagna, ha invece buttato fuori diverse uscite degne di nota, anche tra quelle periodiche e meno “speciali”, rendendo le tappe in edicola e fumetteria – quelle non chiuse per ferie, almeno – più frequenti del previsto per l’appassionato disneyano.
Bando alle ciance, allora: ecco cosa mi ha provocato “vibrazioni nella Forza” nelle scorse settimane 😉
L’edicola e la fumetteria Disney di agosto 2021
Anche stavolta accorpo tutto in un unico paragrafo perché non ci sono state uscite esclusivamente per il mercato delle fumetterie. Come sempre puntualizzo però che l’Extra, pur formalmente distribuita anche in edicola, è reperibile in realtà solo in un ristretto circolo di questi punti vendita, rendendo di fatto queste testate più afferenti ai negozi specializzati.
Non si può non riservare il posto d’onore a I Classici Disney #14 – Le Tops Stories: l’ultimo diario.
Come sanno i fedelissimi di questo blog, non seguo abitualmente la testata: non la seguivo prima dell’azzeramento della numerazione, non la seguivo dopo il rilancio del 2019 e non la seguo nemmeno nella recente incarnazione “d’autore”, con l’eccezione del primo albo di questa nuova linea per l’affetto verso Vito Stabile, che ne era il curatore.
Ma anche quest’ultima uscita meritava che si facesse un’eccezione: non solo per l’argomento dell’albo, che pure basterebbe visto che si accendono i riflettori su un ciclo narrativo assai meritevole ma poco valorizzato negli anni, cioè Le Tops Stories, ma anche perché a selezionare le avventure da inserire e a sceneggiare le tavole di raccordo è stato richiamato proprio l’ideatore della saga, cioè Giorgio Pezzin.
Come sapete, tra l’altro, per l’occasione è stata addirittura pubblicata su Topolino una storia inedita della serie, ma di questo ho già parlato alcuni giorni nel post dedicato al settimanale, a cui quindi vi rimando.
Il nome di Pezzin fa giustamente rumore perché è stato una delle colonne portanti nella storia del fumetto Disney italiano, avendo scritto tra gli anni Settanta e Duemila tante notevoli avventure con Topi e Paperi, formando peraltro due significativi sodalizi artistici con Giorgio Cavazzano e Massimo De Vita. Se si esclude una comparsata d’eccezione nel 2012, è dal 2004/2005 che lo sceneggiatore non realizzava nuove storie disneyane e questo, unito alla sua importanza come autore, rende il suo ritorno un’occasione di rilievo.
Poco da dire sulle storie inserite dallo stesso Pezzin: qualunque episodio avesse scelto avrebbe offerto ai lettori degli ottimi racconti, dal momento che le dodici avventure che esordirono tra il 1999 a il 2002 erano tutte di altissimo livello, tanto narrativo quanto grafico, e con cali di ritmo o di smalto pressoché inesistenti.
Buona parte della fascinazione che provo – e che molti provano – per Le Tops Stories era data dalle atmosfere particolari, nebulose e inquiete, in cui si muoveva il baronetto avo di Topolino, sempre a caccia di misteri che affondavano le loro radici nel mito e nella storia, ma anche dalle ambientazioni esotiche e dalla tendenza a non dare tutte le risposte al lettore, lasciando spesso zone d’ombra e non detti alla fine dell’intreccio.
Così è anche per Lo spirito di Piguazul, Lo scudo di Thor, La grotta di Re Artù e La rivincita degli Highlander, racconti avvolgenti e vagamente inquietanti in cui l’avventura la fa da padrona, insieme a situazioni decisamente suggestive.
Il tratto di De Vita, che a mio avviso in quegli anni era al suo apice artistico, contribuiva in modo determinante alla riuscita del progetto: non perché fosse un tratto “gotico” come quello di un Celoni o di un Mottura, ma perché anche nella linea estremamente pulita e dinamica che il disegnatore milanese esprimeva emergevano in maniera forte dettagli ed elementi grafici che calavano il lettore nella narrazione e nelle sue influenze.
Per quanto riguarda la frame-story, Pezzin decide di volare alto nei suoi obiettivi: i protagonisti sono Topolino e Pippo, determinati a indagare sulla figura di Top De Tops per scoprirne le sorti, dal momento che la sua vita era avvolta dal mistero.
In realtà la modalità con cui le tavole di raccordo cuciono assieme le storie in ristampa segue il canovaccio più comune in questi casi, con i personaggi che rievocano le vecchie avventure a mò di ricordo, mossa che non mi ha mai entusiasmato in questi casi. C’è però da dire che con un progetto così particolare come Le Tops Stories sarebbe stato difficile fare diversamente, in particolare per la cornice che vedeva Topolino leggere il diario dell’antenato, presente in tutti gli episodi .
Sono inoltre propenso a “scusare” questo abusato stratagemma in vista dell’originale e ambiziosa conclusione a cui si giunge nelle tavole di epilogo: originale perché viene inclusa la nuova storia, appena pubblicata sul “Topo”, sotto forma di racconto in prosa con alcune vignette a corredo, e ambiziosa perché mostra con tutta la delicatezza del caso, con un tatto e una scrittura da vero maestro, il destino di De Tops, con una chiusura del ciclo davvero suggestiva.
Alle matite troviamo Davide Cesarello, che purtroppo mi ha abbastanza deluso: le pagine di prologo, epilogo e connessione appaiono disegnate con uno stile quasi accennato, affermazione che mi sorge spontanea vedendo certe espressioni e certe posture del corpo di Topolino e Pippo, a volte quasi grottescamente deformati, ma anche alcuni sfondi delle vignette, con pochi dettagli, eccezion fatta per la prima e l’ultima pagina che invece appaiono più curate. Nulla a che spartire con le tavole della Tops Stories pubblicata sul settimanale, nella quale invece l’artista è riuscito a dare il meglio di sé (come ho espresso nel post di qualche giorno fa), e anche per questo il divario tra i due risultati è ancora più sorprendente.
Comunque sia, un albo da recuperare assolutamente, che siate fan e conoscitori della saga o che non abbiate mai avuto il piacere di leggerla.
È ora dell’appuntamento fisso di questa rubrica, quello con la #unicatestataseria, che negli ambienti che contano 😛 è ormai abbreviata più comodamente in #UTS 😀
I Grandi Classici Disney #68 continua – a costo di suonare ripetitivo di mese in mese – la striscia positiva senza cali iniziata già da diversi numeri.
A voler essere pignolo forse in questo caso la selezione complessiva è meno ineccepibile ed entusiasmante delle precedenti, ma ci sono alcune chicche che contribuiscono già di per sé ad alzare l’asticella.
In particolare Paperino e il miliardo del G. F. di Guido Martina e Giuseppe Perego, che si configura come pezzo raro dal momento che non veniva ristampata da diversi decenni ed è quindi una novità per moltissimi lettori, anche tra i più esperti. La trama non è niente di che in realtà, una classica vicenda martiniana fatta di crisi isteriche di Zio Paperone – il quale è caratterizzato anche da scatti d’ira verso tutto e tutti – che gira intorno al concetto di collezionismo, peraltro con uno stratagemma che ricorda Zio Paperone pesca lo skirillione di Barks, pubblicata sempre su GCD giusto due mesi fa.
Si tratta comunque di una storia in cui si possono respirare appieno le dinamiche degli anni Cinquanta e in particolare quelle tipiche degli intrecci firmati Martina, che hanno i suoi estimatori e a cui non sono insensibile neppure io, in realtà (faccio certe ghignate con alcuni balloon XD ). Inoltre Perego m’è pure sembrato meno peggio della sua media.
Anche Topolino e il campionissimo è un pezzo da novanta che vale l’acquisto, anche se per motivi diversi: qui non siamo nel campo delle rarità ma di una vicenda di Romano Scarpa in veste di autore unico che ha conosciuto diverse ristampe. Il valore aggiunto è però quello di avere i balloon delle prime pagine ripristinati in originale rispetto alle modifiche subite in alcune riedizioni.
A parte ciò, per chi non la conoscesse si tratta di un’avventura deliziosa dove è Pippo ad essere al centro dell’azione, diventato improvvisamente un campione di boxe ma finendo inevitabilmente nel giro degli incontri truccati. Ottima scrittura, ritmo brillante, alternanza perfetta di umorismo, azione e thrilling, disegni eccellenti. Uno degli Scarpa migliori.
A fargli compagnia un Carl Barks altrettanto in forma con Paperino boxeur da titolo mondiale. Ricordo benissimo che conobbi questa storia per la prima volta sul vattelapesca Paperolimpiadi del 2000 e che mi era piaciuta fin da subito; rileggendola ora l’ho riscoperta come una bomba comica geniale, nella quale in sole dieci tavole l’autore condensa una marea di trovate finissime di un divertimento puro e leggero, funzionale al 100%. Meraviglia di semplicità.
C’è poi Topolino e Pippo Tigre di Al Hubbard… sceneggiatura godibile, per carità, ma che segue un po’ la falsariga del Campionissimo con qualche variazione, risultando però meno interessante. La vena di follia che si riscontra e il fatto che il buon Goofy non ricordi nulla di sé dopo aver acquisito la forza erculea che lo rende un grande pugile rendono comunque la lettura scorrevole e piacevole.
Anche il resto del numero non è affatto male: la cover-story Topolino e il mistero di Puerto Topo la ricordavo già perché letta “in diretta” a suo tempo; una buona Claudia Salvatori, anche se non la inserisco tra le sue prove meglio riuscite; la ricordavo complessivamente migliore, tra l’altro. Buono anche Alessandro Perina, che pure sarebbe migliorato di lì a poco.
Topolino Marco Polo fa parte delle parodie di personaggi storici realizzate per il mercato europeo da Cal Howard e Hector Adolfo de Urtiàga, che di tanto in tanto GCD ci ripropone: l’ho trovata molto simpatica per l’umorismo verbale proposto e per lo spirito con cui Topolino e Pippo vengono mossi, anche se in alcuni casi le gag vengono allungate un po’ troppo. Ma Goofy, vero protagonista di questo filone (chi ricorda la nomenclatura di Pippoparodie?), regge brillantemente tutto l’impianto, insieme ai disegni morbidi e che flirtano con l’estetica dell’animazione disneyana, dipanandosi peraltro su tavole dalla costruzione ardita e originale, nella quale le vignette si configurano sempre in maniere diverse e interessanti.
Degne di nota sono poi Zio Paperone e lo specchio nero di Rodolfo Cimino e Giorgio Bordini, una classica ciminiana (“quota” che mi fa sempre piacere trovare su questa testata) in cui il protagonista se la vede con un artefatto dalle proprietà potenzialmente arricchenti ma che gli farà conoscere una inevitabile parabola morale, e Zio Paperone e l’orso buongustaio dello Studio Disney e Tony Strobl, che segue il ritmo e gli sviluppi tipici delle avventure made in USA del Papersera, non foss’altro per il cast (lo Zione, Paperino, Paperoga, Dinamite Bla) e per la comicità messa in campo.
Insomma, not bad: tanta bella roba, con un due-tre picchi di eccellenza. Anche questo mese Luca Boschi ha fatto un buon lavoro 😉
Sempre a proposito di Boschi, pochi giorni fa è uscito il terzo numero di Almanacco Topolino.
I miei lettori più affezionati ricorderanno il mio entusiasmo nei confronti dell’albo di esordio di questa nuova testata, quanto la mia accoglienza decisamente più tiepida verso la seconda uscita, che avevo trovato più debole a causa delle inedite scelte e anche delle storie con i comprimari alla ribalta.
Avevo quindi deciso che il numero di agosto sarebbe stato determinante per capire se abbandonare la testata (spazio e soldi non sono infiniti, ahimè…) oppure se un colpo di coda mi avrebbe irretito e convinto a proseguire.
Ebbene, a lettura ultimata devo ammettere che i miei pregiudizi sono stati annientati: si torna decisamente ai livelli del primo numero, o comunque di poco sotto, presentando un sommario particolarmente ispirato e azzeccato.
Le due storie dal vecchio Almanacco si rivelano per la terza volta assai piacevoli, e peraltro finora si è quasi sempre trattato di avventure che non avevo mai letto prima d’ora.
Topolino e la fantomatica pistola spray dello Studio Disney e Romano Scarpa è un’avventura che si muove nei territori dei ranch americani, riportando Mickey e Minni dallo zio di quest’ultima, che esordì nelle strisce di Floyd Gottfredson. L’intrigo in cui il parente è finito e dal quale lo tireranno fuori i due fidanzati, con l’aiuto di Pippo, è di fin troppo facile discernimento per il lettore un minimo accorto, ma la scrittura risulta così scorrevole, e i personaggi abbastanza ben scritti, da non essere noioso. Buono lo stile di Scarpa di inizio anni Settanta, anche se non è tra i miei preferiti: il suo Pippo è però uno spettacolo.
Pippo e il doppio cavaliere nero di Guido Martina e Giovan Battista Carpi, pur sempre legata alle atmosfere western, gira intorno a un’immedesimazione fin troppo calcata da parte di Goofy nei panni di un suo antenato pistolero. Si tratta di una storia deliziosa, che nella sua semplicità funziona come un meccanismo ben oliato. È il Martina verbalmente più sobrio, questo, con un Topolino fortunatamente meno antipatico del solito (sia in generale che nei confronti dell’amico) e con una leggera vena di surreale che non guasta. Il Carpi del ‘68 non è ancora al suo meglio, per quanto mi riguarda, almeno con i Topi: il suo Mickey sembra un bambino in alcune vignette, per esempio; già meglio il suo Pippo, e piacevole il character design dei comprimari.
La sezione riservata alle inedite, che tanti dolori mi aveva dato due mesi fa, stavolta mi ha invece offerto delle graditissime sorprese, risultando determinante nel mio giudizio positivo al numero.
In primis, e a sorpresa, per I Diari del Klondike di Kari Korhonen, per i quali il mio interesse era sceso bruscamente dopo aver letto gli scorsi episodi. Nei due capitoli conclusivi qui proposti, invece, pur rimanendo i difetti già riscontrati – in particolare la pesantezza dei mille rimandi a storie di Carl Barks e Don Rosa e la presenza insistita di genitori o nonni di vari personaggi più o meno noti – il finlandese riesce a sfruttare le poche pagine a disposizione per raccontare due trame ben gestite e ritmate: la prima che vede al centro la figura del giovane Paperone come eroe dall’aura mitologica, tanto da finire nei romanzi d’appendice, e la seconda che chiude la trama orizzontale svelando chi è il misterioso personaggio che tramava nell’ombra, all’interno di un’avventura tutta azione.
Anche lato grafico il tratto mi è parso più gradevole, perché pur mantenendo la sua vena underground rende i personaggi più famigliari e dettagliati, meno accennati.
Zio Paperone e il ritorno del Cavaliere Nero di Lars Jensen (+ altri non accreditati in sommario, ma elencati in Inducks…) e Marco Rota è la recentissima storia che segna il ritorno del villain creato da Don Rosa per due sue incursioni ai danni del magnate paperopolese. Rispetto a quei racconti, qui siamo di fronte a un’operazione molto più “umile”, e il personaggio risulta forse sacrificato rispetto a quanto visto in passato. Lo sceneggiatore riesce comunque a mantenerne intatta la caratterizzazione e il furto appare abbastanza ingegnoso. Rota appare coi medesimi pregi e difetti delle sue recenti produzioni per il Topolino italiano: in alcune vignette il tratto è incerto e l’inchiostrazione sembra “impastare” il segno, ma nei primi piani dei volti fa degli scatti di qualità sorprendenti.
Ma il vero fiore all’occhiello delle inedite è Paperino in: un passo avanti di Terje Nordberg e Arild Midthun. Si tratta di un’articolata storia in due tempi in cui, a causa di un infido attacco di Cuordipietra alle banconote di Zio Paperone, Paperino parte alla volta del Sudafrica per salvare la situazione. Insieme a Qui, Quo, Qua incontrerà una vecchia conoscenza barksiana e si giungerà a un epilogo ben giocato.
Trama compatta e avvincente, graziata dai disegni freschi e interessanti di questo artista di cui mi è stato parlato molto bene da alcuni appassionati che lo stanno “monitorando” da un po’. Il suo stile è di chiara ispirazione “egmontiana” ma ha un che di italiano come feeling. Apprezzato.
Per quanto riguarda le storie brevi in ristampa, segnalo Paperoga – Ammaliato, addestrato e imbranato di Dick Kinney e Al Hubbard: la geniale coppia riconferma di trovarsi perfettamente a proprio agio con lo strambo cugino di Donald, anche mettendolo a confronto con altri personaggi (in questo caso Amelia). Il risultato è una bombetta comica ad alto potenziale, pienamente espresso nelle gag e nei risvolti surreali del finale.
Carino anche l’esperimento della 4-page barksiana in lingua originale con paginetta dotata di traduzione: non è un’idea per cui impazzisco ma è piacevole, non dico di no.
Più importante è la cura per gli editoriali, invece, che mi pare maggiore rispetto al numero precedente, pur avendo – a occhio – lo stesso numero di pagine a disposizione.
Le introduzioni risultato però più puntuali e interessanti, dando al lettore le giuste coordinate e le “dritte” per meglio orientarsi nei riferimenti inseriti – a volte peccando invero di spoiler che possono rovinare la sorpresa della lettura – o per fornire il contesto per comprendere determinati scenari.
Siamo sempre lontani dai fasti degli articoli su Zio Paperone, ma facciamo progressi.
Carina anche la sezione News curata da Francesco Gerbaldo con le anticipazioni delle storie estere che approderanno nei prossimi mesi come inedite sulle varie testate disneyane.
Insomma, conquistato! Ora ho due mesi di tempo per capire se riesco a riorganizzare gli spazi nelle mie librerie e sistemare il mio budget annuale per i fumetti, inserendo tra le uscite fisse questo bimestrale…
Mister Vertigo è il protagonista di Topolino Extra #5, testata su cui è sempre dura esprimere un parere, almeno per me.
Da un lato la selezione di saghe da includere non mi convince sempre al 100%, dall’altra è innegabile che certi cicli sembrano invece trovare qui la loro casa ideale e soprattutto che l’apparato editoriale è di tutto rispetto, interessante e approfondito, per ora senza accennare a diminuzioni di spazio.
Sul lavoro di Marco Nucci per la saga di Vertigo ho già avuto modo di esprimermi durante gli scorsi mesi: non avendola apprezzata non mi sono procurato questo volume (che ne raccoglie le prime tre avventure) e di conseguenza non ne consiglio neanche l’acquisto, non ritenendo di particolare valore o interesse l’opera in sé.
Guardando però ai contenuti dell’edizione, certamente chi avesse invece apprezzato l’impianto orchestrato dallo sceneggiatore in concerto con il direttore Alex Bertani potrà trovare una lunga intervista a entrambi, nella quale vengono sviscerate diverse informazioni e dietro le quinte che possono interessare il pubblico, oltre a bozzetti vari e un approfondimento sulla copertina di Fabio Celoni.
Insomma: edizione meritevole e di tutto rispetto, ma contenuto principale che per me non vale la spesa. Questi gli strumenti che vi posso dare in mano, regolatevi voi 😉
Su Mickey Mouse Mystery Magazine #2 – Estrelita/Lost & Found non ho molto da dire: rimando alle mie considerazioni su MM fatte due mesi fa in occasione del primo volume di questa ristampa, limitandomi a ribadire a chiunque non possedesse gli spillati originali, amasse il personaggio di Topolino e apprezzasse il genere noir/hard boiled, il consiglio di recuperare senza se e senza ma ogni volume di questa edizione.
Per la prima volta da quando esiste questa rubrica mi trovo ora a parlare di Disney Big!
Come ricorderete dalla mia guida generale alle testate, il Big è un mappazzone di roba che fa del rapporto quantità/prezzo il suo punto di forza e probabilmente anche il motivo per cui continua a godere di ottima salute. È suddiviso in aree tematiche nelle quali vengono proposte le storie in ristampa ma senza nessunissimo intento completistico per serie, autori o altro. Il carattere è sempre quello antologico, che domina incontrastato l’edicola disneyana “generica”.
Il n. 161 presenta però in apertura, annunciato anche dalla bella copertina di Corrado Mastantuono, Zio Paperone e gli alimentautomi molecolari di Fabio Michelini e Giorgio Cavazzano.
E quindi?, direte voi. Certo, non stiamo parlando di una storia di chissà quale fama, né di un’opera oggettivamente entrata nella storia del fumetto Disney. Ma vi sono molto legato, ed essendo questo uno spazio anche e soprattutto personale, mi piaceva condividere con voi il mio ricordo legato agli Alimentautomi.
Da piccolo presi a una bancarella, insieme ai miei genitori, alcuni vecchi Topolino a caso, come capitava varie volte in occasione di festicciole e sagre di paese nei nostri dintorni.
Tra quelli c’era il #1592 del giugno 1986, che si apriva con la seconda parte di quella storia. La didascalia introduttiva faceva un esauriente riassunto della vicenda pregressa, ma quella conclusione mi piacque così tanto – forse grazie al titolo particolare, o forse per via degli espressivi disegni di Cavazzano – che rimasi alquanto dispiaciuto di potermela godere solo per metà.
Pochi anni dopo, però, non ricordo se cercando appositamente il numero precedente o incocciandoci per caso su un’altra bancarella, trovai il #1591 e finalmente la vicenda degli Alimentautomi molecolari si poteva dispiegare dinnanzi ai miei occhi nella sua interezza.
Questa vicissitudine ha permesso che questa avventura, di per sé non molto diversa da tante altre con un canovaccio simile, rimanesse scolpita nella mia memoria tanto da farmi venire un grosso sorriso sulle labbra riconoscendo il panciuto robot sulla cover del nuovo Big.
Big che contiene anche Topolino e il robot mutevole di Silvano Mezzavilla e ancora di Cavazzano (ma un Cavazzano ben diverso da quello della storia appena descritta… 1986 vs 2002!), una sceneggiatura molto poetica dove Mezzavilla non abbandona i chiaroscuri del suo stile narrativo ma li coniuga in una trama molto sentita e graziata da un disegnatore che in quegli conosceva uno dei suoi apici artistici.
Infine degna di nota anche Paperino e l’impareggiabile Rob di Guido Martina e Romano Scarpa, che fa respirare un po’ di classicità all’interno dell’albo.
Con questo dico che lo consiglio? Non più di una qualunque uscita della testata, in realtà. Come detto prima, non c’è un particolare criterio nelle storie qui presentate, ogni tanto spunta la chicca ma difficilmente un numero sarà più o meno meritevole dell’altro. Rimane una raccolta un tanto al chilo, ma se siete ancora in vacanza e volete qualcosa di leggero e “da combattimento” da leggere in spiaggia o sui monti, questo potrebbe essere un acquisto da valutare “a tempo perso”.
C’è poi Topolino in giallo #3, ma rispetto ai due numeri precedenti non trovo ci siano storie particolarmente degne di nota, stavolta, e quindi non mi sento di segnalare alcunché né di suggerire motivi per comprarlo. Parere personale, ovviamente.
Oggi sono generoso e riservo uno spazietto anche al vattelpaesca per antonomasia di questi anni.
The Best of Topolinia – Le storie al mare è, come i precedenti titoli della collana, un’accozzaglia tematica di cui c’è ben poco da dire in generale.
Ma, avendo parlato in apertura delle Tops Stories, per chi ne fosse a digiuno potrebbe essere interessante sapere che qui hanno inserito Topolino e il popolo del mare, la quarta avventura del ciclo.
Inoltre spicca Topolino e l’eremita degli abissi di Casty e Giorgio Cavazzano, bella e articolata avventura nella quale fa la sua seconda comparsa il personaggio di Estrella Marina, uno degli interessanti comprimari introdotti dallo sceneggiatore nel corso degli anni.
Sempre a proposito di Casty, troverete nell’albo anche la sua storia d’esordio, Topolino e i mostri idrofili (disegni di Andrea Ferraris), che pur lontana da quello che l’autore avrebbe proposto già di lì a poco mantiene un certo grado di interesse, in quanto suo debutto.
Infine, di grande spessore risulta essere anche Macchia Nera e la vacanza… a scacchi, della coppia d’oro (mai abbastanza rimpianta, in ambito Disney) formata da Teresa Radice e Stefano Turconi: una suggestiva trasferta londinese in cui il villain assume i contorni di un raffinato dandy.
Se questi titoli vi mancano, potreste effettivamente valutare l’acquisto, nonostante il formato poco “ponderato”.
È bene infine ricordare che ogni martedì continuano a uscire i volumi della ristampa de La Grande Dinastia dei Paperi: non mi dilungo perché ne ho già tessuto le lodi un mese fa, ma è giusto sottolineare che siamo in un momento storico in cui in edicola arriva un volume alla settimana di una raccolta ordinata e commentata di storie firmate da uno dei migliori fumettisti Disney di sempre, se non proprio il migliore in assoluto.
Credo di aver finito.
La parola come sempre a voi, ora: i commenti sono a vostra disposizione nel caso voleste condividere con me le vostre impressioni su queste uscite, per dirmi se concordate con quanto ho scritto o se la pensate diversamente.
Alla prossima!
Ciao!
Devo ancora leggere il classico delle Tops Stories, MM 2 e Almanacco Topolino, ma si prospettano davvero interessanti!
Ho trovato il Grandi Classici di questo mese stupendo: selezione Superstar impeccabile e altre storie interessanti. La storia di apertura è un giallo buono, con disegni nella media di Perina. “Topolino Marco Polo” mi ha sorpresa in positivo, non era stata annunciata ma è senz’altro divertente e curiosa. I disegni mi hanno colpita, sono di uno stile particolare, specialmente per la colorazione. Ma anche la costruzione della trama, avventurosa ma piena di gag, mi è piaciuta molto. La ciminiana riconferma l’ottimo trend degli ultimi numeri che ristampano ogni mese una Cimino-Bordini; la trama è costituita da una classica “caccia al tesoro” con un antagonista, ma la storia è molto più di questo, specialmente nel finale con una bellissima frase di Paperone sui conflitti interiori. “Il genio maldestro” mi ha divertita, la conoscevo già. Non ho capito bene l’inserimento del “Miliardo del GF” nelle Superstar, si poteva mettere nella sezione precedente vicino alla ciminiana. Per il resto, la storia martiniana è carina, con appunto un Perego “meno peggio” e un Martina più divertente del solito. Ma il piatto forte è costituito dalle storie a tema. “Pippo Tigre” si ricorda per le gag di Pippo, ma non di più. “Il Campionissimo” invece è una delle mie scarpiane preferite, l’avevo già letta ma si fa sempre rileggere con piacere. Non avevo idea che la storia fosse stata censurata (l’altra versione che ho della storia è integrale), e facendo qualche ricerca si trova la censura iniziale davvero ridicola. La trama del Campionissimo è un capolavoro di suspence, gags e amicizia tra Topolino e Pippo, che qua si mostrano davvero molto legati, e anche l’antagonista Jim Parrucca è davvero convincente e mette in scena un pericolo realmente percepibile. La barksiana “Paperino boxeur da titolo mondiale” è davvero divertente e una ten-pages molto dinamica. Numero dei GC pienamente promosso.
Non ho acquistato il Big e neanche il Topolino Extra di Vertigo, e onestamente, a meno che la saga non sia piaciuta davvero, non consiglio una spesa del genere per una riedizione di Vertigo.
Non avevo visto l’indice del “vattelapesca” The best of Topolinia, e dopo aver letto qua il sommario, considererò l’acquisto.
Concludo consigliando anch’io caldamente l’acquisto della GDDP di Barks: non ve ne pentirete!
Ciao!