La Letteratura di Mare di Franco Caprioli
Franco Caprioli è stato spesso definito “poeta del mare”: non è l’unico elemento della sua notevolissima produzione, ma forse quello che immediatamente lo identifica. Questo volume di NPE dedicato alla “Letteratura di mare” di Caprioli è quindi un contributo prezioso alla conoscenza di questo autore, uno dei grandi del nostro fumetto, forse un tempo meno valorizzato ma ora al centro di una doverosa riscoperta. (vedi qui sul sito dell’editore: Letteratura di mare – Edizioni NPE).
In realtà, in questo volume, solo due testi sono trasposizioni dirette dalla letteratura scritta al fumetto, ma in generale vi è una ripresa molto fedele e filologica, da parte di Caprioli e degli sceneggiatori che lo affiancano in queste storie, di un immaginario marinaresco che ha fondato la nostra moderna storia letteraria, specie se consideriamo, come vera nascita del romanzo moderno, il “Robinson Crusoe” (1719) di Defoe e il “Gulliver’s Travel” (1726) di Swift, declinazione realistica e fantastica del viaggio di mare (il “Don Chisciotte” secentesco di Cervantes è più il canto del cigno, amaramente ironico, dell’era dei poemi cavallereschi). Già il genere dell’Utopia (1516) coniato da Moore usa come presupposto il naufragio su una terra meravigliosa, sulla scorta delle scoperte di Colombo che ritroveremo in questi fumetti di Caprioli. Ma torniamo all’opera.
Su tutto spicca l’accuratezza incredibile in ogni dettaglio da parte di Caprioli, una abilità sorprendente, se teniamo conto che si tratta di storie degli anni ’70, in cui la documentazione non poteva giovarsi della rete internet e dell’enorme mole di dati consentita dall’informatica moderna. Eppure, la precisione dell’autore è minuziosa in ogni aspetto, non solo le imbarcazioni, le divise, i costumi, pesci e paesaggi marini, ma anche ogni altro elemento, anche “di terra”, che entra in gioco anche solo marginalmente.
Il volume attua poi la scelta di riprodurre le tavole retro-colorate originali con i colori stesi dall’autore stesso, permettendo di apprezzarne appieno la qualità artistica (in altri volumi, correttamente, si è scelto il bianco e nero quando la colorazione non era autoriale). Come nota correttamente David Padovani, che nella bella introduzione esamina con particolare cura la qualità dell’arte di Caprioli, “anche la scelta dell’autore di lasciare spesso completamente bianchi i cieli di sfondo delle vignette non fa che risaltare ancora di più la ricchezza e la precisione delle ambientazioni e dei personaggi che le animano”. Invece, nelle ultime tavole dell’incompiuta Storia della Navigazione, il lettering a matita è quello provvisorio steso dall’autore, offrendo i materiali nell’originale filologico.
Rimando quindi alla bella prefazione di Padovani per una disamina più ricca della qualità del lavoro di Caprioli, che è comunque evidente all’osservatore attento, in un segno potente ma immediatamente apprezzabile da tutti.
Venendo alle storie, l’adattamento letterario più interessante è “Una discesa nel Maelström”, adattamento a fumetti dell’omonimo racconto di Edgar Allan Poe, è stato pubblicato per la prima volta su «Il Giornalino» n. 43, ottobre 1971, per i testi di Alfredo Castelli. Si tratta di una delle più note storie del maestro di Boston, padre del moderno racconto dell’orrore come ricorda anche la scheda introduttiva. Il racconto si apprezza particolarmente in relazione alle altre storie, notando come, sia pure in modo appena percettibile, Caprioli contribuisca a rendere le atmosfere più fosche, meno solari.
L’altra storia adattata è “Otto giorni su una zattera”, adattamento a fumetti del racconto “Appunti per una gita di piacere” di Mark Twain, è stato pubblicato per la prima volta su «Il Giornalino» n. 19, maggio 1971, testi di Renata Gelardini (1920-2012). La storia è, invece, una delle minori di Twain, meno legato al tema marinaresco (piuttosto al viaggio fluviale di Huckleberry Finn) e per quanto sia una narrazione efficace sul tema del naufragio, non si distingue particolarmente dal genere. Questo adattamento, pur in sé riuscito, è un buon esempio della tecnica del “framing”, prendere un frammento per risignificarlo. Il racconto infatti sembra esaltare il valore della provvidenza divina, che all’ultimo salva gli uomini naufraghi con l’infallibile “cronometro di Dio”. Però Twain era perlomeno scettico sul fideismo, come appare nelle sue opere – perfino nell’arcinoto Tom Sawyer, a parte racconti minori – e il brano, pur riportato fedelmente, è inserito in una serie più ampi di racconti di mare e l’uditorio accoglie con scetticismo la morale finale (un giovane serio e pallido chiede, dubbioso: “Ma che cos’è il cronometro di Dio?”). Twain sembra implicare – al di là del piacere di un buon racconto – che l’intervento divino poteva ovviamente avvenire a monte, impedendo il naufragio.
Gelardini comunque dimostra la sua bravura nella sceneggiatura, che appare ancor più negli altri due suoi racconti presenti. “Un pugno di perle” è stato pubblicato per la prima volta su «Il Giornalino» n. 2, gennaio 1970, sempre per i testi di Renata Gelardini. La Gelardini è sceneggiatrice da riscoprire, per le sue molteplici collaborazioni con i migliori nomi del fumetto italiano, operativa dal 1953 sul Vittorioso e poi a lungo sul Giornalino quando questa testata, negli anni ’60, ha scalzato la precedente nel mondo cattolico (vedi qui una scheda sulla autrice).
Il protagonista qui appare costruito, come accenna anche Padovani in considerazioni generali sull’opera, per la rivista cattolica, dimostrandosi buono ai limiti, se vogliamo, dell’eccessiva ingenuità. Questo suo eccesso di bontà contro il compagno che a ogni piè sospinto cerca di eliminarlo è ovviamente legittima dato il contesto, ma un po’ stona rispetto alla morale di fondo delle storie marinaresche, che sono affascinanti proprio perché mostrano una società, quella di mare, sospesa tra le leggi della civiltà e la loro assenza.
La scelta direi però che è più della rivista che non di Gelardini, perché una storia successiva, la sua più riuscita a mio avviso, imbastisce una buona storia di vendetta. “Lame incrociate” è stato pubblicato per la prima volta su «Il Giornalino» n. 9, 1 marzo 1970, ed è quasi simmetrica alla precedente. L’eroe in effetti tollera in certo grado, con signorilità, le provocazioni, ma alla fine reagisce come si confà a un uomo di mare.
Nella storia appare anche l’elemento sentimentale, raro sul Giornalino, con la bella nativa Adaya che si sottopone a una sorta di “prova dei serpenti” per salvare il bel capitano, con un rito pagano presentato in chiave positiva.
Anche l’unica storia di Roudolph, “Il mozzo del Sant’Elia”, che è stato pubblicato per la prima volta su «Il Giornalino» n. 18, aprile 1972, va nella direzione della storia estremamente edificante. Roudolph è uno dei grandi maestri dell’adattamento letterario a fumetti italiano, il cui vertice è sicuramente la sceneggiatura degli adattamenti shakespeariani di De Luca. Qui imbastisce una storia con un protagonista ragazzo dal cuore d’oro, almeno giustificato dalla giovane età e dal contesto marinaresco più moderno. La storia ha anche qualche credibile durezza (il ragazzo viene preso a pugni per il suo gesto generoso ma, di nuovo, in modo fin eccessivo) ma nel complesso prevale la dimensione edificante.
“I corsari del Rio Grande del Sud” è stato pubblicato per la prima volta a puntate su «Il Giornalino» nn. 20-21, maggio 1971, per testi di Mario Basari, e se non è un adattamento letterario, è però un adattamento di fatti storici reali, con le avventure marinaresche di Giuseppe Garibaldi, eroe dei due mondi.
Basari realizza altre buone storie della racconta, Capitan Gambedilegno, pubblicato per la prima volta su«Il Giornalino» n. 13, marzo 1972, testi di Mario Basari, su un eroico soccorso in mare, e “Allarme a Block Island” e “Balene d’assalto” del giugno 1973.
Uno dei pezzi più interessanti è però la Storia della Navigazione, pubblicato per la prima volta con il titolo Con Franco Caprioli nell’avventura del mare sulla rivista «Vitt», erede della tradizione del Vittorioso, sorto nel 1937 come rivista a fumetti cattolica per ragazzi (a fronte del boom delle riviste di fumetto laiche, così come il Giornalino era sorto nel 1924, rivolto inizialmente ai bambini, in reazione al “Balilla” fascista del 1923).
Le prime 28 tavole a colori e b/n della storia furono pubblicate nel 1967 dal n. 39 al n. 41 della rivista; le successive 16 tavole a colori e b/n furono pubblicate nel 1968 sui numeri 2, 4 e 42 della rivista. Le restanti tavole che continuavano la storia, ancora inedite, furono poi pubblicate (insieme a quelle sopracitate e già apparse su «Vitt» negli anni Sessanta) nel 2016 con il nuovo titolo Storia della navigazione nel volume “Passenger Press presenta: La Storia della Navigazione di Franco Caprioli”, aprile 2016, Passenger Press.
Per la realizzazione di questo volume si è deciso di utilizzare le tavole retro-colorate originali con i colori di Franco Caprioli. Si è anche deciso di lasciare anche il lettering provvisorio a matita che il Maestro aveva realizzato dalla pagina 145 di questo volume fino alla fine della storia e che, all’epoca della stesura, non era riuscito a completare.
La qualità del lavoro è magistrale, e l’ampiezza del tema storico permette a Caprioli di spaziare dall’antichità preistorica fino a Colombo, con la cui scoperta si apre il mondo moderno. Il lavoro pienamente autoriale di Caprioli, che ne cura anche i testi, colpisce davvero per la bravura dell’autore.
Colpisce anche, però, l’ampio spazio lasciato a temi esoterici e “cospirazionisti” che colpiscono sul sia pur tardo Vittorioso. Ad esempio ampio rilievo è dato alle vicende di Atlantide, date come reali, in una ricostruzione interessante e magistrale sotto il profilo artistico ma che doveva forse suggerire alcuni dubbi su quello “educativo”.
In generale, il tono è piacevolmente “adulto”, naturalmente senza esagerazioni ma con qualche malizia specie per l’ambito cattolico. La Cleopatra armata di flagello infatti rimanda certo allo strumento identificativo di Iside e dalle regine ma, essendo presentata come “dominatrice” di uno stolido Antonio, è innegabile un certo sottinteso.
Anche le vicende dei Vichinghi scopritori dell’America sono riportate, sia pure in tono più dubitativo. Infine, la narrazione su Colombo appare, specie con lo sguardo di oggi, ancora molto tradizionale e trionfalistica. Gli eccessi connessi alla schiavizzazione dei nativi e al saccheggio delle terre non vengono minimamente accennati, mentre appare evidente la natura di missione guidata da Dio.
Il tutto colpisce, ed è interessante, in anni in cui nel paese, con il ’68, certi temi si vanno facendo diffusi, e soprattutto nella Chiesa è avvenuto un Concilio Vaticano II (chiuso nel 1965) che ha portato a una pur cauta revisione. Qui la visione del colonialismo è invece ancora trionfalmente assunta come tale, rendendo il fumetto un’interessante testimonianza di tempi ormai lontani dai nostri.
Nel complesso, quindi, un volume di sicuro interesse, che può fornire anche alcuni spunti di riflessione letteraria, e molti sul profilo storico: in una concezione didattica, tuttavia, la mediazione dell’insegnante è in questo caso particolarmente necessaria, come in tutte le opere ormai lontane nel tempo, anche in un passato prossimo., e anche quando, come qui avviene, la modernità del segno di Caprioli rende queste storie, per il resto, molto moderne per ritmo ed efficacia narrativa.