La Leonessa di Dordona: il fantasy di Ariosto
La leonessa di Dordona è una nuova graphic novel edita da Tunué (vedi qui), sceneggiata da Enrico Orlandi e disegnata da Gaia Cardinali. La cosa interessante per questo blog, che si occupa di letteratura e fumetto, è che si tratti di un’opera liberamente ispirata all’Orlando Furioso (1532) di Ariosto.
Al centro dell’opera vi è la figura di Bradamante, il cui epiteto è appunto quello del titolo: discendente di Conti di Dordona, la fanciulla è una dei paladini più valorosi al servizio di Carlo Magno. Innamorata di Ruggero, tra i più forti guerrieri al servizio del re saraceno Agramante, la sua vicenda amorosa sarà uno dei filoni portanti del poema, subito dopo quello orlandesco: da questa storia d’amore infatti deriverà la casata d’Este. Per suo tramite quindi il tema encomiastico viene svolto con originalità dall’Ariosto, introducendo il tema del personaggio femminile combattente, assente ovviamente sul piano storico e nell’epica classica.
Le vicende, salvo qualche sintesi necessaria a sciogliere l’intricatissimo entrelacement ariostesco, sono in realtà piuttosto fedeli all’originale. Quello che cambia è, chiaramente, la visione, assumendo un punto di vista femminile e moderno, che si innesta bene sul testo d’Ariosto originario ma va a problematizzare certi aspetti della “follia” (di Orlando ma non solo) che a volte sono dati per scontati. Siamo infatti agli albori dell’età moderna, e l’abilità di Ariosto come autore sta anche nel fatto di cogliere già qualche fremito della modernità che si sta aprendo, in una complessità psicologica dei personaggi che offre spunti alle riletture (come, del resto, Ariosto ha riletto a sua volta il mito fondante della letteratura medioevale europea). Questa rilettura lo rende un testo particolarmente valido per riesaminare in modo più critico la centrale ossessione di Orlando che impazzisce “per amore” (tra molte virgolette) e perseguita Angelica animato da una furia animalesca. Un aspetto da trattare, ma anche da discutere: e questo fumetto fornisce un valido spunto al proposito.
Si tratta quindi di una rilettura coerente con un movimento generale in letteratura, e non solo in quella disegnata, volto a gettare un nuovo sguardo sul canone per cogliervi con più attenzione gli elementi femminili usualmente trascurati. Si veda, al proposito, il bel pezzo di Matteo Nucci su L’Espresso del 4 aprile 2021, “L’altra metà di Omero”, dove analizza tale questione in riferimento al mito greco, con riferimenti a opere come “Il silenzio delle ragazze” di Pat Barker o “Il canto di Calliope” di Natalie Haynes che riscoprono la centralità dei personaggi femminili. In parallelo (vedere “Quella storia senza donne” di Mara Accettura su “D” d Repubblica del 10 aprile 2021) un recupero delle autrici a bilanciare un canone troppo sbilanciato sul maschile – se non esclusivamente al maschile.
Guido Reni
Ma, appunto, in un’era ormai moderna, sia pure agli albori, e in un autore fondante come Ariosto (la pubblicazione dell’Orlando Furioso nel 1516, come la morte di Shakespeare e Cervantes nel 1616, il 23 aprile, individua la data che celebra la letteratura europea) si deve solo far emergere elementi già insiti nel personaggio in questa rilettura di Bradamante. Donna guerriera, Bradamante è già in Ariosto una donna forte e combattiva, in grado di tenere testa alla massa di maschi testosteronici (descritti da Ariosto con la famosa, impagabile ironia) che la circondano. E sebbene in una lettura convenzionale Ariosto dà più spazio al divertissment mentre lo scavo psicologico autentico giunge col Tasso, non manca anche nel fondatore del poema cavalleresco rinascimentale la capacità di cogliere con precisione, quando vuole, le sfumature psicologiche dei suoi eroi ed eroine.
La vicenda si apre dunque nel fumetto in medias res, con Bradamante in battaglia, supportata da Melissa, magica creatura già presente nel poema che l’aiuterà in tutta l’opera. Nel rapporto tra le due, da parte di Melissa, sembra quasi potersi leggere (tra le righe) quasi una certa infatuazione per l’eroina, di cui lei non si accorge. Nel caso, sarebbe il riflesso forse del rapporto di Bradamante con Fiordispina, dove il tema è tratteggiato anche con una certa delicatezza da Ariosto (vedi qui).
In ogni caso, avviene subito l’incontro con Orlando, colto nel pieno della sua follia. La resa visiva dell’accecamento dell’eroe è di grande efficacia, rendendo il suo volto interamente nero, cancellato dalla tenebra dell’ossessione di possesso verso l’amante. Una follia da cui nemmeno Bradamante è completamente scevra, come si intuisce fin dalla copertina, dove il riflesso della spada mostra l’Ombra che si annida anche dentro di lei. L’eroina tuttavia lotta sia internamente per tenere questa pulsione sotto controllo, sia esternamente contro un mondo maschile che la normalizza, anche quando, con Orlando, questa rivela tutto la sua distruttività.
L’indagine psicologica sull’ossessione di possesso dell’Altro è molto ben condotta all’interno del volume e può divenire uno strumento, specie in una eventuale riproposta scolastica, per mettere in luce l’aspetto fortemente negativo della corruzione del paladino, che non può essere limitata a un espediente narrativo. L’efficacia avviene mostrando queste scene riflessive in modo adeguatamente visivo, vuoi con sequenze di ricordo (segnate dal colore violaceo, irreale, e dai bordi smussati delle vignette) sulle ferite del passato che tornano a tormentare l’eroina, sia con sequenze simboliche in cui vediamo le pulsioni dell’inconscio espandersi dentro di lei a volte come un blob nerastro, a volte come un rampicante fiorito, a volte con una personificazione “mostruosa” del cuore dell’eroina.
Tavole magistralmente realizzate dalla Cardinali, che riesce a bilanciare bene l’efficacia sia delle scene d’azione, sia di quelle di riflessione, perfettamente intersecate tra loro nella trama intrecciata da Orlandi. Il segno, fluido e nervoso anche grazie alla forza evocativa della colorazione (sempre dell’autrice) si adatta idealmente alla trattazione della vicenda. Lo studio delle emozioni del personaggi è ben espresso dalla recitazione, sia nelle espressioni dei volti che nelle pose dei corpi, leggermente teatrali entrambe come si addice al registro dell’epica, ma senza esagerazione. La grandiosità di certe scene evoca – con un forte portato di reinterpretazione personale – il gusto del fumetto supereroico, che del resto ha nell’epica cavalleresca un suo modello fondante. Pensiamo, ad esempio, al duello col mago Atlante, che anche nell’opera dell’Ariosto è uno dei punti in cui più spicca il valore guerresco di Bradamante (Atlante, dotato di poteri magici sconfinati, è in grado di soggiogare ai suoi fini gli eroi migliori ed è quindi uno dei villain più potenti del poema). Tuttavia, ciò avviene senza che però si traduca in un appiattimento sul supereroico, che è il rischio insito in tali modernizzazioni (qui del tutto evitato): l’elemento di problematizzazione psicologica dei personaggi, nel testo e nel disegno, si armonizza nelle scene d’azione e le rende momenti di trasformazione del personaggio e/o prova del suo valore, non puro sfoggio muscolare (e il confronto con i Giganti più pericolosi è quello col Padre e la Madre, anche “freudianamente”).
Non c’è qui modo di indagare a fondo la questione, di cui ho accennato già qui, a margine: ma basti ricordare che l’Ercole del Pollaiolo (1475) è la fonte dichiaratamente citata della prima copertina di Superman, e indubbiamente l’Orlando di Ariosto ha un forte debito con il mito classico dell’Hercules Furens (e certamente è più eroe classico di forza sovraumana che non perfetto cavaliere cristiano come nella Chanson de Roland del vescovo Turpin). Sono temi – in relazione al rapporto tra Hercules e Superman – di cui ho trattato nel mio intervento su “Miti Pop“, a cui rimando per chi fosse interessato.
Bradamante, dunque, è similmente in qualche modo una attualizzazione ariostesca di Pentasilea e delle Amazzoni già omeriche, e anticipa potenzialmente quindi la simile ripresa supereroistica delle amazzoni nel mito di Wonder Woman, ripreso dagli psicologi William ed Elizabeth Marston nella creazione del loro fumetto (sviluppato anche dalle prime fumettiste, come Joye Hummel, da poco scomparsa, che ne curò la strip). Ma, al contempo, come abbiamo detto, Bradamante è pienamente umana, e quindi più vicina a una “eroina con superproblemi” di marca marvelliana, ma senza superpoteri.
Un ultimo aspetto che merita rimarcare è la bellezza degli scenari e delle ambientazioni, resi da Cardinali con un tratto essenziale ma di grande potenza evocativa, di nuovo grazie alla particolare grazia della colorazione. Non si tratta di un elemento puramente decorativo, ma spesso il paesaggio diviene un correlativo oggettivo degli stati d’animo della protagonista, contribuendo alla buona resa psicologica complessiva dell’opera. Non si giunge mai, mi pare, all’uso proprio della Ruckenfigur (vedi qui il mio studio su tale espediente nei fumetti), ma spesso – come nell’immagine qui sopra – il concetto diviene analogo.
Per concludere, come di consueto, mi piace analizzare la spendibilità didattica di quest’opera, con particolare riferimento alle scuole superiori, dove insegno. Come già accennato, mi pare molto buona, perché parliamo di un autore che è comunque obbligatorio nel canone, in terza superiore. Rispetto alla sua importanza – Italo Calvino, come noto, ne faceva il vero modello di scrittura italiana, piuttosto che Dante, per la leggerezza dello stile, riprendendolo nel suo Ciclo degli Antenati – non ci sono molte trasposizioni nel fumetto: le varie satire disneyane, l’adattamento di Marcello Toninelli, ma sempre più dalle parti di una ripresa umoristica e parodistica, di cui bene ha trattato la pagina di Arabeschi (e io ho in parte ripreso e ampliato qui).
Nel fumetto, interessante è la Cleofante che appare in “Leo e Aliseo” (vedi qui). “Donna son / e cavalier errante”: la giovane guerriera, in un medioevo fantastico anche piuttosto misogino, è chiaramente un calco di Bradamante (con cui fa rima): perfetta cavaliera, parla solo in endecasillabi a rima baciata.
Quest’opera di cui abbiamo trattato dunque funziona bene perché offre un punto di vista chiaramente, radicalmente diverso – sia pure, come abbiamo detto, coerente all’opera – che permette di far bene uno confronto. Con gli allievi – specie se in un istituto in cui si ha storia dell’arte, meglio ancora se materia di indirizzo – si potrebbe ricostruire la fortuna della figura di Bradamante nell’arte, dalle opere rinascimentali al Reni, da Julius Schon al Dorè; oppure più semplicemente il suo ruolo all’interno del poema (la ricerca in un testo wikisource è resa facile dalla ricerca per parola chiave, ricostruendo il “romanzo interno” di Bradamante nei suoi passi salienti).
Uno spunto interessante potrebbe essere anche quello di indagare ulteriormente il rapporto possibile tra la figura di Bradamante ed eventuali supereroine moderne, dei fumetti o dei cinecomics. C’è anche un film tv del 1983, “I paladini”, dove l’eroina è interpretata da Barbara De Rossi: ma non l’ho visto e quindi rimando a chi voglia approfondire per un ulteriore lavoro crossmediale.
In generale, comunque, l’opera resta pienamente godibile anche come lettura meno strutturata, e può essere apprezzata come un efficace fantasy ricco di sfumature psicologiche, dotato di una sua notevole piacevolezza visiva. Non mi resta quindi che consigliarvene la lettura, e augurarmi che Orlandi e Cardinali continuino questo lavoro, concentrandosi magari su un terreno che sicuramente sarebbe loro congeniale: quello della “Gerusalemme Liberata” di Torquato Tasso, dove certo non mancano eroi ed eroine tormentate.