Fahrenheit 451 di Santos, quando il fumetto difende i libri
È recentemente uscito per Tunué un nuovo adattamento del celebre romanzo di Ray Bradbury, “Fahrenheit 451”, questa volta ad opera di Victor Santos, autore spagnolo classe 1977 con alle spalle una ricca produzione da autore completo che data dal 1998. La traduzione dell’opera, come indicato giustamente anche in copertina, è di Sara Ragusa.
Il precedente fumettistico immediato è il bell’adattamento di Tim Hamilton del 2009, di cui ho avuto modo di parlare sia sul blog che su Lo Spazio Bianco:
Nel falò di Ray Bradbury sopravvivono i fumetti – Lo Spazio Bianco
Bradbury e i fumetti: Fahrenheit per fermare il declino – Come un romanzo
Questo nuovo fumetto di Santos, però, ha una forte autonomia. Hamilton, infatti, sceglieva un segno molto aulico, con un forte realismo dei personaggi unito a un gusto per eleganti composizioni artistiche della tavola.
Il fumetto di Santos invece adotta un linguaggio fumettistico di alto livello, ma molto più cartoonesco, che ricorda da vicino – pur nella potente sintesi personale dell’autore spagnolo – le soluzioni di Bruce Timm nel fumetto supereroico americano, rese particolarmente celebri dalla nota serie animata di Batman del 1990. Non mancano tavole rese cupe dal sapiente utilizzo del bianco e nero e da una colorazione fortemente espressiva, ma alternate, all’inizio, da tavole più colorate legate ai momenti di apparente serenità.
L’uso di un segno molto fumettistico è particolarmente efficace, grazie all’abilità dell’autore, per rendere subito efficaci i personaggi, anche quelli di contorno: il capitano Beatty è un perfetto Jock, entusiasticamente asservito al sistema benché lo capisca perfettamente (pur eliminando la sua tirata esplicita contro i nerd presente nel romanzo, la caratterizzazione è ottima); Mildred è una svampita cheerleader ormai divenuta una perfetta desperate housewife, e così via.
Non mancano elementi interessanti di linguaggio fumettistico: basti vedere a pagina 33, dove l’avvicinamento di Montag e della sua giovane vicina Clarisse avviene tramite il dissolversi graduale della griglia (e tavola 35 è molto efficace, nella sua simmetria con 33, se riletta a posteriori).
Questa scelta più netta per il fumetto comporta anche l’eliminazione di un componente metafumettistico che Hamilton, invece, esaltava: l’opera originale di Bradbury condannava il diffondersi del fumetto come uno dei segnali della decadenza della letto-scrittura, coerente in fondo con le coeve battaglie del dottor Wertham. Hamilton inserì questo elemento come un voluto paradosso nel suo fumetto (autorizzato da Bradbury, allora ancora in vita) mentre qui viene rimosso: forse perché Hamilton vedeva la sua opera più come un “graphic novel”, sentendosi più immune a quelle critiche, mentre qui si usa un linguaggio pienamente fumettistico, mostrandone la grande efficacia.
L’opera, col suo linguaggio dinamico ed efficace, fa cogliere come la profezia di Bradbury, spogliata del necessario elemento parossistico tipico della migliore SF sociologica anni ’50, sia di grande modernità. Con poche modifiche l’opera potrebbe essere una puntata di Black Mirror moderna (probabilmente, in modo più suadente, in un tecno-totalitarismo soft moderno i libri non sarebbero davvero totalmente proibiti, ma sempre più scoraggiati): abbiamo la pervasività degli schermi che occupano ogni parte della vita, anche se ciò è avvenuto più con la miniaturizzazione che con gli schermi parietali. Questi ultimi, tuttavia, possono far pensare alla realtà virtuale sempre più imminente, al cyberspazio della rete. Perfino gli elementi interattivi della fiction La Famiglia seguita da Mildred possono rimandare a sperimentazioni futuribili di cui l’ultima stagione di Black Mirror ha appunto trattato.
Profetico è anche l’abuso di psicofarmaci, il rimando (opportunistico) al politicamente corretto per le minoranze (i libri vanno censurati perché finiscono sempre per essere offensivi per qualcuno), perfino lo stesso elemento del cane-robot usato per dare la caccia ai dissidenti richiama la diffusione dei primi prototipi dei modelli in stile Boston Dynamics (come quello presentato appunto nella puntata di Black Mirror, “Metalhead”).
L’efficacia di questo adattamento testimonia dunque della vitalità dell’opera anche in questo 2024, dove i rischi di un anti-intellettualismo sempre più tracotante sono tutt’altro che remoti. Dal rogo di Alessandria d’Egitto fino a quelli dei nazisti e dei moderni totalitarismi, la fiamma della censura continua a bruciare. Ma la letteratura, come la Fenice, è sempre pronta a rinascere dalle proprie ceneri. Anche quella a fumetti.