Chi è Lo Spazio Bianco: Simone Rastelli
Per il nostro appuntamento alla scoperta di chi siano veramente i collaboratori de Lo Spazio Bianco, oggi intervistiamo una collaboratore storico: Simone Rastelli.
Ciao Simone, presentati ai nostri e tuoi lettori.
Classe 1966, instradato al fumetto da mio padre, texiano della prima ora, anzi dal numero uno. Primo fumetto incontrato e letto: Topolino, in età prescolare; poi un po’ di Marvel alle elementari, soprattutto Capitan America e X-Men (le storie dei mutanti erano in coda agli albi di Cap della Corno). Grazie a Lanciostory e Skorpio conobbi un po’ di fumetto sudamericano, mentre per i manga dovetti attendere l’Università e i consigli di alcuni amici. In mezzo a tutto questo molte strisce, e poi tutto il resto.
Simone fuori dal fumetto e da LSB: che altre passioni coltivi e cosa segui sulla rete?
Togliendo famiglia, lavoro e fumetto non è che rimanga molto tempo… Comunque: sto recuperando le mancate letture, soprattutto classici e riprendendo quelle amate nel corso degli anni. Rileggere è riscoprire. Ho purtroppo relegato l’ascolto di musica in secondo piano e addirittura rinunciato all’attività fisica!
Da quanto sei dei nostri? Ti ricordi il primo pezzo?
Sono in LSB dal 2003 e i mio primo pezzo fu l’intervista a Luca Biagini, un collezionista che frequenta la mia stessa fumetteria. Il che dal mio punto di vista è strano, perché mi trovo particolarmente a disagio sia con le interviste sia con i collezionisti.
L’articolo di cui vai più fiero?
Troppo difficile: diciamo la serie di pezzi sul Sandman di Neil Gaiman e quello sul Planetary di Warren Ellis e John Cassaday. Fra quelli a venire, ancora un paio di pezzi su Ellis e i supereroi.
Nutri un particolare interesse per la divulgazione del fumetto al di fuori della cerchia di appassionati: quali sono a tuo parere le potenzialità ancora inespresse di questo medium?
Direi che il fumetto affronti con grande consapevolezza delle proprie caratteristiche le sfide che via via si propone, come, ultima fra le tante, il racconto della realtà.
Preoccupante continua invece a essere in Italia lo stato del fumetto come realtà economica: un sistema debole, che consente a pochi autori di guadagnarsi da vivere. Vero è che alcuni sistemi di fumetto economicamente forti (penso a Giappone e USA) hanno il fumetto come elemento di una proposta variegata, che spesso ha nel merchandising la parte che genera maggiori utili.
Comunque sia, un dato di fatto è che i lettori di fumetto sono pochi e, in questo contesto, realtà come Lospaziobianco hanno il dovere di diffondere la curiosità e la passione per il fumetto, tentando di agganciare potenziali lettori, al di fuori del mondo degli appassionati.
Coltivi da un po’ l’idea di creare una sorta di comunità formata da coloro che fanno informazione e critica del fumetto sulla rete: che vantaggi porterebbe e che prospettive aprirebbe un’iniziativa del genere a tutto il movimento?
La mia speranza è che porti a una maggior circolazione e confronto di idee e visioni, che a sua volta possa stimolare iniziative, approcci e, perché no, una più chiara consapevolezza del nostro ruolo nel mondo del fumetto. Credo al momento le discussioni siano limitate all’interno delle varie redazioni e a incontri occasionali e informali (e spesso divertenti, va da sé). La stabilità stessa delle redazioni (la causa principale di turn over è l’abbandono per aumentati impegni familiari o di lavoro, ovvero: le persone a un certo punto devono guadagnare per vivere) fa pensare che molti di noi restino stabilmente in una propria “area di conforto”, scelta ragionevole, visto il tempo a disposizione, ma che rischia di portare a una scarsa crescita culturale. Qui in realtà il problema di base è probabilmente l’assenza di prospettive professionali: chi scrive di fumetto lo fa per passione, senza prospettive di guadagno, il che è una condanna a uno stato di minorità, che toglie anche stimoli all’affrontare nuovi ambienti.