Lucca Comics & Games 2019 – Cosa rimane?
Lucca è finita. C’è voluta una settimana per capacitarmene, ma ormai devo accettare la dura realtà. Lucca è finita.
Che Lucca è stata? Bisogna prenderla larga, fare dei distinguo… Intanto, Lucca Comics & Games è talmente “tanta” che sarebbe sciocco valutarla per la propria esperienza personale, o del proprio giro di conoscenze, e forse pure valutando quello che si legge sui gruppi e sulle pagine Facebook. Forse nemmeno gli organizzatori hanno pienamente sott’occhio quello che è stata questa edizione.
Parliamo di un’edizione con un parterre di ospiti internazionali impressionante, capace di attirare lettori di diversa estrazione, dai più nostalgici ai più attenti al fumetto contemporaneo, passando per appassionati di animazione, cinema, serie TV, videogiochi, letteratura, musica… Un’edizione con un programma talmente fitto da rendere difficilissimo organizzarsi un calendario di appuntamenti da seguire (storia vera!).
Un’edizione opulenta, quasi bulimica. Durante la quale era difficile anche sapere cosa ci fosse in giro (dell’incontro Manuel Agnelli/Gipi l’ho scoperto solo il giorno prima!).
Parliamo di una edizione che al sabato aveva venduto quasi la totalità dei biglietti previsti, ovvero quasi 90.000. Che ha collezionato 270.000 presenze in cinque giorni. E che ha avuto il meteo peggiore da quando si è trasferita all’interno delle mura cittadine.
La mia Lucca è stata molto bella, per le persone incontrate, per le interviste fatte, gli incontri visti e le mostre. Certo, una Lucca durante la quale mi sono perso autori ed eventi che avevo stabilito come essenziali, come il press café o gli showcase con Hirohiko Araki, un’occasione mancata che rimpiangerò a lungo. Ma un’edizione in cui mi sono sentito partecipe, in cui ho intervistato Stan Sakai (che spero un giorno mi adotti come suo nipote) e Jason, due che ho sempre letto e che non credevo avrei incontrato mai.
Non è stata certo un’edizione scevra da critiche e polemiche. Nessuna edizione lo è, ma quest’anno sicuramente la pioggia ha giocato a sfavore (e reso evidente quanta fortuna ci sia stata negli anni precedenti), e la logistica ha dimostrato i suoi limiti, con code lunghissime che mettevano a grave prova i visitatori, con una scelta dei luoghi degli incontri non sempre azzeccata (il sunnominato incontro Agnelli/Gipi, che meritava forse gli spazi del teatro del Giglio), con un sistema di prenotazione degli showcase principali mediante biglietto che generava unicamente altre code prima dell’evento. Problemi che dovranno essere affrontati per la prossima edizione, magari pensando a prenotazioni direttamente online per gli eventi principali, a una diluzione degli incontri, magari lavorando per registrarli e mettere a disposizione i video al termine della manifestazione, per rendere partecipe anche chi non ha potuto esserci.
E’ stata anche la prima Lucca in cui si sono alzate voci dissonanti fin dall’inizio, con la creazione del comitato Lucca Crepa che ha posto sotto i riflettori i problemi dei compensi degli operai che lavorano al montaggio dei tendoni e dei “felpati”, i tanti ragazzi che regolano gli ingressi degli stand. Certo, problemi che non possono essere risolti additando Lucca Crea, la società che organizza Lucca Comics & Games, come “il cattivo” della soluzione, ma che giustamente prendono di mira aspetti fondamentali della manifestazione, di una manifestazione COME Lucca Comics.
I problemi che possono esserle additati sono i problemi di ogni fiera del fumetto, probabilmente della maggior parte dei concerti, delle mostre, delle manifestazioni… Ma perché allora Lucca viene contestata?
Perché è giusto sia così, perché ormai Lucca Comics & Games è talmente grande, talmente ricca, talmente seguita che non può più nascondersi dietro all’apparenza di festa e basta.
Perché Lucca Comics è probabilmente qualcosa di unico in Italia, è talmente monumentale che d’ora in avanti dovrà affrontare le sue criticità, le sue debolezze, e diventare un esempio non di fiera del fumetto, ma di evento in tutto e per tutto.
Serve fare forse un ultimo salto qualitativo di crescita, diventare qualcosa di più grande forse non di Lucca, ma dell’Italia stessa. Un evento internazionale come già è, ma con la consapevolezza ancora maggiore di esserlo, di essere determinante per il mercato del fumetto, del gioco, dei videogame, della letteratura, del cinema… Lucca può essere la stella polare dell’industria dell’intrattenimento. Ne ha la vocazione, ne ha lo slancio, ne ha la forza e la visibilità.