I supereroi si tingono di arcobaleno: DC e Marvel Pride
Il 27 giugno 1969 la polizia irrompe nello Stonewall Inn, un bar gay nel quartiere newyorkese del Greenwich Village. Non è la prima volta che succede: le incursioni della polizia nei locali gay e nei night club facevano regolarmente parte della vita della comunità omosessuale nelle città degli USA, giustificate spesso nelle maniere più improbabili. Stonewall fu però la goccia che fece traboccare il vaso: dall’irruzione scaturirono scontri e tensioni che durarono per due giorni, coinvolgendo migliaia di persone. L’anno successivo, in commemorazione dei moti di Stonewall, il GLF (Gay Liberation Front) organizzò una marcia dal Greenwich Village a Central Park. Da allora, il 27 giugno è il giorno del Pride, che negli anni non solo ha incluso le varie dimensioni della comunità LGBTQ+, ma si è spesso espanso a un intero mese di celebrazioni e riflessioni sulla condizione, le conquiste e le lotte di questa comunità.
Nel 2021 questa celebrazione è stata particolarmente sentita non solo in Italia (dove infuria il dibattito sul DDL Zan, legge che punta a combattere omofobia e discriminazioni promossa dal deputato Alessandro Zan), ma anche negli Stati Uniti, dove il presidente Joe Biden ha dichiarato giugno 2021 come mese del Pride. In occasione di questo evento, per la prima volta sia Marvel che DC Comics hanno deciso di pubblicare un’antologia dedicata ai propri eroi LGBTQ+. Mettendo insieme autori di punta e alcuni esordienti, ma soprattutto molti appartenenti a questa comunità, le case editrici hanno voluto celebrare personaggi che negli ultimi anni sono stati sempre più protagonisti di storie importanti: da Batwoman a Northstar, da Harley Quinn e Poison Ivy a Hulkling e Wiccan, da Aqualad a Titania.
Un’operazione, quella di questi due albi, che presenta luci e ombre come tutti gli albi celebrative prodotti ad hoc dalle Big Two, spesso contenenti storie totalmente trascurabili, come la Black Cat di Leah Williams e Jan Bazaldua o l’esordio della supereroina transgender Dreamer scritta da Nicole Maines (attrice che la interpreta in Supergirl) e Rachael Stott, o altre forse anche troppo tirate per i capelli, come quella dedicata a Magneto e l’Uomo Ghiaccio di Anthony Oliveira e Javier Garròn o quella su Midnighter e John Constantine di Steve Orlando e Stephen Byrne. Ma per ogni storia non riuscita, le due antologie contengono anche piccoli gioielli: la divertente Colossus di Keiron Gillen e Jen Hickman, in cui Prodigy racconta a Speed la prima volta che ha capito di essere bisessuale e l’importanza di non essere soli in questo percorso, ma bensì sentirsi parte di una comunità; la leggera, tenera e surreale dichiarazione di Harley Quinn a Poison Ivy a firma di Mariko Tamaki e Amy Reeder; il racconto sofferente dell’amore taciuto da Alan Scott (la Lantera Verde della Golden Age, da poco dichiarata omosessuale) a opera di Sam Johns e di un pezzo da novanta come Klaus Janson; la storia con protagonista Titania e una cosplayer di She-Hulk realizzata da Crystal Frasier e Jethro Morales, forse una delle migliori in assoluto nel suo saper raccontare il percorso di scoperta della propria sessualità, di transizione e di accettazioni di sé stessi anche grazie all’esempio di altri, a cui fa eco quella dedicata a Batwoman scritta da James Tynion IV e meravigliosamente disegnata da Trung Leng Nguyen.
Tra i due albi quello Marvel appare in generale più riuscito: non solo gli interventi editoriali sono più interessanti e affrontano meglio la tematica, ma anche le storie hanno in generale una qualità media superiore. Inoltre, la grande presenza dei mutanti e della nuova nazione di Krakoa non solo ribadisce l’importanza di questi personaggi come fulcro di una narrazione inclusiva e capace di adattarsi meglio di ogni altra alle tematiche di lotta alla discriminazione, ma sottolinea anche la riuscita dell’operazione di rinascita attuata da Hickman, capace di costruire una società fittizia che riesce a intersecarsi con quella reale e con i suoi problemi. L’aggiunta al termine dell’albo della storia di Alpha Flight #106 in cui Northstar fa il primo coming out della storia dei supereroi dà ancora più valore a questo speciale.
A prescindere da giudizi più o meno critici sui singoli fumetti, queste due antologie non solo presentano tanti autori sensibili (Kieron Gillen, Mariko Tamaki, James, Tynion IV), spesso giovani e appartenenti alla comunità LGBTQ+ (Vita Ayala, Leah Williams, Sina Grace) di cui conoscono sogni, gioie, problemi e difficoltà e di cui riescono a scrivere storie con cui è facile relazionarsi, ma ci ricordano anche quanto siano potenti questi universi narrativi che, attraverso una rappresentazione simbolica, intervengono attivamente nella società: non solo tramite personaggi dichiaratamente omosessuali, bisessuali, transessuali o non-binary, ma anche attraverso altri come Magneto, She-Hulk o Elektra, che grazie al loro esempio e alla loro sensibilità si avvicinano a un mondo che magari non conoscono, ma che accettano e vogliono includere nella propria comprensione.
Operazioni del genere prestano ovviamente il fianco a chi accusa le Big Two di essersi fiondate su un argomento che fa” tendenza”, un po’ come quello sulle minoranze; gli strenui difensori dei buoni vecchi fumetti di supereroi partiranno con tirate sulla decadenza della tradizione, storpiata e infettata dal morbo del politicamente corretto diffuso dai SJW, i social justice warriors che portano avanti queste battaglie. E allora forse i contributi più importanti per controbattere a queste accuse sono dati dall’introduzione (a fumetti) al Marvel Voices Pride dell’argentino Luciano Vecchio (tra l’altro disegnatore di una storia in DC Pride), l’intervista a Chris Cooper (ex editor associato della Marvel, tra coloro che avallarono la storica decisione di quell’Alpha Flight 106) e l’introduzione a di Mark Andreyko a DC Pride (curatore dell’antologia Love is Love del 2016, i cui proventi andarono alle famiglie delle vittime del massacro omofobo di Orlando): proprio attraverso questi interventi capiamo il lungo percorso che questi personaggi hanno fatto durante gli anni, quanto la consapevolezza (anche narrativa) di queste tematiche sia aumentata con tante piccoli contributi che solo oggi danno i loro frutti più gustosi e preziosi, quanto queste storie siano importanti per una comunità che chiede solo di essere riconosciuta. Sono questi racconti che ci fanno capire quanto spazio ci sia (e ci sia sempre stato) nei fumetti per raccontare il nostro mondo, anche e soprattutto attraverso eroi che sono poco super e molto umani, che da sempre si presentano come inclusivi e attenti a quello che succede ai propri lettori. Chi non lo riconosce e sbandiera il diritto di indignarsi per queste storie, vuol dire che non ha mai letto un fumetto in vita sua. Al tempo stesso queste antologie mostrano che la strada fatta, pur essendo tanta, non è ancora conclusa: c’è bisogno di scardinare le ultime resistenze e ipocrisie che ancora si incontrano nell’ambiente del fumetto, affinché la diversità di autori e voci possa allargarsi ancora di più e raggiungere ancora più persone.
Da maschio etero bianco cis, ovvero il più privilegiato tra i privilegiati, forse non sono il più adatto a scrivere queste parole, a riflettere su una cosa che in effetti non ha toccato la mia esistenza. Da lettore di fumetti posso però dire che vedere il matrimonio tra Hulkling e Wiccan (avvenuto all’interno dell’evento Empyre) è stata una delle più grandi ricompense che un fan come me potesse ricevere: vedere quei volti per me amici così felici, felici come vorrei vedere tanti altri miei amici, senza paure o dubbi sulla “correttezza” del proprio amore, è stata una grande emozione. Le storie sono importanti per questo. Per vedere oltre il colore della pelle, l’orientamente sessuale, la religione. Per far dire a un maschio etero bianco cis che love is love, non importa tra chi. E che storie come queste servono, possono salvare vite e farti sentire più vicini, farci sentire nella pelle degli altri. Love is love, e tutto il resto, sono solo cazzate.