Diario di bordo #3: le letture di aprile 2017

Diario di bordo #3: le letture di aprile 2017

Max Winson di Jérémie Moreau 
Fumetto corposo che in prima battuta narra una storia di sport, con protagonista Max Winson, giocatore di tennis infallibile ed imbattibile, fra partite e i soffocanti impegni da “star”: interviste, shooting fotografici ecc… Max è inoltre vittima della sua stessa carriera e della figura ossessiva ma positivamente protettiva del proprio padre.
In seconda istanza l’opera tocca l’anima vera del tennis: il gioco come scambio utile, gentile e rispettoso, con evidenti ispirazioni da Open, la grande biografia di Andre Agassi.
Moreau adotta dei mezzi toni grigi fissi durante tutta la narrazione, e utilizza un tratto leggero che ricorda quello di Bastien Vivés, con una prova grafica molto buona.
L’opera scorre bene, ma forse mi aspettavo qualcosa in più: alla fine dei conti si tratta il tema sportivo in maniera poi non così inconvenzionale, e anche il parallelo tennis-dialogo (così forte nel finale) è una riflessione molto naturale, ma anche non inedita.

Il playboy di Chester Brown
Ho già parlato in lungo e in largo di Chester Brown e non mi dilungherò. Ho finalmente concluso questo tassello della ideale trilogia composta da Non mi sei mai piaciuto (di cui parlo qui) e Io le pago.
Il playboy è certamente l’opera meno interessante delle tre: la narrazione procede per ricordi separati e non sempre legati fra loro, e non si capisce dove l’autore voglia andare a parare: non c’è uno scopo preciso.
Al solito però Brown è un grande narratore, la sua storia diverte, è leggera e si fa divorare. Il racconto della sua adolescenza è peraltro spunto non solo per parlare in maniera marginale del rapporto di un adolescente con la pornografia, assieme ai conseguenti timori di essere scoperti e disprezzati (ingiustificatamente), ma è anche occasione per una interessante ricostruzione storica della nota rivista Playboy e delle donne che sono state protagoniste di quelle pagine.

Martha Washington di Frank Miller e Dave Gibbons
Anche qui non mi dilungherò, avendo scritto sull’argomento un lungo approfondimento che potete trovare qui.
Alla regia abbiamo due grandissimi autori: Martha Washington è una versione ucronica dell’american dream e costruisce un alone di mitologia attorno ad una semplice ed ingenua ragazza, ultima fra gli ultimi.
Nella prima parte i toni sono sopra le righe, c’è tanta ironia grottesca, una satira politica devastante e un immaginario sterminato per i personaggi che popolano le scene, fra nazisti omosessuali, enormi robot di multinazionali e tanto altro ancora. Nella seconda e terza parte la storia cambia rotta e diventa piatta: un racconto di guerra non troppo interessante che poi vira sulla fantascienza più superficiale.
Opera minore e per completisti, ma attenzione alla prima storia, Give me liberty: un caposaldo davvero imperdibile della Dark Age. Vale la pena recuperare il volume anche solo per la lunga storia (circa 250 pagine) appena citata.

Roghi di Anna Deflorian
Lo ammetto tranquillamente ragazzi: di questo fumetto non c’ho capito niente. Quel che ho capito è che all’autrice non interessava sviluppare una trama lineare, quanto evocare dei pensieri torbidi, richiamare delle sensazioni di paura e ribellione. L’opera si incentra su un labile giallo, e racconta la storia di tre protagoniste che vivono situazioni surreali in un paesino di provincia.
Il tratto della Deflorian è raffinatissimo, probabilmente una delle più grandi autrici nostrane, che gode anche di un’ottima reputazione oltre confini nazionali.
Opera complessa e affascinante; una rilettura è d’obbligo.

Maison Ikkoku di Rumiko Takahashi voll. 1-3
Ho finalmente deciso di completare la lettura di questo manga, troppe volte iniziata e lasciata in sospeso (anche a causa dei costi della bella, ma dispendiosa, perfect edition).
L’autrice narra le piccole cose della vita quotidiana di una pensioncina giapponese, fra una famigliola modesta, un giovane universitario scavezzacollo, un uomo scroccone di cui si sa molto poco, una cameriera con un caratterino difficile e l’ultima arrivata: la bella e dolce amministratrice.
Storie d’amore, situazioni comiche e leggere: questa è la ricetta della regina dei manga. Un grande classico da gustare in tranquillità, che permette a chiunque di vivere in prima persona le intime realtà della convivenza nelle pensioni giapponesi.

La mia vita in barca vol. 2 di Tsuge Tadao
Attendevo trepidante la conclusione della maestosa opera del maestro Tsuge Tadao.
In queste pagine c’è tutta la maturità delle tematiche gekiga: i dubbi di un uomo di mezza età in bilico fra i doveri familiari e la volontà di una vita solitaria su una piccola barchetta sul fiume.
A tutto questo si uniscono le tipiche atmosfere pacate che esaltano il rapporto genuino fra l’uomo e la natura, temi che sono stati tanto cari anche a maestri come Jiro Taniguchi.
La mia vita in barca è un’opera che trasmette tranquillità, vitalità, e un bisogno impellente di circondarsi della natura, oltre a costituire un piccolo e sfizioso prontuario sulla vita di pesca.
Uno dei più bei manga che abbia letto; è un gran peccato per il finale affrettato: la rivista su cui l’opera era pubblicata chiuse e l’autore fu costretto a tagliare la sua storia.

Unflattening di Nick Sousanis
L’università di Harvard dà alle stampe questo meraviglioso saggio a fumetti che riflette sui metodi di narrazione del mezzo-fumetto stesso.
L’opera è evidentemente ispirata al grande precursore di questo genere: Understanding comics di Scott McCloud, sebbene Sousanis non adotti uno stile cartoonesco, ma uno molto più realistico e complesso, con tavole mozzafiato, fittissime di dettagli e diagrammi che esprimono a pieno il potenziale comunicativo del mezzo.
Gli autori citati sono moltissimi: da Platone a Eratostene, da Deleuze fino a Calvino. Sousanis spazia a tutto tondo fra pittura, cinema, filosofia, letteratura ecc… coinvolgendo tutte le arti.
Non aggiungo altro: andate a cercare alcune tavole, sono sicuro ne rimarrete folgorati.

Nameless di Grant Morrison e Chris Burnham
Questo mese devo ripetermi per la seconda volta: anche qui ho colto solo la superficie, ma del resto era ciò che mi aspettavo da Morrison.
L’autore scozzese basa tutta la narrazione sull’allegoria arcana, sull’uso dei tarocchi e della cabala ibridata all’esoterismo.
In molti hanno definito quest’opera un esercizio di stile, ma io me la sono goduta dall’inizio alla fine.
Divertentissima, una cavalcata adrenalinica nell’abisso. Se ne colgono le architetture in controluce, ben nascoste dall’autore; i progetti sono complessi, ma non indecifrabili.
Ovviamente mi sono fatto una mia idea, dei collegamenti ed anche delle speculazioni. Ma rimando il tutto ad una necessaria rilettura. Consiglio spassionatamente la versione cartonata edita da SaldaPress, contenente una utilissima guida alla lettura scritta dall’autore stesso.
Un Morrison Lynchano che come sempre è riuscito a farmi affascinare all’esoterismo e mi ha costretto a compiere lunghe ed interessanti ricerche. Grandissima anche la prova grafica di Burnham, che si dimostra un disegnatore di grande rilievo.

I briganti vol. 1 di Magnus
Opera incompleta di Magnus e probabilmente la mia preferita già da ora. I tempi narrativi sono perfetti e Magnus crea uno stranissimo calderone di epoche e fascinazioni, fra ambientazioni medievali ed orientaleggianti miste a veicoli ed oggetti futuristici, con un’impronta d’avventura e ambienti che ricorda moltissimo il Flash Gordon di Alex Raymond.
Storia di redenzione e rivoluzione con parentesi comiche, grottesche e critiche. Mi è entrata nella pelle.

Superman: alieno americano di Max Landis e AA.VV.
Una delle miniserie DC Comics più osannate degli ultimi anni, successo di critica e pubblico, che vede l’esordio alla sceneggiatura a fumetti di Max Landis, coadiuvato da vari disegnatori che presentano un’interpretazione differente per ogni episodio.
Un esordio col botto: Landis racconta le origini di Superman in brevi ed intensi episodi, dalla sua infanzia fra i campi in Kansas fino alle prime scazzottate coi mostri a Metropolis, per poi presentare il primo incontro il suo peggior nemico: Lex Luthor.
Landis riesce a cogliere e trasmettere davvero il lato umano ed attualissimo di Clark, riportando un clima intimo e familiare e creando un’empatia assoluta col personaggio, un qualcosa che mancava davvero da tempo.
Una grande serie, anche se sono un po’ più tiepido dell’opinione corrente fra i lettori,  che è a mio avviso forse eccessivamente entusiastica.

Dylan Dog #368 – Il passo dell’angelo di Gigi Simeoni
Torna Gigi Simeoni come autore completo su DD.
Stimo moltissimo Simeoni, ma ho trovato la sua prova grafica di gran lunga sotto le sue potenzialità, già dimostrate in Nel fumo della battaglia e in opere precedenti alla sua avventura con DD, in particolare Stria.
Il suo bianco e nero netto, pulito e raffinato, luminoso, che ricorda in parte quello di Magnus, qui diventa in alcuni punti più svogliato e frettoloso, perdendo la sua teatralità e compostezza.
La storia è la solita su una giovane ballerina devastata dalla fatica e dalle distruttive lezioni impartite da una insoddisfatta e severissima insegnante di danza, mai realizzatasi a causa di un grave infortunio. A condire il tutto un improbabile legame con una storia di nazisti a fare la parte dei super cattivi.
La narrazione scorre, Simeoni sa come far filare un albo, ma manca quel quid che renda una storia speciale e diversa dalle altre.

 

Ci vediamo il mese prossimo. Buone letture a tutti!