Jimbo: le labirintiche architetture medievali di Gary Panter

Jimbo: le labirintiche architetture medievali di Gary Panter

155d23e46474d33e8c041b91083c750cIl personaggio di Jimbo, un vero e proprio simbionte rimaneggiato più volte nella sua essenza e totalmente stravolto, ha accompagnato a fasi alterne la carriera di Gary Panter per un trentennio, e forse non ha mai smesso di farlo.

Prima espressione della sua anima legata agli ambienti punk statunitensi, Jimbo apparve negli anni ’70 sulla rivista Slash, come icona del personaggio punk per antonomasia in un’epoca intrisa del terrore per il nucleare.
Successivamente il personaggio fu reinventato su Raw di Art Spiegelman e addirittura nell’85 su Zongo Comics di Matt Groening (suo grande ammiratore) con cadenze regolari.
Nel ‘97, in una fase successiva al frenetico ventennio 70-80s in cui Panter apertamente sostenne di aver fatto uso regolare di LSD, accedendo a un infinito patrimonio di visioni, l’autore tornò nuovamente su Jimbo.
Questa volta però il suo approccio fu molto più metodico e strutturato, lontano dalle caotiche visioni acide, e sfociò nella produzione di Jimbo in Purgatory e Jimbo’s Inferno, due perfette strutture architettoniche frutto di sapiente ingegneria costruttiva.
In queste opere Panter riversò riferimenti dalla cultura classica e medievale mischiate alla satira, alla politica e attualità del momento storico (in particolare l’asfissiante era Bush), al punk e alla cultura pop, con comparse di Lennon e Yoko, Frank Zappa (suo idolo), riferimenti a Metropolis di Fritz Lang, modelli di giocattoli giapponesi e indiani e qualsiasi altra cosa gli venisse in mente.

86696091_1072497919777710_5303131811272982528_nTutto questo enorme medley si basava poi su due fascinazioni: le opere di Dante e Boccaccio e lo sperimentalismo del linguaggio modernista e anche postmodernista.
L’idea di questa contaminazione di Jimbo con Dante venne infatti all’autore durante la lettura del Finnegans Wake di Joyce, a cui abbinó la Divina Commedia e il Decameron, adattando le idee di Dante alla realtà del 21esimo secolo.
Fu così che, come avvenne per Dante coi suoi illustri politici, religiosi e maestri contemporanei, sulle pagine di Jimbo apparve uno sconfinato pantheon di figure della cultura popolare di quegli anni.

Analizzando in particolare le 31 complessissime pagine di Jimbo in Purgatory, la più interessante delle due opere, Panter adottò una struttura fissa: nella pagina a sinistra una densa e contratta griglia di 4 strisce per 3 vignette, e in quella a destra una griglia più ariosa di 3×3.
L’interesse di Panter era soprattutto quello di ricreare il senso metrico e ritmico che era tipico dei canti di Dante, attraverso una alternanza di pagine che doveva ricordare la frequenza cardiaca, con la sua contrazione ed espansione.
Ogni pagina era poi stracolma di riferimenti, una sorta di cut-up di citazioni e frasi tratte primariamente dalla Divina Commedia e dal Decameron e poi da qualsiasi cosa inerente al tema gli venisse in mente: sono citati Chaucer, Ovidio, Virgilio, le satire di Giovenale e Luciano ecc…
Ognuno di questi riferimenti veniva riportato in nota al termine della pagina e il processo di creazione era estremamente elaborato.

86971841_1072497876444381_6512757235058212864_nPer quanto riguarda i contenuti, Panter partiva da un Canto di Dante (per ogni pagina), cercando un panter_garyparallelo tematico in Boccaccio, per poi ampliare questa catena di inerenze a qualsiasi altra lettura gli venisse in mente. Il risultato era una sorta di compendio estremamente concentrato e strabordante, che rendeva la lettura di ogni tavola molto vicina alla decritazzione di un codice o all’interpretazione di una mappa di navigazione.
Oltre a ciò, le pagine erano bilanciate da esatti calcoli matematici: Panter divideva il numero di parole del Canto dantesco per il numero di parole presente nella novella boccacciana, per poi dividere a sua volta questo risultato per il numero di vignette, così da ottenere un numero medio di parole da utilizzare per ogni pagina per mantenere l’equilibrio fra disegni e testo. Le pagine, per rievocare i manoscritti miniati medievali, furono poi contornate da una cornice con tema grafico peculiare che spesso diveniva anche una sorta di texture di fondo per la tavola stessa.

Col progredire dell’opera la complessità cresceva sempre più e sempre più Panter si allontanava dalla lettera e dal modello di Dante per dar sfogo alle sue fantasie interiori.
Nella sua opera Panter valorizza l’essenza dell’allegoria, il suo procedere per immagini e associazioni piuttosto che per una via dritta ed evidente, dando libera espressione al flusso di coscienza che è frutto di genuina immediatezza artistica.
I riferimenti classici furono inoltre una sorta di rifugio per l’autore, costituito da materiale così rispettato e ignorato dai più da non essere mai stato alterato dalla moralità e dal bigottismo statunitense: nessuna opera classica, a differenza delle pressanti esigenze editoriali moderne, era mai stata intaccata.87098219_1072497889777713_5688349768808398848_nPanter, proveniente da una fervente e da lui stesso definita “talebana” famiglia cristiana texana, diede fondo in queste opere al conflitto che in tutta la sua esistenza aveva maturato con la propria religiosità.87010787_1072497966444372_8130899546944307200_n
Andando oltre la lettera, Panter colse aspetti nascosti delle opere citate, mettendo in risalto ad esempio gli accenti erotici e sciamanici della Divina Commedia, riconducendone le origini a un singolo sogno allucinato di Dante piuttosto che a una strutturata e razionale idea coltivata per anni e priva di visioni interiori.
L’autore aveva dunque rinvenuto nei classici tutti gli elementi spirituali e dionisiaci necessari, “salvando le apparenze” dietro al fatto che tali opere erano spacciate come materiale rigoroso e “ben educato”.
Non sorprende però di ritrovare ormai poco di quei temi filosofici nelle tavole di Jimbo al seguito di questo colossale lavoro di progettazione, proprio perché Panter ha avuto la grande intuizione di creare un’opera che fosse prima di tutto visuale e cifrata, che rispondesse a criteri di collegamento basati su associazioni mentali folli piuttosto che su solide teorie filologiche: è così che in quelle pagine si ritrovano angeli dalle apparenze di giocattoli giapponesi mossi sullo sfondo di conflitti dell’epoca come la guerra in Serbia e con riferimenti politici e alla letteratura contemporanea, in particolare Burroughs.

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