La critica del fumetto e le altre. Appunti per un raffronto.
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La critica del fumetto e le altre. Appunti per un raffronto.

Un dibattito che riemerge periodicamente nella sfera di chi scrive di fumetto è quello relativo alla definizione della critica fumettistica. In questo blog mi occupo principalmente del rapporto tra letteratura e fumetto, quindi questa questione ha un valore preliminare (vale per ogni scrivente nell’argomento) e laterale (non è il focus del blog). Tuttavia, ho ritenuto utile elaborare alcuni appunti per chiarirmi le idee e precisare la mia posizione al lettore, magari suscitando anche una discussione con altri che si occupino di tale argomento.

Dato lo specifico del blog, ho cercato di fare un – sommario – riferimento alla critica letteraria, che è naturalmente differente dalla critica fumettistica, ma indubbiamente la precede e quindi – assieme ad altre “critiche”, quella artistica e quella cinematografica in particolare, ha un influsso su quella del fumetto. Ho fatto riferimento principalmente alla Treccani, in quanto costituisce una sintesi autorevole e in qualche modo “istituzionale” del dibattito delle altre arti. In un ambito saggistico ovviamente si potrebbe ampliare l’analisi: e ben vengano eventuali altri spunti e suggerimenti.

A tale proposito, devo chiarire che personalmente non ritengo di fare “critica del fumetto” in senso stretto, ma piuttosto dedicarmi principalmente all’attività propedeutica, ovvero l’analisi testuale condotta in riferimento all’ambito fumettistico.

critico

Raoul Hausmann, Il critico d’arte, 1919-20

La critica

La definizione da vocabolario della critica di Treccani è a mio avviso impeccabile:

Complesso delle indagini volte a conoscere e a valutare, sulla base di teorie e metodologie diverse, i varî elementi che consentono la formulazione di giudizî sulle opere dell’ingegno umano.

In sé c’è poco da aggiungere a questa definizione della principale enciclopedia italiana. Può essere però interessante vedere gli approfondimenti che riguardano gli altri tipi di critica.

La critica letteraria

Utile per una sintesi è, a tale proposito, la definizione di critica letteraria curata da René Wellek per la Treccani.

“Critica” significa “discernere, giudicare”, e implica una teoria letteraria generale, oltre all’analisi di opere specifiche (il processo solitamente definito come “recensione”). I due elementi sono ovviamente intrecciati: il primo confina da un lato con la visione filosofica dell’arte e della percezione, ovvero l’estetica, e dall’altro con la storia della letteratura, che è l’approccio cui, per formazione in Lettere a indirizzo Artistico, mi sento più affine (pur avendo effettuato anche due annualità di estetica). Si distingue anche talora, tra forma ampia e forma breve, tra una attività critica saggistica e una attività critica giornalistica (una distinzione che ricorda quella, ugualmente sfumata, tra “saggio breve” e “articolo di giornale” nel tema di maturità ormai cassato in favore di una “analisi del testo arricchita”).

“Storia della letteratura”, ovvero prospettiva generale, e analisi di un’opera limitata, dovrebbero comunque in qualche modo convergere in un discorso critico organico. Il rischio dell’attività critica online (non solo quella fumettistica) è probabilmente il suo carattere episodico, che più raramente confluisce in un saggio organico (salvo quegli autori che hanno un passaggio a una produzione libraria). Ciò prescriverebbe un carattere più organico alla propria attività critica, col tentativo di una certa unitarietà: io cerco di farlo col lavoro su fumetto e letteratura, da un lato, su questo blog, e su fumetto e “esoterismo” (in senso lato), dall’altro, sul mio blog personale Barberist.

La voce Treccani distingue varie fasi nell’esame di un’opera, che possono valere anche per altri media:

il godimento immediato, l’apprezzamento, l’osservazione, la descrizione, l’analisi, l’interpretazione, la caratterizzazione e infine il giudizio.

Se la prima fase (godimento immediato / apprezzamento) è quella che si definisce solitamente “critica impressionistica”, ovvero basata su una pura “impressione” a caldo (e ritenuta meno rilevante), la seconda fase è quella che a me interessa maggiormente: la descrizione/osservazione dell’opere a la sua analisi e interpretazione (nel senso più proprio di coglimento di altri piani di lettura), pur riconoscendo l’importanza di un giudizio conclusivo, che non va inteso, in senso estetico, come la “valutazione a stellette” o voti scolastici, ma – per me, venendo da una prospettiva storico-artistica – la (possibile) collocazione della singola opera nel canone, per il suo valore.

dove

Arthur Dove, “Il critico” (1925)

La critica d’arte

La presentazione della critica d’arte sulla Treccani è affidata a un critico della caratura di Giulio Antonio Argan (vedi qui). La definizione non è troppo dissimile da quella della critica letteraria: una disciplina “ha come fine l’interpretazione e la valutazione delle opere artistiche”. Argan aggiunge una dimensione “storica”, che gli è propria, sottolineando come lo sviluppo della critica d’arte come disciplina autonoma ben codificata si formi col ‘700 e con l’illuminismo (annotazioni sull’arte sono presenti fin dall’antichità, perlomeno greco-romana, e certo un altro punto di svolta sono le “Vite” dei pittori più significativi artisti scritte da Giorgio Vasari, a metà ‘500).

Interessante una annotazione che riguarda William Hogarth, caposcuola della pittura  settecentesca inglese, che qui riporto poiché Hogarth è anche inserito tra gli antesignani del fumetto con le sue “serie” di quadri e incisioni (e proprio di queste, che sono il suo lavoro più noto, parla Argan in relazione alla critica.

La borghesia, nemica del fasto e attenta alla realtà delle cose, ha altri interessi nel campo dell’arte: se la casa del ‛nobile signore’ in rovina del primo quadro del Marriage era adorna di quadri italiani, la casa del ricco borghese dell’ultimo ha, alle pareti, quadri olandesi. Ma, nella pittura olandese, la descrizione minuta del vero riflette bensì lo spirito positivo e il senso della realtà, ma anche il limite della mentalità borghese: un limite da cui il borghese Hogarth vuole emendata la propria classe sociale, che vede destinata a succedere all’aristocrazia nella gestione del potere. Di qui la necessità della critica, sia nei confronti dell’idealismo sia nei confronti del verismo.

Argan distingue poi, nel corpo dell’articolo, tra una “critica accademica” o comunque istituzionale, che guarda alle varie espressioni artistiche in modo equanime, e una “critica militante”, che parteggia in modo netto per una delle parti in causa, con un dibattito interpretativo “forte”.

Per sintesi, Argan non lo cita, ma un primo (e seminale) dibattito critico si apre per la prima volta nel ‘600 con la Querelle des Anciens et des Modernes (vedi qui), in ambito letterario, con la discussione sulla superiorità tra gli antichi (Omero e Virgilio) e i moderni (Ariosto e Tasso) nell’ambito del poema epico. Un dibattito che si apre nel 1620 col Tassoni (autore, con “La secchia rapita”, di una parodia dell’epica cavalleresca: e la parodia, in quanto smontaggio dei meccanismi, è già a suo modo operazione critica), e che prosegue in Francia con Perrault e altri, sancendo per la prima volta l’idea di una superiorità dei moderni (tramite la famosa formula, già medioevale, dei “nani sulle spalle di giganti”: i moderni magari sono meno bravi dagli antichi, che sono fondativi, “giganti”, ma hanno fatto tesoro della loro esperienza e per questo possono andare oltre nella loro produzione artistica). La questione si estenderà nel ‘700-‘800 anche alle altre arti, col contrasto tra classicismo da un lato, neogotico e poi romanticismo dall’altro.

La critica militante, spiega Argan, si lega a un gruppo o a una corrente e contribuisce a determinarlo, allentando la netta separazione arte/critica: la critica vicina agli impressionisti fa parte del “movimento” e contribuisce a delinearlo. Nel ‘900, col “Manifesto”, dal futurismo in poi, diviene un elemento programmatico, presente fin dall’inizio.

Argan affronta anche (per sostanzialmente ridimensionarla, se non negarla) la bipartizione tra storia dell’arte e critica d’arte, in cui – semplicisticamente – la prima affronta la prospettiva storica sedimentata, antica, e la seconda si occupa invece delle opere d’arte contemporanee (tramite la loro recensione). Ma, di fatto, c’è un continuum tra le due, perché sono le opere identificate autorevolmente (se non concordemente) come più valide o perlomeno più significative a entrare in una posizione preminente nel canone.

Argan entra poi nel dettaglio delle varie scuole critiche: quella puro-visibilista (in base ai dati formali percettibili sulla tela per forma, colore, disposizione…), quella iconografica (che indaga il significato simbolico dei vari elementi presenti nell’opera, in base anche al contesto storico), quella della motivazione o interpretativa (alla luce di una data teoria, ad esempio quella marxista o quella freudiana). Sono tagli critici che, ovviamente, si possono sovrapporre nel trattare di una data opera: Argan evidenzia come nel corso del ‘900 si imponga il primato dell’interpretazione.

Esamina anche la critica strutturalista e infine quella semiotica di Umberto Eco ed altri: soprattutto quest’ultima ha un rilievo per il fumetto, perché la sua fondazione avviene anche tramite l’analisi di questo medium (relativamente nuova) che viene equiparato agli altri nel suo essere un linguaggio.

La critica che ricerca nel segno il principio strutturale del fatto artistico si pone come scienza dei segni, semiologia, e non deduce più le proprie metodologie da una filosofia dell’arte, da un’estetica, ma dalla linguistica. Sul piano teorico  il problema riguarda soprattutto la riducibilità o non-riducibilità dell’arte al sistema della comunicazione (vedi specialmente gli studi di C. Brandi, U. Eco, E. Garroni) e la possibilità della distinzione di un livello estetico nell’ambito della comunicazione. Poiché la critica non può più aver luogo a partire da un ‛concetto’ di arte, ma dalla specificità delle singole arti intese come ‛campi’ semantici (G. Della Volpe, Critica del gusto, Milano 1960), il punto di partenza non è più la concezione del mondo o, sia pure, dell’arte che le singole arti esprimerebbero in modi diversi, ma l’operatività particolare di ciascuna di esse.

Ma questa ultima parte è, di nuovo, una parte “storica” più che una definizione della critica in sé.

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Norman Rockwell, “Art critic” (1955)

La critica cinematografica

La critica cinematografica condivide col fumetto l’oggetto relativamente recente dell’indagine (più o meno coevi nella loro manifestazione moderna). Ne parla su Treccani Daniele Dottorini, qui. La legittimazione del cinema come arte è la prima “battaglia” che coinvolge la critica del medium, che viene però vinta ben prima del fumetto. In seguito, anche qui, prevale una “critica militante”, di cui poi l’autore – e, in un secondo pezzo, il decano Morando Morandini – ricostruisce la storia. Meno attenzione è volta dall’articolo a definire la critica in sé (spesso sintetizzata in “analisi” e “interpretazione” del film), desumendone l’attività, in sostanza, dal dibattito nato nelle altre arti.

La critica fumettistica

La Treccani ha poi anche una voce sulla critica del fumetto, dove cita, oltre il resto, anche il nostro “Lo Spazio Bianco” (a fianco di AfNews). Un segnale positivo, che denota un certo riconoscimento del medium.

“Lo Spazio Bianco” stesso ha offerto un’ampia disamina della critica fumettistica, con particolare riferimento – ovviamente – a quella condotta sul web, divenuta un ambito rilevante perlomeno dal 2000 in poi (Lo Spazio Bianco, in particolare, sorge nel 2002, ed è una delle testate più longeve attualmente in attività).

L’analisi, condotta da David Padovani, si trova qui, realizzata in occasione del Comicon napoletano del 2017, dedicato a “fumetto e web”. La disamina si conclude con un intervista a Matteo Stefanelli, mentore di “Fumettologica”, l’altra importante rivista di critica online geminata dal suo blog “Fumettologicamente” (attivo dal 2009), che mette in luce quelle che a suo avviso sono le limitazioni della critica online. Con la sua ineffabile ironia, anche Ettore Gabrielli, direttore de Lo Spazio Bianco, ha detto la sua sulla critica fumettistica, qui. 

Nel 2011 era stato “Conversazioni Sul Fumetto”, interessante blog collettivo ormai chiuso (e confluito in Fumettologica), a proporre questa discussione, con contributi più intensi in una prima fase nel 2011, con l’apertura del sito, e ritorni periodici fino al 2013 (vedi qui). L’esame della situazione si concentra sulla marginalità della critica fumettistica nei premi di settore e dei siti degli editori. Interessante l’annotazione sul fatto che in USA le recensioni vengano, almeno dal 2004, riportati sui siti dei medesimi (sarebbe, al di là di tutto, un segno di riconoscimento). Si discute poi sul carattere episodico dei blog e invece quello privo di linea editoriale dei portali, che irregimenterebbero i collaboratori in una gabbia rigida di recensioni prive di una visione di insieme (vedi qui). Si tratta di una dicotomia oggi in parte superata su Lo Spazio Bianco, dato che vi è una compresenza di testata e “blog interni” (come questo) che consente un equilibrio tra i due fattori (il modello sembra quello, nella stampa generalista, de “Il post”, che è decollato come primo giornale “solo online” grazie anche a una nutrita rete blogghistica ad ampio raggio). In generale, comunque, un dibattito ricco di spunti: e nello stesso anno anche “Lo spazio bianco” aveva condotto una ricognizione analoga sul suo operato, per mano di Simone Rastelli, qui.

Dieci anni prima, UBC fumetti aveva condotto un’analoga indagine, curata da Giovanni Gentili, che si può trovare qui. Riassume gli interventi di una tavola rotonda del 2001, e si può notare da un lato una certa ciclicità dei problemi dibattuti, dall’altro il cambiamento avvenuto. Tutti i critici lamentano una scarsa ricezione del fumetto da parte della cultura ufficiale: ora questa ricezione è avvenuta. Oggi sulle pagine e sugli inserti culturali si parla di fumetto, e le opere di fumetto sono spesso introdotte da critici fumettistici.

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Sitografia consultata

Treccani, voce “critica letteraria”.
Treccani, voce “critica d’arte”
Treccani, voce “critica cinematografica”
Treccani, voce “fumetto, informazione e studio sul”
https://www.lospaziobianco.it/speciali/pionieri-critica-fumettistica-web/

LoSpazioBianco e il valore della critica


https://www.ubcfumetti.com/forum/critica.htm
https://conversazionisulfumetto.wordpress.com/tag/critica-del-fumetto/

 

 

2 thoughts on “La critica del fumetto e le altre. Appunti per un raffronto.

  1. Articolo molto interessante.
    Mi ha colpito questa definizione:

    “il godimento immediato, l’apprezzamento, l’osservazione, la descrizione, l’analisi, l’interpretazione, la caratterizzazione e infine il giudizio.”

    Ho l’impressione che la maggior parte della critica sviluppata sul web, blog e non solo, sia sbilanciata verso quello che viene definito il godimento immediato forse per semplicità o per mancanza di mezzi. Ho come l’impressione che questo approccio risenta anche dell’influenza social in cui è dominante la soggettività a discapito di un’oggettività sicuramente più faticosa impegnativa ma che forse, almeno a mio parere, farebbe molto meglio al fumetto che da questo punto di vista è sicuramente più indietro rispetto ad altre arti.

    Ho segnalato il tuo articolo anche a uBCMagazine (http://magazine.ubcfumetti.com/) con il quale collaboro saltuariamente e che nasce proprio dalle ceneri di UbcFumetti

  2. Grazie dell’intervento, puntuale come al solito, e anche della segnalazione.
    In effetti concordo che il problema sia quello che dici tu: il godimento/apprezzamento rischia di divenire tout court il giudizio. Personalmente, per questo, cerco per quel che posso di lavorare soprattutto sulla “zona di mezzo”: descrizione / analisi / interpretazione.

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