Forelsket e Andersen: arrivano i cartacei di Jundo
Ho avuto modo di parlare di Jundo in passato su Lo Spazio Bianco: si tratta di un interessante portale, un “Netflix” per il fumetto italiano e il webcomic internazionale, di cui ho scritto qui e intervistato il founder Lorenzo Carucci qui, quando ancora seguivo – ora non mi è più possibile, per ragioni di tempo – l’osservatorio di LoSpazioBianco sui webcomics. Si tratta di una realtà interessante, che offre una valida vetrina a prodotti nuovi e innovativi, e che ora fa un nuovo step previsto nel progetto, ma decisamente significativo: l’avvio di una collana cartacea, che inaugura, tra gli altri titoli, con questo “Forelsket” di Matteo Filippi e Lorenzo Ridolfi. L’opera è ovviamente leggibile anche in formato digitale su Jundo.it.
Forelsket è una parola intraducibile, norvegese, che indica un’euforia simile all’innamoramento (vedi qui); parlo di questo titolo qui, su questo blog legato ai rapporti tra letteratura e fumetto, perché il titolo rientra a pieno diritto in quest’ambito. Il protagonista è infatti Hans Christian Andersen (1805-1875), che da anziano narra una incredibile avventura avvenutagli in giovane età, nel 1834, quindi a 29 anni. Il poeta è all’indomani di una sofferta storia d’amore, ma non è questo il tema del racconto a fumetti, bensì le avventure fantastiche che si trova ad affrontare, a partire dalle sirene per arrivare ad affrontare la regina dei ghiacci, presente fin dalla bella cover.
L’idea ricorda, ma ovviamente con uno sviluppo diverso e autonomo e non solo per il differente medium, “I fratelli Grimm” (2005) di Terry Gilliam, film dove i trascrittori delle fiabe del folklore germanico divenivano loro stessi coinvolti in avventure contro le creature descritte nei loro testi fiabeschi. Dieci anni dopo, nel 2015, un ulteriore declinazione filmica di un concetto analogo è quella di Matteo Garrone ne “Il racconto dei racconti”, che riprende il Cunto de li Cunti di Giambattista Basile, autore di una raccolta di fiabe nel nostro ‘600. Basile non appare qui come protagonista, ma le fiabe sono ugualmente rilette in una chiave moderna e dark.
Qui siamo più vicini al primo dei due casi, ma appunto nei modi propri del fumetto e degli autori. La storia è ben condotta, avvincente e avventurosa, e si muove bene in questo ambito gotico della “fiaba oscura”: ma su questo non mi diffonderò più di tanto per evitare spoiler, dato che vi è una trama basata su un certo grado di suspense e colpi di scena.
Colpiscono anche i disegni: Ridolfi adotta infatti un segno che si muove nell’ambito di un certo neo-pop, basato su una stilizzazione radicale ed efficace, con colori a campiture piatte e vivaci, influenzato – in modo piuttosto libero – da certi esiti della nuova animazione per ragazzi (mi viene in mente Adventure Time, anche se la sintesi è più “acida”, più dark e più adulta). In ogni caso la stilizzazione è tale che verrebbe bene immaginare questa storia trasposta in animazione, al di là che ovviamente sarebbe un’imponente sforzo produttivo.
Molto azzeccata mi pare la colorazione, che riesce ad avere colori ad impatto, a forte contrasto, ma anche a evocare la giusta cupezza che domina tutta la storia. La struttura della gabbia è su tre strip, ma giocata in modo molto libero, con frequenti splash page, inset page, pagine a montaggio “obliquo”, inserti di vignette rotonde e tutti gli espedienti moderni, ormai da tempo assimilati anche dal nostro fumetto, che aiutano nel rendere la storia fortemente dinamica.
Il testo è ben scandito in capitoli, che rafforzano la scansione drammatica della vicenda, e l’attenzione è volta a un estremo dinamismo, con azione spesso violenta e sanguinosa che crea un bel, voluto contrasto con il tema da fiaba e lo stilema del segno. Completano il volume lo sketchbook e le biografie dei due autori.
Normalmente inserirei qui una analisi di Andersen nel fumetto, dato che è la prima volta che tratto questo autore. Ma in questo caso, ovviamente, siamo nel campo di un autore così seminale per la fiaba, e quindi per il fumetto per bambini, che è impossibile un censimento data che la sua influenza è potenzialmente sterminata.
(Andersen)
L’opera funziona bene, intrattiene, diverte e offre anche un bel prodotto visivo a un prezzo ragionevole, 9.99 euro. Siamo nell’ambito, ovviamente, dell’adattamento molto libero, quindi l’uso didattico dell’opera (a cui, come noto, destino sempre uno spazio su questo blog) è limitato, nel senso che non è pensata per introdurre le fiabe o l’autore nella sua vera biografia. Può però essere utile in ambito scolastico, se non per la “documentazione”, per la “motivazione” allo studio della fiaba.
Non tanto, mi pare evidente, nella scuola elementare (dove la fiaba ha un suo senso autonomo, senza riletture dark che sarebbero precoci), ma nelle medie e nel biennio delle superiori dove viene riproposta come preliminare allo studio del fantastico – che, invece, piace in modo abbastanza autonomo: horror, fantascienza, fantasy… – anche perché consente di introdurre le categorie di Propp, utili in tutto lo studio letterario (che, attualmente, è di fatto modellato nelle superiori – almeno nella manualistica, se non nella prassi fattuale dei singoli docenti – su una “onda lunga” della narratologia di Todorov, ovviamente semplificata).
Il taglio interessante per proporre favola e fiaba è appunto quello della loro dimensione dark, magari mostrando appunto come questa sia la dimensione originaria poi edulcorata da molti “trascrittori” tra ‘600 e ‘800 (non tanto Basile, e nemmeno i Grimm o Andersen, forse più Perrault: per quanto le fiabe originarie siano ancora più oscure) e ancor più nella vulgata disneyana. Questo volume potrebbe interessare maggiormente i giovani lettori, ed essere la base per una ricerca – sulla base del libro di testo, della biblioteca scolastica o di una sitografia ragionata, elaborata con l’insegnante – che approfondisca l’origine delle leggende originarie.
Per cui, un’opera che può meritare un suo posto sugli scaffali delle biblioteche scolastiche, in cui una sezione fumettistica è ormai imprescindibile. Ma anche una lettura gradevole per lettori di ogni età, sulle tracce dell’ineffabile melanconia anderseniana che qui viene resa decisamente bene, in chiave dark.