La nostra quotidianità, complice un contesto socio-politico avvilente, riduce sempre più lo spazio per la creatività e l’immaginazione. Per affrontarla senza adeguati strumenti, si sposano concetti-slogan quali quelli di una nota casa di jeans che invitano alla stupidità. Be stupid è epigono della fuga dal quotidiano attraverso l’avvilimento auto-imposto. E l’intrattenimento non fa che adeguarsi a questo invito, ne diviene per molti versi traghettatore. Intrattenimento diventa sempre più sinonimo di perdere tempo, perdere consapevolezza, perdere intelligenza e perdere la capacità di riflettere con la propria testa.
Per allontanarsi dal Be stupid e incontrare il Be intelligent, è necessaria una buona dose di determinazione, di occasioni perse e ritrovate, di amori deludenti e rapporti sessuali difficili, e di sani anticorpi innati.
Il fumetto italiano come forma di intrattenimento, per fortuna, si è più spesso che no tenuto alla larga dalla stupidità fine a se stessa, tanto quanto dalla stupidità manovrata politicamente. Ha i suoi anticorpi che hanno origine dalla sua storia, dall’attenzione di chi lo ha fatto e da chi lo ha prodotto. Che si parli di Disney Italia, di Sergio Bonelli Editore, di Astorina, di Max Bunker, di Macchia Nera, ecc. raramente si è perseguito l’obiettivo della stupidità.
Eppure negli anni, in particolare per alcuni prodotti/personaggi, si è allargato uno spazio sempre più ampio tra intrattenimento e vita reale. Ovvero, si è sempre più creata una frattura che ha impedito al fumetto seriale, o popolare che dir si voglia, di interpretare la nostra quotidianità, di restituire ad essa nuovi significati, di trasferire su un piano avventuroso o umoristico le paure, le ansie, le gioie, le aspettative delle nuove generazioni. Si è dato questo compito ad altri. Altri media, altri prodotti a fumetti. Il punto è che per anni abbiamo assistito da un lato a un impoverimento di contenuti, e dall’altro a una fuga di lettori. È un’onda lunga, che non sembra arrestarsi. Malgrado gli “esperimenti” e le nuove pubblicazioni.
Con la morte delle riviste, e la scomparsa di alcuni storici autori e protagonisti del fumetto italiano “alternativo”, è venuta meno anche la funzione di lettura e interpretazione della realtà che il fumetto popolare aveva demandato loro, ad alter (si potrebbe dire, citando una costola celebre della rivista Linus).
Nonostante questo, parallelamente a una costante contrazione generale delle vendite del fumetto in Italia, si assiste anche all’affermazione di nuove realtà editoriali, nuove sinergie e nuovi autori in grado di ritornare a parlare del nostro quotidiano, che fanno di questa ricerca la propria motivazione primaria, sostenuta da una grande passione, da competenza e, in alcuni casi, da straordinari talenti. Un personaggio che ha fatto di questo percorso una sorta di missione di vita, è senza dubbio Igort. Autore e fondatore della casa editrice Coconino Press, protagonista delle più significative avventure editoriali alternative degli anni che furono, presenta in questi giorni presso il festival Komikazen di Ravenna un nuovo libro che si occupa dell’ex Unione Sovietica, la nazione che fu, che mai è stata, che mai sarà. È un lavoro impressionante, perché sa coniugare il punto di vista europeo (italiano) post-comunista, con la malinconia di una terra ricchissima oggi ridotta a pezzi in contrapposizione tra loro, avvilita da connivenze mafiose e ricatti politici neo-zaristi. Pezzi di Repubbliche Socialiste, che, anche per amore (e inclinazioni sessuali) del nostro settantenne premier Berlusconi, sono diventate tristemente modello e specchio di un Italia che potrebbe essere (ed è).
Komikazen è il festival del fumetto di realtà che, dalle parole di Elettra Stamboulis nell’intervista esclusiva rilasciata a LoSpazioBianco.it, si interessa di quanto il fumetto fa per narrare il mondo. Narrare il mondo è impresa mastodontica e… umana. L’imperfezione dei tentativi di narrazione del mondo sono il senso dell’anti-stupitià, sono il senso della ricerca di una comprensione di chi siamo e di dove siamo. Non colpisce, quindi, che tra gli ospiti di questa edizione, insieme al citato Igort, a Zograf, a Le Roy e altri, ci siano anche Doxiadis e Papadatos, autori di Logicomix, biografia essenziale di Bertrand Russell, uno dei più importanti filosofi del secolo scorso. Un fumetto tanto atipico quanto riuscito, appassionante e denso, realizzato in terra greca, quella che fu culla della filosofia occidentale, quella che oggi è simbolo della crisi economica europea e mondiale. Come a dire, ripartiamo dalla filosofia, dalla riflessione, dalla consapevolezza per cercare di comprendere il reale, per tornare a ragionare con la propria testa.
LoSpazioBianco.it ha accolto l’invito di Gianluca Costantini, altro organizzatore del festival di Ravenna, di essere media partner dell’evento, e realizzerà approfondimenti, interviste esclusive, reportage.
L’idea che ci prefiggiamo è di ricordare ancora una volta che il fumetto (di realtà) esiste, è vitale e può, come ci racconta ancora Elettra Stamboulis, avvicinare nuovi interessi, nuove culture, nuovi lettori.
Riferimenti:
Komikazen, festival del fumetto di realtà: www.komikazenfestival.org