Valter Buio arriva di soppiatto nelle edicole, eppure non fa fatica a emergere e farsi largo fra la miriade di miniserie che i superstiti editori italiani lanciano con insistenza, provando a cogliere “la Fortuna” del successo. Il personaggio di Alessandro Bilotta non si nasconde tanto a lungo nel grigiore dell’anonimato. È facilmente riconosciuto dagli addetti al settore come vero gioiellino e, in quanto tale, è citato e premiato.
Non si fa che parlare dei problemi di questa nostra arte, fatta di immagini e di nuvole, al punto che la storia della crisi del fumetto sembra essere diventato un refrain noioso, da ripetere a ogni convegno, presentazione, mostra. Insomma un luogo comune, vero, magari, ma noioso, da recitare stancamente assieme a “non ci sono più le mezze stagioni”, per deprecare l’ottusità dei tempi moderni, rammentando, con qualche nostalgia, il fulgore dei bei tempi antichi.
Ebbene, se crisi c’è nel fumetto, sarà forse crisi di mercato, non certo di talenti che affiorano rigogliosi e tenaci, come dimostra appunto il signor Alessandro Bilotta con il suo Valter Buio (sottoposto ad accurata radiografia nel nostro corposo speciale) che si accompagna, in sovrappiù, a un artista dell’immagine (sottratto per il momento agli altri mondi figurativi cui pareva destinato) altamente evocativo il quale, quando non fa sprofondare il lettore in tenebrose campiture, lo atterrisce con pitture sfolgoranti, fenomenologie di angosce assieme reali e surreali. Parliamo ovviamente di Paolo Martinello, l’esecutore di tutte le dodici copertine di Valter Buio.
E non c’è crisi di talenti nel fumetto se possiamo apprezzare ancora lo sforzo dignitoso dei numerosi disegnatori che si sono alternati fra le pagine di Valter Buio, fra cui emerge tra tutti Sergio Gerasi, un artista completo, dallo stile molto personale, che, peraltro, riesce a destreggiarsi con successo in vari generi fumettistici. Ma l’apprezzamento del lettore può estendersi a tutti i disegnatori di Valter Buio per come hanno dimostrato la propria professionalità, la tenacia nel tentativo di dare espressione artistica al proprio lavoro, nonostante i tempi massacranti della serialità. Martinello, proprio nell’intervista legata a questo speciale, afferma di non potersi permettere il lusso economico di realizzare un fumetto completo, lasciando intendere come i compensi del mondo del fumetto (o perlomeno di certi editori) non consentano di vivere neppure dignitosamente. Il fumettista, che non possiede la velocità di Flash, o sacrifica la qualità o fa la fame, oppure… si dedica a qualcos’altro.
Non c’è crisi di talenti nel fumetto, ma certo non tutto va bene.