“Nella musica del vento”, il fumetto di Steiner e Robustelli
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“Nella musica del vento”, il fumetto di Steiner e Robustelli

“Nella musica del vento” è il nuovo graphic novel di Marco Steiner (sceneggiatore) e Giovanni Robustelli (disegnatore), edito dalle Edizioni Cong e diviso in due volumi: “Lontano non esiste” e “All’ombra di nessun dio”, recentemente pubblicati entrambi nel 2024.

Su questo blog, come noto, mi occupo del rapporto tra letteratura e fumetto. Questo fumetto nasce dall’adattamento dell’omonimo romanzo Salani di Steiner, del 2021, che al centro pone la figura di Morgan Jones, un gallese sbarcato nella Patagonia di fine Ottocento.

Ma, in generale, Marco Steiner è l’autore che più di tutti ha custodito la preziosa eredità di Hugo Pratt, massimo maestro del fumetto italiano (e del fumetto d’autore a livello, probabilmente, mondiale, se ha un significato ragionare di “classifiche”), anche tramite l’adattamento inverso, di opere fumettistiche trasposte in romanzo, a confermare ulteriormente la natura di “letteratura disegnata” del fumetto, concetto caro a Pratt che per primo, con “La Ballata del Mare Salato” (1967) lo ha imposto nella cultura europea in un momento in cui il fumetto era ancora legato solo a una dimensione popolare.

Marco Steiner infatti, friulano di origine che vive a Roma, è stato uno storico collaboratore di Hugo Pratt, con cui ha lavorato dal 1989 al 1995 occupandosi della accuratissima documentazione storica che Pratt attuava per le sue opere; a Pratt deve il suo pseudonimo mitteleuropeo (Jeremiah Steiner è anche un professore che appare in Corto Maltese, esperto praghese dell’esoterismo e del continente di Mu, che rievoca il fondatore dell’antroposofia, Rudolph Steiner).

Nella musica

Dopo la morte di Pratt, Steiner completò la novelization di una delle più note avventure prattiane di Corto, “Corte Sconta detta Arcana” (1995), per Einaudi. Del 2006 è “L’ultima pista”, che si può configurare come prosieguo di “Tango”, tra le ultime avventure cortiane.
Dal 2014 è autore di numerosi romanzi per Sellerio, Rizzoli-Lizard, Nuages, Salani e altri, tra cui ovviamente Cong Edizioni, editrice sorta in primis attorno al mondo di Hugo Pratt, in molte delle quali ha continuato a esplorare il personaggio di Corto. Questo “Nella musica del vento”, del 2021 per Salani, è invece un romanzo con un personaggio interamente suo, in cui inevitabilmente ritroviamo un mood prattiano per atmosfere.

Musica

Giovanni Robustelli, il disegnatore di questo fumetto, è invece al suo esordio nel mondo del fumetto. Artista siciliano, esordisce con una prima personale nel 2006 a Genova, per poi avvicinarsi a Sergio Toppi, uno dei più grandi maestri del fumetto italiano, con cui espone in due collettive, a fianco di artisti del calibro di Toppi, Mattotti, Fior e altri. Nel 2021 ha realizzato una residenza di artista all’Istituto italiano di Cultura a Parigi, dal titolo “L’ésotérisme de Dante”. In quest’opera, che ha un tratto fortemente personale e, come diremo, un forte e personale respiro prattiano, si è tentati di leggere anche un qualcosa di toppiano, soprattutto a mio avviso nei volti, duri e forti, dei personaggi: ma, anche qui, con una sintesi totalmente personale, in cui l’autore mostra di conoscere i modelli per proseguire poi autonomamente il suo percorso (come da tradizione della storia dell’arte).

Come chiarisce lo stesso Steiner in postfazione, l’opera nasce da uno spunto di discussione con Vittorio Giardino, che lo porta a pensare di realizzare un’opera dedicata a “un bastardo vero”. Non, quindi, un eroe piratesco e romantico come il Corto di Pratt, ma una figura negativa a tutto tondo. Un elemento che fornisce una forte impronta di originalità al lavoro, perché se inevitabilmente si ripercorrono ambientazioni prattiane, legate a luoghi esotici (ed esoterici), la prospettiva è differente.

Oltretutto, l’idea di un protagonista autenticamente negativo è rara nel fumetto italiano, non solo, logicamente, quello popolare, ma anche quello autoriale. Le uniche figure iconiche al proposito vengono a mio avviso dall’universo dei Cannibali anni ’80, dove ovviamente in primis lo Zanardi di Pazienza è un “cattivo senza compromessi”: ma tutto stemperato dall’uso di un umorismo sulfureo, mentre in “Nella musica del vento” il tono è serio, pur venato in alcuni punti da quel sarcasmo tipico anche di Pratt e del Maltese; ma meno del modello, perché la storia è, come detto, meno romantica e più dura.

La griglia adottata si muove su un modulo di tre strip a due vignette, spesso unite in una doppia, disposte non “a mattoncino”, come in Bonelli, ma con una rigorosa griglia ortogonale cara anche a Pratt.

Il segno di Robustelli è molto azzeccato per la storia: non solo si adatta bene ad essa, ma riesce al tempo stesso ad essere sufficientemente autonomo da quello di Pratt, ed evocarne però le medesime atmosfere. Fin dalle prime tavole troviamo molti aspetti tipici prattiani, la mappa, il viaggio per mare, personaggi dalle espressioni intense, ma espresse con uno stile molto differente, soprattutto distante dalla sintesi assoluta dell’ultimo Pratt.

Abbiamo invece – nomen omen – un segno “robusto”, vigoroso, che intaglia le espressione di questi uomini durissimi con efficacia, delineando paesaggi altrettanto impervi e bellissimi. Se la griglia è quella detta, si adotta spesso, dove serve, anche splash page, quadruple e altre soluzioni visive che magnificano la bellezza del segno a servizio della storia (a partire dalla sequenza introduttiva).

L’elemento chiave del segno di Robustelli in questo fumetto appare il netto contrasto tra neri intensi e acquerellati, che delineano protagonisti e ambientazioni salienti, con sfondi di un bianco che per contrasto diviene abbacinante, conferendo al tutto una luce livida, che ben corrisponde alla durezza delle situazioni presentate.

L’iniziazione dello spietato protagonista avviene, dopo l’infanzia, con l’ingresso nella banda di Butch Cassidy, di cui anche Pratt scrisse in Corto Maltese, facendo incontrare il protagonista e Rasputin col criminale proprio in Patagonia, per ritrovarlo in “Tango”. Il suo volto è tratto da un reale ritratto fotografico di un personaggio simile dell’epoca (su cui poi naturalmente si è strutturata la rilettura romanzesca), cosa che conferisce un particolare sostrato di realismo al tutto.

Morgan poi si allontana dalla spirale di violenza del crimine organizzato e, dopo una serie di disavventure, incontra Maria Leibowitz, prostituta polacca ribelle, che rimanda a personaggi prattiani come Louise Brookszowyc, ma con una forte autonomia nella vicenda personale, ampiamente approfondita in un ruolo complesso da comprimaria.

L’opera si sviluppa con un grande vigore, e si sente la forte partecipazione emotiva rivendicata dagli autori. Steiner, oltre all’intenso rapporto col lavoro prattiano, ha viaggiato spesso in Patagonia nel corso degli anni e riesce per questo a restituire il senso di autenticità che lui stesso contribuì a infondere a alcune narrazioni prattiane. Similmente, il lavoro di Robustelli fornisce una grande interpretazione e se già Steiner si muove su sentieri autonomi da quelli del Grande Maestro di tutto il fumetto, la presenza del segno robustelliano contribuisce in modo determinante a precisare l’identità autonoma di questo graphic novel. Percepiamo di essere sulle tracce mitiche di un altro dei “gentiluomini di fortuna” (meno gentiluomo, e con meno fortuna) che Pratt ci ha insegnato a sognare, ma al tempo stesso emerge la forza di una storia vera, autentica, come dimostra del resto il fatto che lo spunto di partenza sia, come ricorda l’autore, una autentica foto segnaletica d’epoca che ha ispirato la ricostruzione immaginaria. Forse la forza dell’immaginario prattiano si vede anche in questo, nel suo germinare ancora oggi opere di notevole potenza visiva come questa, che contribuiscono a far veleggiare ancora il mito, verso differenti orizzonti.

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