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Chris Ware e il fumetto come arte del ritmo

Prosegue il cammino che ci porterà – a breve – a riapparire sui vostri schermi con le ultime puntate di Tavole in musica, con le note dei nostri libri nelle orecchie e negli occhi, un lieve senso di colpa per non essere riusciti a rivedervi prima, e barbe (di Mattia) e capelli (anche quelli di Mattia?!) più lunghi.

Se ci state leggendo vi ringraziamo di cuore, e veniamo a noi.

Con buona pace di Google vi riproponiamo un contenuto apparso il 9 maggio 2017 su Fumettologica, in cui Chris Ware parla, fra gli altri argomenti – spazio e memoria, ricerca, rapporto fra fumetto e le altre espressioni -,  del fumetto come “arte del ritmo”.
Nell’estratto  della conferenza a Pacifico, pubblicata sulla rivista Scuola di Fumetto,  questo grande maestro della struttura della pagina, della scala di rappresentazione e degli escamotage narrativi racconta del senso di musica che si può percepire passando da una vignetta all’altra.

“Andare, quindi, a cercare l’onestà nel movimento e nel ritmo è molto importante per me. In questo senso, anche in una tavola di fumetto senza le parole, il movimento e il ritmo possono diventare musica. Il passaggio tra una vignetta e l’altra, tra un’inquadratura e l’altra può diventare musica e può produrre i suoni solo mentali.
Probabilmente vi sarà successo, leggendo un fumetto privo di testi, di notare che comunque ci sono dei suoni che avvengono all’interno della vostra mente, e sono dei suoni che secondo me risalgono al periodo preverbale dell’evoluzione umana, al momento in cui la nostra specie non era in grado di controllare il linguaggio.”

Trovate il resto della trascrizione nell’articolo Chris Ware: tempo e spazio.

Enjoy!

ps. Chris Ware è stato ospite al BilBOlBul 2016 con una mostra pazzesca, e Giuseppe Lamola l’ha intervistato per Lo Spazio Bianco al Romics nel 2010.

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