Uno zoo d’inverno: Jiro Taniguchi si racconta

Uno zoo d’inverno: Jiro Taniguchi si racconta

Jiro Taniguchi e l'inizio della carriera di mangaka in un lungo racconto autobiografico narrato attraverso la mano delicata del grande autore giapponese.

Uno-Zoo-d-Inverno_288Jiro Taniguchi è uno degli autori giapponesi più apprezzati in Europa al di fuori del manga d’intrattenimento puro e semplice (per quanto capace di picchi di qualità). Questo è dovuto a un gusto nella composizione delle tavole spesso lontane dalla disposizione dinamica e irregolare di tante serie giapponesi, a un segno che evoca influenze occidentali e a storie che ben si inseriscono nella linea dei “romanzi a fumetti”; un rapporto con il fumetto occidentale che si è stretto sempre più, attraverso collaborazioni internazionali, come con Moebius per Icaro, fumetto mai terminato sceneggiato dal maestro francese e disegnato da Taniguchi, o come per La montagna magica, fumetto nato per la pubblicazione in Francia per Casterman, a colori e in volumi cartonati.

Nonostante la sua passione verso il fumetto occidentale, che Taniguchi ha studiato durante i suoi inizi da mangaka, e una certa affinità verso di esso, la cifra stilistica per quanto riguarda tempi narrativi e tematiche rimane chiaramente legata alla cultura del Giappone, pur senza che questo ne comprometta la fruizione da lettori di ogni latitudine. Proprio la capacità di raccontare in maniera facilmente accessibile a noi occidentali le peculiarità della vita, dei ritmi e della mentalità giapponese, è anzi una delle sue caratteristiche principali.

In Uno zoo d’inverno Taniguchi torna alla forma del racconto autobiografico, come per Al tempo di papà, anche se il protagonista non porta il suo nome; una scelta che probabilmente permette all’autore una certa dose di libertà nel raccontare rispetto ai fatti realmente accaduti, senza per questo intaccarne lo spirito e il messaggio centrale. D’altra parte, i ricordi sono per loro natura traditori rispetto alla realtà, e il narrarli non sfugge a questa evidenza.

Dopo aver narrato le sue origini, la famiglia e soprattutto il (non) rapporto con il padre nel citato Al tempo di papà, l’argomento si sposta sul suo lavoro di fumettista. Ecco quindi la storia di come Hamaguchi (il nome del protagonista è un’evidente alterazione del nome dell’autore), entrato quasi per caso come assistente in uno studio di un famoso mangaka, arrivi a comprendere che il fumetto diverrà la sua vita. Un percorso non immediato, anzi inizialmente vissuto con scarsa convinzione, ma che diventa chiaro grazie a una storia d’amore, delicata e difficile, con una ragazza malata. Un lato romantico di Taniguchi, come anche un modo per sottolineare che la molla per diventare fumettista non sia stata di natura tecnica, di semplice passione per il disegno e il raccontare, quanto per la capacità di emozionare ed emozionarsi scrivendo storie non più per se stesso, quanto per chi le legge.

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Curiosamente la vicenda da cui prende il titolo quest’opera risulta marginale rispetto al resto e coinvolge solo incidentalmente il protagonista, ma contiene anche in sé un insegnamento importante che aiuta il giovane autore a comprendere quanto sia importante ascoltare il proprio cuore quando si tratta di prendere decisioni difficili e impegnative.

Uno degli aspetti più interessanti per l’appassionato di manga è rappresentato dagli spaccati di vita lavorativa all’interno di uno studio di un mangaka; a differenza di altri titoli dove questo aspetto viene estremizzato o spettacolarizzato, Taniguchi racconta tutto questo con stile realistico e un tocco lieve, tratteggiando abilmente le personalità dei personaggi di contorno, la vita notturna dei locali giapponesi, le lunghe nottate lavorative trascorse inseguendo una scadenza editoriale.

Come sempre, sono da sottolineare l’uso intenso e morbido dei retini, mai invadenti, l’espressività dei volti e delle pose dei corpi, capaci di comunicare in maniera immediata emozioni, sentimenti e reazioni, e la costruzione lineare, chiara e mai noiosa della sceneggiatura, grazie a una divisone in tavole e vignette regolare ma non per questo banale.

Pur non rientrando tra i capolavori del maestro giapponese, Uno zoo d’inverno è un’ulteriore prova, là dove ce ne fosse bisogno, delle sue qualità di narratore e fumettista; un racconto scorrevole e interessante su uno spaccato di vita vera e su una società affascinante molto differente dalla nostra.

Abbiamo parlato di:
Uno zoo d’inverno
Jiro Taniguchi
Traduzione di Vincendo Filosa
232 pagine, brossurato, bianco & nero – 17,00€
ISBN: 978-88-17-03777-8

Riferimenti:
Rizzoli/Lizard: lizard.rcslibri.corriere.it

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