«Il calcio è un gioco semplice: 22 uomini rincorrono un pallone per 90 minuti, e alla fine la Germania vince» (Gary Lineker, attaccante dell'Inghilterra, 1990)
Paolo Castaldi torna a una delle sue grandi passioni, il gioco del calcio, a otto anni di distanza da Diego Armando Maradona (Becco Giallo, 2012) con Zlatan, graphic novel edita da Feltrinelli Comics.
Posta a metà tra biografia e reportage giornalistico, questa nuova opera di Castaldi si lega profondamente al suo precedente fumetto dedicato al Pibe de Oro. Stavolta oggetto del racconto è un altro fuoriclasse del calcio contemporaneo, lo svedese Zlatan Ibrahimović, di cui il fumettista racconta gli anni giovanili e gli esordi nel mondo del pallone professionistico, fermandosi nel momento che decreta il salto di qualità dell'attaccante: il passaggio nel 2001 all'Ajax, la squadra dei Lancieri di Amsterdam.
Anche stavolta, come già avvenuto nel fumetto per Becco Giallo, il fumettista milanese usa il calcio e un suo protagonista per raccontare una storia di emigrazione, povertà, emarginazione e straordinaria volontà di riscatto che passa attraverso i campi di calcio, prima di una periferia degradata fino agli stadi più importanti.
Per capire chi è veramente Ibrahimović oggi, Castaldi ha deciso di intraprendere in prima persona un viaggio nel sud della Svezia, precisamente a Malmö, nel sobborgo di Rosengård, residenza di numerose famiglie di immigrati. E due immigrati sono anche i genitori di Zlatan, sebbene lui sia nato in Svezia nel 1981: il padre Šefik, bosniaco di origine rom e la madre croata.
Proprio le radici dei genitori, del padre in particolare, sono un marchio “d'infamia” per il giovane Ibra: lui, per i suoi compagni di squadra provenienti dalle famiglie bene della Svezia, è “lo zingaro”, da emarginare e da non volere in squadra.
Castaldi, tanto nelle parti dedicate al suo reportage di viaggio quanto in quelle dedicate alla biografia del calciatore, tiene a mettere in evidenza un aspetto inedito della Svezia. La nazione di cui abbiamo un'idea libertaria, accogliente e progressista, si rivela agli occhi dell'autore e sulla pelle di Zlatan un paese chiuso e razzista, che a malapena tollera l'immigrazione di persone costrette a scappare dalla propria terra di origine in cerca di una vita migliore per loro e per i propri figli.
Era così negli anni '80, così resta oggi, anche se mentre Castaldi si aggira per le strade e tra i casermoni di cemento di Rosengård vive in prima persona il corto circuito di una nazione che oggi celebra il suo calciatore e personaggio pubblico più famoso, che però ha fatto crescere nella miseria, nel degrado e nell'emarginazione di una periferia ghetto.
È proprio l'infanzia a formare il carattere di Zlatan, duro, ribelle, attaccabrighe, teppista e refrattario a qualsiasi regola. Ma quel dono che la natura gli ha dato, quella capacità di fare ciò che vuole con il pallone tra i piedi, gli salva in qualche modo la vita, gli offre una possibilità di rivincita.
Castaldi sintetizza nelle pagine il genio e la forza di volontà del giovane Ibra nel racconto di una partita in particolare. Entrato da giovanissimo a far parte della squadra del Balkan, Zlatan viene aggregato alla formazione dei ragazzi di due anni più grandi di lui. Tra le sue prestazioni da bambino spicca quella nella partita contro il Vellinge, un'altra squadra locale.
Ibra e un compagno di squadra a causa del loro comportamento ribelle e scorretto all'interno dello spogliatoio partono dalla panchina, entrando in campo solo nella ripresa sul risultato di 4-0 per la squadra avversaria. In soli 45 minuti l'attaccante capovolge le sorti dell'incontro segnando 8 gol che fissano il risultato finale sull'8-5 per la sua squadra.
Castaldi decide di usare un doppio registro grafico in questa opera, per differenziare le parti nelle quali racconta la biografia di Zlatan da quelle in cui illustra il suo reportage svedese. Il taglio usato è per entrambi di tipo giornalistico, con una chiarezza espositiva e grafica che permettono una esposizione dei fatti precisa e ricca di informazioni.
Ma se, per le sequenze che lo coinvolgono in prima persona, il tratto a matita scelto dall'autore si fonde con l'acquerello che da vita a colori sempre tenui e mai invasivi, per le pagine dedicate alla vita del calciatore il fumettista sceglie un semplice bianco e nero.
La mina morbida usata su un cartoncino ruvido permette a Castaldi di giocare con sfumature e campiture grigie, accentuando il dinamismo e la velocità quando rappresenta le azioni di gioco e, allo stesso tempo, donando al racconto della gioventù di Zlatan un'aurea di tempo passato, quasi un documentario in bianco e nero ripreso da una vecchia videocamera.
Per raffigurare Ibra, Castaldi si basa su pochi tratti essenziali e caratteristici che accompagnano la sua figura da bambino fino all'età adulta: il naso importante, la faccia spigolosa, l'altezza non indifferente e il fisico dinoccolato.
A questo doppio registro si aggiungono infine, come immagini di copertina dei capitoli che scandiscono la narrazione, gli schizzi, gli studi e gli appunti presi direttamente dal taccuino di viaggio dell'autore.
Non mancano un paio di inserti onirici all'interno dell'intera narrazione di stampo realistico, il più importante dei quali è quello dedicato a Vladimir Dimitrijević scrittore ed editore serbo autore de La vita è un pallone rotondo (Adelphi, 1998), libro fondamentale per capire le origini e le caratteristiche del calcio e dei calciatori slavi.
Dimitrijević è scomparso tragicamente nel 2011 in seguito a un incidente stradale ma Castaldi sentiva la necessità per la sua narrazione di usare le parole dell'autore serbo per far capire al lettore che cosa ci sia dietro il genio, la volontà e determinazione di tanti calciatori slavi cresciuti in condizioni difficili o in mezzo alla guerra che negli ultimi decenni hanno illuminato la scena del calcio mondiale – da Savicevic a Ibrahimović fino a Modric, fresco vincitore del Pallone D'Oro e miglior giocatore del Mondiale di Russia del 2018.
Invece di usare semplici estratti del libro, il fumettista si immagina un dialogo con Dimitrijević, tornato dalla morte per parlare di calcio. Una sequenza lieve, profonda e al contempo divertente, scandita da dialoghi in cui le parole tratte de La vita è un pallone rotondo diventano la voce di Castaldi e del serbo, fino alla “contaminazione” finale con la frase che fa da esergo a questa recensione e che tanto significa per gli appassionati di calcio.
Zlatan è un fumetto che conferma Paolo Castaldi come uno degli autori italiani più interessanti della scena contemporanea, un graphic journalist con la capacità di raccontare vicende e fatti reali con un afflato narrativo da romanzo, rendendoli avvincenti ma al contempo esponendoli con chiarezza.
Ci è riuscito con Ibrahimovic, come già gli era riuscito con Maradona e, arrivati alla fine del libro, è a tutti più chiaro come nell'esultanza tronfia ed egocentrica che caratterizza Ibra dopo ogni gol ci sia in verità racchiusa la sua volontà di rivincita, il suo essere da sempre un gladiatore nell'arena della vita.
Abbiamo parlato di:
Zlatan: un viaggio dove comincia il mito
Paolo Castaldi
Feltrinelli Comics, 2018
128 pagine, brossurato, colori – 16,00 €
ISBN: 9788807550102