Zardo, ossia lo Sclavi ritrovato

Zardo, ossia lo Sclavi ritrovato

Dal creatore di Dylan Dog Tiziano Sclavi arriva un noir brillante e mozzafiato, ambientato nella Milano degli anni Novanta: “Zardo”.

zardo_copertinaZardo è il fidanzato di Francesca ed è appena stato mollato. Francesca è un’intrigante ragazza dal passato indecifrabile. D’ambrosi è un investigatore viscido e cinico. E poi c’è il nuovo compagno di Francesca, soprannominato Ciccio, con qualche problema di identità.
Sono i personaggi principali di Zardo, edito da Sergio Bonelli Editore sotto l’etichetta Audace, scritto da Tiziano Sclavi con disegni di Emiliano Mammucari. Sessantaquattro pagine a colori nelle quali il creatore di Dylan Dog, partendo dall’omicidio di Zardo, allestisce un noir ispirato al tema degli “amanti diabolici”, attingendo a più riprese a quell’immaginario che ha consegnato al successo l’indagatore dell’incubo.

Per conoscere la genesi di Zardo, però, occorre tornare a quasi trent’anni fa. Tutto iniziò infatti con la pubblicazione nel 1992 del romanzo di Sclavi “Nero., alla quale l’autore abbinò la sceneggiatura per un film. Il lungometraggio uscì lo stesso anno, con lo stesso titolo e fu diretto da Giancarlo Soldi (nel cast c’era addirittura Hugo Pratt).

Progetto esaurito? Sì, almeno fino al 2018 quando un’altra sceneggiatura di Nero., questa volta per un fumetto, è stata riesumata proprio da Soldi ed è tornata fra le mani del suo autore che ha deciso di cambiare il titolo in Zardo e sceneggiato una tavola mancante. È per questo che, tralasciando per un attimo i disegni e soffermandosi sulla storia in sé, nel leggere Zardo ci si ritrova in un momentum fumettistico tipicamente anni Novanta, centrato sull’avventura e soprattutto su un richiamo, più o meno marcato, all’horror. Sono infatti molte e facili da riconoscere, a livello di caratterizzazione dei personaggi e di struttura narrativa, le assonanze fra Zardo e il più celebre Dylan Dog, ma anche con l’antesignano romanzo Dellamorte Dellamore.

Il volume che ha visto la luce dopo quasi tre decadi non tradisce comunque le aspettative: la trama allestita da Sclavi è come sempre brillante, agile, pervasa da un sottile humor nero e venata di horror. Sin dalla prima pagina ci si immerge nella mente di un protagonista oppresso dai dubbi e posto davanti a scelte difficili. In una trama lineare si intrecciano così scene bizzarre che sfiorano lo splatter, il grottesco, il surreale, senza mai essere gratuite ma sempre funzionali alla psicologia dei personaggi. Il risultato, anche per il numero di pagine contenuto, è un’avventura che si legge in un colpo solo, quasi di fretta, perché ogni tavola riserva un colpo di scena, un sorriso o una dose di adrenalina.

La rocambolesca serie di eventi narrati, che incorpora anche ufo, un cimitero, un contadino fantasma, è visualizzata dai disegni di Mammucari con colori di Luca Saponti. In Zardo riprende vita la periferia di Milano degli anni Novanta, con ambientazioni inquietanti e l’abbigliamento di quel periodo. Il tratto è realistico, pulito, bilanciato anche quando si confronta con sequenze grottesche o visionarie. È difficile non apprezzare la cura minuziosa nel rendere le espressioni dei personaggi e l’estrema dinamicità delle scene d’azione.

zardo_tavLa gabbia è prevalentemente a quattro strisce con un corposo utilizzo di vignette verticali, che assecondano il ritmo narrativo. Numerose le inquadrature con dettagli (una caffettiera, una sega, un telefono), ai quali prestare attenzione. Frequenti anche le tavole con immagine a tutta pagina e vignette sovrapposte, o con vignette più larghe che oltrepassano i margini rompendo la simmetria della tavola. 
Riguardo la colorazione è interessante l’utilizzo, a volte all’interno di una stessa tavola, a volte come identificativo di ambienti o sequenze, di prevalenze di tonalità di rosso, viola o blu. Il segno di Mammucari, applicato a una sceneggiatura “datata”, dona freschezza all’opera e la rende perfettamente attuale nonostante la scelta del disegnatore (o forse grazie a essa) di tornare per l’occasione a disegnare a mano, con pennelli e pennarelli a scalpello.

Il volume è corredato da un’introduzione di Tiziano Sclavi e da un’appendice con alcune pagine della sceneggiatura originale messe a confronto con bozzetti e tavole di Mammucari, autore anche di una nota conclusiva.

Zardo è in definitiva una lettura piacevole, adatta sia a chi seguiva l’opera di Sclavi già negli anni Novanta, sia a chi l’avvicina per la prima volta. I primi avranno forse la sensazione di leggere qualcosa di già letto, ma lo stesso Sclavi ha annunciato che potrebbe lavorare a un seguito della storia. Non resta quindi che attendere, con la speranza che passino meno di trent’anni.

Abbiamo parlato di:
Zardo
Tiziano Sclavi – Emiliano Mammucari
Sergio Bonelli Editore, giugno 2020
64 pagine, cartonato, colore – 19,00 €
ISBN: 978-88-6961-484-2

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