Un esperimento riuscito merita di essere ripetuto. Quando il Maxi Zagor del settembre 2017 ospitò un'antologia di storie brevi intitolata I racconti di Darkwood , i lettori apprezzarono la forma dei vari episodi cuciti insieme da un racconto cornice, scritti e illustrati anche da autori per la prima volta chiamati a dare una loro interpretazione dello Spirito con la scure.
Visto il successo di quella pubblicazione, il Maxi Zagor del gennaio 2019 propone una seconda tappa ne I Racconti di Darkwood, mentre una terza è già in preparazione.
Brividi da Altrove – questo il titolo dell'albo – sviluppa intorno alla storia cornice scritta da Moreno Burattini, curatore del personaggio, ben sei racconti brevi, che si muovono tra l'horror e il misterioso, insomma in territori ben conosciuti e frequentati da Zagor.
Proprio la storia che cuce i vari episodi è il valore aggiunto della pubblicazione. Se nella prima antologia, Burattini aveva optato per racconto avventuroso che vedeva protagonista Zagor, stavolta utilizza una suggestione “letteraria” e lo Spirito con la scure è solo nominato in quelle pagine, senza apparire mai di persona.
Protagonista è invece Edgar Allan Poe, colui che ha inventato il genere poliziesco nonché – nell'universo bonelliano – agente segreto di Altrove con il nome in codice Raven, e proprio dalla penna di Poe (che è anche tra i protagonisti della saga attualmente in corso di pubblicazione sul mensile zagoriano) escono, infatti, le sei avventure che compongono il Maxi.
Il pregio di questa cornice è senza dubbia l'ottima caratterizzazione che Burattini fornisce dello scrittore di Providence, così come degli altri comprimari che lo affiancano. Efficace l'idea di far leggere allo stesso Poe alcuni dei racconti, così come assolutamente riuscito è il finale a sorpresa che lega ottimamente gli elementi storici a quelli di fantasia.
A illustrare il racconto è l'esordiente in casa Bonelli Stefano Voltolini – autore storico de Il Giornalino – il cui tratto pulito, chiaro e dettagliato si rivela perfetto per tratteggiare le ambientazioni e i lineamenti dei personaggi ed è altrettanto efficace nel rendere la recitazione di questi ultimi in una storia che si basa tutta sui dialoghi e che il disegnatore riesce a rendere dinamica attraverso soventi cambi di inquadratura.
Il primo episodio, La morte rossa, vede alla sceneggiatura Francesco Testi e ai disegni gli Esposito Bros, tutti autori che hanno già una qualche dimestichezza con Zagor e le sue avventure. Il racconto è originale, sebbene agli occhi di un lettore attento il titolo e lo svolgimento suggeriscono dove l'intera invenzione letteraria messa in piedi da Burattini per l'antologia voglia andare a parare.
I disegni dei fratelli Esposito spingono molto sulla classicità del tratto e della resa del protagonista, soprattutto nei primi piani, con tavole sempre ricche di dinamismo.
La seconda storia vede ai testi un esordiente in campo zagoriano, Luca Barbieri, e ai disegni Luigi Piccatto – coadiuvato da Renato Riccio, che ritorna ad illustrare un'avventura di Zagor dopo Zenith 666, apparsa sulla serie regolare.
La vicenda si snoda attorno a un mistero che coinvolge alcuni villaggi indiani e trova nei dialoghi uno dei suoi aspetti più riusciti.
Barbieri è infatti bravo a fondere assieme una prosa di stampo classico con un lessico e una ritmica che rendono gli scambi di battute veloci, ficcanti e al contempo esplicativi, senza cadere nella ridondanza.
Piccatto e Riccio, dal canto loro, non rinunciano al tipico tratto stilizzato e spigoloso che li caratterizza e ci offrono una interpretazione dello Spirito con la scure personale ma assolutamente apprezzabile, inserita in vignette sempre ricche e dettagliate.
La bestia dal passato segna il debutto sull'eroe per Adriano Barone, autore di una storia abbastanza classica con protagonista un misterioso animale, che acquista valore grazie soprattutto alle tavole di Paolo Bisi. Il disegnatore si prende la libertà di interpretare la sceneggiatura in tavole dalla struttura variegata, che rifuggono la classica griglia bonelliana attraverso l'uso di vignette verticali lunghe o orizzontali strette e con tavole suddivise in due o quattro strisce anziché le tipiche tre. A questa fresca libertà interpretativa si associa un tratto pulito e definito con una cura minuta e attenta delle ambientazioni, con efficaci giochi di ombre e luci.
Andrea Cavaletto, anch'egli un esordiente zagoriano, è chiamato a scrivere il racconto più horror della raccolta. Coadiuvato da un attento Marcello Mangiantini, perfettamente a proprio agio con l'ambientazione notturna della vicenda grazie al buon uso che fa dei neri pieni nelle vignette, lo sceneggiatore piemontese crea in Le radici del male forse la storia migliore tra quelle presenti.
Cavaletto gioca al contempo con i lettori e i personaggi, mettendo in piedi una trama in cui le venature orrorifiche partono da un livello psicologico per poi deflagrare in creature inquietanti che danno corpo a uno sviluppo narrativo imprevedibile e inaspettato fino allo scioglimento finale.
Anche Lo spirito della vendetta di Diego Paolucci è una riuscita storia dalle atmosfere horror e si avvale dei disegni di Emanuele Barison, il cui tratto oscuro e spezzato è il più adatto a dare corpo a una vicenda che si sviluppa completamente in notturna durante una tempesta di neve.
Nelle tavole, spiccano gli ottimi primi piani dei vari personaggi, a cominciare da quelli di Zagor, che ci restituiscono un volto forse leggermente più maturo rispetto alla norma dell'eroe, ma assolutamente vivo e riconoscibile. Barison si rivela poi un maestro nella restituzione della violenza degli eventi atmosferici, mentre di Paolucci è apprezzabile l'ideazione di un intreccio non banale, supportato da uno scioglimento coerente e ben orchestrato.
L'ultima storia breve, Sacrificio umano, porta la firma di Moreno Burattini, che chiama ai disegni Enzo Troiano, disegnatore da sempre a suo agio in ambientazione weird e fantasy, per il quale lo sceneggiatore scrive un racconto adatto ad assecondarne le peculiarità artistiche.
Lo stile del disegnatore è quanto di più lontano possa esserci dall'estetica zagoriana e il suo Spirito con la Scure dal fisico da culturista sicuramente ha un impatto visivo importante.
A personale giudizio di chi scrive, le tavole di Troiano sono poco convincenti non tanto per la resa personale del protagonista, quanto per una discontinuità di segno che tra vignetta e vignetta salta da un tratto corposo fatto di linee dai contorni spessi e marcati a uno contraddistinto da contorni sottili e più attenti alla definizione dei particolari. A questo poi si aggiungono alcune rese anatomiche poco corrette e mancanti di senso delle proporzioni.
A prescindere dal giudizio personale di ciascuno, legittimo tanto quanto soggettivo, spazi come quelli dell'albo in questione servono anche per sperimentare e per offrire la possibilità di sguardi inediti e originali sui personaggi sia da un punto di vista narrativo che, soprattutto, da quello grafico. Per tale motivo, la varietà grafica e d'interpretazione all'interno delle sette storie presenti in questo Maxi è un valore aggiunto al quale la versione di Zagor di Troiano contribuisce validamente.
Dunque anche questo secondo appuntamento con I Racconti di Darkwood può considerarsi pienamente riuscito, allargando ulteriormente la strada a un filone narrativo – quello dell'antologia collettanea di racconti cuciti assieme da una storia cornice – che pare destinato a diventare una presenza costante dell'epopea zagoriana contemporanea.
Abbiamo parlato di:
Maxi Zagor # 35 – I racconti di Darkwood: brividi da Altrove
AA. VV.
Sergio Bonelli Editore, gennaio 2019
288 pagine, brossurato, bianco e nero – € 6,90
ISSN: 97718264300490035