Young Liars Di David Lapham: bugie a tempo di rock

Young Liars Di David Lapham: bugie a tempo di rock

David Lapham punta a disorientare il lettore con una serie dal sapore lynchano scandita al ritmo di punk e rock’n’roll.

Rw-Lion rimette a disposizione Young Liars, volume Planeta deAgostini che raccoglie integralmente l’omonima serie di 18 numeri scritta e disegnata da David Lapham per la Vertigo, l’etichetta “for mature readers” di DC Comics.

Lapham è un autore completo decisamente fuori dai canoni del fumetto americano, in cui si è fatto strada grazie a un noir dirompente autoprodotto, Stray Bullets, e con il quale si è aggiudicato due Eisner Awards.
Con Young Liars, serie autoconclusiva, continua a dimostrare il suo anticonformismo e il suo approccio trasversale al comic book, proponendo qualcosa di spiazzante e costruito da vari livelli.

Il noir resta uno dei piloni portanti della sua narrativa, ma questa volta Lapham lo impasta con altri generi, dalla spy-story all’horror, dalla sci-fi alla commedia, creando un destabilizzante cocktail lisergico.

Sono 18 episodi dal sapore lynchano nei quali il fantastico sfiora il grottesco, in un continuo spiazzamento del lettore, che si trova costretto a viaggiare in un vero e proprio labirinto narrativo. Facile finire smarriti, senza però per questo perdere anche la voglia di andare avanti e di tentare di conoscere le risposte alle numerose domande seminate dal racconto.

Tutto comincia con le vicende di Danny Noonan, venti anni, senza lavoro, senza molte prospettive e una band che sembra poco promettente. Improvvisamente la sua vita è stravolta e diventa una folle avventura quando si ritrova a stringere una relazione (non esattamente sana) con Sadie, figlia di un ricco magnate e massimo estremo della disinibizione a causa di un proiettile che le si è fermato nel cervello. Inseguiti da un inquietante gruppo di mercenari assoldati dal padre di Sadie, i due si fanno convincere a partire verso l’Europa dall’amico Truman Runco, per recuperare un quadro che renderà velocemente ricchi loro e gli altri tre componenti del loro gruppo di amici : la groupie CeeCee, l’anoressica e ex-modella Annie-X e il travestito Donnie.

Omicidi, cospirazioni, un misterioso deejay, Danny Duoshade, la versione più perversa e malata dell’America e ragni da Marte: presto sarà difficile riuscire a distinguere cos’è reale e cosa non lo è, perché una sola cosa è chiara, tutti mentono. E forse a mentire è lo stesso narratore.

La musica ha un ruolo imponente in quest’opera a fumetti, innestandocisi a diversi livelli. Metanarrativamente è lo stesso fumetto a fornirvi la sua colonna sonora: ogni episodio inizia con due brani suggeriti da Danny Duoshade in persona, personaggio fulcro per tutta la storia. La musica è fondamentale nel racconto, visto che a essa sono legati sia molti personaggi sia le loro pulsioni (dal già citato Danny Duoshade allo stesso protagonista Danny e i suoi tentativi di formare una band, ma i rimandi al mondo della musica e dello showbiz sono numerosissimi), e penetra ancora più in profondità fornendo derive che vanno oltre il semplice citazionismo.

I ragni da Marte sono solo l’esempio più eclatante1. Ma anche l’anima del racconto ha un debito molto forte con la musica. C’è il punk, la psichedelia, il rock’n’roll… Trasudano dalle copertine (il volume chiude con una gallery che le presenta tutte e diciotto) e dalle tavole del fumetto.

Se l’idea è intrigante, dall’altro lato si corre il rischio di patire anche una certa frustrazione. Il bagaglio di conoscenza musicale necessaria appare notevole e così ci si può trovare davanti al dubbio di essersi persi parte del sotto testo o una delle chiavi di lettura perché non sufficientemente ferrati in materia.

C’è una certa frenesia nel racconto, aiutata da numerose vignette: le tavole sono spesso molto piene, da 6 fino a 8 vignette, con poche eccezioni e poche splash page, la maggior parte delle quali occupano la pagina di chiusura degli episodi, con il loro immancabile (e stravolgente) cliffhanger.

Il disegno di Lapham tende al realismo ed è piuttosto pulito, quasi da ligne claire, amplificando in un certo senso lo spiazzamento e il grottesco, contrapponendo la semplicità e il realismo all’assurdità delle situazioni rappresentate. I colori di Lee Loughridge sono diegetici e funzionali, senza particolari fronzoli, ma ogni sequenza ha un suo colore dominante e le tonalità tendono spesso all’acido.

Young Liars non è sicuramente un fumetto per tutti: cervellotico, straniante, sperimentale nella frammentazione delle linee narrative e, ben lontano da una narrazione lineare, si propone più come un’esperienza che richiede una certa partecipazione al suo lettore nel compiere le proprie scelte interpretative sulle diverse linee narrative, realtà o possibilità, o nel decidere di sospendersi, perdere la presa sul concetto di “trama” (o trame) e lasciarsi trasportare, come si fa o si faceva quando si ascoltavano certi dischi, alla ricerca di qualche risposta a domande che nemmeno sapevi formulare.
Facendolo, potreste scoprire tante verità, nascoste dietro tutte quelle bugie.

Abbiamo parlato di:
Young Liars
David Lapham
Traduzione: n.d.
Planeta DeAgostini, Aprile 2011
432 pagine, brossurato, colore – 32,00 €
ISBN: 9788467499759


  1. Spiders from Mars era il nome del gruppo che accompagnava David Bowie nel periodo 1972-73, citato anche nel titolo dell’album “The Rise and Fall of Ziggy Stardust and the Spiders from Mars 

2 Commenti

1 Commento

  1. Matteo

    19 Ottobre 2023 a 02:11

    Io non lo consiglio. Fino al Capitolo 9 (mi pare) la trama può sembrare ingarbugliata, ma sembra avere comunque un senso. Sembra davvero che molti mentano, ci sia una sorta di esagerazione nei contenuti (Sadie che sembra quasi più letale de La Sposa di Kill Bill), ma che il tutto avrà una spiegazione. Più o meno soddisfacente. Poi il tutto crolla e diventa un delirio. La soddisfazione del leggere qualcosa che può essere estremo, ma che ha comunque i piedi (quasi) piantanti per terra, si sostituisce alla frustrazione del “delirio” del non comprende più nulla. Del perdersi e non capire più cosa sia reale, cosa non lo sia. Come sia possibile in una realtà che non era come narrata fino al capitolo 9, in effetti i protagonisti si conoscano. Se leggete la quarta di copertina, o le pagine Web che mostrano il volume, vedrete da soli come ci si soffermi solo sulla “prima parte”, quella che appare più avventurosa. Quello dello Sfigato Danny, che conosce Sadie, senza freni a causa di un proiettile nel cervello, e delle avventure che vivono. Non si fa cenno a nulla di sperimentale. Nulla che sia diverso ad una avventura estrema. La prima parte poteva avere il potenziale per essere anche una Serie TV: Pulp, molto Pulp. La seconda è “Il Pasto Nudo”, che molti hanno visto, ma che non può passare in TV come serie. E che nessuno produrrebbe. Peccato. Perché se l’intento era spiazzare il lettore, l’autore ci è riuscito al 100%… ma gli tirerebbe volentieri il volume in testa quando questo si è reso conto, che non avrebbe mai avuto le risposte che cercava. E le risposte erano semplici: se avrebbero vito Sadie morire (visto che è stato detto che il proiettile non le avrebbe lasciato più di qualche anno di vita). Se Danny se la sarebbe cavata. Cosa sarebbe successo ai loro amici. Sei fosse iniziato tutto come fumetto sperimentale (diciamo così) il lettore avrebbe puto scegliere se leggerlo oppure no. Iniziarlo come un fumetto “normale” per poi perdersi nei deliri, sembra una presa in giro dell’autore verso il lettore. A poco valgono le date, messe a inizio dei numeri. Ci si perde già così… figurarsi a vedere canc casa bruciare, per poi vederla di nuovo in piedi due pagine dopo. Io non sono riuscito a finirlo. Essendo un volume usato, ho visto che il precedente proprietario ha messo i segni delle classiche “orecchie” sulle pagine. Ho gli piaceva il genere e ha letto tutto il volume di un botto da metà a finire, oppure l’ha mollato. Visto che è stato l’ha pure venduto. Quindi non credo gli sia piaciuto.

    • Paolo Ferrara

      22 Ottobre 2023 a 14:41

      é la ragione per cui nell’articolo l’ho definito come un fumetto “non per tutti” e cervellotico. La parte iniziale è più classica e infatti crea un certo tipo di aspettativa nel lettore che poi può sentirsi tradito dalla deriva un po’ allucinatoria e lisergica che ne segue. Condivido la suggestione de “Il pasto Nudo” che citi e ribadisco il riferimento a David Lynch fatto nell’articolo: è un fumetto sperimentale che da un certo punto in poi prende queste derive: il fatto che arrivino quasi un po’ improvvise spiazza e può spiazzare non piacevolmente anche il lettore a cui quelle modalità di narrazione piacciono. figuriamoci se poi non rientrano nel suo gusto. Insomma, in definitiva l’ho trovato un esperimento puro, che forse non ha funzionato alla perfezione. Però, se è vero che lascia un po’ monchi sul fronte narrativo, personalmente (e qui si entra anche nella sfera del puro gusto personale), ho apprezzato il tentativo, seppure non del tutto riuscito.

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